Io sono leggenda

by Richard Matheson

Niente più parole, niente più amore. Undici splendidi anni finiscono in una buca da riempire. Prese a tremare.

C’era un cane, intento a gironzolare sul prato.

L’ombra di un sorriso gli increspò le labbra. Perché fingere? È la prima volta che mi emoziono in un anno. L’entusiasmo provato alla vista del germe al microscopio non era niente paragonato ai sentimenti risvegliati dal cane.

Eppure tenere le mani a posto era difficile. Quasi le sentiva contorcersi in empatia con il suo forte desiderio di tenderle per accarezzargli la testa. Desiderava ardentemente poter tornare ad amare qualcosa, e il cane era meravigliosamente brutto.

Il cane sollevò su di lui il suo sguardo spento e malato e poi sporse la lingua ruvida e umida per leccargli il palmo. Qualcosa nella gola di Neville si spezzò. Sedette in silenzio mentre le lacrime gli scorrevano lente sulle guance. Una settimana dopo il cane morì.

ricordava la pioggia di articoli pseudoscientifici utilizzati come copertura per una campagna di terrore assoluto concepita al fine di vendere giornali.

Per non soffrire, aveva imparato a neutralizzare l’introspezione.

Neville era inconsapevole del suo aspetto spaventoso; quasi un metro e novanta, con i suoi scarponi; un gigante barbuto dallo sguardo inquietante.

Aveva accettato la propria solitudine, l’aveva quasi apprezzata. Ora questo... poneva fine a tutto.

I batteri possono subire mutazioni.

si accorse di parteggiare più per i vampiri che per i loro carnefici.

Sapeva di non essere uno di loro; sapeva di essere un anatema, un orrore nero da distruggere, come i vampiri.

Il cerchio è completo, pensò mentre il letargo definitivo gli strisciava nelle membra. Il cerchio è completo. Un nuovo terrore prende forma dalla morte, una nuova superstizione penetra la fortezza inattaccabile dell’infinito. Io sono leggenda.