Lettere a Milena (Italian Edition)
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Kindle Notes & Highlights
Read between July 24 - August 17, 2022
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il tentativo di «comunicare qualcosa di non comunicabile, di spiegare qualcosa d’inspiegabile, di parlare di ciò che ho nelle ossa e che soltanto in queste ossa può essere vissuto».
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Tutto il giorno l’ho rigirata in testa senza poter pensare ad altro.
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«Non ne posso più; ma se c’è ancora qualcuno cui importi di conservare il totale, mi tolga un po’ del mio peso, e si potrà campare ancora un tantino».
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il sonno è l’essere più innocente che ci sia e l’uomo insonne il più colpevole.
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I bambini invece sono seri e non conoscono l’impossibile.
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sarà come pregustare quella pena dell’inferno che consiste nel ripassare la propria vita con l’occhio della conoscenza, dove il peggio non è la visione degli evidenti misfatti, ma quella dei fatti che un giorno si sono creduti buoni!
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Che ne pensa? Potrei ricevere una lettera entro domenica? Certo sarebbe possibile. Ma è insensata, questa smania di lettere. Non basta una sola, non basta sapere una volta per tutte? Certo che basta, ma ciononostante reclino la testa e bevo le lettere e so soltanto che non vorrei smettere di bere.
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perché al nord scaldano e al sud gettano ombra. (Certo si può dire anche viceversa, ma allora non è vero.)
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Mi sono un po’ smarrito, ma non importa, perché Lei forse mi ha accompagnato e ora siamo smarriti tutti e due.
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questa carta bianca che non vuol finire mi brucia e consuma gli occhi e perciò scrivo.
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parlerei anche se tacessi, poiché ora sono tutto un’unica parola.
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Talora ho l’impressione che abbiamo una camera con due porte, l’una di fronte all’altra, e ognuno stringe la maniglia di una porta e basta un batter di ciglia dell’uno perché l’altro sia già dietro la sua porta e basta che il primo dica una sola parola e il secondo ha già certamente chiuso la porta dietro di sé e non si fa più vedere. Egli riaprirà, sì, la porta, perché si tratta di una camera che forse non si può lasciare.
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Bisognerebbe, Milena, prendere il Suo viso fra le mani e guardarLe fermamente negli occhi, affinché negli occhi dell’altro Lei riconosca se stessa e da questo momento non sia più capace neanche di pensare cose come quelle che ha scritte là.
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Lei è qui esattamente come me e più ancora; dove sono io è Lei, come me e più ancora.
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quale cosa, se viene da te, sarebbe difficile sopportare?
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Questo incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque sia, si trema sempre.
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So il rapporto fra te e me (tu appartieni a me, anche se non dovessi vederti mai più), lo conosco in quanto non sta nel territorio confuso dell’angoscia, ma non conosco affatto il rapporto tuo verso di me, questo appartiene tutto all’angoscia.
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ricordo soltanto le prime due frasi e le ultime due, la parte di mezzo era tutta un tormento non comunicabile.
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(Ora perdo anche il nome; è diventato sempre più breve e ora suona: Tuo.)
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devo smettere per andar a dormire e non potrò dormire perché avrò smesso di scrivere a te.
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io, non essendo nel grande gioco degli scacchi neanche pedina di una pedina, anzi tutt’altro, ora, contro le regole del gioco e per confonderlo, pretendo di occupare persino il posto della regina
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(Detto nel tuo orecchio sinistro mentre giaci sul povero letto in un sonno profondo di buona origine e, lentamente, senza saperlo, ti giri da destra a sinistra verso le mie labbra.)
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ma all’improvviso tu non c’eri più, cioè sì, c’eri, lo sentivo in tutto ciò che sono, ma quel tuo modo di esserci era pur molto diverso da quello dei quattro giorni e io mi ci dovevo assuefare.
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«Non posso andar via, ma se mi mandi me ne vado. Mi mandi via?».
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Un colpo perché mi ruberà del tempo, mentre tutto il tempo e mille volte più di tutto il tempo e anzi tutto il tempo che esiste mi occorre per te, per pensare a te, per respirare in te.
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O il mondo è piccolissimo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo empiamo completamente.
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Tutto so sopportare, con te nel cuore, e se una volta ho scritto che i giorni privi di tue lettere erano orribili, non è esatto, erano soltanto orribilmente pesanti, la barca era sovraccarica, pescava orribilmente, ma galleggiava tuttavia sulle tue onde.
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Sapevo già che cosa avrei trovato nella lettera, c’era dietro a quasi tutte le tue lettere, c’era nei tuoi occhi – che cosa non si scorgerebbe sul loro fondo chiaro? – c’era nelle pieghe della tua fronte, lo sapevo come uno che, dopo aver passato l’intera giornata con le finestre chiuse, immerso in un’angoscia di sonno e di sogno, apre di sera la finestra e naturalmente non si stupisce, perché sapeva di trovare il buio, un buio meraviglioso e profondo.
