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Wunderkind #1

Wunderkind. Una lucida moneta d'argento

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Parigi, autunno. È una lucida moneta d'argento a sconvolgere la vita di Caius Strauss. Perché è il dono di un orribile uomo dalla faccia di luna, e perché di lei è impossibile liberarsi: gettata nella Senna o sepolta tra i rifiuti, la lucida moneta d'argento torna sempre. La moneta è lo strumento con cui il male scritto nel destino di Caius ha scelto di manifestarsi, e la chiave per accedere al Dent de Nuit, il quartiere che nessuna mappa ha mai segnalato. Un mondo di tenebra in cui si annidano uomini dotati di un potere letale e luoghi misteriosi come la libreria Cartaferina, che vende oggetti capaci di realizzare desideri oscuri a prezzo del sangue. Nel cuore infetto di una Parigi lunare e apocalittica, una terribile rivelazione attende Caius: lui è il Wunderkind, il ragazzo per cui gli abitanti della città nascosta sono disposti a morire e l'uomo dalla faccia di luna è disposto a uccidere.
Potente come un romanzo di Gaiman e inquietante come il Barker più efferato, "Una lucida moneta d'argento" è il sorprendente esordio di un autore dallo stile visionario e innovativo.

390 pages, Hardcover

First published February 17, 2009

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G.L. D'Andrea

3 books11 followers

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5 stars
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36 (17%)
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57 (27%)
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39 (18%)
1 star
40 (19%)
Displaying 1 - 30 of 32 reviews
Profile Image for Chiara.
Author 50 books30 followers
November 27, 2010
Awful.
The author thinks he can make something bad just saying "it is bad". He managed to write (poorly) a really awful novel. It is dull, there's no story, charcaters have no personality and no story, adventures are confused, at best.
You'll find "malicious pigeons", "treacherous croissant", "cruel things" and also a "harsh grammar".
Two positive notes: 1) I borrowed it; 2) it is short.
Profile Image for Callie S..
309 reviews95 followers
February 9, 2017
Può un autore che scrive benissimo produrre un brutto libro?
Wunderkind è la risposta.
Quest'opera è, a mio avviso, un macello nel senso più impietoso e letterale del termine; una cola di fluidi organici che s'impappina nel fango di un'emorragia di aggettivi e metafore.
La ricerca del grottesco (o dell'orrorifico?) viene perpetrata a colpi di sinistro, ributtante, orrendo (in rigorosa tripletta), senza che, sovente, s'individui l'oggetto di cotanto schifo (io, per esempio, sono ancora qui a interrogarmi sui famosi graffiti che dovrebbero far perdere il senno).
La fastosa immaginazione dell'autore per i mostri (lode al Calibano, il mio preferito) soffre la ridondanza e la ripetitività delle descrizioni (alla terza creatura demoniaca già sapevo che sarebbe stata orrenda, ributtante, deforme), nonché il sovraffollamento del cast: passino due o tre specie, ma un predatore nuovo ogni sei capitoli? E i vecchi mostri? Prima sono la spietatezza personificata e poi mandano il cugino cattivo a fare le veci?
Se a ciò si aggiunge un protagonista inconsistente (di cui l'autore pare ricordarsi appena nel finale), schiacciato da comprimari che, di fatto, occupano i due terzi della narrazione, e un finale che t'inocula il desiderio di non aver mai comprato il libro, frittata è fatta.
Più di ogni altra cosa, tuttavia, un profilo mi ha disturbata al punto da giustificare questo lapidario deludente (dato con rammarico, perché, secondo me, la qualità della scrittura meriterebbe di più): la totale assenza d'ironia e autoironia dell'autore. Sarà che adoro i gigioni alla Lansdale; sarà che non credo alle lezioni monocrome, ma questi personaggi così seriosi - così tediosi! - non mi hanno suscitato alcuna emozione. Wunderkind è un bianco/nero sostanziato su poche, ripetitive battute e una morbosa ricerca del dettaglio macabro che ricorda gli splatter di serie Z degli anni Settanta.
La storia - sviluppata poco e male - cede le armi all'involuta spirale dell'autocompiacimento autorale, in un crescendo di eccessi che, del botto promesso, concede, infine, solo una loffa sfiatata.
Profile Image for Andrea Zanotti.
Author 31 books54 followers
March 1, 2020
Oggi sono lieto di presentarvi un testo di una decina di anni fa. L’autore è un mio illustre concittadino. Non è da tutti accasarsi presso Mondadori, e chi ci riusce desta sempre la curiosità (e un pizzico d’invidia, non possiamo negarlo) fra tutti gli aspiranti/emergenti/esordienti e diversamente autoprodotti. Ecco a vuoi quindi Wunderkind – Una lucida moneta d’argento, cerchiamo di capire l'origine di questo successo.
Non voglio credermi così meschino da aver lasciato passare quasi dieci anni per prendermi la briga di leggerlo. Tutta colpa dell’invidia succitata? Il mio raziocinio mi impedisce di credere a questa versione, ma il subconscio alla fine è quello che decide. Come sia andata non saprei oggettivamente dirlo, sta di fatto che ora ho letto il testo di D’Andrea e posso affermare senza patemi che l’ho trovato godibilissimo. Si tratta del primo volume di quella che ho scoperto essere una trilogia, per cui il finale risulta “tagliato con l’accetta”, ma ora che lo sapete non avete più scuse, per il resto potete andare sul sicuro.
L’autore scrive bene, il testo scorre che è una meraviglia. Mai banale si concede qualche spunto sopra le righe e il risultato è sempre ottimo, confermando una verve creativa supportata da una prosa ispirata ed efficace.
Già perché l’originalità è quello che maggiormente contraddistingue questo lavoro che si pone in scia a quel fantastico/bizzarro tanto caro a Neil Gaiman e magistralmente riproposto da D’Andera.
Recensione completa:
https://www.scrittorindipendenti.com/...
Profile Image for alice.
188 reviews9 followers
November 20, 2014
No non è potente come Gaiman

L'inizio è molto avvincente, mistero, un luogo oscuro che non è 'segnato sulle mappe'! una Parigi oscura e piena di anfratti in cose terribili si nascondono! quindi circa 50-100 pagine di mistero e trama veloce.....
Poi.... il delirio! molto spesso i libri iniziano senza spiegare niente, lasciando molti dubbi e misteri che poi durante il libro vengono risolti! in questo libro non si capisce assolutamente nulla!
vengono inseriti nomi, su nomi, su nomi che non vengono spiegati! i personaggiiii!! oh santi numi... i personaggi non vengono descritti!!! descrizione del protagonista: ragazzino 14enne pelle e ossa... e poi?
Ha degli occhi??? ha delle espressioni??
ogni personaggio e ogni scena viene descritto così: oscuro, ributtante, osceno... non è possibile!!
altra cosa.. l'utilizzo sconsiderato di ributtante e vomitare sangue! mmm ok è un 'horror' ma neil gaiman mi ha fatto più paura con Coraline senza mai parlare di bestie sanguinarie che smembrano e covano vermi nelle loro vittime! (le cose che sto scrivendo sono una minima parte di quelle che lui scrive!!!)
Ma le bestie ci possono stare, ma mi sembra che l'autore non sappia come descriverle.. mi spiego! Descrizione del Calibano (mostro che di preciso non ho capito cosa faccia): nel glossario viene detto 'creatura in cui bellezza e mostruosità si uniscono. Il suo respiro è musica, il suo volto è follia.'
descrizione interna al libro (prima parla del fatto che la parte superiore è una donna bellissima)'La metà inferiore del Calibano era quella di un organismo marino, divorato e digerito. Una carcassa rifiutata dagli abissi, frutto di una risacca troppo simile a un conato di vomito. Un mostro uscito dalle voragini senza fondo degli oceani, calamaro gigante, balena martoriata, squalo privo di scheletro, essere defunto e risalito in superficie, lumaca evocata dalla crudeltà di Herr Spiegelmann. Cadavere straziato e cotto dal sole. Beccato dai gabbiani e fecondato dalle mosche. Giunto al mondo degli uomini con cinquanta orbite e cento lacerazioni, con decine di bocche che cantavano e fischiavano e pelle traslucida a ricoprirne le carni. Carni che erano un ributtante crocevia di parassiti ed esseri senza nome.'
Mi fa schifo, ma non mi fa capire com'è fatto questo essere... ho capito solo che è uno schifo immane!
Le descrizioni dei mostri sono più o meno queste, quindi fanno tutti un gran schifo.
Ammetto il fatto che inizialmente sia davvero originale! Ma inserisce tante cose che poi lascia perdere e a cui non viene più accennato! C'è anche da dire che è un trilogia e molto probabilmente le miriadi di cose buttate nel calderone verranno poi spiegate. il mio dubbio è se continuare a leggere intere pagine di cose 'oscene' e 'ributtanti' e che 'vomitano sangue'.

