Libro d'ombra

by Jun'ichirō Tanizaki

E ora, giacché vi trovate in una di queste immense costruzioni, camminate verso l’interno, sin nei recessi più intimi; là, ove nessuna luce penetra mai, osservate porte scorrevoli, e paraventi rivestiti di sottilissime lamine d’oro; guardate come quell’oro chimericamente balugini, captando atomi di chiarore giunti, attraverso stanze innumerevoli, da lontani giardini. Com’è debole la luce dorata che si dirama nell’oscurità! Somiglia al pallido lucore che lungamente indugia sulla linea dell’orizzonte, dopo il crepuscolo. In nessun luogo, l’oro mostra una bellezza altrettanto grave, e accorata. Quante volte, passato oltre a quelle porte scorrevoli, a quei paraventi, mi sono rivolto indietro! Mentre i miei passi, insensibilmente dislocandomi, mi offrivano una visione sempre più obliqua della superficie di carta dorata, scorgevo il lento pulsare laterale di un alone dolce e misterioso, che cresceva e decresceva senza brillìo alcuno, come se emanasse dal volto, ora avvampante, ora impallidito, di un essere gigantesco e impenetrabile. Non diversamente, accade che, sulla superficie di un nero legno laccato, la stessa polvere d’oro che diffondeva un barlume spento, e come assopito, di colpo si infiammi. Mi sono sempre chiesto dove possa, l’oro, trovare tanta luce, in luoghi tanto bui.