Trilogia della città di K. in Reading Challenges

Oct 22, 2016 Danilo De rossi rated it really liked it · review of another edition

Sono partito con aspettative altissime rispetto a questo libro, in parte tradite e in parte no. Certamente quella della Kristof è una scrittura tagliente come una lama, diretta, cruda, asciutta, chirurgica...una scrittura che cattura, annichilisce, fa male, mette a dura prova la sensibilità del lettore proprio per il suo andare dritto al cuore delle cose, raccontandole per come sono, sempre in maniera distaccata e la necessità di edulcorarle. È una prosa affascinante, una storia che, almeno all' ...more

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Nov 15, 2017 Cristina rated it it was ok

Quasi tutte le recensioni dei lettori esaltano, anzi, osannano questo libro che a mio avviso altro non può definirsi se non un interessante esperimento narrativo. Ok, la scrittura è immediata, diretta, fin troppo scarna. Ritengo però che ciò non sia sufficiente per poter definire questo libro un "capolavoro". La trama è forzata, così come l'impressione che trapela è quella che l'autrice abbia voluto impressionare a tutti i costi il lettore tramite un susseguirsi di scene assurde assolutamente su ...more

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Feb 25, 2020 lonelypepper rated it it was amazing · review of another edition

Questa trilogia è stata per me un climax ascendente: all'inizio sono stata tentata di abbandonarla, e alla fine ne sono stata pervasa e contagiata, e alla fine l'ho adorata.
(view spoiler) Questa trilogia è stata per me un climax ascendente: all'inizio sono stata tentata di abbandonarla, e alla fine ne sono stata pervasa e contagiata, e alla fine l'ho adorata.
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Il grande quaderno si apre presentandoci questi due gemelli, la loro madre, il viaggio in treno, la strada di campagna, l'affidamento alla nonna. Lo stile è scarno, asciutto, di una sobrietà e di un'essenzialità a cui non sono abituata, e che all'inizio mi ha un po' disorientata. Scarni come lo stile anche molti dettagli del romanzo: non ci sono nomi, non ci sono date, non ci sono luoghi, intesi come contesti geografici definiti. Solo la guerra. E solo questi due gemelli, di un'età che si può vagamente intuire ma che non viene mai definita. Due gemelli che vivono quasi in simbiosi, che fanno le stesse esperienze, che vengono messi alla prova e si mettono alla prova per essere in grado di resistere alla crudeltà e all'insensatezza della vita stessa, rinunciando all'innocenza della gioventù. Proprio per rimarcare questa simbiosi il primo libro è narrato in prima persona plurale. Un "noi" corale, in cui un gemello non si distingue dall'altro. A un certo punto, inspiegabilmente, i gemelli decidono di separarsi: uno passa la frontiera, l'altro rimane nel paese della nonna, a prendersi cura dell'orto e del bestiame. Ed è con quest'ultimo che restiamo, assistiamo al modo in cui passa la sua vita, a come sparisce, al ritorno del suo gemello, che si fermerà per aspettarlo, quel fratello che si è premurato di lasciare i suoi quaderni per l'arrivo del gemello, i quaderni nei quali, per quasi cinquant'anni, ha appuntato gli avvenimenti della sua vita.
Nel primo libro la sensazione di solitudine è strisciante, ma lo scoramento e la desolazione sono alleviati da piccoli sprazzi di normalità.

Lo scenario cambia nel secondo libro, La prova. Qui le cose cominciano ad acquisire dei contorni: nomi, elementi che ci suggeriscono dove si svolgono i fatti, e quando. La narrazione passa alla terza persona, guardiamo il gemello che è rimasto nel paese della nonna. E si insinua il dubbio: i gemelli esistono veramente? O piuttosto si tratta di un bambino solo che ha inventato il suo gemello e ci ha tratti in inganno per tutto il primo libro? Eppure sembrava tutto così reale, così autentico, pur nella crudeltà dell'insieme. O forse è davvero stato tutto inventato per renderlo sopportabile?

Nel terzo libro, La terza menzogna finalmente tutto si dispiega e diventa veramente insopportabile. Apprendiamo la storia vera dei due gemelli, apprendiamo che esistono veramente, apprendiamo che è uno dei due che ha scritto la prima parte della storia, che quella prima parte è scritta nei quaderni, anzi, nel grande quaderno ma non è la verità, è una menzogna, è una reinvenzione della propria vita abbellita per rendere più sopportabile il dolore. Pagina dopo pagina riusciamo a riannodare i fili, a scoprire le analogie tra i fatti del primo libro e quelli del terzo: i nomi, le fisionomie dei personaggi. Quei due scheletri della mamma e del neonato, lo scheletro di Mathias. Le circostanze e le coincidenze delle vite dei due gemelli ancora bambini, quando si incrociano e non lo sanno, il cercarsi per tutta una vita, il sopravvivere alla guerra. E ogni dubbio che si risolve porta un'ondata potentissima di solitudine, di dolore, di desolazione, di scoramento, di vuoto, di inaridimento. Diventa tutto arido come lo stile, tutto spoglio, tutto grigio. Tutte vite irrimediabilmente perdute, in una sofferenza quasi insopportabile.

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Un romanzo potente e maestoso nella sua essenzialità, veramente un piccolo capolavoro. Da mozzare il fiato. ...more

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Jun 26, 2025 Chiara ✨ rated it really liked it

Ho iniziato il libro senza leggere trama o altro, ma su consiglio di altre persone. Già dai primi capitolo sono rimasta sorpresa/scioccata da ciò che stavo leggendo: una storia cruda e destabilizzante, ma molto profonda. Mentre leggi ti senti avvolto in una sensazione di disprezzo e cattiveria, quasi come se fossi tu a essere nel torto, ma allo stesso tempo sei curioso di scoprire tutto quello che succederà.

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