Francesca Riscaio's Blog, page 4
February 9, 2016
Before - L'antesignano del genere Strappamutande
Questa idea nasce da un post di una blogger, Anna de L'acquerello di un attimo, e si tratta di una cosa molto semplice: realizzare la prima opera strappamutande della storia della letteratura (massì, e-s-a-g-e-r-i-a-m-o!!!). Il progetto è così fatto: alcuni autori esordienti, con il supporto di bloggers temerari, si diletteranno, come se applicassero uno schema in una partita di calcio, a passarsi la palla, ovvero la storia, una fan-fiction realizzata su un'idea di base e sviluppata a piacimento dall'autore di turno.
Partiamo dai protagonisti.
Lui è Adrian (ovviamente i nomi sono anglofoni, e, del resto, la vicenda, essendo una fan-fiction, diciamo, ispirata ai One Direction, non può non essere ambientata in Uk... questo è uno spunto e, quindi, passibile di modifica).
Lei invece è Sophia.
I nomi sono importanti giacché determinano la natura dei personaggi. Adrian viene dal latino: ispirato all'Imperatore Adriano, richiama un tempo di terre conquistate in precedenza e mantenute; a me è caro per aver ispirato quella grandissima opera che è appunto "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar.
Ovviamente, nella nostra vicenda, il protagonista di affine ad Adriano avrà solo il nome, poiché si presenterà come una canaglia, irresistibile, ma pur sempre canaglia.
Sophia, non serve dirlo, viene dal greco e significa sapienza. La protagonsita sarà un individuo che vive "di testa", fino a portare all'estremo questa sua caratteristica, ai limiti della saccenza e della presunzione.
Sophia è fidanzata (sulla verginità della protagonista non mi pronuncio: lascio la scelta a chi mi seguirà, se qualcuno vorrà farlo) con un tipo regolare, dal nome "duro", foneticamente parlando, per esempio Karl (uomo libero). Lei lo ama molto, ma lui è "poco sensibile".
Sophia ha anche una migliore amica vanesia, ma non cattiva né falsa: è solo un po' superficiale nel valutare alcuni aspetti dell'esistenza. Ragazza carina e molto attenta all'estetica, l'amica di Sophia si chiama Belle (dal Latino bellus).
I nostri protagonisti sono giovani, parliamo di vent'anni circa, e frequentano la stessa ottima scuola: non ricordo il sistema scolastico britannico (mi documenterò), ma, al momento, presumiamo che siano all'università e, pur non scomodando Oxford e Cambridge, a spremersi le meningi, troveremo qualcosa di simile. La vicenda si svolge ai giorni nostri: siamo nel 2016, anno che vedrà nascere Before (buahahahahah!!!), ovvero, la prima opera strappamutande di epoca contemporanea.
Abbiamo il chi, il quando e il dove. Ora, vediamo il perchè e, soprattutto, il come la nostra vicenda accade.
Before - La tempesta dei sensi
Capitolo I - Incontro
Adrian.
Adrian.
Adrian.
Per giorni Belle non le aveva parlato d'altro.
L'aveva conosciuta alla scuola primaria, compagne di banco sin dal primo giorno, sempre insieme fino all'università. L'avesse incontrata da "grande", probabilmente, lei e Belle non sarebbero mai state amiche. Non era cattiva, ma, per certe cose, Sophia non aveva una grande considerazione di lei. Era leggera: a volte, pensava che non fosse nemmeno tanto sveglia, ma era una buona amica. Eppure non sopportava proprio alcuni aspetti del suo carattere: Belle, di solito, frequentava dei brocchi da paura solo perché erano "fichi", come diceva lei. Trogloditi incapaci persino di mettere due parole in fila. Adrian non faceva eccezione. Era bello, Sophia doveva riconoscerlo, ma sembrava vuoto come un loft disabitato, in cui, però, le luci erano rimaste accese: una bellezza quasi atificiale, come certi modelli eterei che si vedevano alle sfilate degli stilisti tanto cari a Belle. Per di più era uno stronzo. Trattava le ragazze come un passatempo. Certo, la colpa era di quelle oche che gli correvano dietro, manco non ci fosse rimasto nessun altro rappresentante del genere maschile al mondo. Cretine! Sophia le chiamava ragazze-kleenex: riteneva che per Adrian avessero la stessa utilità di un fazzoletto di carta.
- Invece di pulirsi su un pezzo di carta, una volta fatto, usa quelle sceme! - diceva, piena di indignazione, tentando di dissuadere la sua amica.
Le sue intenzioni erano buone e lo pensava davvero, ma a nulla valevano le sue invettive. Belle era cotta di quel tipo.
Era per questo che, ora, si trovava lì, seduta in un divano sudicio e pieno di schiefezze, in una casa che sembrava un bordello, con la musica a palla, gente sbronza da tutte le parti a sbavarsi addosso, mentre la sua amica giaceva inerme sul suo grembo, stordita dal troppo alcol ingurgitato e maleodorante di vomito.
Dannata festa!
Adrian l'aveva invitata a questa festa a casa di uno, un suo compagno di squadra (Adrian giocava a calcio, ovviamente), e Belle le aveva chiesto, anzi, l'aveva praticamente costretta ad accompagnarla.
- Smettila di dire peste e corna di lui!... Eddai, Sophia, ma che te ne frega... mica te lo devi fare! Ti sto chiedendo solo di accompagnarmi a una fottutissima festa! Che amica sei, se non trovi nemmeno un paio d'ore per me?!? Ti prometto che torniamo presto... dai, vieni... ti prego - e aveva sbattuto le lunghe ciglia, rese plastiche dal costosissimo mascara, fissandola con quello sguardo pieno di aspettativa che Sophia ben conosceva.
Non riusciva proprio a dirle di no. Aveva accettato, iniziando a maledirsi mentalente il secondo dopo aver detto di sì.
- Potrebbe essere divertente - l'aveva schernita Karl, il suo ragazzo - Alla fine della serata, potresti aver raccolto informazioni sufficienti per fare una bella tesina sociologica su quei casi umani! - e aveva riso di gusto.
- Si da il caso che uno di quei casi umani sia la mia migliore amica! Non c'è nulla di divertente in ciò che hai detto!
- Già... non capisco proprio come facciate a essere amiche... - aveva infierito Karl impietoso.
- Sei veramente scortese! Non mi piace che parli così di Belle! - aveva tagliato corto Sophia e se ne era andata indispettita.
Aveva sperato che Karl le avesse offerto una scusa per non andare alla festa, ma, come al solito, lui non capiva le sue reali necessità, anzi diceva sempre la cosa sbagliata al momento meno opportuno.
Così, aveva accompagnato Belle.
La serata era stata un disastro. Belle aveva scondinzolato tutto il tempo dietro ad Adrian e lei si era ritrovata sola ad annoiarsi in un angolo. Non conosceva nessuno né voleva fare la conoscenza di alcun partecipante. Aveva fatto una gran fatica a trovare qualcosa da bere di analcolico, aveva fatto scorta di salatini e succo di pera (rubando un brick destinato ai chupito) e si era nascosta nel posto più remoto dell'abitazione, dove, comunque, non mancavano incursioni di selvaggi, ma nessuno, per sua foruna, aveva tentato di relazionarsi con lei.
A un certo punto, era andata a cercare Belle e l'aveva vista fuggire in lacrime verso il bagno. L'aveva rincorsa. Era sbronza marcia. L'aveva aiutata a vomitare, tenendole la testa, e, quando si era calmata e un po' ripulita, l'aveva condotta nella saletta dove lei era stata nascosta tutta la sera. Erano riuscite a sedersi su un divanaccio, usato per appoggiare borse e giacche, e Belle le si era accasciata in grembo, piangendo disperata. Adrian l'aveva invitata perché un suo amico era cotto di lei. Quando aveva capito che Belle puntava lui, l'aveva liquidata in malo modo, dicendole che quello era un film che sarebbe dovuta andare a vedere da sola. Sophia aveva pensato che fosse un'ottima notizia e aveva tirato un sospiro di sollievo, ma non aveva fatto commenti, non era proprio il caso, lasciando che Belle si sfogasse: alla fine, sfinita dal pianto e dall'alcol si era addormentata sulle sue ginocchia. Allora, Sophia aveva chiamato Karl chiedendogli di andarle a prendere.
