devo infatti confessare che, secondo lo stato delle mie ghiandole e dei miei gangli, nel corso di una stessa giornata io passavo da un polo all’altro della follia – dal pensiero che verso il 1950 mi sarei dovuto liberare di un’adolescente difficile il cui magico ninfaggio era svaporato, al pensiero che, con un po’ di pazienza e di fortuna, le avrei magari fatto sfornare una ninfetta col mio sangue nelle vene squisite, una Lolita Seconda, che nel 1960, quando io fossi ancora stato dans la force de l’âge, avrebbe avuto otto o nove anni. Dirò di più: il telescopio della mia mente, o de-mente, era
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