Andros's Blog: Androsofia, page 17
October 18, 2012
Resina poliestere: alcuni consigli per l’abuso
Andros – L’esistenza è un rubinetto che non può vincere né pareggiare
Resina, legno e hot melt
[…] Come già detto, le poliesteri sono molto secche e rigide, suscettibili di fratture, se le vogliamo ammorbidire quel tanto che basta per renderle più resistenti agli urti e ai graffi, possiamo aggiungere colla vinilica, che non sia diluita nell’acqua. Non bisogna esagerare con la colla, perché questa aumenta notevolmente il ritiro di volume, fino a provocare delle grosse depressioni o spaccature.
Anche l’aggiunta di un sigillante al silicone, per esempio acetico, può andare bene; la rende per lungo tempo gommosa e a indurimento concluso resta leggermente meno rigida.
La lasciano a lungo gommosa anche altre sostanze, per esempio alcuni oli, come quello di arachidi, poi la trielina e persino il sapone in polvere; però, alla fine la resina diventa secca e rigida come da copione.
La trielina ha il vantaggio di preservarne meglio la trasparenza, mentre gli oli in genere tendono a trasudare dalla resina, anche dopo l’indurimento; questo può essere fastidioso in alcuni casi, ma utile in altri. Per esempio, se dobbiamo fare una controforma composta da due valve, l’olio rende la resina autodistaccante, cioè impedisce alla resina della seconda valva di incollarsi a quella della prima valva, nei punti in cui sono a contatto. In seguito, si possono lavare a fondo le valve per eliminare l’eccesso di olio, che comunque nel tempo tende a esaurirsi. [...]
Con l’ammoniaca migliora la sua resistenza meccanica, però addensa in pochi minuti, va quindi versata rapidamente nel calco, prima che diventi troppo viscosa e non sia più in grado di penetrare in tutti gli anfratti delle valve. L’ammoniaca dà un ulteriore effetto: la superficie esposta all’aria sarà luccicante, come se fosse cosparsa di brillantini. Anche all’interno sarà così; se spaccheremo il pezzo noteremo dentro tanti luccichii: un effetto simile a quello di alcuni minerali, dei quali potrebbe essere una buona imitazione.
Il bicarbonato è un ottimo ausilio per chi usa le poliesteri; sì, proprio il bicarbonato, quello che si assume per aiutare la digestione. Aiuta anche la digestione delle poliesteri, essendo uno straordinario acceleratore; aggiungendone 10 grammi per 100 di resina, il tempo di polimerizzazione si riduce a pochissimi minuti, il calore aumenta, eppure nessuna frattura si produce nella resina. Se si catalizzano quantità notevoli, diciamo intorno al chilo, è meglio abbassare la percentuale di bicarbonato. [...]
Anche lo zucchero e il petrolio bianco sono buoni acceleranti, ma non quanto il bicarbonato; in compenso lo zucchero aumenta la resistenza meccanica della resina, anche se tende a depositarsi sul fondo, e questo in alcuni casi può dare fastidio. […]
Anche con le poliesteri, come con quasi tutte le resine, gli acidi non vanno molto d’accordo; acidi deboli, come aceto e limone, e acidi forti, come il cloridrico, tendono a inibire la reazione, rendendo i tempi di indurimento lunghissimi o eterni.
Se invece immergiamo la poliestere già indurita nell’acido cloridrico, questo la renderà satinata in superficie. Se è resina trasparente, diverrà quindi opaca, come vetro sabbiato. Immergendo una replica nell’acido solo per metà, otterremo un pezzo mezzo trasparente e mezzo satinato; in questo modo si possono ottenere dei contrasti interessanti. Più tempo la poliestere rimarrà nel cloridrico, più opaca diverrà.
Se il cloridrico impedisce del tutto la polimerizzazione, il limone la permette, seppure solo dopo alcune ere geologiche, va beh, non esageriamo, diciamo alcuni giorni; l’azione del limone è però interessante, perché crea nella resina delle strane cavità e depressioni, come fossero delle erosioni causate dal tempo.[...]
Acetone e alcol, invece, provocano l’opposto; la resina sembrerà solida e compatta, ma si spaccherà al primo tocco, una cosa simile ad alcuni prodotti, molto usati nel cinema, per fare lastre e bottiglie di vetro da rompere sulla testa degli stuntmen. Portando le percentuali al limite, si possono ottenere degli stati di resina dall’apparenza compatta, ma che si infrangono facilmente: per esempio, per simulare una lastra di ghiaccio da rompere.