Ora, guardava nervosamente l'orologio e sorseggiava l'ennesimo bicchiere di succo di pera, mentre, ogni tanto, sfiorava il viso dell'amica per sincerarsi delle sue condizioni. Voleva solo portarla via di là e andarsene lei stessa: sperava che Karl l'avrebbe raggiunta a breve.
In quel mentre, si accorse che la musica era cambiata: passava un brano smielato, una canzone d'amore, e l'atmosfera si era fatta quieta. Sophia si accorse anche della figura maschile in penombra, ferma sulla soglia della porta. Ebbe un lieve sussulto. Quello cercò una sedia e si andò a sedere accanto a lei. Quando le fu vicino, lo riconobbe.
Adrian.
- Come sta? - chiese.
Sophia taque. Si chiedeva cosa volesse e, comunque, non aveva nessuan intenzione di dialogare con lui. Al protarsi del silenzio, Andrian proseguì: - ...è fortunata ad avere un'amica come te - sorrise ammiccante.
- Cosa ti fa supporre che io nutra il desiderio di intraprendere una qualche conversazione con te? - rispose, questa volta, acida Sophia.
- Che linguaggio complicato! Guarda che ti capisco anche se parli difficile! - e rise di gusto, poi, facendosi serio - Del resto, si vede che sei una che si sente superiore solo perché conosce la grammatica...
Sophia ebbe un moto d'ira e fu sul punto di avventarsi contro di lui, ma mantenne quel briciolo di lucidità per osservare il suo interlocutore. Quello l'aveva provocata apposta e lei c'era quasi caduta!
"Idiota!" pensò, stupendosi di se stessa "Ora, ti dico tutto quello che nessuno ti ha mai detto! Te la do io la grammatica!"
- Sei stato uno stronzo con la mia amica!
- Perché? Mica mi può piacere per forza!
- Avresti potuto essere più gentile!
- Ho fatto un favore a entrambi: si vede subito che fa la dura, ma è una di quelle che s'innamora... se me la fossi fatta, non me la toglievo più di dosso... non fare l'ipocrita: pensi anche tu che è meglio così!
Sophia non seppe cosa rispondere: Adrian parlava come uno zotico, ma non aveva torto. Un atteggiamento determinato e duro non dava adito a fraintendimenti: nell'immediato Belle avrebbe sofferto di più, ma se ne sarebbe fatta una ragione in minor tempo. Invece, se, al contrario, Adrian fosse stato ambiguo o gentile nel rifiutarla, Belle si sarebbe potuta illudere che, magari, la rifiutasse per non ferire il suo amico o altre assurdità simili, così facili, però, da pensare per un cuore in ballo.
Adrian sapeva di aver colto nel segno e compiaciuto constinuò: - Non è colpa mia se non è il mio tipo...
- Strano: da quello che so di te il tuo tipo sono tutte!
- Forse non sai niente... forse sembra che il mio tipo siano tutte perché, in fondo, non ne ho trovata una che lo fosse veramente...
Sorrise di nuovo. Aveva una fossetta intrigante all'angolo della bocca, solo su una guancia: era deliziosa e dannatamente sexy. Sophia provò una rabbia furiosa. Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma quello non le diede il tempo.
- Qualcuna tipo te...
Sophia rimase di stucco, Adrian incalzò: - ...sei bella e, anche se vuoi mostrarti superiore, si vede che ci godi a esserlo e passi molto tempo a curare il tuo aspetto... solo che lo fai in modo da dissimulare la tua bellezza... sei veramente una snob, ma, a lucidarti bene, ossì... brilleresti e offuscheresti qualunque altra ti fosse vicina... eheheh...
Sghignazzò divertito. Sophia non ci vide più e gli tirò contro tutto il succo di pera che gli era rimasto nel bicchiere con il bicchiere. Era di carta, ma qualsiasi altro materiale non avrebbe fatto alcuna differenza, data la furia che le aveva pervaso l'animo.
- Va' all'inferno, schifoso d'un verme cafone!
Adrian non parve particolarmente scosso dal gesto, anzi rise, togliendosi la maglia e iniziandosi a pulire con quella : - No! Ora mi rimarranno tutti i capelli appiccicati di succo! - continuò a ridere.
Non aveva affatto un fisico esile o etereo: anzi, era fatto di carne e muscoli ben disegnati e tesi. Sophia non poté non notarlo, quando si fu tolto la maglietta e fu rimasto a torso nudo. Aveva le spalle larghe, una fisicità fine, ma niente affatto fragile: era ben proporzionato e decisamente attraente. La rabbia di Sophia aumentò: era furibonda con se stessa per le assurde reazioni che il suo corpo stava avendo alla vista di Adrian.
Come poteva essere attratta da un simile idiota?
Quello sorrideva divertito, mantre cercava di togliersi il succo di dosso, usando la maglietta.
- Ti lascio il mio numero - concluse, senza troppi complimenti.
- Non voglio affatto il tuo...
- 7 come i re di Roma, 476 come l'anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente, 100 come i canti della Divina Commedia, 21 come gli anni che non avrò più il 3 di dicembre. (Nota mia: speriamo che il n. non coincida con nessun n. reale... sai che ridere, sennò?!?)
Mentre diceva questo, si alzò per andarsene.
- I canti della Divina Commedia non sono...
Adrian si girò di scatto: - Quanti? Quanti sono i Canti della Divina Commedia?
Sophia amava la storia antica e la cultura italiana ed era molto sicura delle proprie conoscenze, tuttavia s'accorse d'essere stata colta in fallo: era stata affrettata.
Erano 100: 33 +33 + 33 + 1, il Proemio dell'Inferno.
Taque. L'aveva punta nel vivo. Sorrise compiaciuto, si voltò e, giunto alla soglia della porta, distrattamente aggiunse: - Pensaci. Se ti va, chiamami. A volte non rispondo, ma, quando lo faccio, è perché voglio farlo.
- Non hai il mio numero, idiota! - rispose Sophia stizzita - Come puoi sapere di voler rispondere a un numero che nemmeno conosci? Pensi davvero di impressionarmi così?
Lui si voltò e la guardò in modo enigmatico. A Sophia sorse un dubbio: e se avesse avuto il suo numero? Lo cacciò via. Perché quell'ottuso avrebbe dovuto averlo? La stava provocando. Ma lui colse il dubbio di lei. Di nuovo sorrise compiaciuto. Era veramente insopportabile, così pieno di sé e mal disponente. Sophia avrebbe voluto liberarsi della sua amica e andare a prenderlo a schiaffi, quello sfacciato strafottente.
- Ah, già - proseguì - sopra c'è il tuo ragazzo... gli dico di raggiungerti qua?
Sophia non pensò più ad altro: - Quando avevi intenzione di dirmelo, si può sapere?
- Te lo sto dicendo ora... allora?
- Certo che gli devi dire di raggiungermi!
- Ai tuoi ordini, mia signora! - rise e sparì.
In un attimo, Karl fu da lei. Prese in braccio Belle e si diressero alla macchina: lei e Belle erano andate alla festa con l'autobus, ma era impossibile tornare indietro allo stesso modo, con la sua amica ridotta in quelle condizioni.
Per tutto il viaggio di ritorno, Sophia non fece altro che ripetere quanto fosse prepotente Adrian e insopportabile e strafottente.
Karl, a un certo punto, la punzecchiò: - Ne parli talmente tanto che, se non ti conoscessi così bene, direi che ti piace...
- Sei impazzito?!? - lo aggredì lei - Una cosa del genere non la voglio sentire nemmeno per scherzo!!!
Era fuori di sé dalla rabbia e la sua reazione fu spropositata: se si fosse soffermata sulle parole di Karl, se si fosse fermata a riflettere, come era solita fare, forse avrebbe affrontato il suo sentire e nulla di ciò che seguì sarebbe accaduto.
