The Count of Monte Cristo in Reading Challenges

Mar 18, 2016 Giovanna rated it it was amazing · review of another edition

Shelves: francia, xix, 1000-read, 5-stelle, recensito

Il fatto che in un libro così lungo non ci sia una pagina noiosa spiega il perchè sia definito un capolavoro della letteratura. Stupendo!

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Feb 11, 2019 Paola rated it it was amazing · review of another edition

Alexandre Dumas padre scrive, a puntate, questo romanzo straordinario dai tratti un po' noir, un po' thriller.
Il giovane di belle speranze Edmond Dantès viene incastrato da tre farabutti per gelosia ed invidia e mandato agli arresti. Qua si ha un risvolto politico della situazione: Bonaparte è in esilio, ma si teme un suo rientro e Dantès, suo malgrado, rimane inceppato negli ingranaggi di una ribellione di cui né sa nulla, né nulla vuole sapere. Nonostante questo, va tenuto in silenzio e lonta ...more

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Feb 14, 2021 Chiara (Catullina) rated it really liked it · review of another edition

Aspettative che avevo per il Conte di Montecristo: mille elevato alla milionesima potenza.
Erano troppe :/. Purtroppo non ho potuto evitare di vedere tutti i suoi difetti e sono convinta che avrei dovuto leggerlo 15 anni fa per amarlo come si deve.
Resta il fatto che è avvincente e una delle cose più godibili che abbia mai letto, 1200 pagine volano e la storia è sicuramente indimenticabile ed epica.
Non è però il libro della vita che pensavo sarebbe stato.
Non si può leggere Dumas dopo aver letto H ...more

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Mar 03, 2016 Mariateresa rated it it was amazing · review of another edition

“qualche volta può sembrare che Dio dimentichi qualcuno; ma viene il giorno della giustizia, viene il giorno in cui si ricorda” (l’abate Busoni-Edmond a Caderusse)
Questa è una delle tante frasi che ho sottolineato nella mia copia de “il conte di Montecristo”. Una di quelle più emblematiche, perché cos’è quest’opera se non una storia di Giustizia?
È quella che spetta ad Edmond Dantès, che a diciotto anni, all’apice della felicità, nel tempo di un battito di ciglia si trova prigioniero a vita ne “qualche volta può sembrare che Dio dimentichi qualcuno; ma viene il giorno della giustizia, viene il giorno in cui si ricorda” (l’abate Busoni-Edmond a Caderusse)
Questa è una delle tante frasi che ho sottolineato nella mia copia de “il conte di Montecristo”. Una di quelle più emblematiche, perché cos’è quest’opera se non una storia di Giustizia?
È quella che spetta ad Edmond Dantès, che a diciotto anni, all’apice della felicità, nel tempo di un battito di ciglia si trova prigioniero a vita nel castello d’If.
Il suo crimine? Essere stato troppo ingenuo, aver riposto la sua fiducia nelle persone sbagliate, aver voluto vedere solo il buono in ciascuno dei suoi aguzzuini: Danglar, Caderousse e Fernando. Che si potrebbero anche descrivere così: un avido invidioso, un vigliacco ubriacone e un innamorato geloso. Tre che insieme hanno infranto la felicità e i sogni di un giovane baciato dalla fortuna, che già si vedeva capitano del Pharaon e marito di Mercedes, la bella catalana che gli ha promesso amore eterno. Tre che hanno ordito un complotto ai suoi danni, accusandolo di bonapartismo e segnando la sua fine.
È bastata questa congiuntura sfortunata e Dantès è stato incriminato e incarcerato, e a niente sono valse le preghiere di Morrel, che ben lo conosceva. E quando si apre uno spiraglio, una possibilità di tornare libero, ecco che un altro pavido, vile e arrivista firma la condanna definitiva: il signor Villefort pur di non perdere i suoi vantaggi dichiara Edmond colpevole senza possibilità di revisione del fascicolo.
Sembra la fine, eppure così non è perché proprio quando Edmond si sta lasciando morire di inedia ecco che arriva Faria, un personaggio me-ra-vi-glio-so, colui che toglie “il prosciutto dagli occhi” del vicino di cella. Colui che finalmente fa capire a Edmond che la sua non è semplice sfortuna, ma che i signori di cui scrivevo poc’anzi hanno tramato alle sue spalle.
Qualcosa in Edmond si incrina, quella purezza d’animo, quell’ingenuità che più di una volta mi hanno fatto alzare gli occhi al cielo, e quell’apatia finalmente se ne vanno; il seme della vendetta è piantato e anche della speranza perché Faria non si limita ad istruirlo, no. Lo mette al corrente di un segreto – quello per cui tutti nel carcere lo credono pazzo-: il tesoro sull’isola di Montecristo. E i due insieme si preparano ad evadere.
Dei due, solo Dantes riesce a uscire. Ma metaforicamente parlando, è morto anche lui. Per il mondo non esiste più il giovane marinaio di Marsiglia, per tutti fa la sua comparsa il Conte di Montecristo, ricco milionario che si gode la vita, ma sul cui volto c’è sempre un’ombra grave, e che sta per mettere in atto la vendetta perfetta.

