La solitudine dei numeri primi in Reading Challenges

Jan 05, 2019 Giuls rated it it was ok

Due stelline per indicarne 1,5 e non 1 solo perchè non ho voglia di segnare 1 stellina alla prima lettura dell'anno...

La solitudine dei numeri primi è uno dei libri di cui, negli ultimi 10 anni, ho più sentito parlare, quasi sempre molto bene. Dopo anni finalmente ho deciso di iniziarlo, però devo dire che non mi ha affatto convinta, anzi.

Il fatto è che fino a metà la storia non era nemmeno così male, ma poi la storia non è mai andata davvero avanti, ma si è come fermata e non è più successo nie Due stelline per indicarne 1,5 e non 1 solo perchè non ho voglia di segnare 1 stellina alla prima lettura dell'anno...

La solitudine dei numeri primi è uno dei libri di cui, negli ultimi 10 anni, ho più sentito parlare, quasi sempre molto bene. Dopo anni finalmente ho deciso di iniziarlo, però devo dire che non mi ha affatto convinta, anzi.

Il fatto è che fino a metà la storia non era nemmeno così male, ma poi la storia non è mai andata davvero avanti, ma si è come fermata e non è più successo niente di nuovo. E questo si è proprio visto nel finale, che non è un vero e proprio finale e che lascia la storia incompleta.
Più che altro l’intero romanzo è un elenco infinito di tragedie che accadono a questi personaggi, senza mai mostrare una minima speranza al lettore. È una cosa che ho trovato molto triste e deprimente, perché è reale, sì, ma fin troppo: quando leggo un romanzo io ho voglia di evadere dalla realtà, ho voglia di sentirmi dire che tutto può e andrà bene, prima o poi, e non l’esatto contrario, come invece sembra voler dire l’autore.

Inoltre non ho provato la benchè minima empatia per i protagonisti, che anzi proprio non mi sono piaciuti. Ho trovato entrambi molto freddi e distaccati con il mondo e anche con se stessi, spesso più dei manichini che dei personaggi reali. Soprattutto Mattia, che ho trovato davvero molto apatico e che più di una volta mi sono ritrovata ad immaginare come un robottino di metallo: senza emozioni e senza dei veri pensieri che non fossero legati alla matematica, campo in cui invece risulta un genio.

Nel complesso un libro che proprio non mi è piaciuto, a causa di un’atmosfera triste e cupa che permane fino all’ultima pagina. Un’atmosfera che però, o, per meglio dire, ahimè, l’autore è stato in grado di trasmettermi fin troppo bene, facendo sì che questa tristezza si sommasse al mio stato d’animo degli ultimi giorni, già non molto roseo a causa di un periodo abbastanza difficile a casa mia. Diciamo che questa forse non è stata proprio la lettura adatta al momento, ma in realtà non so proprio dire se esista, e quando, un momento adatto a questo romanzo. Sicuramente lo sconsiglio d’estate, perché sarebbe in caso di rabbuiare anche una giornata di sole sotto l’ombrellone al mare.
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May 30, 2014 Pierre Menard rated it it was ok

Shelves: italian-contemporary

This review has been hidden because it contains spoilers. To view it, click here. L’idea di costruire una coppia di biografie in un parallelo imperfetto di pieni e di vuoti è, secondo me, uno dei punti di forza del libro di Giordano, insieme all’idea di fondo, quella di illustrare due solitudini che non possono mai toccarsi veramente, matematicamente esplicitata nel concetto di numeri primi gemelli. La collocazione spazio-temporale degli eventi narrati (basta scorrere l’indice per rendersene conto) è piuttosto asimmetrica e la storia scorre sempre in modo non uniforme, con ac L’idea di costruire una coppia di biografie in un parallelo imperfetto di pieni e di vuoti è, secondo me, uno dei punti di forza del libro di Giordano, insieme all’idea di fondo, quella di illustrare due solitudini che non possono mai toccarsi veramente, matematicamente esplicitata nel concetto di numeri primi gemelli. La collocazione spazio-temporale degli eventi narrati (basta scorrere l’indice per rendersene conto) è piuttosto asimmetrica e la storia scorre sempre in modo non uniforme, con accelerazioni, decelerazioni, pause e fermate: per dirla in termini cinematici, una sorta di moto vario di due corpi che ogni tanto si incontrano e si scontrano. Ogni incontro tra i due segna il passo nel percorso della ricerca dei primi gemelli: la scoperta di una coppia non permette ai due di costruire un legame definitivo (un numero pari si frappone sempre tra di loro) e li obbliga a lasciarsi nuovamente, almeno fino al loro “prossimo incontro” (direbbe Gandalf il Grigio), molto più avanti nella successione dei numeri naturali.