Karl tacque e si concentrò pensieroso sulla strada. Anche su questo Sophia avrebbe dovuto riflettere: in condizioni normali, Karl avrebbe fatto qualche uscita insensibile e poco seria che, di certo, l'avrebbe fatta imbestialire ancora di più, ma lui non si fermava nemmeno davanti alla sua rabbia... era fatto così. Invece, quella sera, rimase in silenzio, mentre lei, furibonda, macerava. E, dopo aver riflettuto lungamente, Sophia decise che si sarebbe vendicata di Adrian. Odiava che l'avesse umiliata, detestava essere stata presa in contropiede da quel beota. Voleva giocare con lei? Bene, l'avrebbe punito facendo il suo stesso gioco. Decise che l'avrebbe fatto innamorare di sé, certa di poter facilmente sedurre un individuo di così poco spessore come Adrian, e, una volta fatto innamorare, gli avrebbe spezzato il cuore. Avrebbe vendicato Belle e tutte le ragazze, che lui aveva preso in giro: l'avrebbe buttato via come un fazzoletto usato.
Mentre Sophia pensava a questo, giunsero agli alloggi: l'idea della vendetta imminente le aveva grandemente placato l'animo, sorrideva compiaciuta e persino si scusò con Karl per averlo aggredito.
- Scusami, ma è stata una serata orribile - gli sorrise gentile, eppure, dopo che lui l'ebbe aiutata a portare Belle nella sua stanza, lo liquidò frettolosa, senza nemmeno proporgli di fermarsi.
Fine capitolo primo.
Ho immaginato per la vicenda uno sviluppo molto semplice. Sophia perde il controllo della situazione e viene risucchiata dal suo folle progetto, ritrovandosi vittima della sua ossessione per Adrian, di cui si innamora. Arriva al punto di perdere Karl e ovviamente compromette l'amicizia con Belle. Nel frattempo, subisce gli umori di Adrian, con il quale inizia un rapporto instabile e altalenante, fatto di eccessi, rancori, ossessioni, gelosie, etc
Il marchio "strappamutande" nasce da una scena che sarà presente nel libro: uno dei due amanti-malati (Adrian o Sophia), in un attimo di passione travolgente, si "strapperà" le mutande, per spogliarsi più velocemente. Io non scriverò questa scena (non credo di essere in grado), ma è fondamentale, perché, dopo di essa, tutti gli autori che vorranno scrivere un "romanzo strappamutande", dovranno includere una scena simile nella loro opera. Non deve essere sconcia o volgare: l'idea è di una scena ironica, così allenterebbe il mood ossessive-tragic-love del romanzo! Quindi, ci vorrebbe l'apporto di un'autrice di libri erotici che, magari, è in grado di dare un taglio divertente, ma non ridicolo, a questo passaggio decisivo.
Se qualche autrice e bloggers vorrà unirsi al gioco, mi farà piacere: veder passare Before da un blog all'altro, con il contributo di varie autrici, sarebbe divertente. Ma, se nessuno vorrà partecipare a questa strampalata iniziativa (è comunque una roba che richiede tempo e che, almeno un minimo, deve piacere), a tempo perso, la porterò avanti io. Tranne per la scena "strappamutande": quella la lascio in bianco! :)
Partiamo dai protagonisti.
Lui è Adrian (ovviamente i nomi sono anglofoni, e, del resto, la vicenda, essendo una fan-fiction, diciamo, ispirata ai One Direction, non può non essere ambientata in Uk... questo è uno spunto e, quindi, passibile di modifica).
Lei invece è Sophia.
I nomi sono importanti giacché determinano la natura dei personaggi. Adrian viene dal latino: ispirato all'Imperatore Adriano, richiama un tempo di terre conquistate in precedenza e mantenute; a me è caro per aver ispirato quella grandissima opera che è appunto "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar.
Ovviamente, nella nostra vicenda, il protagonista di affine ad Adriano avrà solo il nome, poiché si presenterà come una canaglia, irresistibile, ma pur sempre canaglia.
Sophia, non serve dirlo, viene dal greco e significa sapienza. La protagonsita sarà un individuo che vive "di testa", fino a portare all'estremo questa sua caratteristica, ai limiti della saccenza e della presunzione.
Sophia è fidanzata (sulla verginità della protagonista non mi pronuncio: lascio la scelta a chi mi seguirà, se qualcuno vorrà farlo) con un tipo regolare, dal nome "duro", foneticamente parlando, per esempio Karl (uomo libero). Lei lo ama molto, ma lui è "poco sensibile".
Sophia ha anche una migliore amica vanesia, ma non cattiva né falsa: è solo un po' superficiale nel valutare alcuni aspetti dell'esistenza. Ragazza carina e molto attenta all'estetica, l'amica di Sophia si chiama Belle (dal Latino bellus).
I nostri protagonisti sono giovani, parliamo di vent'anni circa, e frequentano la stessa ottima scuola: non ricordo il sistema scolastico britannico (mi documenterò), ma, al momento, presumiamo che siano all'università e, pur non scomodando Oxford e Cambridge, a spremersi le meningi, troveremo qualcosa di simile. La vicenda si svolge ai giorni nostri: siamo nel 2016, anno che vedrà nascere Before (buahahahahah!!!), ovvero, la prima opera strappamutande di epoca contemporanea.
Abbiamo il chi, il quando e il dove. Ora, vediamo il perchè e, soprattutto, il come la nostra vicenda accade.
Before - La tempesta dei sensi
Capitolo I - Incontro
Adrian.
Adrian.
Adrian.
Per giorni Belle non le aveva parlato d'altro.
L'aveva conosciuta alla scuola primaria, compagne di banco sin dal primo giorno, sempre insieme fino all'università. L'avesse incontrata da "grande", probabilmente, lei e Belle non sarebbero mai state amiche. Non era cattiva, ma, per certe cose, Sophia non aveva una grande considerazione di lei. Era leggera: a volte, pensava che non fosse nemmeno tanto sveglia, ma era una buona amica. Eppure non sopportava proprio alcuni aspetti del suo carattere: Belle, di solito, frequentava dei brocchi da paura solo perché erano "fichi", come diceva lei. Trogloditi incapaci persino di mettere due parole in fila. Adrian non faceva eccezione. Era bello, Sophia doveva riconoscerlo, ma sembrava vuoto come un loft disabitato, in cui, però, le luci erano rimaste accese: una bellezza quasi atificiale, come certi modelli eterei che si vedevano alle sfilate degli stilisti tanto cari a Belle. Per di più era uno stronzo. Trattava le ragazze come un passatempo. Certo, la colpa era di quelle oche che gli correvano dietro, manco non ci fosse rimasto nessun altro rappresentante del genere maschile al mondo. Cretine! Sophia le chiamava ragazze-kleenex: riteneva che per Adrian avessero la stessa utilità di un fazzoletto di carta.
- Invece di pulirsi su un pezzo di carta, una volta fatto, usa quelle sceme! - diceva, piena di indignazione, tentando di dissuadere la sua amica.
Le sue intenzioni erano buone e lo pensava davvero, ma a nulla valevano le sue invettive. Belle era cotta di quel tipo.
Era per questo che, ora, si trovava lì, seduta in un divano sudicio e pieno di schiefezze, in una casa che sembrava un bordello, con la musica a palla, gente sbronza da tutte le parti a sbavarsi addosso, mentre la sua amica giaceva inerme sul suo grembo, stordita dal troppo alcol ingurgitato e maleodorante di vomito.
Dannata festa!
Adrian l'aveva invitata a questa festa a casa di uno, un suo compagno di squadra (Adrian giocava a calcio, ovviamente), e Belle le aveva chiesto, anzi, l'aveva praticamente costretta ad accompagnarla.
- Smettila di dire peste e corna di lui!... Eddai, Sophia, ma che te ne frega... mica te lo devi fare! Ti sto chiedendo solo di accompagnarmi a una fottutissima festa! Che amica sei, se non trovi nemmeno un paio d'ore per me?!? Ti prometto che torniamo presto... dai, vieni... ti prego - e aveva sbattuto le lunghe ciglia, rese plastiche dal costosissimo mascara, fissandola con quello sguardo pieno di aspettativa che Sophia ben conosceva.
