«Nevena!» Mikael mi schianta contro la parete e non vedo più niente. La testa sbattuta sul duro muro. Le stilettate di dolore si propagano dappertutto. E una densa nebbia mi offusca il cervello. Sto per morire. Poi, la sua bocca che pressa la mia. «Tu sei sempre» ansima, i suoi denti che grattano «appartenuta» sfregano, graffiano, tagliano le mie labbra «soltanto a me.» Sto per morire. «Tu» ripete, le sue mani che scavano «appartieni» tastano, razziano, feriscono il mio fianco «soltanto a me.» Le sue dita mi riafferrano la gola, la pelle già lesa per la sua sola vicinanza, e morirò, morirò,
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