AGGIORNAMENTO DEL 1/06 RIGUARDO ALLA DISCUSSIONE CON D'ANDREA GL IN PERSONA...

ho notato che i post che lui mi ha scritto nella discussione apposita sono stati eliminati e la discussione è stata chiusa... ciò non mi piace per niente perchè sembra che io abbia scritto quelle cose a vanvera. e questo non mi piace per niente... non sono dante, ma pretendo rispetto quando io per prima ne do!
ecco qua l'accaduto:

GL (12 aprile 2010): Fammi sapere cosa ne pensi (del libro)

leggo il libro, faccio il mio commento e scrivo nella discussione

IO (31 maggio 2010): mi dispiace, ma non mi è piaciuto affatto! ti auguro comunque di avere successo nel tuo lavoro! in bocca al lupo per le prox pubblicazioni....

GL (01 giugno 2010): Io ti auguro di imparare a leggere un libro senza cercare di dare lezioni a chi l'ha scritto. Cito: "Ma le bestie ci possono stare, ma mi sembra che l'autore non sappia come descriverle..."

replica un utente... e lui

No. Significava farmi sapere cosa ne pensasse del libro (che può averle fatto schifo, non ho mai preteso di piacere a tutti) e non ciò che, secondo il suo parere calato come verità, io dovessi fare.
Purtroppo questa è la prassi internettesca (come ha dimostrato, anche recentemente, ciò che è accaduto a Wu Ming 1 su questi stessi lidi - una cosa vergognosa) che rende chiunque il perfetto prototipo di Scrittore Del Lunedì (o commentatore che si rivolge all'"accusato" usando la terza persona).
Potrei aggiungere altre righe su come un'altra prassi internettesca sia quella di cercare (in maniera patetica, permetti) di rendere odiosi/boriosi/antipatici i vari autori che non passano le giornate a leccare il culo a delle nullità. Potrei, ma preferisco chiuderla qui. Nel senso che anche questo canale di dialogo con il sottoscritto, esattamente come il blog, è andato. E' evidente come la ricerca del dialogo da parte del "lettore" (che lettore non è) con lo scrittore sia solo una facciata. Ergo. tarallucci e vino e buona vita. Addio Anobii a mai più rivederci.

IO: cusami a me sembrava di essere stata anche abbastanza educata nel augurarti comunque di colpire qualcun'altro... evidentemente non ti meriti niente! E ora visto che NEMMENO IO LECCO IL CULO E DI CERTO NON LECCO A TE ti faccio sapere che paragonarti a Neil Gaiman è come paragonare uno gnome a golia... guardalo dal basso in alto e vedi di diventare più umile... perchè il fatto che il signor berlusconi ti abbia pubblicato non significa che sei dio e tanto meno Ken Follett... la cosa che mi rende felice è che non hai avuto nemmeno un soldo da me!
MOLTO FACILE RICEVERE SOLO COMPLIMENTI.. ricordati che senza chi ti legge tu sei NIENTE!

ecco qua l'accaduto... quindi i miei commenti nella discussione non sono meri attacchi, ma un'autentica difesa!!
This entire review has been hidden because of spoilers.
2 reviews
January 8, 2022
This book is very interesting because you in to a fantasy world but the world have a different kind o fantasy, in this world literally everything and everyone is your enemy, you can't trust with nothing . This is the real life of the main character.
I like very much the book and I recommend it if you are looking fantasy, action and suspense.
Profile Image for Julián.
18 reviews
April 27, 2019
Intenta narrar un mundo oculto sin explicar absolutamente nada y después quiere meterte toda la información por la garganta hasta que te atragantes. Le da más importancia a los cambios físicos de los personajes que a los motivos por los que hacen las cosas. Nunca deja en claro nada. Los personajes no generan ninguna emoción al lector. Quién debiera ser el personaje principal y más poderoso se queda en estado catatónico en la pelea final y al destino de todos lo resuelven unas manos mutiladas que tienen más emociones que todos los personajes juntos. Hay muchas historias de background completamente innecesarias.
No se me ocurre a quién está dirigido este libro.
Es una buena idea y un mundo interesante pero contado de una manera pésima.
This entire review has been hidden because of spoilers.
2 reviews
April 29, 2021
Una buena idea narrada de la peor forma, en ningún momento se llega a recordar quien es cada personaje por la poca personalidad de estos, es difícil de avanzar en la lectura ya que nada te aferra a la trama central.
4 reviews
March 6, 2019
Me agrada la forma que tiene el autor de narrar la historia, es muy sencilla y entretenida. Recomendado para quien quiere empezar en el mundo de la lectura.
Profile Image for J.
93 reviews4 followers
January 9, 2011
È una moneta d’argento a sconvolgere l’esistenza di Caius Strauss, gettata nella Senna o sepolta tra i rifiuti torna sempre in mano al ragazzo. La moneta è la chiave per accedere al Dent de Nuit, il quartiere fuori da ogni mappa; un mondo oscuro in cui si annidano personaggi letali, orrori indicibili e luoghi come la libreria Cartaferina, che vende oggetti capaci di realizzare i desideri a prezzo del sangue. In una Parigi sinistra e misteriosa, una rivelazione attende Caius: lui è il Wunderkind, il ragazzo per cui gli abitanti della città nascosta sono disposti a morire e l’uomo dalla faccia di luna, che gli ha dato la moneta, è disposto a uccidere. Tra Neil Gaiman, Terry Gilliam e Clive Barker, Una lucida moneta d’argento, da oggi in libreria (Mondadori, p.p. 390, euro 17), è il primo capitolo della trilogia del Wunderkind, sorprendente esordio del bolzanino D’Andrea G.L. L'ho incontrato.



Una lucida moneta d’argento esce per Mondadori ragazzi ma in una collana crossover…

Non l’ho scritto come libro per ragazzi e come tale non viene neppure presentato dall’editore, se ci fa caso. Contiene immagini forti, viscerali. L’esperienza mi ha però anche insegnato che non sempre quello che io reputo “duro” o “violento” lo sia anche per gli altri. Sandrone Dazieri ha detto che il Wunderkind è come il Monopoli, dai 14 ai 99. Ognuno poi a seconda dell’età, trova di che divertirsi.



Come è nata la trilogia?

Domanda difficile. Non c’è un momento preciso, è stata più la conseguenza di alcune riflessioni, immagini e personaggi che pian piano sono emersi autonomamente. Come una tela bianca su cui, dal nulla, appaiono dettagli apparentemente slegati fra loro. Poi mi ci è voluto un po’ per capire come incastrare il tutto e quando l’ho fatto mi sono reso conto di aver bisogno di spazi e tempi che un singolo romanzo non mi avrebbe garantito.



Hai già scritto anche gli altri capitoli della saga?

Il secondo volume è già pressoché finito, e in un certo senso anche il terzo e ultimo lo è. Quello che esigo, sia come scrittore sia come lettore, è una coerenza interna: tutto deve tornare, in un modo o in un altro; per questo prima di dare alle stampe il primo, ho lavorato affinché nulla restasse legato al caso anche per il due e il tre. Sono un maniaco del controllo.



Chi è il Wunderkind?

Caius Strauss, il ragazzino in bianco e nero per cui sembra valga la pena uccidere e morire. Ma è anche molto, molto di più.