Non riusciva proprio a dirle di no. Aveva accettato, iniziando a maledirsi mentalente il secondo dopo aver detto di sì.
- Potrebbe essere divertente - l'aveva schernita Karl, il suo ragazzo - Alla fine della serata, potresti aver raccolto informazioni sufficienti per fare una bella tesina sociologica su quei casi umani! - e aveva riso di gusto.
- Si da il caso che uno di quei casi umani sia la mia migliore amica! Non c'è nulla di divertente in ciò che hai detto!
- Già... non capisco proprio come facciate a essere amiche... - aveva infierito Karl impietoso.
- Sei veramente scortese! Non mi piace che parli così di Belle! - aveva tagliato corto Sophia e se ne era andata indispettita.
Aveva sperato che Karl le avesse offerto una scusa per non andare alla festa, ma, come al solito, lui non capiva le sue reali necessità, anzi diceva sempre la cosa sbagliata al momento meno opportuno.
Così, aveva accompagnato Belle.
La serata era stata un disastro. Belle aveva scondinzolato tutto il tempo dietro ad Adrian e lei si era ritrovata sola ad annoiarsi in un angolo. Non conosceva nessuno né voleva fare la conoscenza di alcun partecipante. Aveva fatto una gran fatica a trovare qualcosa da bere di analcolico, aveva fatto scorta di salatini e succo di pera (rubando un brick destinato ai chupito) e si era nascosta nel posto più remoto dell'abitazione, dove, comunque, non mancavano incursioni di selvaggi, ma nessuno, per sua foruna, aveva tentato di relazionarsi con lei.
A un certo punto, era andata a cercare Belle e l'aveva vista fuggire in lacrime verso il bagno. L'aveva rincorsa. Era sbronza marcia. L'aveva aiutata a vomitare, tenendole la testa, e, quando si era calmata e un po' ripulita, l'aveva condotta nella saletta dove lei era stata nascosta tutta la sera. Erano riuscite a sedersi su un divanaccio, usato per appoggiare borse e giacche, e Belle le si era accasciata in grembo, piangendo disperata. Adrian l'aveva invitata perché un suo amico era cotto di lei. Quando aveva capito che Belle puntava lui, l'aveva liquidata in malo modo, dicendole che quello era un film che sarebbe dovuta andare a vedere da sola. Sophia aveva pensato che fosse un'ottima notizia e aveva tirato un sospiro di sollievo, ma non aveva fatto commenti, non era proprio il caso, lasciando che Belle si sfogasse: alla fine, sfinita dal pianto e dall'alcol si era addormentata sulle sue ginocchia. Allora, Sophia aveva chiamato Karl chiedendogli di andarle a prendere.
Ora, guardava nervosamente l'orologio e sorseggiava l'ennesimo bicchiere di succo di pera, mentre, ogni tanto, sfiorava il viso dell'amica per sincerarsi delle sue condizioni. Voleva solo portarla via di là e andarsene lei stessa: sperava che Karl l'avrebbe raggiunta a breve.
In quel mentre, si accorse che la musica era cambiata: passava un brano smielato, una canzone d'amore, e l'atmosfera si era fatta quieta. Sophia si accorse anche della figura maschile in penombra, ferma sulla soglia della porta. Ebbe un lieve sussulto. Quello cercò una sedia e si andò a sedere accanto a lei. Quando le fu vicino, lo riconobbe.
Adrian.
- Come sta? - chiese.
Sophia taque. Si chiedeva cosa volesse e, comunque, non aveva nessuan intenzione di dialogare con lui. Al protarsi del silenzio, Andrian proseguì: - ...è fortunata ad avere un'amica come te - sorrise ammiccante.
- Cosa ti fa supporre che io nutra il desiderio di intraprendere una qualche conversazione con te? - rispose, questa volta, acida Sophia.
- Che linguaggio complicato! Guarda che ti capisco anche se parli difficile! - e rise di gusto, poi, facendosi serio - Del resto, si vede che sei una che si sente superiore solo perché conosce la grammatica...
Sophia ebbe un moto d'ira e fu sul punto di avventarsi contro di lui, ma mantenne quel briciolo di lucidità per osservare il suo interlocutore. Quello l'aveva provocata apposta e lei c'era quasi caduta!
"Idiota!" pensò, stupendosi di se stessa "Ora, ti dico tutto quello che nessuno ti ha mai detto! Te la do io la grammatica!"
- Sei stato uno stronzo con la mia amica!
- Perché? Mica mi può piacere per forza!
- Avresti potuto essere più gentile!
- Ho fatto un favore a entrambi: si vede subito che fa la dura, ma è una di quelle che s'innamora... se me la fossi fatta, non me la toglievo più di dosso... non fare l'ipocrita: pensi anche tu che è meglio così!
Sophia non seppe cosa rispondere: Adrian parlava come uno zotico, ma non aveva torto. Un atteggiamento determinato e duro non dava adito a fraintendimenti: nell'immediato Belle avrebbe sofferto di più, ma se ne sarebbe fatta una ragione in minor tempo. Invece, se, al contrario, Adrian fosse stato ambiguo o gentile nel rifiutarla, Belle si sarebbe potuta illudere che, magari, la rifiutasse per non ferire il suo amico o altre assurdità simili, così facili, però, da pensare per un cuore in ballo.
Adrian sapeva di aver colto nel segno e compiaciuto constinuò: - Non è colpa mia se non è il mio tipo...
- Strano: da quello che so di te il tuo tipo sono tutte!
- Forse non sai niente... forse sembra che il mio tipo siano tutte perché, in fondo, non ne ho trovata una che lo fosse veramente...
Sorrise di nuovo. Aveva una fossetta intrigante all'angolo della bocca, solo su una guancia: era deliziosa e dannatamente sexy. Sophia provò una rabbia furiosa. Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma quello non le diede il tempo.
- Qualcuna tipo te...
Sophia rimase di stucco, Adrian incalzò: - ...sei bella e, anche se vuoi mostrarti superiore, si vede che ci godi a esserlo e passi molto tempo a curare il tuo aspetto... solo che lo fai in modo da dissimulare la tua bellezza... sei veramente una snob, ma, a lucidarti bene, ossì... brilleresti e offuscheresti qualunque altra ti fosse vicina... eheheh...
Sghignazzò divertito. Sophia non ci vide più e gli tirò contro tutto il succo di pera che gli era rimasto nel bicchiere con il bicchiere. Era di carta, ma qualsiasi altro materiale non avrebbe fatto alcuna differenza, data la furia che le aveva pervaso l'animo.
- Va' all'inferno, schifoso d'un verme cafone!
Adrian non parve particolarmente scosso dal gesto, anzi rise, togliendosi la maglia e iniziandosi a pulire con quella : - No! Ora mi rimarranno tutti i capelli appiccicati di succo! - continuò a ridere.
Non aveva affatto un fisico esile o etereo: anzi, era fatto di carne e muscoli ben disegnati e tesi. Sophia non poté non notarlo, quando si fu tolto la maglietta e fu rimasto a torso nudo. Aveva le spalle larghe, una fisicità fine, ma niente affatto fragile: era ben proporzionato e decisamente attraente. La rabbia di Sophia aumentò: era furibonda con se stessa per le assurde reazioni che il suo corpo stava avendo alla vista di Adrian.
Come poteva essere attratta da un simile idiota?
Quello sorrideva divertito, mantre cercava di togliersi il succo di dosso, usando la maglietta.
- Ti lascio il mio numero - concluse, senza troppi complimenti.
- Non voglio affatto il tuo...
- 7 come i re di Roma, 476 come l'anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente, 100 come i canti della Divina Commedia, 21 come gli anni che non avrò più il 3 di dicembre. (Nota mia: speriamo che il n. non coincida con nessun n. reale... sai che ridere, sennò?!?)
Mentre diceva questo, si alzò per andarsene.
- I canti della Divina Commedia non sono...
Adrian si girò di scatto: - Quanti? Quanti sono i Canti della Divina Commedia?
Sophia amava la storia antica e la cultura italiana ed era molto sicura delle proprie conoscenze, tuttavia s'accorse d'essere stata colta in fallo: era stata affrettata.
