Tuttavia il tetto singolarmente acuto ed elevato del palazzo moderno, irto di doccioni cesellati, coperto di lastre di piombo su cui si avvolgevano in mille arabeschi fantastici scintillanti intarsi di rame dorato, quel tetto così curiosamente damascato si slanciava con grazia dal centro delle brune rovine dell’antico edificio, i cui vecchi torrioni, gonfiati dal tempo come le botti che si afflosciano su se stesse per vetustà squarciandosi da cima a fondo, somigliavano a pancioni straripanti.