Come ha lavorato sull’ambientazione parigina?

Ci sono stato. Ma la Parigi a cui mi riferisco è la Parigi che tutti abbiamo in testa, in un modo o nell’altro. Mi interessa quella Parigi se vuole un po’ mitica, non quella in cui vive Carla Bruni. Quando leggo un libro non sono interessato al fatto di sapere se in quella determinata via ci sia o meno quella boulangerie, mi interessa che l’atmosfera della città mi colpisca. Come scrittore tutto il mio impegno è proteso nel cercare di creare lo stesso effetto.



Come hai creato il Dent de Nuit?

Non l’ho creato, la parola migliore è “esplorato”. Ci sono finito dentro e ogni volta che mi metto a ragionare sul Wunderkind, ci finisco dentro. È un posto sinistro, lo so, ma mi ci sento a casa.



A quale immaginario, mitologia, epica fai riferimento?

Sarebbe arrogante se rispondessi la mia? In parte lo è, me ne rendo conto. Quello che cerco di fare con il Wunderkind è quello di costruire una mitologia che sia il più possibile aderente alla mia visione del mondo. Adagiarsi su vecchi cliché mi sembra noioso, molto meglio provare ad esplorare nuove strade. Gran parte della sfida della trilogia è questa, ed è riassumibile in quello che diceva Dick: cercare di costruire un universo che non cada in pezzi.



I personaggi spesso prendono una loro strada, sorprendente anche per l’autore…

Forse ti farò sorridere, ma chiederei al protagonista di essere più ubbidiente. Non scherzo. Spesso agisce di testa sua, sfugge completamente al mio controllo. Prende decisioni che sorprendono me per primo. Ed è anche il modo con cui ho scoperto pieghe imprevedibili della storia e quindi, se mi rispondesse ”non se ne parla nemmeno”, non mi arrabbierei più di tanto. Sono della scuola di pensiero per cui se la storia non sorprende me non riuscirà a sorprendere neppure il lettore.



Perché scegliere un canone narrativo come il fantasy?

Perché il fantasy è il proseguimento con altri mezzi della metafisica. Permette di sperimentare concetti ed idee cui la filosofia e la religione hanno abdicato. Concetti come vita e morte, tempo e ricordo, ormai possono essere esplorati - esplorati con la pancia e non come astrazione - solo con un certo tipo di narrativa. Inoltre è l’unico genere che mi permette di mettere nero su bianco immagini che altrimenti resterebbero solo nella mia testa e questo per me viene prima di ogni altra cosa.



Il fantasy viene visto spesso come un genere fine a se stesso. Secondo te potrebbe parlare anche d’altro - penso all’esperimento della collana Verdenero con la Troisi?

L’idea che il fantasy sia un genere fine a se stesso è un’idea molto italiana e smaccatamente provinciale. Non è così. Vuoi un esempio? L’unico modo per capire le innovazioni della fisica di inizio Novecento, di capirne le implicazioni con la “pancia” e non come pura astrazione, è quello di leggere i racconti di Lovecraft. La letteratura inizia nel momento esatto in cui la prima scimmia con una scintilla di intelligenza ha visto per la prima volta la notte per ciò che era. E per capirla ha dovuto popolarla di mostri. In altre parole il fantasy (che non è solo nani, elfi e guerrieri in mutande di peluche) è il primo genere mai esistito. E in quanto tale, parla sempre di “altro”. Detto questo, fantasy è solo un’etichetta e io non mi considero tale. Non nell’accezione italiana del termine. Fantasy è l’Odissea, l’Epopea di Gilgamesh, la Bibbia. Racconti straordinari che usano figure straordinarie in contesti straordinari. Libri che parlano sempre di “altro”.



Come definiresti allora Una lucida moneta d’argento?

Un horror fantasy, un incrocio di molte cose. Un “crossover” come l’hanno definito in quel di Segrate. Credo che la forza del W stia proprio in questa sua ostinata caparbietà nel non voler essere ingabbiato da nessuna parte. Perché se dico fantasy, pensi a Tolkien, se dico horror pensi a King. Ma né Tolkien né King hanno a che fare con il Wunderkind. Gaiman e Barker, di certo, ma come li definirebbe questi due? Insomma, sono un outsider e la cosa mi sta più che bene.



E come è secondo te il panorama fantasy - fantastico- horrror italiano?

Ancorato a vecchi modelli e spesso, non sempre, scritto male. Ci sono eccezioni, naturalmente. Personalmente detesto vedere un genere in cui i limiti sono banditi trasformato in una riserva di cliché. Il fantastico permette una libertà infinita, ingabbiarlo non è solo sbagliato, è stupido.



Quali sono gli scrittori italiani che apprezzi particolarmente?

Pochi in realtà. Valerio Evangelisti, perché trovo la sua critica sociale estremamente intelligente e profonda. Mi piacciono i Kai Zen perché vogliono raccontare storie d’avventura come nessuno in Italia fa, e cioè divertendosi e divertendo il lettore. E poi Alan Altieri, feroce e cupo come pochi. La sua trilogia di Magdeburgo è stata una gran lettura. Sincopata da mozzare il fiato. Gli autori italiani, in genere, hanno due colpe gravissime. La prima è che si accontentano, non mirano in alto. E poi non riescono a staccarsi dal cliché per cui se non scrivi di cose “reali”, sei un decerebrato. Il realismo, mi fa orrore. È una falsità bella e buona.



Evangelisti è considerato, l’Autore italiano “fantasy”, a torto o a ragione?

Evangelisti per me non è un autore “fantasy”, ma uno dei pochi scrittori a essere veramente dentro la società e la storia moderna. Mostra la realtà come nessuno scrittore “realista” sa fare. Ne svela i meccanismi perversi e non ha paura di esprimere giudizi, anche pesanti, su quanto di malato esista. Ha creato un personaggio negativo che è la somma di tutte le intolleranze del XX e XXI secolo, Eymerich, che per puro paradosso - e qui forse è l’unica vera nota “fantasy” della sua opera - riesce a farci comprendere l’orrore che spesso il mondo ci propone e, peggio ancora, ci mostra come noi tutti ne siamo gli artefici.

Oltre a Wunderkind, c’è altro in cantiere?

Scrivere una trilogia è una faccenda rischiosa perché c’è sempre in agguato il problema del non riuscire a uscirne più. Mi sono dato una regola, tra un volume e l’altro provare a buttare giù qualcosa di diverso dal Wunderkind. Che il risultato poi sia apprezzabile o meno, è un altro paio di maniche. L’importante è uscire, prendere fiato per poi rituffarmi con maggiore lucidità. In pratica scrivo sempre.



Sei un appassionato di musica, quello che ascolti influenza la sua scrittura, e cosa ascolti?

Metal, sono un integralista del genere. È l’unica forma di musica moderna viva e priva di limiti, per questo mi piace. È un genere tutto sommato recente, poco più di vent’anni, ma ha avuto e sta avendo un’evoluzione da lasciare a bocca aperta. Quando scrivo ho sempre un cd come sottofondo, mi aiuta a concentrarmi. Anche se immagino che a qualcuno possa sembrare quantomeno strano. Nel Wunderkind ci sono moltissime citazioni di dischi e gruppi che amo, nascoste in alcuni casi, evidenti in altre.



Il sito dedicato al libro a cosa serve? È solo promozionale?

Ho un rapporto difficile con Internet. Ho un sito dedicato alla trilogia da cui si può scaricare il primo capitolo, come assaggio, e leggere qualche notizia: presentazioni, articoli, recensioni. Poi ho un blog, su cui ogni tanto butto giù qualche spunto di riflessione.



Cosa ne pensi del dibattito sul new italian epic?

Penso che si tratti di un tentativo di alcuni autori di autodisciplinarsi, di trovare una propria via per capire dove direzionare la propria scrittura. Immagino sia un lavoro logorante, e sono ben felice di lasciarlo a chi sa farlo meglio di me. E cioè i critici preparati, anche se è un azzardo cercare di “ingabbiare” il presente, si rischia sempre di fare delle figuracce. Meglio aspettare un secolo o due. Alla fine non è importante il nome, ma il cosa. Che è sempre lo stesso da secoli: raccontare una bella storia.



