Er ist dem Grauen der Schlachtfelder entkommen, doch in den dunklen Gassen Wiens holt ihn das Böse ein...
Wien, kurz nach dem Ende des Ersten Weltkriegs: Der Glanz der ehemaligen Weltmetropole ist Vergangenheit, die Stadt versinkt in Hunger und Elend. Polizeiagent August Emmerich, den ein Granatsplitter zum Invaliden gemacht hat, entdeckt die Leiche eines angeblichen Selbstmörders. Als erfahrener Ermittler traut er der Sache nicht über den Weg. Da er keine Beweise vorlegen kann und sein Vorgesetzter nicht an einen Mord glaubt, stellen er und sein junger Assistent selbst Nachforschungen an. Eine packende Jagd durch ein düsteres, von Nachkriegswehen geplagtes Wien beginnt, und bald schwebt Emmerich selbst in tödlicher Gefahr...
La foto del Café Central usata sulla copertina. Inaugurato nel 1876, è stato forse il principale luogo d’incontro della vita intellettuale viennese: ai suoi tavolini si sono seduti gli scrittori Hugo von Hofmannsthal, Leo Perutz, Theodor Herzl, l’architetto Adolf Loos, gli psicanalisti Freud e Adler, gente come Hitler, ma anche Trockij (Trotsky?), Lenin, Tito.
Alex Beer è lo pseudonimo adottato dalla scrittrice austriaca Daniela Larcher (1977) per avviare la sua nuova serie di gialli ambientati nella Vienna post Grande Guerra. E potrebbe essere la risposta dall’Austria ai gialli di Volker Kutscher ambientati nella Berlino anni Venti con protagonista il commissario Gereon Rath, da cui è nata la serie “Babylon Berlin”. D’altra parte i due protagonisti hanno un elemento che li accomuna fin da subito: l’uso massiccio dell’eroina come medicina, il tedesco per tenere a bada il suo PTSD, disturbo da stress post-traumatico (guerra), l’austriaco per mitigare il dolore del ginocchio ferita (in guerra). La Larcher è già autrice di un’altra serie di gialli ambientati nella Vienna d’oggi che firma col suo vero nome.
Nel gennaio 1919 a Parigi iniziò la Conferenza per la pace, organizzata per delineare una nuova situazione politica in Europa e stilare i trattati di pace alla fine della Grande Guerra (per esempio, il trattato di Saint Germain-en-Laye).
Di Il secondo cavaliere ho apprezzato l’ambientazione e la ricostruzione storica, alla quale credo Beer-Larcher abbia dedicato la maggior parte dei suoi sforzi: al punto che in coda al romanzo ha aggiunto tre pagine per spiegare alcune sue fonti, indicare i luoghi dove si svolge l’azione, come si sono trasformati e cosa sono diventati (a volte macerie), come se volesse dare inizio a un August Emmerich Tour. August Emmerich è l’ispettore distrettuale protagonista di questo romanzo e di quelli che seguiranno (il secondo è già uscito in Austria e Germania col titolo “La signora rossa”).
Nel 1899 la Bayer introdusse sul mercato l’eroina. Bayer sosteneva che curasse il dolore con dosi inferiori rispetto alla morfina, e senza creare dipendenza: ma già all’epoca c’erano molti dubbi in proposito. Si consigliava di prenderla per via orale, sin da subito consapevoli che se iniettata, o inalata, avrebbe favorito l’assuefazione e la dipendenza. Fu un analgesico e antidolorifico di gran successo, in pratica usato contro tutti i tipi di malattie. August Emmerich la scopre per caso, impara a farne ampio uso, e soprattutto impara a non farne più a meno. Proprio come il protagonista di "Babylon Berlin"
Dicevo dell’ambientazione. La capitale austriaca, come la maggior parte dell’Europa, è appena uscita dal primo conflitto mondiale. Il 10 settembre 1919 il tratto di Saint Germain (Saint-Germain-en-Laye in Francia) ha messo fine all’impero austro-ungarico, e con esso all’imperial-regia monarchia asburgica: da quel momento inizia la repubblica austriaca dove i socialdemocratici sono partito al governo. Il testo del trattato venne redatto in francese, inglese e italiano, ma non in tedesco, e venne espressamente precisato che, in caso di contestazioni, faceva fede il testo in lingua francese: tanto per render chiaro chi aveva vinto e chi perso. Abolita la leva militare, chiuse le fabbriche d’armi, distrutto l’arsenale militare, consistente risarcimento danni da saldare, divieto d’annessione alla Germania, e ovviamente confini molto ma molto ridimensionati rispetto a prima. Austria in-felix, dunque.
”Der Dritte Mann Tour”, il giro della città sotterranea, cioè della rete fognaria di Vienna: i turisti muniti di caschetto di protezione assistono alla proiezione di estratti dal film di Carol Reed “Il terzo uomo” che ha momenti indimenticabili ambientati in questo posto, con Welles/Lime in fuga dai suoi inseguitori.
La città è distrutta, in miseria, la maggior parte della popolazione ha problemi di alloggio, alimentazione, lavoro. File davanti ai negozi, come è immaginabile. La febbre spagnola miete vittime, l’igiene è precaria, per molti lavarsi è un lusso, così come riscaldarsi: per far legna da ardere i viennesi disboscarono le foreste alle porte della città. L’uso dell’eroina si diffonde. Così come il mercato nero (e immediato il pensiero corre allo splendido film “Il terzo uomo” scritto da Graham Greene, non diretto ma marcato a fuoco dal suo interprete Orson Welles – anche qui ci sono scene belle e importanti, inseguimenti inclusi, proprio come nel film, che però è ambientato nel secondo dopoguerra mondiale). S’indaga su crimini di guerra, un aspetto del romanzo che mi ha particolarmente interessato.
Looshaus, detta anche Haus ohne Augenbrauen, cioè la casa senza sopracciglia, per l’assenza di decorazione. Architetto Alfred Loos, 1909. Si narra che l’imperatore Francesco Giuseppe I fosse inorridito dalla eccessiva semplicità dell’edificio che fronteggiava il suo palazzo, tanto da usare un’uscita laterale per evitare di vederselo davanti.
