“No, non depresso, ma in un certo senso perfino peggio, in te c’è sempre una specie di onestà abnorme, un’incapacità di fronte a quei compromessi che, in fin dei conti, permettono alla gente di vivere. Per esempio, mettiamo che tu abbia ragione sul patriarcato, che sia l’unica soluzione valida. Ciò non toglie che io abbia studiato, che sia stata abituata a considerarmi come una persona specifica, dotata di capacità di riflessione e decisione uguale a quella del maschio, allora cosa dovrei fare? Sarei da buttare?” Probabilmente la risposta giusta era “sì”, ma io non dissi niente, forse non