Visto che abbiamo rotto il ghiaccio, restiamo nel clima invernale con la candeggina, che se aggiunta alla poliestere in forti percentuali, anche 40-50%, la rende simile al ghiaccio bianco; la resina resta morbidissima e pieghevole per oltre un giorno, e infine indurisce, mantenendo un aspetto quasi da ghiacciolo e una minima flessibilità. […]
L’impasto fatto con la candeggina va miscelato e colato molto velocemente, perché inizia subito a friggere, scaldare e gelificare. Meglio evitare di farne grossi quantitativi in un sol colpo. [...]
September 3, 2012
Decima puntata – Visitors!
Andros – In bilico tra l’esser venduti e il venir comprati
Resina epossiuretanica
In quest’avventura, non voglio far pensare di essere stato solo contro tutti, non sarebbe del tutto vero; qualche piccola collaborazione, nata prima dello Sciorùm, è stata preziosa per mandare avanti la baracca, e c’è stato anche qualche articoletto sui quotidiani a darmi man forte. Persino alcune persone della zona erano diventate frequentatrici abituali dello spazio, anche se io contavo più sugli inviti.
I fruitori erano quindi di due tipi: quelli del luogo, che rifiutavano in partenza quello che vedevano e dei quali ho già parlato in modo esteso, e quelli delle inaugurazioni, provenienti dal resto della città, o da fuori città.
Questi ultimi venivano perché conoscenti di chi esponeva o presentava, perché invitati o per aver letto dell’inaugurazione su internet o su qualche quotidiano; in un certo senso erano selezionati, di sicuro più interessati di chi si trovava a passare davanti alle mie vetrine per puro caso.
Le loro reazioni erano molto diverse, di solito erano stupiti e ammirati, dall’aspetto dello spazio e dalle opere esposte; ancora più stupiti per il fatto che un posto del genere esistesse ed esistesse in una periferia come quella.
Alcuni erano talmente colpiti che si rivolgevano a me come ci si rivolgerebbe a un condannato a morte: “Hai aperto una galleria proprio qui! Beh, coraggio…”
Come se avessi commesso un crimine e ora mi attendesse una lunga espiazione.
Poi mi chiedevano: “E la gente del posto come l’ha presa?”
Sembravano davvero preoccupati. Solo ascoltando queste frasi mi veniva il dubbio di aver davvero corso un rischio.
Poi c’era sempre qualcuno che diceva: “Ma cosa ci fai qui? Non è il posto adatto per te, dovresti andare in un’altra nazione! Potresti avere più successo.”
Chissà perché, la terra promessa è sempre altrove. E chissà perché, questo fantomatico “successo” è sempre in cima ai pensieri di tutti.
Non ho mai sofferto di patriottismo, ritenendomi biologicamente apolide non avrei problemi a lasciare questa terra (in tutti i sensi), eppure questa cantilena m’infastidisce, perché la sento da tutta una vita: quando vivevo a Napoli mi dicevano “ma che ci fai a Napoli? Dovresti andare a Roma! Lì c’è più movimento!”
Quando mi spostai a Roma, cominciarono a dirmi “ma che ci fai a Roma? Dovresti andare a Milano! Ci sono più possibilità!”
Arrivato a Milano, mi suggerirono di lasciare l’Italia; questa storia delle possibilità non la bevo più, diciamo le cose come stanno: la verità è che sto sulle scatole e dicono così per mandarmi fuori dagli zebedei!
Se andassi in Germania mi consiglierebbero di spostarmi in Inghilterra, dove mi spedirebbero in Islanda e da lì in un attimo mi ritroverei sul pack della Groenlandia, solo come il testicolo di un monorchide.
To be continued…
July 6, 2012
Mattoncini Ego
Andros – Mattoncini Ego²
Polyandros
Parole come colli
da spedire in porto franco;
colli guarniti da cravatte
belle come non saremo mai.
Il mondo scivola
su creme antirughe
e tenori di vita
che non prendono mai stecche.
Dimentichi degli altri,
come bambini incoscienti,
giochiamo alle costruzioni,
con i mattoncini ego.
Pubblicata nel 2006 nel libro “Borborigmi di-versi“
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