Erano 100: 33 +33 + 33 + 1, il Proemio dell'Inferno.
Taque. L'aveva punta nel vivo. Sorrise compiaciuto, si voltò e, giunto alla soglia della porta, distrattamente aggiunse: - Pensaci. Se ti va, chiamami. A volte non rispondo, ma, quando lo faccio, è perché voglio farlo.
- Non hai il mio numero, idiota! - rispose Sophia stizzita - Come puoi sapere di voler rispondere a un numero che nemmeno conosci? Pensi davvero di impressionarmi così?
Lui si voltò e la guardò in modo enigmatico. A Sophia sorse un dubbio: e se avesse avuto il suo numero? Lo cacciò via. Perché quell'ottuso avrebbe dovuto averlo? La stava provocando. Ma lui colse il dubbio di lei. Di nuovo sorrise compiaciuto. Era veramente insopportabile, così pieno di sé e mal disponente. Sophia avrebbe voluto liberarsi della sua amica e andare a prenderlo a schiaffi, quello sfacciato strafottente.
- Ah, già - proseguì - sopra c'è il tuo ragazzo... gli dico di raggiungerti qua?
Sophia non pensò più ad altro: - Quando avevi intenzione di dirmelo, si può sapere?
- Te lo sto dicendo ora... allora?
- Certo che gli devi dire di raggiungermi!
- Ai tuoi ordini, mia signora! - rise e sparì.
In un attimo, Karl fu da lei. Prese in braccio Belle e si diressero alla macchina: lei e Belle erano andate alla festa con l'autobus, ma era impossibile tornare indietro allo stesso modo, con la sua amica ridotta in quelle condizioni.
Per tutto il viaggio di ritorno, Sophia non fece altro che ripetere quanto fosse prepotente Adrian e insopportabile e strafottente.
Karl, a un certo punto, la punzecchiò: - Ne parli talmente tanto che, se non ti conoscessi così bene, direi che ti piace...
- Sei impazzito?!? - lo aggredì lei - Una cosa del genere non la voglio sentire nemmeno per scherzo!!!
Era fuori di sé dalla rabbia e la sua reazione fu spropositata: se si fosse soffermata sulle parole di Karl, se si fosse fermata a riflettere, come era solita fare, forse avrebbe affrontato il suo sentire e nulla di ciò che seguì sarebbe accaduto.
Karl tacque e si concentrò pensieroso sulla strada. Anche su questo Sophia avrebbe dovuto riflettere: in condizioni normali, Karl avrebbe fatto qualche uscita insensibile e poco seria che, di certo, l'avrebbe fatta imbestialire ancora di più, ma lui non si fermava nemmeno davanti alla sua rabbia... era fatto così. Invece, quella sera, rimase in silenzio, mentre lei, furibonda, macerava. E, dopo aver riflettuto lungamente, Sophia decise che si sarebbe vendicata di Adrian. Odiava che l'avesse umiliata, detestava essere stata presa in contropiede da quel beota. Voleva giocare con lei? Bene, l'avrebbe punito facendo il suo stesso gioco. Decise che l'avrebbe fatto innamorare di sé, certa di poter facilmente sedurre un individuo di così poco spessore come Adrian, e, una volta fatto innamorare, gli avrebbe spezzato il cuore. Avrebbe vendicato Belle e tutte le ragazze, che lui aveva preso in giro: l'avrebbe buttato via come un fazzoletto usato.
Mentre Sophia pensava a questo, giunsero agli alloggi: l'idea della vendetta imminente le aveva grandemente placato l'animo, sorrideva compiaciuta e persino si scusò con Karl per averlo aggredito.
- Scusami, ma è stata una serata orribile - gli sorrise gentile, eppure, dopo che lui l'ebbe aiutata a portare Belle nella sua stanza, lo liquidò frettolosa, senza nemmeno proporgli di fermarsi.
Fine capitolo primo.
Ho immaginato per la vicenda uno sviluppo molto semplice. Sophia perde il controllo della situazione e viene risucchiata dal suo folle progetto, ritrovandosi vittima della sua ossessione per Adrian, di cui si innamora. Arriva al punto di perdere Karl e ovviamente compromette l'amicizia con Belle. Nel frattempo, subisce gli umori di Adrian, con il quale inizia un rapporto instabile e altalenante, fatto di eccessi, rancori, ossessioni, gelosie, etc
Il marchio "strappamutande" nasce da una scena che sarà presente nel libro: uno dei due amanti-malati (Adrian o Sophia), in un attimo di passione travolgente, si "strapperà" le mutande, per spogliarsi più velocemente. Io non scriverò questa scena (non credo di essere in grado), ma è fondamentale, perché, dopo di essa, tutti gli autori che vorranno scrivere un "romanzo strappamutande", dovranno includere una scena simile nella loro opera. Non deve essere sconcia o volgare: l'idea è di una scena ironica, così allenterebbe il mood ossessive-tragic-love del romanzo! Quindi, ci vorrebbe l'apporto di un'autrice di libri erotici che, magari, è in grado di dare un taglio divertente, ma non ridicolo, a questo passaggio decisivo.
Se qualche autrice e bloggers vorrà unirsi al gioco, mi farà piacere: veder passare Before da un blog all'altro, con il contributo di varie autrici, sarebbe divertente. Ma, se nessuno vorrà partecipare a questa strampalata iniziativa (è comunque una roba che richiede tempo e che, almeno un minimo, deve piacere), a tempo perso, la porterò avanti io. Tranne per la scena "strappamutande": quella la lascio in bianco! :)
Published on February 09, 2016 10:08
December 16, 2015
Memorie di Nael
Non so esattamente come si gestisca un blog, non so molte cose come, ormai, avrete intuito da soli (!!!), perciò, semplicemente, mi limito a scrivere di "avvenimenti" che hanno attirato la mia attenzione, questioni che mi hanno incuriosita o notizie relative al mio lavoro, che, magari, possono interessare a chi si trova a nuotare nel mio sito-acquario... Oggi vorrei narrarvi brevemente (lo giuro, sarò breve) le ragioni del titolo della saga: "Memorie di Nael". La storia che inizio a raccontarvi ne "Il Viaggio. Volume I" finirà molti secoli dopo, nel quarto tomo della serie. Questi libri conterranno tutto il mondo che mi sono immaginata. Tuttavia, ne "Il Viaggio. Volume II" le vicende avviate si concluderanno e, più o meno, i protagonisti conosciuti troveranno una qualche sistemazione. (Al momento, solo i primi due episodi sono stati scritti, il secondo è in fase di correzione, ma, data la fatica fatta per arrivare a questo traguardo, penso proprio che qui mi fermerò insieme a tutti i miei sfigatissimi personaggi! :)). Ciononostante, si tratta di un percorso molto lungo, perciò necessitavo di un termine che potesse comunicare il senso del dipanarsi del tempo. Le parole "saga" e "cronache" sono molto usate: "cronache", in particolare, mi piaceva, ma non volevo generare richiami inappropriati a ben più celeberrime opere. Così, sono andata a cercare lontano nel tempo, scomondando gli antichi cugini romani (mia grande fonte d'ispirazione... e anche questo l'avrete ben capito, ormai!) e rispolverando una parola, forse poco accattivante da un punto di vista editoriale, ma precisa: "annali". Chi ha frequentato il liceo, come me, di certo ha conosciuto Livio ed è stato tormentato dagli Annales... Ecco, il suggerimento me lo ha dato proprio lui; poi, da "annali" a trovare il sinonimo adatto per i miei scopi, grazie ai sempre efficientissimi Treccani e Devoto-Oli (anche loro dovrei annoverare tra "I viandanti dall'altra parte"!!!), il passo è stato breve. In questo modo è nato "Memorie di Nael", il mondo generato da Amèl, la Lupa, di cui ne "Il Viaggio. Volume I" e ne "Il Viaggio. Volume II" racconto parte di quella vicenda che lo porterà al totale stravolgimento.