Tesserà una rete che imbriglierà ad uno ad uno i suoi accusatori, coloro che gli hanno rubato 18 anni di vita e sarà un godimento leggere come il Conte si farà giustizia, aiutato forse anche dalla Provvidenza. Non sarà sempre facile, ma sarà bellissimo vederli soffrire, vederli rimessi al loro posto: uomini piccoli e meschini erano e tali sono rimasti. La loro essenza non è cambiata, come si dice: puoi dipingere d’oro la cacca, ma quella puzza lo stesso oppure “chi nasce tondo non muore quadrato” per usare i modi di dire tanto cari a Dumas ( tanti ne mette nel romanzo attribuendoli agli italiani).
Ed è un sollievo vedere che le loro malefatte non sono rimaste impunite. Certo, avere milioni e conoscenze, una brillante capacità di trasformarsi e una cultura sterminata (grazie alla prigionia e a Faria) hanno aiutato il conte di Montecristo a compiere la sua missione, ma ciò non toglie bellezza alla storia e alla caparbietà di un uomo che vuole la sua vendetta.
Emozionatevi anche voi nel leggere di questa grande, immensa avventura che è anche un’avventura dell’animo umano tra miserie, dolori, sofferenze, inganni, tradimenti, ma anche una ricerca di pace, felicità e amore.
Ci sono personaggi indimenticabili, tra cui – oltre ovviamente al Conte di Montecristo- il vecchio Nortier, il giovane Morrell, Valentina,Eugenia, Faria. E per le ragioni opposte Benedetto, Edoardo, madame Villefort e così via.

Ci sono tutti gli ingredienti che lo rendono un capolavoro (persino gli scrupoli di coscienza del conte, ad un certo punto). Ci sono riferimenti biblici ( il castello d’if come la balena dove Giona resta imprigionato, il fatto che muoia Dantes e rinasca Montecristo a 33 anni, per citare i più evidenti), riferimenti storici, mitologici, letterari e musicali.
È un romanzo molto ricco, come la caverna del tesoro immenso che si trova sull’isola di Montecristo. Ci entrerò ancora tante volte, perché non ho ancora perdonato Mercedes -io - , perché ci sono un sacco di spunti che solleticano la mia mente ( per dirne uno: Dantès, richiama tanto Dante, e come l’Alighieri anche Edmondo non ha attraversato inferno- purgatorio- paradiso?), perché ci sono archetipi che vivono e risuonano in me, perché ha ispirato alcuni dei miei film preferiti (V per vendetta, le Ali della Libertà, ecc..), perché sento che ha ancora tanto da dirmi.

“il Conte di Montecristo è la sconfitta dell’impossibile” si legge nella prefazione. Ed è proprio così.
5 milioni (non quelli di Danglar)di stelle, sapendo che questa recensione non rende minimamente giustizia a questo romanzo!
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