Nefreth

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«Be’, se vuol sapere quello che penso io, io penso che sia pazzo. Se l’avesse visto nel corridoio quella se... quel giorno come l’ho visto io. Certo è un peccato per il bambino dover finire all’istituto per negri, dopo esser cresciuto in mezzo ai bianchi. Non è colpa sua se è quello che è. Ma non è neanche colpa nostra...». Si interruppe, osservando la direttrice. Dietro le lenti, gli occhi della donna più anziana erano sempre tormentati, deboli, senza speranza; la bocca le tremava nel formare il discorso. Anche le sue parole erano senza speranza, ma erano decise, erano determinate.
Luce d'agosto
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