Il gioco del mondo (Rayuela) in Reading Challenges

Apr 23, 2020 Chiara (Catullina) rated it really liked it · review of another edition

Un libro che ho accoltellato con la matita.

Ho comprato questo libro dopo averne sentito parlare in toni entusiastici all’epoca dell’Università, da qualche amico di amica.
“Un libro con capitoli che puoi leggere in disordine, saltellando di qua e di là secondo una tabella stabilita dall’autore, oppure creandotene una tua personale”. Qualcosa di mai visto prima, perché non è un libro-game, come la struttura ad un primo momento potrebbe far pensare (e il titolo col suo riferimento al gioco, anche).
È Un libro che ho accoltellato con la matita.

Ho comprato questo libro dopo averne sentito parlare in toni entusiastici all’epoca dell’Università, da qualche amico di amica.
“Un libro con capitoli che puoi leggere in disordine, saltellando di qua e di là secondo una tabella stabilita dall’autore, oppure creandotene una tua personale”. Qualcosa di mai visto prima, perché non è un libro-game, come la struttura ad un primo momento potrebbe far pensare (e il titolo col suo riferimento al gioco, anche).
È rimasto poi nella mia libreria (LE mie librerie; ha pure cambiato casa, nel frattempo) a gonfiarsi di aspettative e di timor reverenziale.
Per qualche anno mi sono pure dimenticata di possederlo (con la mia nuova divisione della libreria in ordine alfabetico, Cortázar era finito lassù in alto a sinistra, all’angolo, vicino al soffitto… chi lo vedeva più?).
Pochi mesi fa è rispuntato fuori durante delle chiacchiere alcoliche notturne in terrazzo, con un amico di un’amica (un’altra amica, un altro amico di amica, ma ci vedo una circolarità interessante) che mi intimava di leggere questo capolavoro della letteratura sudamericana (amico di amica sudamericano egli stesso). Un sassolino in una pozzanghera.
Quindi, durante questa quarantena, mentre scrutavo in religioso silenzio i miei scaffali (attività quasi quotidiana che pratico con immenso amore e incredibilmente senza mai annoiarmi), mi è caduto lo sguardo su quella rassicurante costa bianca-Einaudi. Sono salita sulla scaletta di legno, l’ho afferrato e mi son detta che era arrivato il momento, dopo quasi un decennio di posa.
L’ho aperto. L'ho letto. In sessioni quasi lavorative da minimo 4 ore, senza riuscire a staccarmi, senza trovare posa al quel movimento fisico dello sfogliare le pagine, saltare da un capitolo in fondo al libro ad uno al centro, con un moto disordinato bellissimo, ripassando attraverso pagine già lette e consumate, approdando a capitoli nuovi, senza riuscire ad orientarmi, senza poter capire con precisione a quale punto fossi nella lettura. Un labirinto fisico di parole. L’elemento tattile è una delle cose che mi ha fatto apprezzare maggiormente l’esperienza di lettura. Senti la fatica, lo studio, il movimento da consultazione di dizionario. Cose che adoro.
Posso dire che non era esattamente quello che mi aspettavo. Che l’ho trovato molto ostico in alcuni punti. Quasi ovunque pedante, pseudointellettuale, borioso. Altrove poetico in quel modo che piace a me. Posso dire che ho consumato una matita nel sottolinearlo. Un’altra nello scrivere a margine insulti per Horacio Oliveira e per lo scrittore Morelli con le sue idee del cazzo (si può dire?) sul romanzo.
Posso dire che ho dovuto rileggere il primo capitolo (cioè il 73) tre volte.
Che ho odiato quasi tutti i personaggi, spocchiosi sfaccendati che si masturbano di letteratura, filosofia, metafisica. C’è una Parigi sporca che trovo un cliché e che non mi affascina. Mi ha ricordato Miller e l’odiato Tropico del Cancro, quel tipo di atmosfere che trovo disturbanti, sterili. Citazioni, nomi propri, parole parole parole…
Il secondo giorno di lettura avevo deciso che lo odiavo, era sopravvalutato, gli avrei dato due stelline giusto perché scritto bene.
Una rabbia verso quella spocchia… La rabbia più grande verso lo sperimentalismo che vuole distruggere il romanzo, che aborra la tradizione, che vuole fare anti-letteratura. Io AMO la letteratura, io AMO la tradizione, viva i narratori ottocenteschi e le narrazioni classiche.
L’apice del fastidio è arrivato quando ho scoperto pure il maschilismo evidente di Cortázar, che identifica con il termine “lettrice-femmina” il lettore stupido, quello che si accontenta, quello che non capirebbe mai la grandezza del suo libro… Non mi è piaciuta la caratterizzazione (?) dei personaggi femminili. Puri oggetti con cui l’uomo entra in relazione, privi di una voce propria. La Maga, una cretina. Non una persona, ma un’idea. Un’idea dell’Uomo, ovviamente.
Poi è arrivata Buenos Aires. Già meglio. Almeno Miller l’abbiamo lasciato indietro.
Ho cominciato forse pian piano a capire meglio il linguaggio del libro, l’ho fatto mio pian piano. Sono diventata folle insieme a lui, probabilmente.
E poi ho capito un sacco di cose (non cancello le impressioni negative, ma).
Ho capito che lo spiazzamento e il fastidio era voluto. Che è un'opera provocatoria in molti sensi. Ho capito che Cortázar non pecca di modestia, è spocchioso come il suo protagonista, ma ne è consapevole e per questo l’ho “perdonato". Ho capito che questo libro ha attivato il mio cervello in molti modi, mi ha emozionata e irritata, mi ha fatto arrabbiare, mi ha smosso, mi ha spinta a guardare dentro di me, ha reso i miei contorni più netti. Anche se per contrapposizione. È un libro dialettico. È un libro attivo. È davvero un libro-gioco a questo punto, gioca con la tua testa e ti spinge a scontrarti con idee diverse dalle tue.
Una volta capito questo, le due stelle sono diventate tre. E poi quattro (la quinta per antipatia me la tengo stretta, perché sono capricciosa e femminista -due qualità che non vanno in coppia, sia ben chiaro).
Cortázar dice: Ho voluto scrivere un libro che si possa leggere in due modi: come piace al ‘lettore-femmina’ (ARIDAJE MORTACCI), o come piace a me, matita in mano, litigando con l’autore, mandandolo al diavolo o abbraciandolo….
Ecco, io (LETTRICE-FEMMINA) l’ho letto esattamente come volevi tu, maledettissimo Cortázar. ...more