Il protagonista August Emmerich è un trovatello cresciuto in un orfanotrofio, e il fatto ritorna più volte nella narrazione. È un ex militare (ha combattuto sull’Isonzo) ha una ferita di guerra che tiene nascosta (da cui l’uso dell’eroina come antidolorifico) perché teme gli possa pregiudicare la promozione nella prestigiosa Sezione Omicidi. Vive con una donna che ha tre figli e ha perso il marito in guerra, sono molto innamorati e affiatati, i bambini adorano August, ma…
Il secondo cavaliere viene dall'Apocalisse di Giovanni, ed è il cavaliere sul cavallo rosso: è quello mandato per togliere la pace dalla terra, perché gli uomini si sgozzassero fra loro. È la maledizione che un’indovina, ma forse prima di tutto una vecchia fuori di senno, lancia contro Emmerich. Direi, però, che il titolo è un po’ forzato, la profezia apocalittica non è l’aspetto più rilevante del libro.
Palazzo Coburg, detto anche degli asparagi per le esili colonne sulla facciata. Opera dell’architetto Karl Schleps, 1845.
Fin qui i miei complimenti alla Beer. Per il futuro le consiglierei di impiegare più tempo nel delineare la sua trama, soprattutto gli snodi, i passaggi, i colpi di scena. Di farlo alzandosi dalla poltrona e prodigandosi a documentarsi e fare ricerche, magari anche interviste e consulenze, così come fa per il periodo storico e l’ambientazione cittadina. Di rinunciare all’aspetto commedia, o almeno di mitigarlo evitando “battute” fiacche, per giunta servite su plateali piatti d’argento. E, le consiglierei un maggior uso di ‘ciccia’, rispetto alle spezie, che lei ritiene saporite, ma che tali non sono perché, per come le usa lei, scipiscono la pietanza.
Oggi è un’eccellente locanda, la Gasthof Zum Renner: nel 1919 era la peggior bettola di quella zona di Vienna.
Austrian author Alex Beer's first novel translated into English and it's a good one!
Set in post-WWI Vienna, this detective story is full of atmosphere and fleshed-out main characters. Protagonist August Emmerich, a detective with the Vienna police, is currently assigned to a squad that investigates burglaries and other non-major crimes. Emmerich longs to become part of the elite squad that investigates murders, but he has a long row to hoe -- or does he?
Es una de esas lecturas que de primeras no me llamaba la atención, pero una vez te pones a leer no puedes parar. Ambientada en la Viena post WWI, su autora nos sitúa en un escenario lúgubre y bastante triste, muy alejado al concepto de Viena que tenemos en la actualidad, en el que un protagonista con el que es fácil de empatizar, debe de resolver una serie de sucesos que a primera vista carecen de algún tipo de relación.
Lo mejor de esta historia es sin duda la ya comentada ambientación, que te hace involucrarte en la historia y acercarte al sufrimiento tan extremo que padeció la gente de la época. La trama también es interesante y avanza de un modo muy natural, de hecho quizás demasiado, ya que nos recuerda muy mucho a otras historias de este estilo, quizás sea ese el pero que le he encontrado, la falta de un algo en la trama que la haga sobresalir un poco más.
En cualquier caso, lectura que engancha, con una ambientación que me ha encantado, un buen protagonista y en general un conjunto de notable alto.
Cuando vi en las novedades este thriller histórico, ambientado en Viena, no dude en leerlo, y la verdad, es que no me ha decepcionado nada.
Como he dicho la historia se desarrolla en Viena, tras la Primera Guerra Mundial, y queda muy bien reflejado como se vivía después de la guerra, los horrores que deja tanto en la ciudad como en las personas, además de en aquellos que sobreviven a una Guerra.
Nuestro protagonista principal será el agente August Emmerich, uno de tantos que sobreviven a la Guerra y el cual tendrá sus secuelas que iremos conociendo según avanza la historia. Emmerich será el encargado de perseguir y atrapar a una banda que esta traficando... pero todo cambiará cuando encuentra, junto con su ayudante Winter, un cadaver de un mendigo, que de primeras, parece un suicidio, y no sería nada raro que en esos tiempos y tal y como era la situación fuera un suicidio.
Nuestro protagonista, quiere a toda costa investigar el caso, aunque no le corresponda, y poco a poco, se va encontrando con más cadaveres, todos ellos tendrán algo en comun, habrá algo que los une, y Emmerich esta convencido de que no son suicidios.
Los personajes, todos y cada uno de ellos están super bien estructurado, tanto Emmerich como Winter, me han encantado, una pareja que se complementa a la perfección. Los personajes secundarios, algunos llegaras a odiarlos y otros empatizaras desde el momento uno.
La ambientación es magnifica, la autora describe las calles de Viena en esa época de una forma excepcional, de tal manera que te muestra como la gente tenía que mendigar para poder comer, muchas mujeres te leían el futuro y otras tenían que ejercer la prostitución si querían comer.
El final me ha gustado mucho, no me lo esperaba para nada, y eso es algo que me gusta, hay varios giros en la trama que hace que te enganche aun mas la historia. Además, tiene pinta de que va ser una serie de libros con el mismo agente, asique si es así ya tengo ganas del siguiente para poder seguir.
En conclusión, si te gusta el thriller y si te gusta el momento en el que esta ambientado es una maravilla de libro, lo recomiendo mucho.
Der zweite Reiter ist der Einstieg in eine hervorragend recherchierte und sehr spannende historische Krimiserie.
Die Geschichte beginnt kurz nach dem 1. Weltkrieg 1919 in Wien.
Der Autorin gelingt es die Zustände und das Leid der kleinen Leute ungemein anschaulich zu beschreiben. Als Leser fühlt man sich richtiggehend in die damalige Zeit zurückversetzt und wünscht sich doch nichts mehr, als nicht dort sein zu müssen.
Ich war von den Lebensumständen der normalen Bürger, von der Armut, dem Dreck und den Krankheiten erschüttert. Ich hatte keine Ahnung, dass es so schlimm war.
In der Geschichte geht es um den Rayonsinspektor August Emmerich, einen Kriegsheimkehrer mit einer Schrappnellverletzung im Bein, die ihm immer wieder massiv zu schaffen macht. Emmerich bekommt einen neuen Assistenten, Ferdinand Winter, einen jungen Mann aus besserem Hause. Die beiden sollen einem Schwarzhändlerring auf die Spur kommen. Emmerichs Ehrgeiz richtet sich jedoch eher darauf zu „Leib und Leben“, der damaligen Mordkommission versetzt zu werden. Als dann recht kurz hintereinander tote Männer aufgefunden werden, hat Emmerich gleich den Verdacht, dass das keine Selbstmorde oder Unfälle waren, sondern dass diese Männer ermordet wurden. Gegen den Willen seines Vorgesetzten beginnen er und Winter dann mehr oder weniger heimlich zu ermitteln. Parallel erfahren wir von den sehr schwierigen Verwicklungen in Emmerichs Privatleben, die für die Zukunft noch allerlei Komplikationen versprechen.