E del Copyleft?

Credo sia stato poco approfondito, come modalità e come potenzialità, sia dalle case editrici che dagli autori che ne fanno uso. È al centro di un bel dibattito, animato e senza troppe barriere preconcette e pur non facendone parte, devo dire che è un argomento che mi stimola visto che - dopo tutto - si tratta dell’alba di un possibile domani.



Come è stato lavorare con Mondadori da esordiente?

Mondadori è un’enorme macchina da guerra. Un panzer. E come tale bisogna rapportarcisi. Ma ha un cuore gentile. Ho incontrato solo persone splendide, di una professionalità incredibile. Quello che mi ha stupito, e che spesso chi mi ascolta fa fatica a comprendere, è la passione con cui tutti, dai redattori ai correttori di bozze ai disegnatori, lavorano. Persone intelligenti che hanno avuto la pazienza di insegnarmi molto. Dazieri poi… Come autore si muove in ambiti diversi dal mio, è vero, ma è una persona che ha una caratteristica rara: sa entrare nella pelle di uno scrittore e sa come aiutarlo a trovare al meglio la sua identità. Tutto il suo lavoro è improntato su questa ricerca di singole identità che in qualche modo possano trasmettere qualcosa. Non dice questo non lo puoi fare, dice: sei sicuro che non puoi andare ancora più in là?



C’è qualche casa editrice che ti piace più di altre?

Non seguo il marchio, a dire la verità. Un libro può essere buono o cattivo a prescindere dal fatto che sia pubblicato da una grande o una piccola realtà. Se devo fare un nome le direi Meridiano Zero i cui titoli sono sempre scelti con la massima cura. Di certo non leggo i libri editi da case editrici che chiedono contributi da parte degli autori. Lo trovo immorale. E credo che faccia parte di quel vizio di cui dicevo prima: l’accontentarsi.



Un titolo che ti ha particolarmente colpito ultimamente?

Ho letteralmente divorato Bad City Blues, di uno scrittore che amo molto che si chiama Tim Willocks. Uno che scrive senza pietà e lo fa in maniera molto pulita. È una specie di noir, non è un fantasy o un horror, ma certe atmosfere lo sono.
Profile Image for Kai.
Author 89 books26 followers
January 14, 2011
È una moneta d’argento a sconvolgere l’esistenza di Caius Strauss, gettata nella Senna o sepolta tra i rifiuti torna sempre in mano al ragazzo. La moneta è la chiave per accedere al Dent de Nuit, il quartiere fuori da ogni mappa; un mondo oscuro in cui si annidano personaggi letali, orrori indicibili e luoghi come la libreria Cartaferina, che vende oggetti capaci di realizzare i desideri a prezzo del sangue. In una Parigi sinistra e misteriosa, una rivelazione attende Caius: lui è il Wunderkind, il ragazzo per cui gli abitanti della città nascosta sono disposti a morire e l’uomo dalla faccia di luna, che gli ha dato la moneta, è disposto a uccidere. Tra Neil Gaiman, Terry Gilliam e Clive Barker, Una lucida moneta d’argento, da oggi in libreria (Mondadori, p.p. 390, euro 17), è il primo capitolo della trilogia del Wunderkind, sorprendente esordio del bolzanino D’Andrea G.L. L'ho incontrato.



Una lucida moneta d’argento esce per Mondadori ragazzi ma in una collana crossover…

Non l’ho scritto come libro per ragazzi e come tale non viene neppure presentato dall’editore, se ci fa caso. Contiene immagini forti, viscerali. L’esperienza mi ha però anche insegnato che non sempre quello che io reputo “duro” o “violento” lo sia anche per gli altri. Sandrone Dazieri ha detto che il Wunderkind è come il Monopoli, dai 14 ai 99. Ognuno poi a seconda dell’età, trova di che divertirsi.



Come è nata la trilogia?

Domanda difficile. Non c’è un momento preciso, è stata più la conseguenza di alcune riflessioni, immagini e personaggi che pian piano sono emersi autonomamente. Come una tela bianca su cui, dal nulla, appaiono dettagli apparentemente slegati fra loro. Poi mi ci è voluto un po’ per capire come incastrare il tutto e quando l’ho fatto mi sono reso conto di aver bisogno di spazi e tempi che un singolo romanzo non mi avrebbe garantito.



Hai già scritto anche gli altri capitoli della saga?

Il secondo volume è già pressoché finito, e in un certo senso anche il terzo e ultimo lo è. Quello che esigo, sia come scrittore sia come lettore, è una coerenza interna: tutto deve tornare, in un modo o in un altro; per questo prima di dare alle stampe il primo, ho lavorato affinché nulla restasse legato al caso anche per il due e il tre. Sono un maniaco del controllo.



Chi è il Wunderkind?

Caius Strauss, il ragazzino in bianco e nero per cui sembra valga la pena uccidere e morire. Ma è anche molto, molto di più.



Come ha lavorato sull’ambientazione parigina?

Ci sono stato. Ma la Parigi a cui mi riferisco è la Parigi che tutti abbiamo in testa, in un modo o nell’altro. Mi interessa quella Parigi se vuole un po’ mitica, non quella in cui vive Carla Bruni. Quando leggo un libro non sono interessato al fatto di sapere se in quella determinata via ci sia o meno quella boulangerie, mi interessa che l’atmosfera della città mi colpisca. Come scrittore tutto il mio impegno è proteso nel cercare di creare lo stesso effetto.



Come hai creato il Dent de Nuit?

Non l’ho creato, la parola migliore è “esplorato”. Ci sono finito dentro e ogni volta che mi metto a ragionare sul Wunderkind, ci finisco dentro. È un posto sinistro, lo so, ma mi ci sento a casa.



A quale immaginario, mitologia, epica fai riferimento?

Sarebbe arrogante se rispondessi la mia? In parte lo è, me ne rendo conto. Quello che cerco di fare con il Wunderkind è quello di costruire una mitologia che sia il più possibile aderente alla mia visione del mondo. Adagiarsi su vecchi cliché mi sembra noioso, molto meglio provare ad esplorare nuove strade. Gran parte della sfida della trilogia è questa, ed è riassumibile in quello che diceva Dick: cercare di costruire un universo che non cada in pezzi.



I personaggi spesso prendono una loro strada, sorprendente anche per l’autore…

Forse ti farò sorridere, ma chiederei al protagonista di essere più ubbidiente. Non scherzo. Spesso agisce di testa sua, sfugge completamente al mio controllo. Prende decisioni che sorprendono me per primo. Ed è anche il modo con cui ho scoperto pieghe imprevedibili della storia e quindi, se mi rispondesse ”non se ne parla nemmeno”, non mi arrabbierei più di tanto. Sono della scuola di pensiero per cui se la storia non sorprende me non riuscirà a sorprendere neppure il lettore.



Perché scegliere un canone narrativo come il fantasy?

Perché il fantasy è il proseguimento con altri mezzi della metafisica. Permette di sperimentare concetti ed idee cui la filosofia e la religione hanno abdicato. Concetti come vita e morte, tempo e ricordo, ormai possono essere esplorati - esplorati con la pancia e non come astrazione - solo con un certo tipo di narrativa. Inoltre è l’unico genere che mi permette di mettere nero su bianco immagini che altrimenti resterebbero solo nella mia testa e questo per me viene prima di ogni altra cosa.



Il fantasy viene visto spesso come un genere fine a se stesso. Secondo te potrebbe parlare anche d’altro - penso all’esperimento della collana Verdenero con la Troisi?

