Delitto e castigo

by Fyodor Dostoevsky

‘Oppure rinunciare del tutto a vivere!’ esclamò di colpo, sconvolto. ‘Accettare sottomessi il proprio destino, così com’è, una volta per tutte, soffocare in sé ogni cosa, rinunciando a ogni diritto ad agire, a vivere e ad amare!’ ‘Capite, capite ora, gentile signore, cosa significa non avere un posto dove andare?’ gli venne in mente di colpo ciò che gli aveva detto il giorno prima Marmeladov. ‘Perché è necessario che chiunque abbia un posto dove andare…’

‘Dov’è,’ pensò Raskol’nikov, mettendosi di nuovo in marcia, ‘dov’è che ho letto che un condannato a morte un’ora prima di morire diceva o pensava che se avesse potuto vivere da qualche parte, in cima a una vetta, su un dirupo, in uno spazio così angusto dove c’entrano solo due piedi e tutto attorno c’è il vuoto, l’oceano, il buio eterno, un’eterna solitudine e un’eterna tempesta, e se fosse dovuto rimanere così, in piedi, in quel mezzo metro quadrato di spazio, per tutta la vita, per mille anni, per l’eternità, sarebbe stato comunque per lui meglio vivere così che morire subito! Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in modo impossibile, ma vivere… Eh, che verità! Dio mio, che verità! L’uomo è un vigliacco! Ed è vigliacco chi per questo dice che l’uomo è un vigliacco!’ aggiunse dopo un attimo.

E quel senso di orgoglio, di sicurezza, cresceva in lui istante dopo istante, e un minuto dopo non era già più la persona che era un minuto prima. Ma cosa era successo di così straordinario da farlo cambiare a quel punto? Non lo sapeva neanche lui; e, come uno che si tiene aggrappato a una pagliuzza, improvvisamente a lui parve che ‘si poteva vivere, che c’era ancora vita, che la sua vita non era finita con quella vecchia decrepita’. Forse era arrivato troppo presto a questa conclusione, ma a questo egli non pensava.

Chi non mente non arriva al vero! Sono uomo, perché mento. E nessuno è arrivato mai a una verità, non avendo prima mentito almeno quattordici volte, anzi centoquattordici, e a suo modo è una cosa onorevole. Noi, invece, non sappiamo neanche mentire di testa nostra! Menti pure, ma menti con la testa tua, allora sì che ti meriti un bacio. Mentire di testa tua è quasi meglio che ripetere la verità degli altri: nel primo caso sei un uomo, nel secondo un pappagallo! La verità non scappa, mentre la vita si rischia sempre di ingabbiarla, ce n’è di esempi. Cosa siamo noi oggi? Siamo tutti, nessuno escluso, nel campo della scienza, del progresso, del pensiero, delle invenzioni, degli ideali, dei desideri, del liberalismo, della ragione, dell’esperienza, in tutto, tutto, tutto, tutto, tutto, siamo poco meno che liceali! Ci è piaciuto gingillarci con l’intelligenza altrui e ci abbiamo dato dentro! Non è così? Non è forse così?” gridava Razumichin, agitando e stringendo le braccia alle due signore. “Non è così?”

Te lo posso dimostrare con i loro testi: per loro tutto dipende dall’‘ambiente che corrompe’, da nient’altro! È la loro frase preferita! Per questo, secondo loro, se si organizza correttamente la società, scompariranno subito i delitti, perché non ci sarà più ragione di protestare e tutti in un istante diventeranno probi. La natura non viene minimamente presa in considerazione, viene bandita, la natura per loro non esiste! Per loro non è l’umanità che sviluppandosi in modo vivo nella storia, fino in fondo, porterà naturalmente ad una società normale, per loro invece il sistema sociale, uscito fuori da una qualche mente matematica, di colpo struttura l’intera umanità in modo organizzato e in un istante la renderà giusta e senza peccato, prima che si realizzi un processo vivo, che si realizzi un percorso storico e vitale! Per questo, istintivamente, loro non amano la storia: ‘non sono altro che assurdità e stupidaggini’, e spiegano tutto dando la colpa solo alla stupidità! E per questo non amano il processo vivo della vita: non hanno bisogno di un’anima che sia viva! L’anima viva necessita di vita, l’anima viva non obbedisce alla meccanica, l’anima viva è sospettosa, l’anima viva è retrograda!