Alex Beer bringt viele Besonderheiten der damaligen Zeit ihren Roman ein, beispielsweise die Auswanderungsvereine oder die damals weitverbreiteten Schmerztabletten „Heroin“ von Bayer, so dass die Geschichte schon allein deswegen für mich äußerst interessant war.
Bezüglich des Plots geht es anfangs relativ ruhig und gemächlich voran. Im letzten Drittel des Buches nimmt die Story echt Fahrt auf und es wird noch richtig spannend. Inwieweit der Plot in der vorliegenden Form tatsächlich glaubwürdig und wahrscheinlich ist, kann ich nicht beurteilen. Mir reicht es aber vollkommen, dass die Geschichte sehr unterhaltsam und unwahrscheinlich informativ war.
Ich vergebe sehr gute 4 Sterne und glaube/hoffe, dass die Serie auf die 5 Sterne zusteuert.
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The Second Rider is the entry into an excellently researched and very exciting historical mystery series.
The story begins shortly after the First World War in 1919 in Vienna.
The author succeeds in describing the conditions and the suffering of the common people very clearly. As a reader, you feel like you have been transported back to that time and you want nothing more than to get away from there. I was shocked by the living conditions of ordinary citizens, by the poverty, the dirt and the diseases. Little did I know it was that bad.
The story is about the rayon inspector August Emmerich, a war returnee with a shrapnel injury in his leg, which repeatedly gives him serious problems. Emmerich gets a new assistant, Ferdinand Winter, a young man from a better (formerly rich) family. The two are supposed to track down a black marketeer ring. However, Emmerich's ambition is directed more towards being transferred to “Life and Limb”, the homicide squad of that time. When dead men are found in quick succession, Emmerich immediately suspects that these were not suicides or accidents, but that these men were murdered. Against the will of his superior, he and Winter then begin to investigate more or less secretly.
At the same time we learn about the very difficult entanglements in Emmerich's private life, which promise all sorts of complications for the future.
Alex Beer describes many peculiarities of the time in her novel, for example the emigration clubs or the painkiller “Heroin” from Bayer, which was widespread at the time, so that the story was extremely interesting for me alone for these reasons.
Regarding the plot, things are relatively calm and leisurely at first. In the last third of the book, the story really picks up speed and it gets really exciting. To what extent the plot in its present form is actually credible and probable, I cannot judge. But it's enough for me that the story was very entertaining and incredibly informative.
II rate with very good 4 stars and believe/hope that the series is heading towards 5 stars.
Kurzbeschreibung: Er ist dem Grauen der Schlachtfelder entkommen, doch in den dunklen Gassen Wiens holt ihn das Böse ein... Wien, kurz nach dem Ende des Ersten Weltkriegs: Der Glanz der ehemaligen Weltmetropole ist Vergangenheit, die Stadt versinkt in Hunger und Elend. Polizeiagent August Emmerich, den ein Granatsplitter zum Invaliden gemacht hat, entdeckt die Leiche eines angeblichen Selbstmörders. Als erfahrener Ermittler traut er der Sache nicht über den Weg. Da er keine Beweise vorlegen kann und sein Vorgesetzter nicht an einen Mord glaubt, stellen er und sein junger Assistent selbst Nachforschungen an. Eine packende Jagd durch ein düsteres, von Nachkriegswehen geplagtes Wien beginnt, und bald schwebt Emmerich selbst in tödlicher Gefahr... *Quelle*
Zur Autorin: Alex Beer, geboren in Bregenz, hat Archäologie studiert und lebt in Wien. Der zweite Reiter ist der Auftakt zu einer spannenden Reihe um Polizeiagent August Emmerich.
Meinung: Der zweite Reiter ist der Auftaktband um eine Reihe mit dem Polizeiagenten August Emmerich, dessen Fortsetzung Die rote Frau im Mai 2018 erscheinen wird.
Wien 1919: Rayonsinspektor August Emmerich bekommt es mit dem Mord an Dietrich Jost, einem Kriegszitterer, zu tun. Vieles deutet auf einen Selbstmord hin, was zum Ende des 1. Weltkrieges hin nichts Außergewöhnliches darstellt. Doch Emmerich zweifelt an dieser Version und ermittelt zusammen mit seinem Assistenten, Ferdinand Winter, den er anfangs nicht ausstehen kann, weiter. Schon bald geschieht der nächste Mord, und Emmerich wird immer weiter in den Strudel um Rache und vermeintliche Gerechtigkeit hineingezogen, bis er und sein Kollege selbst ins Visier des Mörders gerät.
Alex Beer versteht es gekonnt, den Leser mit nach Wien in das Jahr 1919 zu nehmen. Der 1. Weltkrieg ist gerade vorüber, die Stadt leidet an Hungersnot, Kälte und Elend. Diese Umstände werden von der Autorin sehr authentisch dargestellt.
Rayonsinspektor August Emmerich ist ein sympathischer Charakter mit Ecken und Kanten, der so schnell nicht aufgibt und auch auf eigene Faust ermittelt, was ihn zusehends in Schwierigkeiten bringt. Um in den Polizeidienst aufgenommen zu werden, hat er eine schwerwiegende Kriegsverletzung verheimlicht, die ihm nun die Einnahme von Heroin aufnötigt. Auch in seinem Privatleben hat er Probleme, denn er lebt mit Luise und ihren drei Kindern zusammen, aber ihr gefallen geglaubter Mann steht eines Tages wieder vor der Haustür.
Ferdinand Winter, Emmerichs Assistent, ist anfangs nicht sehr beliebt bei seinem Vorgesetzten. Doch verdingt er sich nach und nach sein Vertrauen und auch eine gewisse Freundschaft. Winter lebt zusammen mit seiner Großmutter in einer durch den Krieg heruntergekommenen Villa. Die Großmutter lockert das Geschehen ein wenig auf, denn sie ist eine absolute Kaiser-Anhängerin und sieht auf Emmerich, der ein paar Nächte bei Winter verbringt, verächtlich herab und es entwickeln sich hier ein paar Szenen, die schmunzeln lassen.