L’idea che il fantasy sia un genere fine a se stesso è un’idea molto italiana e smaccatamente provinciale. Non è così. Vuoi un esempio? L’unico modo per capire le innovazioni della fisica di inizio Novecento, di capirne le implicazioni con la “pancia” e non come pura astrazione, è quello di leggere i racconti di Lovecraft. La letteratura inizia nel momento esatto in cui la prima scimmia con una scintilla di intelligenza ha visto per la prima volta la notte per ciò che era. E per capirla ha dovuto popolarla di mostri. In altre parole il fantasy (che non è solo nani, elfi e guerrieri in mutande di peluche) è il primo genere mai esistito. E in quanto tale, parla sempre di “altro”. Detto questo, fantasy è solo un’etichetta e io non mi considero tale. Non nell’accezione italiana del termine. Fantasy è l’Odissea, l’Epopea di Gilgamesh, la Bibbia. Racconti straordinari che usano figure straordinarie in contesti straordinari. Libri che parlano sempre di “altro”.



Come definiresti allora Una lucida moneta d’argento?

Un horror fantasy, un incrocio di molte cose. Un “crossover” come l’hanno definito in quel di Segrate. Credo che la forza del W stia proprio in questa sua ostinata caparbietà nel non voler essere ingabbiato da nessuna parte. Perché se dico fantasy, pensi a Tolkien, se dico horror pensi a King. Ma né Tolkien né King hanno a che fare con il Wunderkind. Gaiman e Barker, di certo, ma come li definirebbe questi due? Insomma, sono un outsider e la cosa mi sta più che bene.



E come è secondo te il panorama fantasy - fantastico- horrror italiano?

Ancorato a vecchi modelli e spesso, non sempre, scritto male. Ci sono eccezioni, naturalmente. Personalmente detesto vedere un genere in cui i limiti sono banditi trasformato in una riserva di cliché. Il fantastico permette una libertà infinita, ingabbiarlo non è solo sbagliato, è stupido.



Quali sono gli scrittori italiani che apprezzi particolarmente?

Pochi in realtà. Valerio Evangelisti, perché trovo la sua critica sociale estremamente intelligente e profonda. Mi piacciono i Kai Zen perché vogliono raccontare storie d’avventura come nessuno in Italia fa, e cioè divertendosi e divertendo il lettore. E poi Alan Altieri, feroce e cupo come pochi. La sua trilogia di Magdeburgo è stata una gran lettura. Sincopata da mozzare il fiato. Gli autori italiani, in genere, hanno due colpe gravissime. La prima è che si accontentano, non mirano in alto. E poi non riescono a staccarsi dal cliché per cui se non scrivi di cose “reali”, sei un decerebrato. Il realismo, mi fa orrore. È una falsità bella e buona.



Evangelisti è considerato, l’Autore italiano “fantasy”, a torto o a ragione?

Evangelisti per me non è un autore “fantasy”, ma uno dei pochi scrittori a essere veramente dentro la società e la storia moderna. Mostra la realtà come nessuno scrittore “realista” sa fare. Ne svela i meccanismi perversi e non ha paura di esprimere giudizi, anche pesanti, su quanto di malato esista. Ha creato un personaggio negativo che è la somma di tutte le intolleranze del XX e XXI secolo, Eymerich, che per puro paradosso - e qui forse è l’unica vera nota “fantasy” della sua opera - riesce a farci comprendere l’orrore che spesso il mondo ci propone e, peggio ancora, ci mostra come noi tutti ne siamo gli artefici.

Oltre a Wunderkind, c’è altro in cantiere?

Scrivere una trilogia è una faccenda rischiosa perché c’è sempre in agguato il problema del non riuscire a uscirne più. Mi sono dato una regola, tra un volume e l’altro provare a buttare giù qualcosa di diverso dal Wunderkind. Che il risultato poi sia apprezzabile o meno, è un altro paio di maniche. L’importante è uscire, prendere fiato per poi rituffarmi con maggiore lucidità. In pratica scrivo sempre.



Sei un appassionato di musica, quello che ascolti influenza la sua scrittura, e cosa ascolti?

Metal, sono un integralista del genere. È l’unica forma di musica moderna viva e priva di limiti, per questo mi piace. È un genere tutto sommato recente, poco più di vent’anni, ma ha avuto e sta avendo un’evoluzione da lasciare a bocca aperta. Quando scrivo ho sempre un cd come sottofondo, mi aiuta a concentrarmi. Anche se immagino che a qualcuno possa sembrare quantomeno strano. Nel Wunderkind ci sono moltissime citazioni di dischi e gruppi che amo, nascoste in alcuni casi, evidenti in altre.



Il sito dedicato al libro a cosa serve? È solo promozionale?

Ho un rapporto difficile con Internet. Ho un sito dedicato alla trilogia da cui si può scaricare il primo capitolo, come assaggio, e leggere qualche notizia: presentazioni, articoli, recensioni. Poi ho un blog, su cui ogni tanto butto giù qualche spunto di riflessione.



Cosa ne pensi del dibattito sul new italian epic?

Penso che si tratti di un tentativo di alcuni autori di autodisciplinarsi, di trovare una propria via per capire dove direzionare la propria scrittura. Immagino sia un lavoro logorante, e sono ben felice di lasciarlo a chi sa farlo meglio di me. E cioè i critici preparati, anche se è un azzardo cercare di “ingabbiare” il presente, si rischia sempre di fare delle figuracce. Meglio aspettare un secolo o due. Alla fine non è importante il nome, ma il cosa. Che è sempre lo stesso da secoli: raccontare una bella storia.



E del Copyleft?

Credo sia stato poco approfondito, come modalità e come potenzialità, sia dalle case editrici che dagli autori che ne fanno uso. È al centro di un bel dibattito, animato e senza troppe barriere preconcette e pur non facendone parte, devo dire che è un argomento che mi stimola visto che - dopo tutto - si tratta dell’alba di un possibile domani.



Come è stato lavorare con Mondadori da esordiente?

Mondadori è un’enorme macchina da guerra. Un panzer. E come tale bisogna rapportarcisi. Ma ha un cuore gentile. Ho incontrato solo persone splendide, di una professionalità incredibile. Quello che mi ha stupito, e che spesso chi mi ascolta fa fatica a comprendere, è la passione con cui tutti, dai redattori ai correttori di bozze ai disegnatori, lavorano. Persone intelligenti che hanno avuto la pazienza di insegnarmi molto. Dazieri poi… Come autore si muove in ambiti diversi dal mio, è vero, ma è una persona che ha una caratteristica rara: sa entrare nella pelle di uno scrittore e sa come aiutarlo a trovare al meglio la sua identità. Tutto il suo lavoro è improntato su questa ricerca di singole identità che in qualche modo possano trasmettere qualcosa. Non dice questo non lo puoi fare, dice: sei sicuro che non puoi andare ancora più in là?



C’è qualche casa editrice che ti piace più di altre?

Non seguo il marchio, a dire la verità. Un libro può essere buono o cattivo a prescindere dal fatto che sia pubblicato da una grande o una piccola realtà. Se devo fare un nome le direi Meridiano Zero i cui titoli sono sempre scelti con la massima cura. Di certo non leggo i libri editi da case editrici che chiedono contributi da parte degli autori. Lo trovo immorale. E credo che faccia parte di quel vizio di cui dicevo prima: l’accontentarsi.



Un titolo che ti ha particolarmente colpito ultimamente?

Ho letteralmente divorato Bad City Blues, di uno scrittore che amo molto che si chiama Tim Willocks. Uno che scrive senza pietà e lo fa in maniera molto pulita. È una specie di noir, non è un fantasy o un horror, ma certe atmosfere lo sono.
Profile Image for André.
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July 22, 2023
Citaat :
Review : De Italiaanse schrijver D'Andrea G.L, geboren in 1979 in Bolzano, houdt van heavy metal, de schilderijen van Francis Bacon en verzamelt laatnegentiende-eeuwse chirurgische instrumenten. Met zijn fantasyboeken heeft hij de perfecte manier gevonden om deze passies te combineren en tot bizarre achtergrond en decors van zijn verhalen te laten functioneren. De auteur schept in zijn trilogie een macabere wereld waar je toch wel echt moet van houden.