‘Non è tanto la vecchia!’ pensava freneticamente. ‘La vecchia magari è pure un errore, ma non è questo! La vecchia era solo la malattia… io volevo andare oltre, prima possibile… io non ho ucciso una persona, ho ucciso un principio! Io il principio l’ho ucciso, ma non sono andato oltre, sono rimasto di qua… L’unica cosa che sono riuscito a fare è uccidere. E anche quello, a quanto pare, non l’ho fatto come si deve… Un principio? Perché poco fa quell’ingenuo di Razumichin se la prendeva con i socialisti? È gente laboriosa, industriosa, si occupano della ‘felicità universale’… Eh no, di vita me ne è stata data una sola, e non ne avrò altre: non mi va di aspettare la ‘felicità universale’. Anch’io voglio vivere, altrimenti non vale la pena. E allora? Volevo solo non dover passare accanto a mia madre affamata, stringendo in tasca il mio rublo, in attesa della ‘felicità universale’. Dicono: ‘Io sto portando un mattoncino per costruire la felicità universale, e questo dà tranquillità al mio cuore’. Ah, ah! E perché vi siete dimenticati di me?

“Credete?” continuò Svidrigajlov, volgendo lentamente lo sguardo su di lui. “E se invece la mettessimo in questo modo (aiutatemi voi): ‘i fantasmi sono come frammenti, brandelli di altri mondi, sono il loro principio. Per una persona sana, ovviamente, non c’è ragione di vederli, perché l’uomo sano è l’uomo più terreno che ci sia, dunque vive in tutta la sua pienezza ed equilibrio esclusivamente la vita di questo mondo, secondo il suo ordine. Ma non appena si ammala un po’, non appena s’infrange il normale ordine terreno dell’organismo, subito s’inizia a manifestare la possibilità di un altro mondo, e quanto più l’uomo è malato tanto più aumenta la possibilità di avere contatti con l’altro mondo, e quando muore definitivamente egli passa del tutto in quell’altro mondo’. È da tempo che ci rifletto. Se credete in una vita futura, allora potete credere anche in questo.”

“Non è davanti a te che mi sono inginocchiato, ma davanti a tutta la sofferenza umana,”

l’assassino e la peccatrice stranamente riuniti a leggere il libro eterno.

sono così stupido da non provare ad essere un po’ più intelligente di loro? Poi ho capito, Sonja, che se fossi stato là ad aspettare che tutti diventassero un po’ più intelligenti, sarebbe passato un sacco di tempo… E ho capito anche che non succederà mai, che gli uomini non cambiano, che non c’è nessuno che li possa cambiare, e non vale neanche la pena provarci! Sì, è proprio così, è una legge… una legge, Sonja! È così!… E adesso so anche, Sonja, che chi è forte di spirito e d’intelletto sarà il loro signore! Chi osa molto, avrà ragione sugli altri! Chi è capace di sputare su quante più cose possibili sarà colui che detta legge, e chi osa più di tutti, più di tutti ha ragione! Così è sempre stato, è sarà sempre così! Solo un cieco non lo vede!”

– ho o no questo diritto d’avere il potere? – voleva dire che non avevo diritto a quel potere? O che se mi ponevo la domanda – l’uomo è un pidocchio? – voleva dire che per me l’uomo non era un pidocchio, è un pidocchio per colui al quale una cosa del genere non viene nemmeno in mente e va dritto per la sua strada senza farsi domande… E se mi sono tormentato per così tanti giorni chiedendomi – Napoleone l’avrebbe fatto o no? – era perché sentivo chiaramente che io non ero un Napoleone… E ho sopportato tutto il tormento di questi inutili discorsi, Sonja, e volevo scrollarmi tutto dalle spalle: volevo uccidere senza casistica, Sonja, uccidere per me, solo per me! In questo non volevo mentire neanche a me stesso! Non ho ucciso per aiutare mia madre, è una stupidaggine questa! E non ho ucciso per raggiungere la ricchezza e il potere e poi diventare il benefattore dell’umanità, che stupidaggine! Ho semplicemente ucciso; ho ucciso per me stesso, unicamente per me: se poi fossi diventato il benefattore di qualcuno, o se invece mi fossi messo tutta la vita come un ragno ad attirare gli altri nella mia ragnatela, e a succhiare loro linfa vitale, probabilmente in quel momento per me era lo stesso!…