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Non so quale marea di dolore e di amore mi prende e mi distoglie dallo scrivere.
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Io infatti non ho lottato per te con tuo marito, la lotta si svolge soltanto dentro di te; se la decisione dipendesse da una lotta fra tuo marito e me, tutto sarebbe deciso da un pezzo.
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Infatti vedi, Milena, se a Vienna tu fossi stata pienamente convinta di me (concordando fin nel passo del quale non eri convinta), non saresti più a Vienna, nonostante tutto, o meglio non ci sarebbe un «nonostante tutto», saresti semplicemente a Praga, e tutto ciò che nella tua ultima lettera serve a confortarti è infatti soltanto conforto. Non ti pare? Se tu fossi venuta subito a Praga o almeno avessi scelto subito questa alternativa, non mi avresti dato una prova di te, non mi occorrono prove di te, ti vedo chiara e sicura sopra ogni cosa, ma sarebbe stata una grande prova per me e questa, ...more
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Ecco, questo fu il temporale che ci minacciava di continuo nel bosco, eppure è andata bene. Continuiamo a vivere sotto le sue minacce poiché non è possibile altrimenti.
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E così, Milena, ci siamo del tutto separati e si direbbe che con tutte le nostre forze abbiamo in comune un solo desiderio: che tu sia qui e il tuo viso mi sia possibilmente vicino.
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La tua descrizione della scena alla stazione non è esatta, io non esitai un istante, tutto era così naturalmente triste e bello e noi eravamo così soli da far apparire inconcepibilmente buffo il fatto che la gente, pur non essendo là, si mise improvvisamente a protestare e a pretendere che si aprisse la porta di accesso ai treni.
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dunque faceva caldo, era bel tempo, tutto in ordine tranne la mia testa
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E come faccio a spiccare il volo se ci teniamo per mano? E se voliamo via entrambi, che fa?
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Perché in un’ora e mezzo c’è modo di udire il tuo nome appena tre volte?
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Capisco la disperazione per la lettera del babbo1 solo in quanto ogni nuova conferma della relazione quanto mai tormentosa, che dura già da molto tempo, ti fa nuovamente disperare.
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è soltanto che ho scavato con tanta gioia questo stretto passaggio dalla buia abitazione fino a te e che a poco a poco ho buttato tutto ciò che sono in questo passaggio che forse (la pazzia dice subito: certamente! certamente! certamente!) porta fino a te, che però, invece di arrivare a te, urta d’improvviso contro la impenetrabile pietra del […] del prego-non-partire, di modo che ora sono costretto a ripercorrere all’indietro adagio e a riempire con tutto ciò che sono il cunicolo scavato con tanta fretta.
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accanto a te sono sommamente tranquillo e sommamente inquieto, sommamente schiavo e sommamente libero, per la qual ragione, dopo questa intuizione, ho anche rinunciato a tutto il resto della vita.
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Del resto non è esatto che io senta volentieri parlare di te, niente affatto, mi piacerebbe udire continuamente soltanto il tuo nome, per tutta la giornata.
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se in qualche modo è possibile in questo mondo senza appigli (dove uno è strappato via quando lo si strappa via e non sa come salvarsi), non lasciarti allontanare da me, anche se una volta o mille volte o proprio adesso o forse sempre proprio adesso ti deludo.
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Perché non si può adattarsi a riconoscere che è giusto vivere in questa tensione del tutto particolare, in questa sospensione suicida (certe volte hai detto anche tu cose simili e allora tentai di deriderti) ma la si allenta per capriccio, se ne esce come animali irragionevoli (e come animali si ama persino questa irragionevolezza) e si immette così tutta l’elettricità disturbata e furente nel corpo fino a farsi quasi bruciare?
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l’imperfezione solitaria la si deve sopportare in ogni momento, l’imperfezione a due1 non si è costretti a sopportarla.
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E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
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Poche cose sono sicure, ma questa è una, che non vivremo mai insieme, in una casa comune, corpo accanto a corpo, a una mensa comune, mai, nemmeno nella medesima città.
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Sono stato due ore coricato sul divano e credo di non aver pensato ad altro che a te.
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L’eroismo del rimanere a ogni costo è quello delle blatte che pure non si possono estirpare dalla stanza da bagno.
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Queste lettere invece sono soltanto tormento, vengono dal tormento, inguaribile, procurano soltanto tormento, inguaribile; dove si andrà a finire – e magari rincarando ancora – questo inverno? L’unico mezzo per vivere, qui e costì, è tacere. Con tristezza, sta bene, e che importa? Ciò rende il sonno più infantile e profondo. Ma il tormento, il guidare cioè un aratro attraverso il sonno – e attraverso la giornata – non è sopportabile.
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La facilità di scriver lettere – considerata puramente in teoria – deve aver portato nel mondo uno spaventevole scompiglio delle anime. È infatti un contatto con fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario, ma anche col proprio che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo, o magari in una successione di lettere, dove l’una conferma l’altra e a essa può appellarsi per testimonianza.
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