Der Kriminalfall um den ermordeten Dietrich Jost und andere Männer war recht spannend, denn der Täter ist nicht auf den ersten Blick erkennbar. Hier wurden von Alex Beer einige Wendungen eingebaut, die Auflösung ist nicht vorhersehbar und kann überraschen. Im Nachwort werden von der Autorin noch einige Orte, die im Roman eine Rolle spielen, näher erklärt mitsamt der heutigen Adresse, sodass man diese problemlos bei einem Aufenthalt aufsuchen kann, was mir sehr gefallen hat. Ebenso geht sie noch näher auf die Umstände des Nachkriegsalltags ein, was eine gute Ergänzung zum Roman darstellt.
Fazit: Ein sehr gelungener historischer Kriminalroman, der gleichzeitig den Auftakt zu einer Reihe bildet. Alex Beer schildert den Fall, die Charaktere und auch die Lebensumstände kurz nach Ende des 1. Weltkriegs sehr authentisch und atmosphärisch. Hier bin ich sehr auf die Fortsetzung gespannt.
Set in Vienna in the year after the Great War this is Alex Beer’s first novel to be translated into English and involves police Inspector August Emmerich attempting to solve a series of murders that had appeared initially to be suicides. The real interest here is the time that Beer chooses, 1919. The once glamorous city of Vienna is a desperate place, full of homeless and starving people, with so many affected by memories from the war, PTSD. In its coverage of the police work investigating the crime, the novel strays less far from what we are used to in the genre; a serial killer, corruption in high places. Emmerich, a battle weary older cop with a younger and inexperienced partner, strives for our sympathy due to previous bad luck and disappointment, stretching credibility by trying to do much himself. There is nothing new here. But the book is worth reading as a study into the chaos and collapse of post-war society.
I didn't know what to make of this in its early stages. August Emmerich is supposedly an experienced detective who is training a new recruit, Freidrich Winter. But there were many instances when Emmerich made mistakes that were corrected by Winter. Emmerich has good instincts but seems to be short on detail. Winter is definitely untested, but his eye for detail is natural. After I settled in, the story got more involved and I became even more interested.
For me, there is the added bonus of all the references to WWI. This is Vienna post war. While the war ended in November 1918, its effects were long-lasting. War has a long arm. Long after it is over, It continues to claim victims. In the context of this novel, that sentence has more than one meaning.
This isn't as polished as I would like, but the series has wonderful potential. I'm sorry the rest of the series seems not to have been translated. Still, this doesn't reach into my 4-star group.
Vienna, post WW1, is a pretty desolate and run down place. Poverty abounds and the only functioning market is the black one. Basics, like coffee and eggs, are a real treat. The streets are occupied by the homeless – many are soldiers returned from the war to find a very different city to that which they had left. Much of the black market functions (literally) underground – with the sewers used to store and transport the goods. Some people have grown very rich indeed on the back of illegal trade.
August Emmerich is a detective in the city. He is also a veteran who uses alcohol and too much heroin to control the pain from a war wound. He, and his junior partner, Ferdinand Winter, are involved both in tracking down black market smugglers and in investigating a series of murders in the city. The two cases inevitably overlap – with dark deeds on the eastern front returning to impact the post war city.
The Second Rider is a really good and very human thriller. The characters are humorous and well drawn. The story bowls along to a thrilling and unexpected conclusion, and the writing style draws the reader right in.
But the book is so much more. It is also meticulously researched historical fiction. Post WW1 Vienna is beautifully recreated. The sewers were used for major black market trade, prostitution flourished, and heroin was the wonder pain killing drug of the moment. Many of the streets and buildings in the books still stand – as do may of the bars and restaurants our detectives visited (although some now have different names and a different class – up and down – of clientele). It would be a great TripFiction day to walk round the city tracing the action!
This is the first Alex Beer book that has been translated into English (although she now has a large and loyal following in her native Austria). I hope very much that others will follow. She is a very bright and engaging talent.
Kaum sind die österreichischen Soldaten mehr oder weniger dem Grauen des Großen Krieges entkommen, versinkt ihre Heimatstadt, die ehemals schillernde Metropole und Weltstadt Wien, im nächsten Elend: Hunger und Kälte sind drängendste Probleme.
Rayonsinspektor August Emmerich war selbst im Krieg und hat seitdem mit einem steifen Bein zu kämpfen. Die Verwundung, durch einen Granatsplitter verursacht, versucht er so gut es eben geht zu verbergen - will er doch auf keinen Fall in den Innendienst versetzt werden, sondern am liebsten baldmöglichst Fälle der Abteilung "Leib und Leben" bearbeiten. In der Zwischenzeit beschäftigt er sich vor allem mit den Gaunereien, die in Nachkriegszeiten Blüte tragen, und bekommt zu allem Unglück nun einen jungen Assistenten Ferdinand Winter zugeteilt, der mit seiner unerfahrenen Aufgeregtheit mehr Klotz am Bein als Hilfe ist.
Der Erste Weltkrieg beeinflusst nach seinem Ende jedoch nicht nur die Psyche und den Alltag vieler Menschen - jetzt betrifft es auch noch einen Fall, den Emmerich zu gerne bearbeiten würde: bei der Verfolgung eines Ganoven stolpern der erfahrene Gendarm und der Neuling über eine Leiche. Schnell scheint klar zu sein, dass es sich um einen Selbstmörder handelt - doch Emmerich traut dieser allzu offensichtlichen Annahme nicht. Da er seinen Vorgesetzten, einen hochdekorierten Offizier der K.-u.-k-Armee, der von Polizeiarbeit nicht allzu viel versteht, nicht vom Gegenteil überzeugen kann, beginnt er gemeinsam mit seinem Assistenten eigene Nachforschungen anzustellen. Doch schon bald zeigt sich, dass diese eigenmächtigen Ermittlungen brisant sind - bis sogar Emmerich selbst in größter Gefahr schwebt...
Hinter dem Pseudonym Alex Beer steckt Daniela Larcher, eine österreichische Autorin, die mit "Der zweite Reiter" den Auftakt einer Krimireihe um den im 22. Bezirk Wiens tätigen Ermittler August Emmerich vorgelegt hat.