Gaius Strauss heeft een moeilijke jeugd. De eerste jaren van zijn leven leeft hij als een kastplantje omringd door steriele doktersjassen en medicijnen. Gaius komt nooit buiten en heeft geen vriendjes. Tot hij opeens beter wordt en hij zijn leven als een normaal veertienjarig jongetje kan gaan leiden. Gaius is echter geen normale jongen en vrienden maken lukt hem niet. Zijn leven wordt helemaal op zijn kop gezet als hij van een mysterieuze man een zilvermuntje krijgt. Deze man introduceert zich als Herr Spiegelmann, een onbekende oom waar de familie weinig mee te maken wil hebben. De veertienjarige jongen krijgt nachtmerries en angstaanjagende dagdromen. Maar elke keer als hij het muntje wilt weggooien komt het bij hem terug.

Het zilvermuntje drijft hem naar Dent de Nuit, een imaginaire wijk in Parijs die op geen enkele kaart te vinden is. De inwoners van deze wijk lijken op het eerste gezicht heel normaal en het ademt een sfeer van ouderwetse gezelligheid uit. Maar langzaam begint deze façade af te brokkelen en komt het ware Dent de Nuit naar boven. Gaius komt in contact met de Wisselaars als Gus van Sant en Pilgrind, Lykantroop Buliwyf en de Splendide Rochelle.



In de wereld die D'Andrea schept krioelt het van afgrijselijke wezens waarvan hij de lelijkheid tot in de kleinste details beschrijft. Het werk staat vol symboliek waar de liefhebbers van gothicliteratuur waarschijnlijk alles van weten, maar waar ik het nogal moeilijk mee had om door heen te raken. Horror en waanzin zorgen voor bloedstollende literatuur.
Profile Image for Cristiano Pala.
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January 25, 2021
beh, che dire di Wunderkind? Sicuramente che il sistema di voti è inadatto a questo libro. Già, perché quest'opera non si merita affatto il giudizio di buono, ma mi sono trovato costretto a darglielo comunque per una questione di coerenza: avendo infatti dato "così così" a un altro esempio di urban fantasy italiano: "Pan", libro che reputo molto inferiore a questo.
Diciamo che in un sistema a 5 stelline questo libro se ne meriterebbe 3, un mediocre.
Questo perché a fronte di un'ottima capacità immaginifica che riconosco all'autore (e che salva questo romanzo dall'insufficienza), Wunderkind contiene anche moltissimi difetti. Siamo di fronte ad un'opera prima, quindi molti di questi difetti potrebbero essere imputati a questo fatto, anche se il talento c'è e si vede. Probabilmente è mancato un buon lavoro di editing che riuscisse a smorzare le imperfezioni causate dall'inesperienza dell'autore, e questo stupisce molto dato che questo romanzo è pubblicato da una grande casa editrice come Mondadori che dovrebbe avere alle sue dipendenze tantissimi ottimi editor. Se questo lavoro ci fosse stato non avremmo letto le lunghissime sequenze accumulative di cui questo romanzo abbonda: non c'è bisogno di riempire mezza pagina con paragoni o metafore per puntualizzare un'idea, ne basta una o due al massimo! Se ci fosse stato un buon lavoro di editing, non avremmo i molti, sconclusionati, spostamenti di punto di vista, ma soprattutto avremmo il rispetto di uno dei comandamenti della scrittura creativa: "Show, don't tell"..mostra, non dire. E' un peccato, perché questi diffetti si sarebbero potuti eliminare molto facilmente e perché rovinano una storia di indubbio fascino, resa ancora più intrigante da un'ambientazione originale e intrigante.
Comunque sia non considero, questa, un'occasione perduta: il libro è solo la prima parte di una saga e sono sicuro che i prossimi volumi saranno migliori.
177 reviews
June 2, 2022
“Wunderkind fa molte cose e le fa bene: dà inizio a una trilogia dipingendo un mondo gotico e fantastico che ti si imprime nella mente, lasciandoti con la voglia di penetrarlo a fondo; di quel mondo ti fa letteralmente vedere le architetture, la terra, i cieli, i colori e persino il bianco e nero; ti fa sentire la pioggia che ti cola addosso, l’umidità che penetra le ossa; crea atmosfere dalla densità soffocante; descrive le paure e le angosce di un adolescente con la serietà e la considerazione riservate di consueto alle paure e alle angosce degli adulti senza trasformare l’adolescente in adulto, ma anzi rivendicandone la specificità, lasciandolo libero di vivere il suo spleen che confina con l’orrore; solo che qui l’orrore irrompe nella realtà: l’autore lo prende sul serio, l’adolescente; stana l’essenza lugubre degli oggetti come solo gli incubi più disperati riescono a fare; radica l’incantesimo nella nostra forma di vita e, per ogni singola persona, in ciò che ha di più caro e intimo; concretizza fantasie oniriche terrificanti in immagini ad alta precisione; traduce in azioni e archetipi i sentimenti di amore coniugale, filiale, materno, talvolta li stressa; narra la violenza, e la fragilità nella violenza, con lingua eccellente.”

Jacopo Nacci

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Io dico che ha moltissime potenzialità però è un po' troppo breve. Sono sicura che con il secondo e con il terzo sarò pientamente appagata.

Profile Image for Shamsia.
217 reviews7 followers
October 21, 2017
Una maravilla narrativa en donde se confunden el mundo real y otro, que no es como otros mundos de "fantasía" completa o a medias, que haya leído antes. La historia fluye, el mundo respira, los personajes se mueven con una suavidad que rivaliza a la seda más fina.
La historia podrá no parecer nueva, pero la forma en que está contada es fresca, interesante, te lleva de la mano y al final te quedan con la miel en los labios. Y no te das cuenta de qué historia es sino hasta el final mismo.
Profile Image for Tanabrus.
1,979 reviews188 followers
March 9, 2015
Qualche tempo fa parlavo delle aspettative che possono modificare il giudizio riguardo a un libro. Ne parlavo in relazione a Gothica e ad Alice nel paese della vaporità, due libri da cui mi aspettavo molto.
Per certi versi anche questo libro è stato letto sotto una bella pressione di aspettative. Ma qui le aspettative erano molteplici.

Da un lato c'erano le aspettative negative nate dai commenti su Anobii e sul sito della Gambera, e dal fatto che l'editore fosse Mondadori. Non lo nego, per certe cose sono razzista e il binomio "Mondadori - Fantasy italiano" è una di queste.
Dall'altro lato invece c'erano le aspettative positive sorte conoscendo D'Andrea dalle pagine del suo blog, leggendone i commenti favorevoli di tanti altri blogger che seguo.
Pareri completamente opposti che mi hanno convinto infine a leggere il libro per farmi una mia opinione, cercando di riuscire a costruirmela tenendo da parte i preconcetti e le aspettative.

Per farla breve: non ho visto gli orrori paventati da certi commenti e dalla gambera, anche se alcune cose non mi hanno convinto particolarmente. Ma nemmeno ho notato la potenza e l'attrattiva elogiata da altri commenti. Una storia scorrevole, rapida, con un buon ritmo. Una storia che è una premessa per i prossimi due volumi, e a questo riguardo sono contento di avere già preso e cominciato il secondo libro altrimenti ci sarei rimasto male, penso. Una storia non brutta, ma neanche con la profondità che avevo pensato di trovarci.

Ora facciamola meno breve.

Il Wunderkind ha un certo non so che di Harry Potter dark e incattivito.
Abbiamo il Dent de nuit, quartiere dove finisce solo chi ci deve finire, protetto da antiche magie -permute- e dove vivono tantissimi maghi -cambiavalute- e creature assortite. Abbiamo il licantropo che teoricamente lo sorveglia, ma che qui è sanguinario e vendicativo, addirittura terrorizzato dal suo lato bestiale. Abbiamo la scena dell'amore materno anche dopo la morte, una vera perla.
Somiglianze solo abbozzate, mai eccessive. Discrete.
Fin qui tutto bene.

Abbiamo un sistema di magia originale e molto, molto interessante: per lanciare incantesimi, per modificare la realtà devi cedere qualcosa di pari valore per te. Memorie. Ricordi. Più grosso l'incanto, più importante il ricordo.
C'è il problema che maghi potenti e famosi dovrebbero essere ormai completamente pazzi, rimbischeriti e stupidi. Invece sono sempre loro a tirare le fila, a dare ordini, ad avere intuizioni. La cosa non mi pare molto logica... per avere quella fama e fare certe magie dovranno dar via un mare di ricordi, come fanno a essere ancora così?