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Jul 08, 2014 Phuong rated it liked it

Shelves: format_e-book, region_latin-america, year_2016, period_post-1950, century_twentieth, decade_1960s, nation_argentina, cover_white

Complesso e articolato, con una struttura non convenzionale: capitoli aggiuntivi che si possono leggere inframmezzandoli a quelli principali secondo l'ordine dato dall'autore. Si alternano capitoli brevissimi ad altri di lunghezza media o più lunghi, trattando temi meta letterari e intellettuali con la dimestichezza di un erudito (conseguenza: molti riferimenti e considerazioni si perdono in una lettura veloce), con una trama che potrebbe essere convenzionale raccontata tramite conversazioni e ...more

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Aug 14, 2020 Je rated it liked it

Ho iniziato con molte aspettative, forse troppe, perciò mi sono sentita delusa dopo le prime 200 pagine: per quanto abbia trovato innovativo e interessante l'esperimento mi è subito venuto a noia. Per il resto è sicuramente un'opera rivoluzionaria che sono contenta di aver letto anche se non è la mia tazza di tè. ...more

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Sep 07, 2014 Sakura87 rated it really liked it · review of another edition

Shelves: novecento, autori-belga

Quarantunesimo GdL della Stamberga:

https://www.goodreads.com/topic/show/... ...more

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Aug 05, 2017 Chiara of Green Gables 🌘🫐 rated it liked it

Shelves: sudamerica

Riuscire a leggere questo libro mi è costata una fatica immane.

La seconda lettura con l'ordine sparso è andata meglio.

Avevo bisogno ancora di un'altra conferma che i sudamericani non facessero per me? Forse sì.
Faccio una media e gli do comunque 3 stelle e mezzo. ...more

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