Lord of the Flies in Reading Challenges

May 19, 2017 Jessy rated it it was amazing · review of another edition

Shelves: cafetería-audrey

¡qué historia! no sabía de que trataba y la verdad es que no es para nada lo que esperaba. Pero eso no es algo malo, de hecho, me encantó el libro. Odié muchísimo a Jack y deseaba un mal final para él, en cambio, Ralph, Simon y Piggy fueron mis favoritos. Quien ya leyó el libro sabrá la desilusión que me llevé en varias cosas. A pesar de todo, me gustó mucho el libro.

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Feb 10, 2015 M. (they-them) rated it it was ok · review of another edition

Shelves: dystopian, _uk, overrated, 1900s, 2015, classics, 1001-before-die

«Non sono d'accordo su tutto quello che ha detto Jack, ma solo su una parte. Certo che non c'è nessuna bestia nella foresta. Come ci potrebbe essere? Che cosa mangerebbe?»
«Maiali.»
«Li mangiamo noi, i maiali.»

Ci troviamo davanti probabilmente al passo più significativo di tutto il libro, a mio avviso; un gruppo di ragazzi sperduti nella foresta su un'isola deserta che riflettono della presenza, reale o meno, di un'ipotetica bestia.
Ed effettivamente la bestia non esiste. Non è materiale, non è as «Non sono d'accordo su tutto quello che ha detto Jack, ma solo su una parte. Certo che non c'è nessuna bestia nella foresta. Come ci potrebbe essere? Che cosa mangerebbe?»
«Maiali.»
«Li mangiamo noi, i maiali.»

Ci troviamo davanti probabilmente al passo più significativo di tutto il libro, a mio avviso; un gruppo di ragazzi sperduti nella foresta su un'isola deserta che riflettono della presenza, reale o meno, di un'ipotetica bestia.
Ed effettivamente la bestia non esiste. Non è materiale, non è assolutamente reale, non ha fauci né artigli, non ha una stazza enorme né brama di carne di bambino; ed allo stesso tempo, la bestia è lì. Con loro. Sono loro. Loro che vivono nella foresta, loro che mangiano maiali.
“Il signore delle mosche” non può essere definito un semplice libro di narrazione selvaggia, poiché porta fra le sue righe il sentore di civilizzazione, di società che va regredendo trasformandosi nel più crudele incubo non solo di bambino, ma di ogni uomo. È la messa su carta del celebre stato di natura in cui gli uomini si troverebbero se non avessero adempiuto alla creazione di un patto sociale fra loro, tuttavia con una narrazione fanciullesca, che mostra in pieno “la durezza del cuore degli uomini”, come dice lo stesso protagonista nell'ultimo paragrafo del libro. Possiamo dire che questo romanzo sia una perfetta allegoria sull'uomo e la sua incapacità a rimanere uomo quando la civiltà non esiste più, possiamo affermare che sia un'idea ben pensata che dà effettivamente diversi spunti per riflettere; ma niente più di questo.
Mi sarei aspettata molto di più, quando invece anche gli stessi personaggi presenti nel romanzo non sono altro che personaggi stereotipati– ma attenzione, non nel senso 'buono' del termine, se così si può definire un'ipotetica schiera di persone che si potrebbero relazionare alla creazione di un governo reale, no; Ralph, Piggy, Jack e ognuno degli altri ragazzi non subiscono alcun mutamento nella personalità, se non proprio lieve lieve il protagonista. Si ritrovano ad essere solo nomi su carta, non coinvolgono.
Non mi ha colpito affatto come romanzo allegorico e, perché no, distopico; le premesse per una buona riuscita ci sono tutte, ma ciò che manca è proprio quella. ...more

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Sep 03, 2018 Giuls rated it did not like it · review of another edition

1,5 stelline

Prima di scrivere qualcosa su questo libro ho fatto passare alcuni giorni, perché sul romanzo mi erano rimaste sensazioni davvero confuse, ma devo dire che anche ora non so bene che cosa pensare.

Il fatto è che i primi capitoli mi sono piaciuti molto, e li ho davvero divorati. La storia inizia in media res, con i ragazzi che si ritrovano sull’isola, ed è davvero molto avvincente.
Peccato che andando avanti con il racconto tutto si faccia decisamente più confuso ed intricato, con scene ...more

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Mar 21, 2016 Alfonso D'agostino rated it liked it · review of another edition

Shelves: 100_libri

Si ma che cavolo!

Ok, forse non è molto rispettoso iniziare con “si ma che cavolo!” il commento ad un romanzo scritto da un autore insignito dal Premio Nobel, eppure non ho potuto fare a meno di lasciarmi andare a quell’espressione un paio di decine di volte.

Ah già, nella mia furia imprecativa dimenticavo il contesto: ho terminato “Il signore delle mosche” di William Golding, libro certamente celebre e altrettanto sicuramente dato spesso in pasto agli studenti, ma venato da qualche caratteristica Si ma che cavolo!

Ok, forse non è molto rispettoso iniziare con “si ma che cavolo!” il commento ad un romanzo scritto da un autore insignito dal Premio Nobel, eppure non ho potuto fare a meno di lasciarmi andare a quell’espressione un paio di decine di volte.

Ah già, nella mia furia imprecativa dimenticavo il contesto: ho terminato “Il signore delle mosche” di William Golding, libro certamente celebre e altrettanto sicuramente dato spesso in pasto agli studenti, ma venato da qualche caratteristica sulle quali sarà bene soffermarsi.

First of all, direbbero gli anglosassoni, dieci e lode alle prime pagine: il romanzo racconta la storia di un gruppo di bambini e adolescenti che sono precipitati su una isola deserta nel corso di una non meglio specificata guerra atomica, e su quel paradisiaco lembo di terra si trovano a dover sopravvivere senza la supervisione di un adulto. L’ingresso alla narrativa è brutale: il lettore viene catapultato nella storia senza premesse o contestualizzazioni, e l’effetto è dirompente.

Il punto è che il romanzo è del 1952, e si avverte in pieno una sorta di fatalismo maligno da immediato dopoguerra: senza voler rovinare la lettura a chi lo debba ancora affrontare – e ne vale comunque la pena – posso anticipare che la convivenza dei piccoli umani non sarà affatto semplice, e svilupperà tutte le disgrazie a cui il mondo degli adulti sembra averli preparati.

Il messaggio diviene così ancora più negativo: non solo è evidente che per l’autore l’uomo sia nato per produrre il Male, ma questa caratteristica sarebbe così insita nella nostra natura da dirompere persino in un gruppo di adolescenti, con pochissime e deboli voci contrarie. Non sarebbe dunque il contesto storico o la società a “corrompere” la razza umana, ma la sua stessa natura. “Si ma che cavolo!”.

L’arrivo di un adulto sull’isola segnerà in maniera finale non la chiusura di un incubo, ma la certificazione del dolore e della cattiveria come unico motore propulsore dell’uomo, verrebbe da dire fin dalla più tenera età. E aggiungerei “Si ma che cavolo!”.

Mi incuriosirebbe moltissimo quale siano le reazioni di un gruppo di ragazzi alla lettura di un romanzo che, va detto, ha talmente ben rappresentato un’epoca da finire di diritto nell’ormai celebre elenco dei 1001 libri da leggere a tutti i costi. A me qualche dubbio è rimasto, già. ...more

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