E questa volta sono stata veramente breve, me ne dovete dare atto! ;)
Prima versione di Halea-Vid, nata dagli schizzi scarabocchiati sui 4 fogli Fabriano A4, certo non proprio adatta come mappa, ma, quando il gioco di ruolo de Il Viaggio sarà pronto, come plancia andrà benissimo!
E questa volta sono stata veramente breve, me ne dovete dare atto! ;)

Published on December 16, 2015 14:26
December 9, 2015
Blogger she wrote (Eddai!, ché alla mia presunzione qualche sfogo lo devo pur concedere!)

Quando a luglio ho pubblicato Il Viaggio, mi sono trovata ad affrontare una questione che non avevo affatto valutato: far conoscere il mio lavoro.
Contro voglia e pigramente, mi sono tuffata nel mare turbolento di Internet cercando una qualche soluzione miracolosa, ma, alla fine, ho optato per rotte già percorse, che mi sono state indicate, generosamente, da chi, per altri motivi, aveva comunque avuto a che fare con la questione promozione.
Confesso, odio fare promozione: m’affatica, m’annoia e non sono affatto produttiva né meno che meno costante.
Tuttavia, vi risparmierò le mie lamentazioni in merito…la mia voglia di scriverle è direttamente proporzionale alla vostra di leggerle!
Quello di cui invece vorrei parlare è il sorprendente mondo dei blogs e dei bloggers.
Uno dei canali suggeritomi, infatti, è stato quello di proporre il mio lavoro in recensione nei blogs e nei portali e webzine di settore. Non conosco la storia dei blogs in genere (magari qualche blogger me la vorrà raccontare un giorno), tuttavia quello che posso dire dalla mia esperienza è che sono posti fantastici abitati da creature laboriose appassionate di ciò che fanno.
Certo non tutti. Io, per mia naturale tendenza alla selezione, ne ho conosciuti pochi. A fare i conti, da quando il mio libro è uscito, ho inviato una trentina di richieste, tra blogs, portali e webzine , di recensioni, segnalazioni o presentazioni. Sembrerà un numero elevato, ma ho scoperto ci sono autori che si rivolgono sistematicamente a tutti i blogs e a tutte le webzine esistenti. Io penso non abbia senso. Ho cercato chi potesse avere interessi vicini al tema trattato dal mio libro e bloggers che fossero, almeno da quello che si poteva dedurre dai loro profili, lettori voraci e onnivori, meglio se amanti anche del genere fantasy ovviamente. E ho trovato grande reattività ed educazione (a oggi): una passione perseguita con serietà. Confesso, ci sono stati blogs da cui non ho avuto nemmeno un “non ci interessa” in risposta, ma, a ben guardare, sono una percentuale ridicola.
Da alcuni dei blogger con cui sono entrata in contatto ho ricavato insegnamenti che mi sono serviti per migliorarmi nel proporre il mio lavoro: se ora esiste un “Glossario” di Nael e dei Popoli che la abitano è grazie a un'osservazione di Anna de http://lacquerellodiunattimo.blogspot.it/ e da Raffaela de http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/ invece ho imparato che, se proponi un libro appartenente a una “Saga”, ha senso dire da quanti volumi è composta questa “Saga”, ché magari ai lettori fa piacere saperlo!
Ho anche avuto a che fare con portali e webzine molto puntuali: alcuni hanno accettato di farmi la recensione, altri non trattando autori self o formati ebook, hanno rifiutato il lavoro, ma molti hanno speso anche solo un minuto per darmi un feed-back (e non sapete quanto questo voglia dire per chi si è appena affacciato a questo mondo!).
Con alcuni di loro si sono creati anche dei fraintendimenti non da poco, con conseguente rischio da parte di mia di fare la figura dell'idiota completa: la verità è che ho sempre il timore di disturbare, ci sono così tanti autori, un numero considerevole di proposte...proietto sulle risposte che ricevo questo sentire e ne fraintendo il senso. Poi, l'unica cosa che rimane da fare è sdrammatizzare, scusarsi e andare avanti. Non posso mettermi a spiegare tutto ciò che penso, le mie riflessioni e bla, bla, bla: allora si che avrebbero la conferma, se non altro, della mia stranezza! Anche da loro ho appreso cose interessanti: per esempio, da Luca de http://www.isolaillyon.it/ ho imparato il concetto di calendarizzazione. Il loro portale è molto attivo e sono rapidi nelle risposte: il termine in questione era legato all'impossibilità di recensire il mio ebook, poiché, al momento, oberati di impegni, perciò non lo potevano calendarizzare. Sono rimasta colpita. Mi ha dato l'idea di grande organizzazione. Probabilmente, gli “addetti ai lavori”, quelli che stanno dall'altra parte e che sanno come funzionano realmente le cose, staranno scompisciandosi dalle risate, ma è l'impressione che ho avuto io da questa parte. Ho pensato di fare mio il concetto: calendarizzare la promozione, calendarizzare gli appuntamenti in questa specie di blog che mal gestisco (i bloggers, quelli seri a cui vorrei ispirarmi, lo fanno, oh!), poi mi sono guardata e mi sono detta “Naaaaaaaaaaa! Ma a chi le voglio raccontare?!?””. .
Ecco, questo post vuol essere un modo per restituire qualcosa. In base alla mia esperienza, pubblicherò l'elenco dei Blogs, dei portali e delle -zine con cui mi sono trovata bene, per reattività, gentilezza, serietà, etc. Cercherò di tenere aggiornata questa lista mano a mano che la mia esperienza si farà più strutturata. Spero che possa essere d'aiuto a tutti quegli autori che come me muovono i primi passi in questo incredibile universo!
Blogs
Be', due li ho già citati , ma vale la pena inserirli di nuovo:
http://lacquerellodiunattimo.blogspot.it/
gentilezza e attenzione, dietro a questo blog c'è anche una persona molto disponibile con cui mi sono rapportata con piacere;
http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/
non recensisce ebook e il rifugio non tratta solo di libri, tuttavia è anche qui abbiamo una persona che mette a proprio agio ed è disponibile a segnalazioni e presentazioni;
http://peccati-di-penna.blogspot.it/
dietro a questo blog c'è una giovane autrice, rapida nelle risposte: attualmente le recensioni sono chiuse, ma per una segnalazione credo che non riceverete un no;
http://www.lafenicebook.com/2015/09/rubrica-italian-writers-wanted-18.html
un bel progetto, un team efficiente (attivo anche in Goodreads), spero un giorno mi recensiranno, per il momento, ahimé, hanno degli arretrati da smaltire;
http://chicchidipensieri.blogspot.it/
di poche parole ma una segnalazione giunta con una rapidità impressionante :);
http://chelibroleggere.blogspot.it/
una lettrice dall'incredibile rapidità di lettura, reattiva e disponibile;
http://voltapaginatizianacazziero.blogspot.it/
blog gestito dall'autrice Tiziana Cazziero, gentile, molto disponibile e attiva sul web;
http://amoreperilibri-enonsolo.blogspot.it/
anche qui, una persona che risponde con gran rapidità ed è ben disposta nei confronti degli esordienti;
.
http://ilmomentodiscrivere.org/
blog interessante e strutturato in modo, direi, giornalistico, pur non essendo questo;
https://lacortedibelial.wordpress.com/
questo è un blog a cui sono arrivata per vie traverse o, meglio, mi ha trovato lui tramite un altro blog, e, dai primi contatti, mi sembra gestito da una persona ben disponile e gentile;
http://www.passionelettura.it/
è un progetto strutturato diversamente rispetto al blog, trattasi infatti di un'associazione di appassionati della lettura, è possibile tesserarsi e offrono tutta una serie di servizi che potrebbero essere utili agli autori emergenti.
Portali, Webzine e altro:
http://www.isolaillyon.it/
http://www.fantasymagazine.it/
http://www.finzionimagazine.it/
Piano piano recupererò gli altri links nella mia mail, ma per oggi non ce la posso fare! Spero che avrete pazienza!
Published on December 09, 2015 06:04
October 9, 2015
Fra', Goodreads e i folletti delle copertine.