Purtroppo nel seguire lo svolgersi delle due storie (quasi) parallele, si avverte continuamente una fortissima sensazione di déjà vu: è soprattutto la vicenda di Alice ad essere scontata e prevedibile fino alla noia, dal conflitto con il padre che la vorrebbe vincente, alla menomazione che subisce e che la relega tra gli “ultimi” della classe, alle angherie subite dalle perfide compagne “in”, al rapporto di amore-odio con Viola, all’anoressia, al matrimonio infelice (intuibile non appena avviene l’incontro con il futuro marito) etc. etc. L’anoressia, in particolare, mi sembra affrontata in modo un po’ semplicistico e ripetitivo, e forse necessitava di uno sviluppo meno banale. La vendetta architettata ai danni di Viola (anche questa non giunge inattesa) è invece un po’ debole e poco credibile (possibile che Viola non si renda conto e stia al gioco di Alice?). La storia di Mattia risulta più originale rispetto a quella del suo primo gemello, o forse meno convenzionale. La combinazione fra sindrome di Asperger e autolesionismo stimola maggiormente la curiosità del lettore verso il percorso esistenziale del giovane, dalle elementari fino all’università e poi nel campo della ricerca matematica. Se alcune parti sono più prevedibili (la genialità mostrata con il professor Niccoli o con il collega di ricerca Alberto), altre lo sono meno (lo strano incontro con Nadia) e rendono la narrazione più vivace.

Un considerevole difetto del libro di Giordano è la scarsa cura dedicata ai coprotagonisti e ai personaggi di contorno, che sembrano esistere solo di riflesso rispetto ai due personaggi principali. La generazione dei genitori di Mattia, Alice e dei loro compagni sembra essere fatta di individui incapaci di relazionarsi ai figli, di dare loro affetto o comprensione, di stabilire un dialogo: capisco che Giordano voglia insistere sullo sradicamento provato dai due protagonisti e sulla loro solitudine, ma forse avrebbe dovuto caratterizzare meglio le rispettive famiglie, quantomeno differenziarle un po’, e renderle più credibili. Anche i coprotagonisti, che ricevono qualche attenzione in più, sono eccessivamente stereotipati: la spietata compagna di scuola (Viola), il medico aitante e insensibile (Fabio), l’amico che deve scoprire la propria identità sessuale (Denis), il collega di studi pratico e concreto (Alberto). Qualche interesse in più lo suscitano la sorella di Mattia, che però scompare all’inizio del romanzo, e l’ambigua governante Soledad, ma anche costoro esistono solo in funzione rispettivamente di Mattia e Alice.

Scongiurato il rischio dell’assurda ricomparsa della sorella Michela (devo ammettere che per un attimo ho temuto il peggio ed ero pronto a togliere anche la penultima stellina), Giordano riesce a scrivere un
finale che nella sua ambiguità ha il potere di scuotere, seppure tardivamente, l’interesse del lettore: nonostante ancora una volta Mattia e Alice siano stati incapaci di allacciare le loro storie (o linee-universo), tuttavia sembra che per lui e soprattutto per lei qualcosa sia cambiato profondamente. Credo che le parole finali del romanzo alludano proprio alla riconquista di una propria autonomia individuale, necessaria per andare avanti, da soli, senza per forza contare su qualcosa di altro da sé, di estraneo. Un finale che è sia
pessimistico che ottimistico, e quindi per niente banale.

