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Adesso, però, si ritrovava immerso in un biancore talmente luminoso, talmente totale da divorare, più che assorbire, non solo i colori, ma le stesse cose e gli esseri, rendendoli in questo modo doppiamente invisibili.
Appoggiata allo schienale, già assaporava, se il termine è adatto, le distinte e molteplici sensazioni del piacere sensuale, dal primo e sapiente sfiorare delle labbra, dalla prima carezza intima, fino alle successive esplosioni di un orgasmo che l’avrebbe lasciata esausta e felice, come se fosse lì crocifissa, non sia mai, in una girandola offuscante e vertiginosa.
È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.
se prima di ogni nostro atto ci mettessimo a prevederne tutte le conseguenze, a considerarle seriamente, anzitutto quelle immediate, poi le probabili, poi le possibili, poi le immaginabili, non arriveremmo neanche a muoverci dal punto in cui ci avrebbe fatto fermare il primo pensiero. I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono.
un suono quasi inudibile, come può esserlo solo quello di lacrime che scorrono lentamente fino agli angoli della bocca dove scompaiono per ricominciare l’eterno ciclo degli inspiegabili dolori e delle gioie umane.
sembra impossibile che la forza bestiale del sesso sia ancora tanto possente, al punto da accecare l’olfatto, che è il più delicato dei sensi, ci sono persino dei teologi che affermano, benché non con queste parole precise, che la maggior difficoltà per riuscire a vivere decentemente all’inferno è l’odore che c’è.
è l’effetto del panico, un effetto naturale si può dire, del resto la natura animale è così, anche quella vegetale si comporterebbe nella stessa maniera se non avesse tutte quelle radici che la trattengono al suolo, e poi, sarebbe bello poter vedere gli alberi del bosco scappare davanti all’incendio.
perché gli occhi, gli occhi propriamente detti, non hanno alcuna espressione, neanche se li hanno strappati, sono due biglie che restano lì inerti, sono le palpebre, le ciglia, e anche le sopracciglia che devono farsi carico delle diverse eloquenze e retoriche visive, la fama però ce l’hanno gli occhi,
Il lavoro del vecchio non è molto, ma chi lo disprezza è stolto, Non è proprio così, Lo so, dove ho detto vecchio ci va bambino, dove ho detto disprezza ci va disdegna, ma i detti, se vogliono continuare a esprimere la stessa cosa perché bisogna continuare a esprimerla, devono adattarsi ai tempi, Sei un filosofo, Macché, sono soltanto un vecchio.