Lo sapeva fin troppo bene, lui, di non essere rostropovich, ma un semplice solista di un’orchestra quando la casualità di un programma lo richiedeva, eppure qui, davanti a questa donna, con il cane sdraiato ai suoi piedi, a quest’ora di notte, circondato da libri, da quaderni di musica, da partiture, era johann sebastian bach in persona che componeva a cöthen ciò che in seguito si sarebbe chiamata l’opera mille e dodici, tante opere quasi quanto quelle della creazione. Il passaggio difficile fu superato senza che lui nemmeno si accorgesse dell’impresa compiuta, mani felici facevano mormorare,
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