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Io ho ribattuto: lei non capisce, io non voglio niente. Sono privo di sprone. Sono un cavallo che resta nel box, che preferisce osservare gli altri cavalli che competono piuttosto che partire al galoppo.
E io, per la prima volta in vita mia, non mi sono accontentato di ascoltare; le ho rivelato che prima di lei c’era stato il deserto, che avevo ormai accettato l’idea di essere condannato a vivere senza amore, al di fuori di quello per le donne immaginarie che mi creavo ogni notte per poi cercarne di simili per strada. Nei negozi. Nei giardini dell’università.
Solo durante quel viaggio ho capito, per la prima volta, che aveva un bisogno disperato di riflettersi negli altri: se per qualche giorno non incontravamo persone nuove, lui appassiva. Le spalle gli cascavano. Le sue frasi diventavano esitanti.
Sono crollato perché avevo toccato il fondo del barile. Ero arrivato in fondo al barile perché mi avevano succhiato fuori tutto. E mi avevano succhiato fuori tutto perché facevo parte di un sistema brutale, che usa le parole solo per vendere. E quel sistema… Non agisce da solo, lo capite? Fa parte di una società che è… tutta quanta brutale. Comincia tutto dall’Occupazione, dal fatto che dominiamo un altro popolo, e prosegue… nelle cose piú piccole, per esempio come guidiamo. O come ci comportiamo quando siamo in coda.
Insomma, il fatto che Maria sia stata nella buca le permette… le permette cosa, in realtà? Io con lei mi sento normale, ha detto Ilana. Mi sento a posto. Sento che la mia tristezza è a posto. Che la mia pesantezza è a posto. Che il fatto che ogni tanto ho bisogno di nascondermi dal mondo è a posto. Mi sento capita quando sono con Maria. Capita fino in fondo.
Alla fine non era piú coraggio, era mancanza di scelta, ha detto lei. Forse nella vita va cosí, ho riflettuto. Bisogna soffrire, arrivare fino in fondo, per trovare la forza di cambiare.
Non capisco cosa ci sto a fare qui. Non capisco chi è contro chi. Non capisco piú cosa significa la parola «io». Non capisco cosa mi distingue da una bestia. Non capisco come sono arrivato a questo punto.
Ci sono parole che possono toccare? E la scrittura, la scrittura è fatta solo di parole… un mucchio di parole… una volta forse credevo nelle parole, ma dopo tanti anni in pubblicità, con tutti gli slogan che ho inventato… tipo «Fa’ la brava e di’ addio alle tue rughe», «La cotoletta sana con tripla azione», ho capito che le parole vengono usate soprattutto per mentire. A se stessi o agli altri.
Ma scappare è troppo facile. È quello che ha fatto mio padre. È quello che ho fatto io per tutta la vita. Saltare alla cosa successiva. Ma questa volta sto cercando di restare, dico a me stesso che non c’è nessuno da cui correre, niente verso cui correre.
Sono una persona sola che ha molti amici. Una persona sola che ha imparato a stare al mondo come se fosse socievole, ma nei momenti dolorosi si ritrae sempre nella sua posizione di partenza.
Nel pomeriggio dalla finestra entrava una leggera brezza che mi aiutava ad alzarmi dal divano e mi rendeva un pochino di energia. Ma proprio quella rinnovata energia aveva in sé qualcosa di piú spaventoso: finché ero spento, non ero pericoloso per me stesso, ma appena cominciavo a muovermi per la stanza, c’era il rischio che le gambe mi portassero alla finestra. Al davanzale della finestra.