Ad agosto, mi sono iscritta su Goodreads. L'ho fatto per, - ahimé!, lo confesso -, cercare potenziali lettori per "Il Viaggio. Volume I", o, comunque, provare a proporlo. Non sono capace, - lo ammetto-, non sono capace a promuovermi, seppure creda nella bontà del mio lavoro. E, alla fine, invece di usare il mezzo per cercare di far apprezzare o, almeno, illustrare ciò che reputo buono della mia opera, mi sono fatta coinvolgere dalla bontà che ho trovato nel mezzo. Goodreads mi piace. Mi piace la filosofia che lo anima.
Nei lunghi (attenzione, ho detto lunghi non tanti!!! :)) anni della mia vita ho letto abbastanza: spesso per dovere, ma pure per piacere. E, di tutte le letture, sempre, nel bene e nel male, mi è rimasto qualcosa. Ho costruito la mia persona, libro a libro, come mattone a mattone si edifica una casa: la propria. E, molto lentamente, purtroppo, continuo ad ampliare l'essenza della mia individualità. In Goodreads, trovo il modo di non perdere questo adoperarsi per avere un sé consapevole e sognante al tempo stesso. Con Goodreads posso condividere l'esperienza di tutti i miei anni, senza essere saccente o inopportuna ... chi non vuole non mi legge, e questo, in realtà, poco importa, perché, nel momento in cui quell'esperienza la lasci lì, non è persa, è importante per te, prende una forma diversa. La forma di quella di molti altri, così simile nella sostanza alla tua, seppur diversa nel dettaglio: una città, una nazione, un mondo di individualità che possono incontrarsi, oppure no, ma pur sempre creare un tutto sorprendente.
Io sono curiosa e passo da una recensione all'altra ("review" mi dice Goodreads che parla inglese) e mi stupisco e m'interrogo. Propongo l'amicizia a chi con me condivide le stesse letture, a chi non ne condivide alcuna, a chi ha letto alcuni libri che ho letto pure io dando opinioni simili o completamente diverse, perché in tutti troverò qualcosa che varrà la pena conoscere: ne sono certa e tutte queste possibilità mi affascinano immensamente.
Ma non è ciò di cui voglio parlarvi.
La cosa che maggiormente trovo sorprendente è che, più di una volta, io ho recensito libri presenti nel database di Goodreads (è notevole: entrateci, vi meraviglierà!), ma privi di molte informazioni e, - magia! , a distanza di poche ore, copertina e notizie fondamentali erano state aggiunte nella scheda del libro!
Non so se è una funzione di Goodreads, un'impostazione del network o delle presenze generose che amano dare una forma completa ed esatta a quei libri che, seppur letti da un'unica persona, meritano la stessa considerazione e, in fondo, hanno la stessa dignità dei loro fratelli maggiori e più noti, tuttavia, questa cosa è una piccola gratificazione che mi svolta le giornate ...
Lo so, vi sembrerà stupido, una facezia, ma, quando la mattina, trovo i miei volumi recensiti, lasciati orfani di copertina la notte precedente, con l'immagine esatta di come io li ho conosciuti, mi sento soddisfatta.
Ecco, ai Folletti delle Copertine dei Libri di Goodreads voglio dire grazie ... Un giorno, scriverò qualcosa su di loro (voglio credere che esistano) ... sarà la storia di libri che ritrovano la strada al loro mondo di appartenenza, grazie alla copertina restituita dai Folletti delle Copertine, Copertine-Passaggi verso la dimensione dell'Esistenza propria (all'inizio era il Libro soppiantato dai suoi Protagonisti, come Crono soppiantato dai suoi Figli ) ...
Una cosa così, ecco, e, a questi Folletti chiederò appunto di aggiungere la Copertina, perché di certo questo libro è già stato scritto e loro sanno com'era all'inizio ...

Published on October 09, 2015 16:06
October 2, 2015
Il Colloquio. Racconti del grottesco #1 ( Omaggio a #E.A.Poe)

- ... perché, vede, è inutile negarlo, l'unica donna di cui si avrà sempre bisogno e che mai rimarrà disoccupata è la sciacquetta ...
- Signora - appunto io distratta - letteralmente sciacquetta significa bevanda annacquata...
Lei pare non cogliere la mia osservazione e, tenace, continua:
- Servono Hostess, questo è il futuro, donne-manichini capaci di dare le informazioni necessarie quando richieste, ma solo quelle, è chiaro...
Continua nella sua spiegazione. Alzo lo sguardo un attimo: è perfetta, trucco impeccabile, capelli immobili, mani curate, abbigliamento da catalogo, attraente ma non eccessivo, sorridente, linguaggio educato; ha le mani sulle guance, come a tenersele, in un gesto che richiama un'innocenza adolescenziale oramai perduta seppur non in modo evidente. Torno a fissare i miei insetti. Infine, lei si spazientisce:
- Che succede? - mi fa con una leggera vena di irritazione nella voce - Lei non mi sta affatto ascoltando!
- Il pavimento è invaso da insetti! - sbotto io incredula.
- E allora? - ribadisce quella con assoluta noncuranza - A chi vuole che importi?
Questo mi colpisce. Mi guardo intorno. Una piccola folla a ondate si accalca alle casse per pagare. C'è talmente tanta gente, che tutto il grande magazzino sembra un serpentone di formiche in fila in attesa del proprio turno. Ci sono persone sedute persino sulle scalette che portano al lungo corridoio da cui si accede ai servizi. Siedono lì impassibili: accanto, sugli scalini, hanno disposto, quasi a volerli rivendere, alcuni preziosi e minuscoli manufatti in vetro soffiato. Quelli che nell'attesa sono costretti a far uso dei servizi passano attraverso gli scalini, non fanno nemmeno caso agli articoli ivi collocati, li calpestano, li rompono, rimane solo polvere di vetro, ma gli altri non ci fanno caso, quando devono scorrere verso la cassa raccolgono la polvere e la pagano senza battere ciglio. Intanto, gli insetti tentano la scalata agli scalini. In alcuni punti, c'è un pantano di scarafaggi pestati mischiati al vetro, un magma appiccicoso e scricchiolante, eppure per i clienti sembra tutto normale.
"Già", mi dico, " A chi vuoi che importi?".
La signora insiste:
- Tuttavia, se lei ritiene la cosa rilevante, forse dovrebbe rivedere le sue priorità - sorride accondiscendente, con una tenerezza pietosa che non capisco.
- Priorità?- domando io.
Vorrei proseguire e chiedere cosa c'entrano le priorità, ma un grosso ragno esce da non so dove. Penso che sia un'illusione, intanto quello ha iniziato a tessermi un bozzolo addosso. Il serpentone di formiche continua a muoversi verso le casse e gli occhi impietosamente azzurri della signora-ragazzina mi guardano pacati, un cielo limpido, un mare calmo.
Il ragno tesse la sua tela. Vorrei muovermi, eppure sono ancora convinta che non sia possibile, che sia solo un sogno, una fantasia, un incubo. "Se veramente un enorme ragno giallo e nero mi stesse imbozzolando con la sua tela, di certo, qualcuno direbbe qualcosa!", mi dico, mentre comincio a non vedere più niente. La tela è giunta agli occhi. E, prima di perdere la coscienza, con l'ultimo barlume di lucidità che mi rimane, penso: "Be', suppongo di non aver passato il colloquio di lavoro."
Published on October 02, 2015 17:36
September 25, 2015
Il sussurro della Terra e l'idiozia della Fra.

Possiamo negare di essere in parte i posti che abbiamo vissuto e che ci sono entrati dentro abitandoci? Io le ho ascoltate tutte le mete dei miei viaggi, mi sono fatta narrare le loro storie, le ho annusate nell'aria, quando profumavano e anche quando emanavano miasmi sgradevoli, le ho assaporate nei gusti che l'umidità, la pioggia, il loro vento mi hanno lasciato addosso, sulla pelle e nella carne; c'ho scherzato con queste Terre e i loro racconti, le ho consolate con i sorrisi quando si facevano troppo tristi nella narrazione, mi sono fatta consolare, quando non trovavo pace nelle loro storie. A queste Terre, a tutte le mie Terre la mia gratitudine... ché se loro vorranno accogliere ancora questo pagliaccetto profugo temporaneo del circo della vita, io, certo, ben volentieri accoglierò di nuovo loro. Le mie Terre le trovate tutte ne "Il Viaggio": non c'è bisogno che le riconosciate, giacché io le conosco tutte e voi ci potete vedere ciò che preferite. Ma se io volessi chiedere e voi decideste di rispondere, a quali Terre siete grati? A quali appartenete e non vorreste mai smettere di farlo? Dove avete scambiato le vostre storie? Mi piacciono le storie... raccontatemi le vostre e quelle delle vostre Terre.
