Donatella Conte

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Un giorno, mentre camminavo in centro, mi sembrò di vedere mia madre nella vetrina di un negozio, come un alito spettrale che attraversò la mia immagine riflessa. Mi fermai a fissare la figlia di mia madre. Dalia, Umm Yussef, mi aveva lasciato in eredità un temperamento che non poteva respirare se restava ancorato al passato. Ma se lei era riuscita a isolare ogni attimo presente pur vivendo in un passato eterno, io avevo bisogno della distanza fisica per allontanarmi da me stessa. In quell’istante, mi resi conto che nessuno avrebbe potuto capirmi quanto lei.
Ogni mattina a Jenin
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