Ero un lunghissimo verboso romanzo scritto a vent’anni, dove raccontavo di un ragazzo costretto a sgobbare notte e giorno per pagare al proprio padre tanto oro quanto pesava e cosí liberarsi di lui e della famiglia d’origine? Ero i trafiletti sul contratto dei chimici che avevo pubblicato a metà anni Settanta, ero gli interventi sulla forma-partito, ero le recensioni di libri che discutevano del lavoro operaio alla catena di montaggio, ero piccole trovate divertenti sulla vita quotidiana nelle grandi città – il traffico, le file esasperanti in banca o negli uffici postali –, ero le
...more