Mich hat von der ersten Seite an die Atmosphäre einer in den Nachwehen des Ersten Weltkriegs liegenden Stadt Wien gepackt. Wie kann man als heimgekehrter Soldat nach all den traumatischen Ereignissen weiter existieren? Wie kann man zum Alltag übergehen, nachdem man den Schock des Erlebten im Grunde nie überwunden hat? Doch was passiert, wenn man es nicht schafft? Und wie geht es den Menschen, die war nicht im Krieg waren, aber dennoch von all dem beeinflusst sind? Die schauen müssen, wie sie sich - und möglicherweise ihre Kinder - halbwegs über die Runden zu bringen? Vor allem am Beispiel der Hauptfigur August Emmerich gelingt es der Autorin perfekt, all diese inneren Kämpfe und die schwierigen Alltagssituationen darzustellen. Aber auch ihre anderen Figuren sind durchweg glaubhaft. Ich denke, dass Alex Beer für diesen Krimi eine enorme Recherchearbeit geleistet hat, die das entbehrungsreiche Leben in dieser Zeit sehr gut einfangen konnte - und trotzdem ist der Roman an keiner Stelle überfrachtet. Nicht häufig habe ich einen solch in sich stimmigen historischen Krimi gelesen, der dazu dermaßen viel Freude beim Lesen macht. Auf mich wirkt es so, als wäre ein Stück Wiener Geschichte lebendig gemacht worden - alleine dieses Können hat mich schon überzeugt. Dass die Autorin es zusätzlich geschafft hat, die historischen Fakten mit sehr realistischen Figuren, einer gekonnten Atmosphäre und vor allem einer super spannenden Krimihandlung zu verknüpfen, lässt mich eigentlich nur eines rufen: Mehr davon!
Fazit: Vielleicht hat Alex Beer in meinen Augen einen kleinen Vertrauensvorschuss erhalten, da mich diese Zeit und der Ort einfach grundsätzlich interessiert - aber nach wenigen Seiten war klar: Hier beherrscht jemand seine Erzählkunst vollends! Unbedingt lesen!
Può piacere o non piacere: per me, amante della Mitteleuropa, in particolare della Felix Austria, già la copertina avrebbe meritato le 5 stelle, l'ambientazione altre 5. Leggete il bellissimo commento di Orsodimondo, probabilmente lui più obiettivo di me, sicuramente più esaustivo....
Hat ein bisschen gedauert bis ich mit dem Hauptchatakter warm geworden bin und die Geschichte mich gecatcht hat. Dann wurde es aber schon recht gut und ich habe Gefallen daran gefunden. Freu mich schon auf die weiteren Bände.
Das Buch hat mir gut gefallen. Die Autorin hat das Setting gut beschreiben können. Anfangs war es für mich etwas gewöhnungsbedürftig, da es im Jahr 1919, nach dem 1. Weltkrieg spielt. Es war sehr interessant, in diese Zeit eintauchen zu können.
Beer's Kriminalroman, der in Wien im Jahr 1919, kurz nach Ende des 1. Weltkriegs angelegt ist, erzählt von Kriminalkomissar August Emmerich und seinem Versuch einen kniffligen Fall unter erschwerten Umständen zu lösen. In Wien herrscht Armut und großes soziales Ungleichgewicht. Emmerich, eine klassische Figur nach dem Schema “Harte Schale, weicher Kern” schlittert von einem Unglück ins nächste, hat aber immerhin das Glück doch soweit auf seiner Seite, dass es ihm schließlich gelingt den Fall aufzuklären. Das Ende bietet eine Andeutung auf einen möglichen nächsten Teil. “Der zweite Reiter” ist ein durchaus souveräner Krimi, der Fall ist nicht allzu sehr an den Haaren herbei gezogen und die Geschichte spannend genug um bis zum Schluss zu fesseln. Beer gelingt es hervorragend die Zustände des Wien der Zwischenkriegszeit zu beschreiben. In dieser Hinsicht hat mich das Buch ein wenig an Cay Rademachers großartigen Krimi Der Trümmermörder erinnert, welcher in Hamburg nach dem 2. Weltkrieg spielt. Ein bisschen genervt hat mich aber der, für mein Empfinden, gar zu gewollte Lokalkolorit. (Hat man vor hundert Jahren tatsächlich schon “Oida!” zu einander gesagt?) Auch die Figuren waren für mich etwas zu klassisch angelegt. Mir kommt es vor, als würde ein Kommissar wie Emmerich (zynisch, aber im Herzen gut; mit latentem Suchtproblem und unkonventionellem/halblegalem Zugang zur Polizeiarbeit) in jedem zweiten Krimi als Ermittler auftauchen. Aber vielleicht habe ich einfach bereits zu viele Krimis gelesen. Für Zwischendurch auf jeden Fall eine Empfehlung.
A really interesting fast paced mystery set in Vienna in the aftermath of the First World War. The main character is nothing new under the sun - hard boiled, cynical, daring type - and there is a lack of womens perspective - but nevertheless the story gripped me.
Wien 1919 - kurze Zeit nach Ende des 1. Weltkrieges. Die Monarchie ist Geschichte, die Menschen leiden unter Hunger und Kälte. Viele sind an der Spanischen Grippe gestorben oder haben ihr Zuhause verloren. Der Schleichhandel auf dem Schwarzmarkt blüht. Auch Rayonsinspektor August Emmerich ist ein Kriegsversehrter. In seinem Bein steckt noch immer ein Granatsplitter, der ihm oftmals Beschwerden macht. Doch Emmerich hat den dringenden Wunsch in die Abteilung "Leib und Leben" zu wechseln. Noch muss er "niedrige" Polizeiarbeit verrichten, die ihm gar nicht schmeckt. Sein verletztes Bein ist ihm nur hinderlich. Deswegen hilft er sich mit Heroin, das zu dieser Zeit noch als Husten- bzw. Schmerzmittel verschrieben wurde. Sein Chef setzt ihn auf Schleichhändler an und bekommt den jungen Assistenten Ferdinand Winter zur Seite gestellt, der aus verarmten Adel stammt. August Emmerich ist alles andere als erfreut darüber. Als ein Toter im Stadtwald gefunden wird, der Selbstmord verübt haben soll, glaubt Emmerich nicht an Suizid. Der Tote war nämlich "Kriegszitterer". Wie wäre es diesen armen Mann möglich gewesen sich selbst zu richten? Doch sein Chef glaubt nicht an Mord und so ermittelt Emmerich auf eigene Faust weiter.....schließlich möchte er in Zukunft sowieso nicht mehr im Innendienst arbeiten, sondern Mordfälle bearbeiten. Emmerich und Winter kommen nach und nach einigen seltsamen Vorfällen auf die Spur und geraten, schneller als ihnen lieb ist, in Gefahr. Neben seiner schmerzenden Kriegsverletzung und seinen unüberlegten Schnüffeleien hat der Rayonsinspektor bald ein weiteres Problem. Als der totgeglaubte Ehemann seiner Lebensgefährtin aus der Kriegsgefangenschaft unvermutet zurückkehrt, verliert er nicht nur seine Geliebte, sondern auch sein Heim. Doch das ist erst der Beginn seiner Schwierigkeiten....
