Al principio della peste ricordavano benissimo la persona che avevano perduto, e la rimpiangevano. Ricordavano nitidamente il volto amato, il suo riso, quel giorno che riconoscevano a posteriori come un giorno felice, e tuttavia avevano difficoltà a immaginare cosa potesse fare l’altro nell’istante in cui lo rievocavano e in luoghi divenuti ormai lontani. In quei momenti, insomma, possedevano la memoria, ma era l’immaginazione a far loro difetto. Nella seconda fase della peste persero anche la memoria. Non che l’avessero dimenticato, quel volto, ma, cosa non molto diversa, aveva perso la sua
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