Abbiamo il cattivo, il Venditore, che mi ricorda molto il cattivo di D.Gray-Man. Ma più cupo, più minaccioso. Un ottimo personaggio.

Abbiamo i buoni: il Barbuto, col suo Re Fil di Ferro, che però per lo sfoggio di potere che fa dovrebbe a stento ricordare il proprio nome; Gus, con i suoi segreti; Buliwyf con la sua sete di sangue, Rochelle con la sua tragica storia.

Dei buoni personaggi, una buona ambientazione.
La storia non so, per ora abbiamo visto solo la premessa. Abbiamo conosciuto il protagonista (ecco, questo personaggio è abbastanza anonimo, al contrario degli altri, forse perchè dopo una prima parte incentrata su di lui è finito in secondo piano, a mera comparsa nelle azioni degli altri personaggi), assistito a un duro scontro tra i buoni e il cattivo, scoperto tantissime domande al momento rimaste prive di risposta.
Un po' come per il primo volume della trilogia di Abercrombie, che era servito solo a presentare i personaggi. Ma almeno qui c'è stata dell'azione. E tante citazioni e strizzatine d'occhio, su tutti omaggi a Lovecraft.

Ma ecco, se l'omaggio a Lovecraft ci stava nel descrivere e non descrivere i graffiti che facevano impazzire, le descrizioni -anzi, le non descrizioni- dei personaggi invece no. Ci fornisce qualche dettaglio, ma la persona in sè mi rimane fumosa nella mente.
Addirittura, quando parla di Gus nel finale ci vogliono non so quante pagine perchè finalmente ci mostri cosa intendeva dire prima, quando il suo aspetto terrorizza il ragazzo.
Le descrizioni restano un tasto dolente anche in diverse scene in cui l'atmosfera è orribile e spaventosa più perchè lui stesso scrive che lo è, che perchè dalla descrizione si avverta il brivido dovuto alla trepidazione, alla paura, al fascino dell'ignoto e del bizzarro.

Quindi abbiamo una storia che non è una storia, non in questo primo libro, con dei buoni personaggi tranne il protagonista, una bella ambientazione (malgrado sia francese), tante domande che tengono vivo l'interesse del lettore (Cosa diavolo è il Wunderkind? E quella dannata moneta, che fine ha fatto? Che era successo nell'ultima guerra? Cosa vuole ottenere il Venditore, risvegliando i ricordi del Wunderkind? Cosa c'è nel Mare?) ma descrizioni abbastanza scarne.
Meno peggio di quanto temessi, ma anche meno bello di quanto sperassi.
Mi ha fatto pensare in certi frangenti a un Harry Potter dark, l'ho già detto, ma anche all'urban fantasy di Kate Griffin e devo dire che l'opera di esordio della scrittrice britannica è molto meglio dell'esordio di D'Andrea, almeno a mio avviso.

Comunque ho letto anche che il secondo libro era meglio del primo, le prime pagine mi stanno piacendo (e la copertina non è arancione!).
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Cami Golub (Bookmilla).
590 reviews31 followers
July 12, 2017
too many characters, even more when they change and become someone else.
i pushed through because I didn't want to dnf it, but it took me almost 4 months.
Profile Image for Surymae.
204 reviews31 followers
March 23, 2014
Voglio essere sincera: non avevo cominciato la lettura di questo libro con la migliore predisposizione d'animo. Nei mesi scorsi ho infatti letto su internet di cotte e di crude sul "Wunderkind" e sul suo autore, G.L. d'Andrea. Recensioni dissacranti, lecchinate con i fiocchi... un gran macello. La mia natura pessimista mi ha portato a parteggiare più per la parte dissacrante, lo ammetto, ma poi mi sono detta: "Se non lo leggi, come diavolo fai ad averne un'idea precisa, su questo libro?" Così l'ho fatto, e ho scoperto che la mia natura pessimista aveva toppato. Intendiamoci, Wunderkind non é un capolavoro imprescindibile del fantasy, opera perfetta destinata ad essere annoverata tra i classici del genere. Ha i suoi difetti, a volte anche grossi. Ma non é neanche quella gran schifezza che sembrava leggendo alcune recensioni.
Parliamo del libro vero e proprio, ora. La trama non é troppo male: presenta alcuni cliché, ma é evidente da parte dell'autore un tentativo di dargli nuova linfa. Più che altro ciò é reso possibile dall'ambientazione, diversa dai soliti fantasy. Il regno simil medioevale ha lasciato il posto a un quartiere malfamato; e finalmente non devo fare più caso ad anacronismi abominevoli, poiché il libro é ambientato in età moderna. A volte, però, la trama ha delle incongruenze; a volte piccole (possibile che Rochelle, che ha vissuto quasi quattrocento anni, non sappia dell'esistenza dei Chanydi?), a volte grosse (perché Herr Spiegelmann, invece di complicarsi la vita, non ha rapito subito Caius?).
Sullo stile di scrittura di G.L., invece, sono un po' combattuta se considerarlo un difetto o un pregio. E' radicalmente diverso dal mio, quindi non ho potuto evitare di storcere il naso di fronte a qualche chiusura di periodo a mio parere un po' affrettata o un punto a capo piazzato senza particolare ragione. Anche alcune scelte lessicali mi hanno lasciato perplessa: il temporale che "rotola", l'alba che "umetta" la fiamma dei lampioni, l'orribile espressione "convegni amorosi" sono alcuni esempi. Tuttavia, ci ho fatto l'abitudine. E almeno lo stile di G.L. non é copiato da Tolkien; questo é abbastanza raro.
Ma G.L., in questo campo, ha una mancanza: non é molto bravo nel mostrare le scene. Attenzione: non sono una di quei talebani della critica che hanno un disperato bisogno di scene mostrate, come un eroinomane della sua droga. Accetto il raccontato, perché a mio parere un romanzo tutto mostrato sarebbe noiosissimo. Non accetto, però, che i momenti basilari della storia non vengano mostrati; per momenti basilari intendo le battaglie, gli incantesimi, e compagnia cantante. Questo G.L. non lo fa, ed é un difetto serio. Narrare la preparazione di un panino e lo scontro tra un Caghoulard e un Cambiavalute non é la stessa cosa: non ho bisogno che lo scrittore mi mostri per filo e per segno la disposizione degli ingredienti, ma ho bisogno che lo faccia per il secondo caso. Non ho mai visto uno scontro tra un Caghoulard e un Cambiavalute, come faccio a capire cosa succede? Sopratutto se, come in questo caso, lo scrittore vuole far leva sul lato horror della situazione: ma una scena raccontata non fa paura quanto una mostrata.
Buone notizie dal fronte dell'introspezione psicologica, invece. Non si raggiungono grandi vette di lirismo e di profondità, ma quantomeno c'è un tentativo di dare spessore a questi poveri personaggi. Penso ad esempio a Caius, la cui maturazione e debolezza sono rese bene; oppure a Buliwyf, in cui é evidente il dolore per la propria condizione (e, mi chiedo io, anche per il terribile nome affibbiatogli?).

In sostanza, Wunderkind mi é piaciuto. Ha i suoi difetti, sì, ma questo non mi ha impedito di apprezzarlo. Se poi ciò sia perché avevo aspettative troppo basse o il romanzo valga davvero, questo é ancora presto per dirlo. Nel frattempo aspetto il seguito, che leggerò sicuramente.
Profile Image for FantasyWereld.
527 reviews30 followers
May 9, 2012
Gaius Strauss heeft geen fijne jeugd. De eerste jaren van zijn leven is hij omringd door steriele doktersjassen en flesjes hoestdrank. Gaius komt nooit buiten en heeft geen vriendjes. Tot hij opeens beter wordt en hij zijn leven als een normaal veertienjarig jongetje kan gaan leiden. Gaius is echter geen normale jongen en aansluiting bij zijn leeftijdsgenoten vindt hij niet.

