Gli indifferenti
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Read between February 1 - October 7, 2023
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gli parvero in quel momento ridicoli eppure invidiabili appunto perché essi aderivano a questa realtà e consideravano veramente la parola ‘mascalzone’ come un’ingiuria mentre per lui, gesti, parole, sentimenti, tutto era un giuoco vano di finzioni.
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lui invece no… lui con un certo avvilente senso di superiorità e di compassionevole disprezzo restava indifferente…
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tutto doveva essere impuro, sudicio, basso, non doveva esserci né amore né simpatia, ma solamente un senso cupo di rovina:
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rivedeva sua madre, Leo, se stesso in atto di farsi perdonare, figure stupide e piccole, perdute senza speranza nella vita più vasta…
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ma queste visioni non l’offendevano né destavano in lui alcun sentimento;
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Michele la osservava: ‘È mai possibile’ pensava, ‘che ella non senta che si può essere meglio di così?’.
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“Ma le sei amica.” “Come si fa?” disse la madre; “non si può mica dir sempre la verità in faccia alla gente… le convenienze sociali obbligano spesso a fare tutto l’opposto di quel che si vorrebbe… se no chi sa dove si andrebbe a finire…”
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se sia possibile continuare così, tutti i giorni, con questa noia, e non cambiare mai e non lasciar mai queste miserie e compiacerci di tutte le stupidità che ci passano per la testa, e discutere e litigarci sempre per le stesse ragioni e non staccarci mai da terra, neppure di
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“non vedo come una signorina per bene possa cambiar vita se non sposandosi… Allora la vita cambia davvero… si hanno le responsabilità di una casa, bisogna badare al marito… poi educare i figli se ce ne sono… tutto un complesso di cose che trasforma radicalmente le nostre abitudini… Ora io te lo auguro di tutto cuore, ma mi pare poco probabile che tra oggi e domani tu ti possa sposare… e così non vedo come la vita possa, improvvisamente soltanto perché lo si vuole, cambiare…”
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“ci sono altre cose oltre il matrimonio, che possono introdurre dei mutamenti nell’esistenza di una persona.”
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io preferisco la rovina, sì, capisci? la rovina… a tutte queste cose, preferisco andare fino in fondo, giù,
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la punse un rammarico improvviso di aver perduto quell’innocenza e quella irresponsabilità,
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tutti e tre gli parevano intollerabilmente falsi e lontani;
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‘Mesci il bicchier ch’è vuoto, vuota il bicchier che è pieno, non lo lasciar mai vuoto, non lo lasciar mai pieno’ ”.
Giovanni Calabrò
Giorgione Docet