Ho servito il re d'Inghilterra
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Read between August 2 - August 22, 2021
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«Qui tu sei piccolo di sala, perciò ricordati! Non hai visto niente, non hai sentito niente! Ripeti!». E così dissi che al lavoro non vedevo niente e non sentivo niente. E il capo mi tirò per l’orecchia destra e disse: «Ma ricordati anche che devi vedere tutto e sentire tutto! Ripeti!». E così ripetei stupito che avrei visto tutto e sentito tutto.
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perché con i soldi si può comprare non soltanto una bella fanciulla, ma con i soldi si può anche comprare la poesia.
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più grande ditta al mondo è la chiesa cattolica, quella commercia in qualcosa che nessuno ha mai veduto, nessuno ha mai toccato, da che mondo è mondo nessuno ha mai incontrato, ed è, prego, ciò che viene chiamato Dio,
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Ma quel Re della gomma portava con sé anche altre cose, una volta portò la cosiddetta Consolazione delle vedove, io non venni mai a sapere che cos’era perché stava dentro una specie di custodia come quelle dei clarinetti,
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Questa donna creata dal vostro respiro ridona agli uomini la fiducia in se stessi
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nell’aria si sentiva solo il vento profumato, che si poteva mangiare come un gelato, come invisibile neve montata, quasi si poteva mangiarlo con un cucchiaino, avevo l’impressione che, se avessi preso un panino o un pezzo di pane, lo si sarebbe potuto mangiare insieme a quell’aria, quasi come col latte.
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pensavo che le persone ricche sono maledette o che, pensavo che le casette e le alcove e la minestra di patate danno alla gente la sensazione della felicità e del benessere, che la ricchezza è maledetta… ma, come sembra, anche queste chiacchiere di come si sia felici nelle casette, anche questo l’hanno inventato questi nostri clienti per i quali era lo stesso quanto spendevano in una notte, i quali gettavano banconote ai quattro venti e questo gli faceva bene…
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Ma come fa a sapere tutto questo? e rispose mettendosi dritto: Perché io ho servito il re d’Inghilterra. Il re? Battei le mani, per Cristo re, lei ha servito… il re d’Inghilterra? E il maître annuì col capo tutto soddisfatto.
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qui c’era la prima stazione europea di allevamento di razza per esseri umani, che il partito nazionale aveva costruito qui il primo punto di incrocio del sangue di razza di ragazze tedesche e di soldati purosangue, sia della Heereswaffe, sia della Eseswaffe, tutto era su base scientifica, qui non soltanto si compivano coiti nazionalsocialisti così come copulavano vigorosamente gli antichi germani ma soprattutto qui le future partorienti che portavano in grembo gli uomini nuovi
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dell’Europa, qui si sarebbero anche sgravate e solo dopo un anno sarebbero partite per il Tirolo e la Baviera e la Selva Nera o verso i mari per continuare là nei primi asili e nelle scuole materne l’educazione dell’uomo nuovo, naturalmente ormai senza madri bensì sotto il controllo della nuova scuola.
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per la prima volta l’impressione che non fosse necessario essere grande nella figura bensì sentirsi grande,
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E io a un tratto vedendo a distanza le notizie dei giornali, quel giorno stesso, mentre i tedeschi fucilano i cechi, io sto qui a giocare con il mio sesso per esser degno di potermi sposare con una tedesca.
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con potenti colpi di timbri ottenni il permesso di matrimonio, mentre i patrioti cechi con gli stessi colpi degli stessi timbri venivano condannati a morte.
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ci fu un allarme nel campo e il comandante quando prese il telefono impallidì, ed ecco fatto, è la guerra, come avevo previsto io, e il comandante solo in corridoio mi disse, come l’ha indovinato, e io dissi modestamente che avevo servito l’imperatore d’Abissinia…
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scoprii che il rapporto più umano fra due esseri umani è il silenzio,
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Io però avevo tutt’altre idee, io ormai mi prendevo in giro da solo, ormai bastavo a me stesso.
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D’altronde confrontavo sempre più la cura di questa strada con la cura della mia vita, la quale mi appariva a ritroso, come se fosse accaduta a qualcun altro, come se tutta la mia vita fino ad allora fosse stata un romanzo, un libro scritto da qualcun altro, tuttavia di quel libro della vita avevo la chiave io soltanto, l’unico testimone della mia vita ero io stesso anche se quella mia strada all’inizio e alla fine si ricopriva incessantemente di gramigna.
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l’essenza della vita sta nel domandare della morte, come mi comporterò quando verrà quel mio tempo, che in realtà la morte, no, quel domandare a se stessi, è un colloquio dall’angolo visuale dell’infinito e dell’eternità, che già la soluzione della morte è l’inizio del pensiero nel bello e sul bello, perché degustare l’insensatezza della propria strada, che comunque finisce con una dipartita prematura, quel piacere e quell’esperienza della propria perdizione, questo riempie l’uomo di amarezza, e dunque di bellezza.
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l’uomo è indistruttibile sia spiritualmente che fisicamente, si trasforma soltanto, si metamorfizza,