August Emmerich hat nämlich auch im Job seine eigenen Vorstellungen von Recht und Gerechtigkeit. Es dauert nicht lange und er selbst steht auf der Liste der Verdächtigen. Ferdinand Winter hat anfangs seine Problem mit Emmerichs Auslegung der Gesetze, doch bald erkennt er, dass sein Kollege den richtigen Riecher hat....
Mit viel Vergnügen habe ich August Emmerich und Ferdinand Winter bei ihren Recherchen begleitet. Die Spannung setzt schon bei den ersten Kapiteln ein und bleibt bis zum Ende bestehen. Mit einigen überraschenden Wendungen kann die Autorin den Spannungsbogen zum Ende hin noch heben.
Alex Beer versteht es, nicht nur die stimmige Atmosphäre aus dieser Zeit wiederzubeleben, sondern auch ein Bild der Adeligen zu zeichnen, die nicht an den Zerfall der k.u.k. Monarchie glauben wollten. Die Menschen sind unentschlossen, versuchen so gut es geht zu überleben und träumen von einem besseren Leben. Die Stimmung wird wunderbar eingefangen und auch auf August Emmerichs Nöte und Sorgen wird eingegangen und machen die Figur noch lebendiger.
Hinter dem Pseudonym Alex Beer steckt die österreichische Autorin Daniela Larcher. Mit "Der zweite Reiter" hat sie den Auftakt zur neuen Krimireihe rund um Ermittler August Emmerich vorgelegt. Die Fortsetzung "Die rote Frau" erscheint im Mai und wird definitiv von mir gelesen werden.
Schreibstil: Alex Beer hat einen sehr intensiven und flüssigen Schreibstil. Man wird automatisch in die Zeit nach der Jahrhundertwende versetzt und hat die Schauplätze vor Augen, die sehr bildhaft beschrieben sind. Der Leser unternimmt eine Reise durch die Straßen und Ecken von Wien, die teilweise auch heute noch ein Begriff sind. Die Autorin hat wunderbar recherchiert. Durch eingestreute Dialektwörter erhält der Krimi mehr Lokalkolorit. Die Figuren sind facettenreich und haben Ecken und Kanten.
Fazit: Ein absolut gelungener Auftakt zu einer historischen Krimireihe, die in der Wiener Zwischenkriegszeit spielt. Tolle Atmosphäre und eine spannende Verfolgungsjagd durch die Straßen von Wien mit einem sehr speziellen Ermittler. Ich freue mich schon auf Teil 2!
“Der zweite Reiter” ist ein Klassiker für ein Buch, das mir zwar bereit durch einige Rezensionen unterkam, das ich aber trotzdem erst durch unser Krimi-Festival “Fine Crime” so wirklich wahrnahm. Zwar bekam die Autorin nur sechs Minuten Zeit, ihr Buch vorzustellen, aber das Setting machte mich trotz der kurzen Zeit sofort neugierig. Zum Inhalt:
Die Zeit ist 1919, der Schauplatz der Geschichte Wien. Der Erste Weltkrieg ist verloren, Österreich-Ungarn endgültig untergegangen. Wien ist von Armut und Hunger geprägt. Trotzdem lebt und arbeitet Rayonsinspektor August Emmerich hier, versucht Recht und Ordnung aufrechtzuerhalten. An seiner Seite sein neuer und unerfahrener Assistent Ferdinand Winter. Zusammen werden sie in eine Reihe von Todesfällen verwickelt, die alles andere als einfache Selbstmorde sind … Meine Meinung:
Ich sage es gleich einmal vorab: Wer sich für historische Krimis begeistern kann, kann mit diesem Buch nicht viel falsch machen! Die Autorin versteht es meisterhaft, das Wien dieser Zeit einzufangen, das so unmittelbar nach dem Krieg wirklich schlimm gewesen sein muss … Kaum Lebensmittel, kaum Arbeit, Wucherpreise, Armut, wohin das Auge blickt. Dazwischen die wenigen, die es geschafft haben, von der Situation zu profitieren: Schleichhändler (also Schmuggler), Zuhälter, Kriegsgewinnler.
An diesem von sozialen Spannungen geprägten Ort lernen wir August Emmerich kennen, einen Polizisten, der eigentlich einen Schleichhändler dingfest machen soll, aber davon träumt, in die Abteilung “Leib und Leben” zu wechseln und Morde aufzuklären. Um seinem Vorgesetzten Ergebnisse zu liefern, lässt er schon mal Fünfe gerade sein – anfangs sehr zum Verdruss seines jungen Assistenten, der den Krieg nur als Beamter erlebt hat und noch sehr grün hinter den Ohren ist.
Emmerich ist auf seine Weise sehr geradlinig, er hat eine ganz eigene Vorstellung von Recht und Gerechtigkeit, die ihn mir gleich zu Beginn sehr sympathisch machte. Bei Winter, seinem Assistenten, brauchte ich etwas länger, um ihn zu mögen, aber letztendlich weiß er, wem seine Loyalität gehört und hat trotz seiner Unerfahrenheit einige Ideen, die den beiden bei ihren Ermittlungen helfen.
Die dritte Hauptfigur ist – wenn man das so sagen kann – die Stadt Wien und ihre Bewohner selbst. Neben der sehr bildhaften Sprache verwendet Beer auch immer wieder vereinzelt wienerische Ausdrücke, die die Dialoge noch lebendiger machen. Leser, die des Wienerischen aber nicht mächtig sind, müssen keine Angst haben, die Bedeutung der Wörter erschließt sich ohne Probleme aus dem Kontext.
Ganz ohne Probleme kommt aber auch hier das Privatleben des Ermittlers nicht aus, denn Emmerich muss mit der Situation fertigwerden, dass der Ehemann seiner Lebensgefährtin – obwohl für tot erklärt – auf einmal wieder quicklebendig vor der Tür steht. Dies ist nicht neu (Die Frau will natürlich als gute Christin bei ihrem Ehemann bleiben, obwohl sie ihn mittlerweile nicht mehr liebt), ist aber nachvollziehbar.
Das Finale selbst ist spannend und interessant erzählt, die Karten werden für die Protagonisten zumindest zum Teil neugemischt und ich bin gespannt, wie die Autorin dies in “Die rote Frau” weiterspinnen wird, der im Mai erscheinen wird. Mein Fazit:
Alex Beer versteht es, das Wien kurz nach dem Ende des Ersten Weltkrieges zu beschreiben und einen interssanten Krimi zu erzählen, dessen Helden sich ganz bewusst zwischen Gut und Böse bewegen. Für Fans von historischen Krimis ein Muss!