Published on September 25, 2015 20:54
September 10, 2015
24 Luglio 2015
Chi ha scaricato e letto il primo capitolo del mio libro o, comunque, chi ha letto "Il viaggio. Volume I" sa che è dedicato a mia Madre e alle #Vitellozze... Non vi starò a spiegare chi siano le # Viellozze... non possono essere capite, solo vissute: se non vi appartengono, non saranno mai vostre, perciò vi risparmierò fiumi in piena di parole appassionate, eppure per voi non comprensibili. Mia #Madre è #unamadre, quindi non necessita di spiegazioni. Il #24luglio (nata il 23 ma registrata il giorno successivo) è l' #annivesario ella sua nascita. Ci tenevo a farle una #sorpresa. Nonostante il #libro sia uscito il #14luglio (data non affatto casuale), lei non sapeva nulla. Ho acquistato il #Kobo più semplice e intuitivo, grazie a #Calibre ho caricato l' #ebook e, con poca convinzione, le ho regalato la mia #opera, spiegandole quanto fosse importante per me che la leggesse come se io fossi una sconosciuta acquistata a 5,00 euro nella cesta delle offerte/svendite del supermercato. Ma #Madre è del 1948, ha fatto la terza media per poi andare a lavorare come "maglierista". Tuttavia, mia #Madre, nome di #cielo e #occhi di #stelle, ha letto "La montagna incantata" di #ThomasMann, "I Vangeli Apocrifi", "Il Conte di Montecristo" di #AlexanderDumas e molti altri #libri ancora che io non riuscirei nemmeno ad avvicinare probabilmente...
Oggi ha finito di leggere il mio #mio #libro e, con le lacrime agli occhi, mi ha detto che è #favoloso, #meraviglioso... e io sono #felice, immotivatamente ma assolutamente #felice... è l' #amore di chi ami, il #superpotere, il #senso, il # fine, ciò che dai per scontato, ma che quando lo (ri)scopri ti stupisce sempre come l' #arcobaleno alla fine del #temporale.
Oggi ha finito di leggere il mio #mio #libro e, con le lacrime agli occhi, mi ha detto che è #favoloso, #meraviglioso... e io sono #felice, immotivatamente ma assolutamente #felice... è l' #amore di chi ami, il #superpotere, il #senso, il # fine, ciò che dai per scontato, ma che quando lo (ri)scopri ti stupisce sempre come l' #arcobaleno alla fine del #temporale.
Published on September 10, 2015 19:36
June 28, 2015
Una storia per cominciare
Nella "costruzione" del mio blog, questo post era dedicato a una storia di benvenuto, dedicata a chiunque fosse incappato, per volontà o casualità, nel mio sito. La storia non è mai stata pubblicata, poiché, ahimé, piena di spoiler. Tuttavia, quando ho pubblicato il sito, è rimasto il post vuoto. Oggi, ho deciso di riempirlo. Sto correggendo la seconda parte de Il Viaggio, ma non ne vedo la fine e sono un po' demoralizzata, perciò ho bisogno di distrarmi minimamente. Non so quanti di voi amano i manga, io molto, ma questo lo sapete già. La storia che vi racconto è tratta da un manga che ho amato immensamente, Video Girl Ai. Parla del robottino Kokoro. Ve la racconto come la propone Katsura:
"Uno scienziato [...] costruì un robot per rendere felici tutti i cittadini e lo chiamò Kokoro (cuore/mente). Kokoro [...] provò innanzitutto a fare amicizia con loro (i cittadini), ma essi non avevano mai visto un robot, e non lo vollero nemmeno avvicinare. E così Kokoro si rattristò perché non poteva farli felici. Insomma, cosa avrebbe potuto fare? Un giorno vide che il carpentiere si era rotto un braccio e, per aiutarlo, costruì la casa al suo posto. Il carpentiere fu molto felice e anche Kokoro si ricaricò. (La sua fonte di energia sono le risa di gioia). Da quel giorno, Kokoro divenne popolare in tutta la città e le persone in difficoltà andarono da lui una dopo l'altra."
Nel manga, a questo punto Yota (lo sfigato e irritante coprotagonista di Video Girl Ai), timoroso di urtare la sensiilità di Ai, che sta per spegnersi, decide di interrompere la storia: infatti, Kokoro, dopo aver reso tutti felici, sarebbe dovuto finire dimenticato in discarica. Una volta persa Ai, Yota, che la crede perduta per sempre, modifica come omaggio a lei, la fine.
"Grazie a Kokoro gli abitanti della città erano ora tutti felici.
- Sono un robot e, dato che ora sono tutti felici, io non servo più! - e Kokoro chiuse gli occhi in silenzio.
Quando gli abitanti della città lo videro immobile nel deposito dei rottami, si misero a piangere.
- Pensavamo di essere tutti felici, ma così non lo possiamo proprio essere: Kokoro è un abitante della città, ormai - e così i cittadini pregarono - Se esiste un Dio in questo mondo, che ascolti la nostra preghiera!
Pregarono per ore e ore, sempre di più, finché un raggio di luce apparve dal cielo e si udì una voce:
- La vostra preghiera sarà esaudita.
I sentimenti dei cittadini erano arrivati fino al cielo.
Kokoro divenne un essere umano."
Video Girl Ai, Masakazu Katsura (All rights reserved)
Anche se tardiva, spero che questa storia di benvenuto vi sarà gradita. :) Buona domenica!
"Uno scienziato [...] costruì un robot per rendere felici tutti i cittadini e lo chiamò Kokoro (cuore/mente). Kokoro [...] provò innanzitutto a fare amicizia con loro (i cittadini), ma essi non avevano mai visto un robot, e non lo vollero nemmeno avvicinare. E così Kokoro si rattristò perché non poteva farli felici. Insomma, cosa avrebbe potuto fare? Un giorno vide che il carpentiere si era rotto un braccio e, per aiutarlo, costruì la casa al suo posto. Il carpentiere fu molto felice e anche Kokoro si ricaricò. (La sua fonte di energia sono le risa di gioia). Da quel giorno, Kokoro divenne popolare in tutta la città e le persone in difficoltà andarono da lui una dopo l'altra."
Nel manga, a questo punto Yota (lo sfigato e irritante coprotagonista di Video Girl Ai), timoroso di urtare la sensiilità di Ai, che sta per spegnersi, decide di interrompere la storia: infatti, Kokoro, dopo aver reso tutti felici, sarebbe dovuto finire dimenticato in discarica. Una volta persa Ai, Yota, che la crede perduta per sempre, modifica come omaggio a lei, la fine.
"Grazie a Kokoro gli abitanti della città erano ora tutti felici.
- Sono un robot e, dato che ora sono tutti felici, io non servo più! - e Kokoro chiuse gli occhi in silenzio.
Quando gli abitanti della città lo videro immobile nel deposito dei rottami, si misero a piangere.
- Pensavamo di essere tutti felici, ma così non lo possiamo proprio essere: Kokoro è un abitante della città, ormai - e così i cittadini pregarono - Se esiste un Dio in questo mondo, che ascolti la nostra preghiera!
Pregarono per ore e ore, sempre di più, finché un raggio di luce apparve dal cielo e si udì una voce:
- La vostra preghiera sarà esaudita.
I sentimenti dei cittadini erano arrivati fino al cielo.
Kokoro divenne un essere umano."
Video Girl Ai, Masakazu Katsura (All rights reserved)
Anche se tardiva, spero che questa storia di benvenuto vi sarà gradita. :) Buona domenica!

Published on June 28, 2015 07:47