Zijn leven wordt helemaal op zijn kop gezet als hij van een mysterieuze man een zilvermuntje krijgt. Deze man introduceert zich als Herr Spiegelmann, een onbekende oom waar de familie weinig mee te maken wil hebben. De veertienjarige jongen krijgt nachtmerries en angstaanjagende dagdromen. Maar elke keer als hij het muntje wilt weggooien komt het bij hem terug.

Het zilvermuntje drijft hem naar Dent de Nuit, een wijk in Parijs die op geen enkele kaart te vinden is. De inwoners van deze wijk lijken op het eerste gezicht heel normaal en het ademt een sfeer van ouderwetse gezelligheid uit. Maar langzaam begint deze façade af te brokkelen en komt het ware Dent de Nuit naar boven. Gaius komt in contact met de Wisselaars als Gus van Sant en Pilgrind, Lykantroop Buliwyf en de Splendide Rochelle.

De Italiaanse schrijver D'Andrea zet in dit boek een wereld neer die in het begin weinig verschilt van de onze. Het Parijs dat hij schetst doet rustiek aan en de problemen van de hoofdpersoon in eerste instantie alledaags. Dan begint de sfeer en de schrijfstijl zich te vervreemden van het alledaagse en komen we in aanraking met de mysterieuze wereld van Dent de Nuit. Naarmate het verhaal vordert komen we steeds meer personages en wezens tegen, waarbij het soms even terugbladeren wordt om te weten wie nou wie was. Hoewel de eerste introductie van sommige personages soms wat verwarrend is, krijg je later in het boek van allen wel een kijkje in hun verleden en worden ze goed in het verhaal verwerkt.

Wil je de volledige recensie lezen? Klik hier:
http://www.fantasywereld.nl/recensies...
Profile Image for kat.
205 reviews31 followers
April 28, 2013
Insomma, ho letto un libro senza capo né coda e gli ho messo quattro stelle. Sono suonata? Sì, decisamente. Ma non influisce su come voto quello che leggo. Il punto è che da quando l'ho aperto a quando l'ho richiuso definitivamente oggi a mezzogiorno e qualcosa, non ho fatto altro che chiedermi come sarebbe andato a finire. E poi sono rimasta con un palmo di naso. Voglio dire, che cos'è il Wunderkind? Boh, non si sa. Tutti sanno che è pericoloso e che va ammazzato e che non deve ricordare e che sta mettendo nella emme tutti, ma nessuno sa cosa czz sia. Bello. Devo saperlo! Per il resto, non riesco ancora a immaginarmi i personaggi, specialmente Re Fil di Ferro, che non ho proprio capito com'è fatto e come si muove. I mostri non ho nessun interesse a figurarmeli bene, ma sono quasi descritti meglio. C'è una cosa che non capisco: perché Caius si chiama Strauss (che è un cognome chiaramente tedesco), il cattivo si chiama Herr Spiegelmann (idem), il mostro cattivo si chiama Jena Metzgeray (in tedesco "Metzgerei" significa macelleria) e il libro è ambientato in Francia? (Però, se mai avessi una libreria, credo che la chiamerei "Cartaferina", mi piace troppo.)
Profile Image for Lisa Tijms.
272 reviews25 followers
October 14, 2016
Dit boek, heb ik ooit voor twee euro in de uitverkoop bij mijn lokale boekhandel gehaald. de achterflap sprak me aan, en impulsief heb ik dit boek gekocht. Het lezen van dit fantasie verhaal heb ik lang uitgesteld. Als ik aan een boek begin, wil ik hem helemaal uitlezen, hoeveel moeite het me ook kost....dat heb ik geweten. Door dit verhaal heb ik mezelf heen moeten sleuren, echt. Sommige hoofdstukken waren spannend, opbouwend, maar dan eindigde het weer....raar..zeg maar. Soms had ik geen ideeee waar het nou weer over ging, of waar ze waren en met wie. Na het dan 3x te lezen snapte ik het weer. Daarnaast waren er nog gedeeltes waarbij ik echt alleen maar dacht; WTF ben ik aan het lezen...

Het is een leuke opzet, maar de uitvoering kon voor mij beter. Het wist me niet genoeg te boeien, maar voor de serie was het open einde wel interessant. Ik denk dat ik het alleen hierbij laat.

2 sterren.
Profile Image for Galleane.
1,504 reviews159 followers
September 23, 2013
Cette lecture n'a pas été à mon goût, mais peut-être le sera-t-elle pour vous. Je ne me suis attaché à aucun personnage, les trouvant sans consistance. L'histoire ne m'a absolument pas embarquée, je l'ai trouvée peu passionnante, me laissant sur la touche. Le manque d'explications et de bases concrètes m'a fait avancer dans le brouillard, je lisais sans toujours comprendre la portée des actions et des décisions prises par les personnages. L'univers est pourtant original, mais ça ne fait pas tout, loin de là.
Ma chronique complète : http://bloggalleane.blogspot.fr/2013/...
Profile Image for Книжни Криле.
3,557 reviews201 followers
December 11, 2016
Не съм чел много съвременно италианско фентъзи, но „Последния елф” на Силвана де Мари ме остави жаден за още и затова винаги се оглеждам за подобни заглавия. И ето, че попаднах на първата книга от любопитно изглеждаща Young Adult фентъзи трилогия. Сюжетът на „Вундеркинд: Една блестяща сребърна монета” от италианския автор дебютант Г. Л. Д`Андреа (изд. „Унискорп”) звучи доста обещаващо. Прочетете ревюто на "Книжни Криле":

https://knijnikrile.wordpress.com/201...
Profile Image for Suhail.
269 reviews4 followers
February 2, 2014
Over de top gothic. In de eerste tien hoofdstukken worden zoveel gruwelijkheden opgevoerd dat je snel afgestompt raakt. Daarna komt er een betere verdeling en spanningsopbouw. Maar de omgevingsbeschrijvingen zijn allemaal van dezelfde soort (stank en vieze ruimten). Bovendien leer je de hoofdpersoon niet echt kennen. Het is meteen duidelijk dat hij niet is, wie hij dacht te zijn. Maar je ontdekt nauwelijks iets over zijn persoonlijkheid. Goed punt is wel dat de hoofdstukken vrij kort zijn en je bij de laatste regels steeds prikkelen om door te lezen.
Profile Image for Debora M | Nasreen.
591 reviews66 followers
May 8, 2011
Durante la lettura:
Mio Dio! Non riesco proprio a portarlo avanti 'sto coso! Allucinante... quasi quasi mi ripendo la Divina Commedia!!

Okay, lo ammetto. Mi arrendo. Meglio una martellata sui denti di questo libro barocco, mi dispiace per l'autore. Ma per ora mi cimenterò in qualcosa di diverso. Un giorno tornerò a leggerlo. Giusto perchè sono testarda... Ma è un libro NOIOSO. Assolutamente.
82 reviews
November 27, 2013
Pessimo nello stile e nei contenuti.
Lo stile: ogni paragrafo si apre con il riassunto di quello che sta per succedere... La morte della suspance e del gusto Della scoperta. Alcune metafore sono fuori luogo,o perch�� pompose o perch�� incoerenti o sbagliate.
Il contenuto: e' tutto fumoso, etereo, incoerente a volte. Tutto sembra ricondurre alla pazzia. Niente colpi di scena. La trama e' slegata, e pure col titolo o col sottotitolo ha poco a che vedere.
Profile Image for Paulo.
301 reviews1 follower
October 10, 2016
Um livro mediano, com uma história sobre um pobre garoto que descobre que .... seus pais morreram ... e que seus pais não são seus pais ... e que a realidade não é o que vemos ...

Mas, as cenas de terror ficam apenas na cabeça da gente ... "e comeram o seu rosto" ... Não há uma descrição crua do sucedido.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Stéphanie.
32 reviews21 followers
December 7, 2015
Gladly this was translated to portuguese. A must read! Loved it, very shocking and gruesome, fantasy with a Lovecraftian twist to it. Reminded me of some combination between Lovecraft, Neil Gaiman and Catherine Valente.
Displaying 1 - 30 of 32 reviews

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