Puh, ich weiß gar nicht so recht, wo ich anfangen soll. Denn wenn ich jetzt sagen würde, der Krimi überzeugt besonders durch sein Setting, würde das alle anderen Faktoren, warum er jetzt von mir fünf Sterne bekommt, heruntersetzen. Ich versuche es mal mit einer schlichten Aufzählung:
- Setting: Der Krimi spielt in der Zwischenkriegszeit in Wien. Die Stimmung ist perfekt getroffen, man spürt den Hunger, die Verzweiflung, die Hoffnungslosigkeit und Resignation. Die Stadt Wien als Handlungsort gibt da auch einiges her, zerrissen zwischen der glorreichen Monarchie und der jungen Republik und das Lokalkolorit wird perfekt eingefangne. Die Beschreibungen der Orte sind schön eingefügt, sodass man nie das Gefühl hat, es werden am Stadtplan wichtige "Sehenswürdigkeiten" abgeklappert. Genau die richtige Mischung meiner Meinung nach.
- Charaktere: Ja gut, den Typus "Harte Schale, weicher Kern" kennt man schon, oder auch den Polizisten, der sein eigenes Verständnis von recht und unrecht hat - genau so, dass der Ermittler irgendwo "kaputt" ist, all diese Stereotype vereint Emmerich. Aber hier wird nie zu dick aufgetragen, es ergibt ein harmonisches und authentisches Bild. Aber die weiteren Charaktere sind auch spannend, Winter, der Assistent zum Beispiel, oder Kolja (ich liebe Kolja!) oder aber auch Luise und Minna, oder Wiesinger. Das macht einfach Spaß, man baut eine Beziehung auf, fiebert mit, auch was sich privat so tut.
- Fall: Spannend bis zum Schluss, gute Wendungen. Gewisse Dinge habe ich zwar ab der Mitte schon erahnt, aber die große Auflösung war für mich dann doch überraschend. Hier mag ich aber natürlich nicht zu viel verraten, um nicht zu spoilern.
Ich hoffe, ich muss nicht mehr zu lange bis zum nächsten Band warten.
Obwohl der Krieg schon seit einem Jahr um hat das Zittern noch nicht aufgehört. Dietrich Jost ist nicht als Kriegsgeschädigter anerkannt und fristet sein Leben auf den Straßen Wiens. Im Jahr 1919 herrschen in der ganzen Stadt Armut und Hunger. Jost sieht jedoch einen Silberstreif am Horizont, er träumt von Brasilien. Von den Polizisten August Emmerich und Ferdinand Winter, die eigentlich einen Schmuggler verfolgen, wird Dietrich Jost im Stadtwald erschossen aufgefunden. Sein Traum wird sich nicht erfüllen. Auch der Polizist Emmerich hat einen Traum, er will zur Abteilung „Leib und Leben“. Und als nach Josts Tod dessen Bekannter Harald Zeiner tot aus der Donau gefischt wird, kann Emmerich nicht an einen Zufall glauben.
Polizeiagent August Emmerich versucht seine eigene Kriegsverletzung zu verstecken. Er befürchtet, in den Innendienst versetzt zu werden, wenn er auffliegt. Nicht einmal sein Assistent Wagner, den er für ein verweichlichtes und verwöhntes Jüngelchen hält, darf davon wissen. Obwohl Winter ihm treu zur Seite steht, kocht Emmerich zunächst sein eigenes Süppchen. Schnell merkt er allerdings, dass er sich doch gut auf Winter verlassen kann. Gemeinsam suchen die beiden nach einem Zusammenhang zwischen den Todesfällen. Trotzdem auch die Beamten von den Nachwirkungen des Krieges nicht verschont sind und sie Not und Elend erfahren haben und immer noch erfahren, sind sie bestrebt für Gerechtigkeit zu sorgen. Auch wenn sie es dabei mit dem Gesetz nicht so genau nehmen können.
In die schwere Zeit nach dem ersten Weltkrieg hineingeschrieben schafft die Autorin einen packenden Plot. An allen Ecken lauern Hunger, Krankheit und Tod. Die Menschen hausen in unsäglichen Wohnungen, die diesen Namen kaum verdienen. Eine Sicherheit, dass es für den nächsten Tag reichen wird, gibt es nur für Wenige. Auch die Staatsdiener bleiben nicht verschont. Vielleicht ein wenig besser gestellt, kann es auch für sie schnell vorbei sein mit ihrem bisschen Komfort. Doch gibt es auch Bars, Cafés und andere Vergnügungsstätten und der Schwarzhandel floriert. Man stellt sich diese Zeit häufig in schwarz-weiß vor, weil es kaum Farbbilder gibt. Doch gerade dieses schwarz-weiß mit seinen grauen Zwischentönen gibt die Stimmung gut wieder. In dieser Szenerie agieren Emmerich und Winter, die sich erst zusammenraufen müssen, mit Hartnäckigkeit und Scharfsinn. Durch ihren Wagemut bringen sie sich manchmal in Gefahr und kommen auf die Spur eines Verbrechen, dessen Geheimnis sich lange nicht erschließt.
August Emmerich, der ehemalige Waisenjunge, und Ferdinand Winter, der aus guten Elternhaus stammende, bilden ein gegensätzliches Ermittler-Duo, dessen Geschichte genug Ansätze bietet, um sicher und mit Interesse weiterverfolgt zu werden.
The Second Rider, is a novel by Austrian native Alex Beer translated into English by Tim Mohr and published by Europa Editions. Beer’s debut novel is a historical mystery set in post-World War I Austria where the country and its citizens are struggling, “Austria was but a pitiable remnant barely in a position to survive. Just like its citizens. Everything was in short supply. Food, coal, soap, and clothing. People were starving, freezing, stinking.” Crime is abundant, people turn desperately to fighting, stealing, and prostitution to survive. Suicide rates rise while hungry children steal turnips and men steal the clothes off corpses. No one is immune to the poverty and devastation, not even the veterans who sacrificed so much for Austria.
This struggle for survival provides the perfect opportunity for evil men to exploit the starving, suffering people of Vienna, and a smuggling ring led by Viet Kolja adds to the oppression. Kolja and his fellow smugglers profit off the freezing and the starving by creating a black market where they trade simple supplies for money and jewelry—ensuring that once the country gets back on its feet Kolja will be a very rich man. Police Inspector August Emmerich is placed in charge of the hefty task of taking down Kolja and his smuggling ring, but a series of murders steals his attention.
