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M’è venuta voglia di dirle che non era colpa mia, ma mi sono trattenuto perché ho pensato che l’avevo già detto al mio principale. Non significava niente. Tanto siamo sempre un po’ colpevoli.
Ed è stato come se bussassi quattro volte alla porta dell’infelicità.
Tuttavia ho risposto che avevo un po’ perso l’abitudine di interrogarmi e che non mi era facile rispondere.
Il giorno in cui avevo seppellito mamma ero molto stanco e avevo sonno. E così non mi ero reso conto di cosa stesse capitando. L’unica cosa che potevo dire con assoluta certezza era che avrei preferito che mamma non morisse.
Mi è parso che la mia immagine restasse seria anche se cercavo di sorriderle.
“Sa, il suo caso l’abbiamo un po’ montato. L’estate è una stagione morta per i giornali. E di storie interessanti avevamo solo la sua e quella del parricida.”
per la prima volta da anni, ho avuto stupidamente voglia di piangere, perché sentivo quanto mi detestassero tutte quelle persone.
A quel punto ho sentito che qualcosa scuoteva l’intera sala, e, per la prima volta, ho capito di essere colpevole.
chiaro che si era preparato qualcosa. Ha detto: “Per me è una disgrazia. Tutti sanno cos’è una disgrazia. È una cosa che lascia indifesi. Ecco, per me è una disgrazia.”
Dato che si muore, il come e il quando non importa, era chiaro.