Tutto iniziò a pesargli terribilmente. Se fosse potuto fuggire da qualche parte e rimanere completamente solo, sia pure per tutta la vita, si sarebbe considerato felice. Negli ultimi tempi, anche se era quasi sempre solo, non riusciva mai a sentirsi veramente solo. Talvolta gli capitava di allontanarsi per la strada che portava fuori città, di trovarsi fuori città, una volta era finito persino in un boschetto, ma più il posto era isolato più gli sembrava di avvertire la presenza vicina e inquietante di qualcuno, e questo non è che lo spaventasse, ma lo irritava terribilmente, tanto che tornava subito in città, si mischiava alla folla, s’infilava in trattorie, bettole, andava al mercato delle cose usate, sulla piazza Sennaja.

Penso che siate uno di quelli che, se anche gli strappano le viscere dal ventre, sanno star lì a guardare i suoi carnefici con il sorriso sulle labbra, se solo trovano una fede o Dio. E allora trovatela, e vivrete. E poi, soprattutto, è tanto che dovreste cambiar aria. Cosa credete, anche soffrire è un bene. Abbandonatevi alla sofferenza. Forse ha ragione, Mikolka, che vuole soffrire. Lo so che si fa fatica a crederci, ma non state troppo a lambiccarvi, abbandonatevi alla vita, così come viene, senza pensarci troppo; e non preoccupatevi, vi porterà a una riva e vi rimetterà in piedi. A quale riva? E che ne so io! Io credo solo che vi restino ancora molte cose da vivere. So che tutto questo vi sembra una predica imparata a memoria, ma forse, in futuro, vi ricorderete delle mie parole, vi torneranno utili, per questo lo dico.

“E non ti sembra che accettando la sofferenza cancelli già metà del tuo delitto?”

“Come lo versano tutti,” replicò Raskol’nikov, quasi in uno stato d’esaltazione, “il sangue scorre da sempre, e sempre continuerà a scorrere, a fiumi, e la gente lo versa come fosse champagne; quello stesso sangue per il quale si viene incoronati sul Campidoglio e si viene chiamati benefattori dell’umanità.

“Ah, allora è una questione di forma? La cosa non va bene esteticamente?! Be’, io davvero non capisco: perché, scaraventare sulla gente una massa di bombe, fare un bell’assedio, è forse una forma più rispettabile? Aver paura dell’estetica è davvero il primo segno dell’impotenza!… E mai, mai come adesso mi rendo conto di questo; e mai come ora non capisco dove sia il mio crimine! Non sono mai stato così sicuro, e convinto, come adesso!…”

‘Ma perché, a che scopo sono venuto da lei adesso? Le ho detto che ero andato per una ragione; ma quale ragione avevo? Non c’era proprio nessuna ragione! Per dirle che vado? Bella ragione! Che bisogno c’era? La amo, forse? Non direi, no? Adesso l’ho respinta, l’ho trattata come un cane. Avevo forse bisogno davvero di quelle croci? Oh, come sono caduto in basso! No, io avevo bisogno delle sue lacrime, avevo bisogno di vedere il suo spavento, vedere come soffriva e si tormentava in cuor suo! Avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa, prender tempo, vedere un essere umano! E io avevo osato riporre tante speranze in me, covare quei sogni su di me! Oh, che creatura misera, insignificante, e bassa, vile, che sono!’

Anche prima sarebbe stato pronto mille volte a dare la propria vita ma solo per un’idea, per una speranza, persino per una fantasia. Sopravvivere non gli bastava e non gli era mai bastato; aveva sempre voluto di più. Forse era stata proprio la forza che avevano i suoi desideri a farlo sentire, in passato, un uomo a cui era permesso più che agli altri.