Esta novela negra ambientada en Viena después de la 1° G. M. nos muestra una Austria que intenta sobrevivir a los efectos del conflicto bélico. El pueblo pasa hambre, el orgullo está herido y los soldados que retornaron con vida son un mal recuerdo de la derrota. . No debe sorprender que un soldado que vagabundea aparezca muerto. Todo indica que se ha suicidado, pero el Inspector Emmerich duda de esa conclusión. Si el vagabundo ya no era capaz de sostener una pistola en la mano por los temblores ¿cómo va a suicidarse pegándose un tiro? . La investigación estará llena de obstáculos, incluida la maldición qur le echan al inspector, La del "segundo jinete". Se explica en el Apocalipsis de Juan donde un caballero Bermejo es enviado a la tierra para hacer que los hombres se maten unos a otros creando un conflicto bélico de gran escala que acabará con la paz mundial. . Muy entretenido y diferente. . Conclusión: da igual donde ocurra el asesinato. Si la investigación es buena, el castigo está asegurado. . Mezcla de generos, thriller e histórico ¿te gusta la idea?. . Un buen resultado. .
Wien im Jahr 1919: Eigentlich soll sich Rayonsinspektor Emmerich um eine Schmugglerbande kümmern. Doch der angebliche Selbstmord eines "Kriegszitterers" lässt ihm keine Ruhe und er ignoriert seine eigentliche Arbeit, um herauszufinden, ob nicht doch ein Mord dahintersteckt. Ihm zur Seite steht nur sein junger Assistent Ferdinand Winter und schon bald gibt es eine zweite Leiche. Zudem hat Emmerich gerade keine Bleibe mehr, denn er lebte bisher mit einer Kriegswitwe und ihren Kindern zusammen, deren totgeglaubter Ehemann plötzlich vor der Tür steht. Emmerich räumte das Feld und muss nun sehen, wo er unterschlüpfen kann, während er versucht, seine Mordserie und die Ermittlungen gegen die Schmuggler unter einen Hut zu bringen.
Gut recherchierter und spannend geschriebener historischer Krimi, der in Wien kurz nach Ende des ersten Weltkriegs spielt. Nach eher langsamem Beginn nimmt das Buch Fahrt auf und bleibt bis zuletzt spannend.
Nur eines war ein wenig ärgerlich: gerade wenn ein Buch so viel gut eingesetztes Lokalkolorit hat, müsste das Lektorat Sprachanachronismen wie den modernen wienerischen Einsatz des Wortes "Oida" oder bundesdeutsche Vokabel wie "hibbelig" oder "Anziehsachen" beseitigen können.
Novela de intriga, que me ha tenido entretenida. En un escenario histórico muy especial, como es el de entre guerras. En una ciudad hundida por el hambre y la miseria, como fue Viena en 1919. La investigación de unos asesinatos tienen a un excombatiente de guerra como investigador. La lucha por la supervivencia, en una época donde el hambre mata tanto como la maldad humana.
„Der erste Reiter hat die Tyrannei gebracht, der zweite den Krieg…“, und mit den schrecklichen Nachwirkungen haben die Menschen in Wien auch 1919 noch immer zu kämpfen. Zum einen ist da der allgegenwärtige Mangel, bereits die einfachsten Dinge fehlen. Ob das nun Nahrungsmittel oder Medikamente sind, vieles ist, wenn überhaupt, nur noch auf dem Schwarzmarkt erhältlich und sichert den Schleichhändlern fette Profite. Zum anderen sind da die Überlebenden, von denen die meisten auf den Feldern Galiziens gekämpft haben. Sie konnten zwar ihr Leben retten, haben aber doch Verletzungen davongetragen, mit denen sie noch immer kämpfen – ganz gleich, ob diese physischer oder psychischer Natur sind.
So auch August Emmerich, Rayonsinspektor im 22. Bezirk, Kriegsversehrter mit einem Granatsplitter im Bein, der gemeinsam mit seinem Assistenten Winter hinter einem Schleichhändler her ist und im Laufe seiner Ermittlungen buchstäblich über die Leiche eines vermeintlichen Selbstmörders stolpert. Aber Emmerich ist misstrauisch, und die genauere Untersuchung des Toten bestätigt seine Vermutung. Obwohl nicht offiziell mit dem Fall betraut, stellt er Nachforschungen an, böte sich ihm doch im Erfolgsfall eventuell die Möglichkeit, in die Abteilung „Leib und Leben“ (= Mordkommission) zu wechseln.
Und es bleibt nicht bei diesem einen Mordfall, aber es stellt sich die Frage nach den Zusammenhängen. Wo ist die Verbindung zwischen den verschiedenen Opfern? Zufall, oder kannten sie sich? Bis diese Frage geklärt ist, soll es noch eine Weile dauern, aber schließlich führt ein zufälliger Fund die beiden Ermittler auf die richtige Spur.
„Der zweite Reiter“ ist der erste historische Kriminalroman der Österreicherin Daniela Larcher, die hier unter dem Pseudonym Alex Beer schreibt. Lesern von Regionalkrimis ist die Autorin wahrscheinlich durch ihre Reihe mit Inspektor Morell bekannt, ich hatte bisher noch nichts von ihr gelesen und bin nun doch angenehm überrascht. Offenbar hat sie im Vorfeld sehr gut recherchiert, gelingt es ihr doch, beeindruckende Bilder des Lebens in der österreichischen Metropole nach dem Ersten Weltkrieg stimmig in diesen Kriminalroman einzuarbeiten. Die Atmosphäre passt, die Ereignisse aus dem persönlichen Umfeld des Inspektors sind stimmig, und auch das Drumherum wirkt glaubhaft und nicht aufgesetzt.
August Emmerich ist kein Superman, der alle Probleme mit links löst. Und auch wenn er bei seiner Arbeit einige Rückschläge einstecken muss, ist es eine andere Baustelle, die ihm weitaus größere Kopfschmerzen bereitet, da sein Privatleben von heute auf morgen durch die unerwartete Rückkehr des totgeglaubten Mannes seiner Lebensgefährtin komplett auf den Kopf gestellt wird. Dieser Handlungsstrang ist eigentlich prädestiniert dazu, in Sentimentalitäten abzugleiten, aber selbst diese Klippe umschifft die Autorin gekonnt.
Von daher hat Alex Beer alles richtig gemacht. Und wir dürfen uns freuen: der zweite Band mit August Emmerich ist offenbar bereits fertiggestellt, Teil drei in Arbeit. Ich freue mich darauf!