Un’altra critica che mi sento di rivolgere al libro riguarda lo stile, che a tratti risulta troppo influenzato da quel periodare secco e frammentario in cui si alternano azioni semplici e sensazioni elementari, periodare che si ritrova nei tipici best-seller americani (Stephen King, per dirne uno): si veda ad esempio l’intero primo capitolo del libro oppure la parte dedicata ai “postumi” della laurea di Mattia. Per fortuna, Giordano evita di ricorrere allo sgradevolissimo artificio stilistico del corsivo per sottolineare i pensieri dei protagonisti. Per il resto la scrittura si presenta lineare e scorrevole, ma nel contempo anche anonima e scarsamente caratterizzata: trattandosi di un’opera prima, è facile comprendere perché, tuttavia uno stile più originale avrebbe forse ridotto la sensazione di déjà vu associata allo sviluppo della trama e ai personaggi di cui dicevo sopra.

L’ultima nota riguarda i riferimenti alla matematica e alla fisica presenti nel romanzo. Giordano, fisico teorico (in ambito particelle), confina tali riferimenti quasi esclusivamente nella mente scientificamente modellata di Mattia: devo dire che condivido la sua scelta, ma mi aspettavo di trovare più matematica, con riferimenti più elaborati (alcuni sono proprio brevi accenni), soprattutto di matematica discreta, l’argomento della tesi di laurea di Mattia. Si ha quasi l’impressione che Giordano abbia cercato di contenersi (o magari che, in fase di redazione, qualcuno lo abbia convinto a non esagerare). Peraltro sembra che Mattia pensi più da fisico che da matematico, come fa osservare arcobaleno nella sua recensione su GR (si veda come si rapporta alle forme geometriche che vede intorno a sé, per es. p. 147 o p. 225). Tutto ciò, fondamentalmente, nulla toglie o aggiunge al libro, il cui autore, secondo il mio modesto parere, può riuscire a fare di meglio, magari trovando modo di costruire un suo stile più personale e meno anonimo.

Consigliato a chi ama scoprire le conseguenze dei traumi infantili.

Sconsigliato a chi non apprezza gli sconfinamenti di campo. ...more

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Jun 06, 2014 Chiara rated it really liked it

Opera pregevole sotto tutti gli aspetti, tanto più se si considera che si tratta dell'opera di esordio di uno scrittore che si è affacciato alla scrittura da "non addetto ai lavori". Paolo Giordano è, come è noto, un fisico che, come talvolta capita di riscontrare tra gli appartenenti a questa bizzarra categoria, ci offre tutta la sua abilità nell'analisi dei caratteri, dei comportamenti, dei risvolti dell'esistenza fornendoci, quali strumenti di lettura, dei costrutti matematici che, se in un p ...more

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Apr 22, 2017 Jessy rated it really liked it

Shelves: consigli

Me sorprendió bastante el libro, no esperaba que me gustara tanto :3 La verdad es que es bastante trágico y no tiene el final que me hubiera gustado, pero creo que fue lo correcto. Supongo que hubiera quedado muy raro de otra manera. Solo me faltó saber un poco más sobre los personajes secundarios, pero entiendo que tenían que concentrarse en los protagonistas.

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Nov 08, 2018 Alice rated it it was amazing

Shelves: mille-libri-per-mille-lettori

La prima volta che lessi questo libro ero ancora ventenne e mi commossi molto. In Alice rivedevo in parte me stessa, la mia solitudine, il senso di inadeguatezza e incompletezza.
Alice vede in Mattia un'altra solitudine che può completarla e ci si tuffa, come ho fatto io.
La vita, però, è un sistema complesso e le scelte di ciascuno di noi fanno derivare necessarie conseguenze.

Ho adorato questo romanzo 9 anni fa e rileggendolo l'ho adorato nuovamente, apprezzandolo in maniera più matura meno di ...more

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