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El fin es mi principio

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Este conmovedor relato de la vida de una de las más prestigiosas firmas del periodismo mundial ha sido un auténtico acontecimiento editorial en Italia, donde se han vendido hasta la fecha más de un millón de ejemplars.

Cuando en marzo de 2004, Tiziano Terzani, debido a una enfermedad terminal, ve acercarse el final de su vida, decide reunirse con su hijo Folco para mantener con él unas valiosas conversaciones sobre la vida que ha llevado.

Aceptando su destino con la serenidad propia del que ha frecuentado las filosofías orientales durante gran parte de su vida, Terzani rememora los hechos que han marcado su existencia y la de los suyos.

414 pages, Hardcover

First published January 1, 2006

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About the author

Tiziano Terzani

36 books590 followers
Tiziano Terzani was an Italian journalist and writer, best known for his extensive knowledge of 20th century East Asia and for being one of the very few western reporters to witness both the fall of Saigon to the hands of the Vietcong and the fall of Phnom Pehn at the hands of the Khmer rouge in the mid-1970s.

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Displaying 1 - 30 of 253 reviews
Profile Image for Dagio_maya .
1,073 reviews338 followers
July 25, 2020
“Vorrei che il mio messaggio fosse un inno alla diversità, alla possibilità di essere quello che vuoi.
Allora, capito? È fattibile, fattibile per tutti.
FOLCO: Cosa è fattibile?
TIZIANO: Fare una vita, una vita. Una vera vita, una vita in cui sei tu. Una vita in cui ti riconosci.”


La verità è che sono anni che schivo Terzani.
Lo schivo ogni volta che vado a casa dei miei e ritrovo uno dei suoi libri lasciato in giro da uno dei miei fratelli. Mi pare che una volta ne sfogliai uno (credo “Un indovino mi disse”) ma con svogliatezza, senza leggerne nessun passo.
Nessuna ragione in particolare ma un pregiudizio nato da una sensazione stupida perché senza fondamenta.
Per me Terzani era un rappresentate di una qualche corrente New Age.
E dire che non sopporto questo etichettare senza conoscere così tipico dell’ignoranza!!
Invece ci sono cascata lasciandomi imbrigliare dall’immagine: quell’uomo che associavo direttamente a Gandalf il Bianco e che aveva viaggiato a lungo in Oriente non rientrava nella mia sfera d’interessi, punto e basta.
Invece no! Ho avuto la fortuna di potermi ricredere.

“La fine è il mio inizio” è il libro in cui Terzani padre traccia le linee della sua vita al figlio Folco: il libro giusto per cambiare idea.
Tiziano è pronto a morire, ha accettato il male che lo sta consumando ma prima di abbandonare il suo corpo fa una proposta al figlio:

” …e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita? Un dialogo fra padre e figlio, così diversi e così eguali, un libro testamento che toccherà a te mettere assieme.”

Una vita avventurosa, piena di storie di volti e quell’essere in mezzo alla Storia.
Firenze, Pisa, l’Olivetti, gli Stati Uniti, Vietnam, Cambogia, Singapore, Cina, Hong Kong, Filippine, Giappone, India….
Un uomo che sente l’urgenza di vedere altri luoghi ma soprattutto di conoscere altri modi in cui la vita è interpretata.

” Ed è la mia speranza che fra cinquanta, cent’anni qualcuno ritrovi per caso un mio libro nei remainders o in una vecchia biblioteca e, non sapendo chi sono stato, come sarà perché è sempre così, cominci a leggere e mi riconosca, riconosca un sentimento, qualcosa che lui ha vissuto in quello stesso paese.
E in quel momento io rivivrò un piccolo momento di eternità. “
Profile Image for Christian.
19 reviews1 follower
November 8, 2008
I picked up this book by accident because I was looking for an interesting biography to read. Simply put, I think this was one of the most beautiful books I have read in a long time.

In a very moving dialogue, Tiziano Terzani and his son talk about Tiziano's life, his choices and all kinds of philosophical aspects about the big questions of our time and (at least) my generation.

Aside from a good portion of philosophy, the book gives some background information on the history of the different Asian regions in which Terzani has been working (Vietnam, China, Thailand, Japan, Cambodia). As these major aspects of history are usually neglected in German schools, they were very interesting and, to a large extend, complete news for me.

I am definitely going to check out more of his work.
Profile Image for Sandra.
958 reviews328 followers
February 15, 2015
Ci sarebbero tante cose da dire su questo libro.Mi è piaciuta molto la parte autobiografica, diciamo così, con il racconto della sua infanzia e della sua giovinezza. E' stato altrettanto bello viaggiare con lui in Russia, in Cina, in Giappone, in Estremo Oriente.Ma nelle parole di Terzani c'è di più: la grandezza di quest'opera non è solo un insegnamento sul senso della vita,c'è anche dell'altro, e cioè Terzani ti prende per mano e ti invita, ti aiuta a guardare oltre le cose, a capire che la vita di ognuno di noi può essere immensa se vissuta in una misura "profonda" che deve essere solo e solamente nostra.Il valore del rapportarsi con le altre persone e con la natura che ci circonda, la semplicità della felicità. Un grande insegnamento.
Profile Image for Emilio Berra.
293 reviews264 followers
March 22, 2022
- Pervaso dalla gioia -

"Mi sento pervaso da una gioia come da un alone" .

Un libro intenso, molto interessante, di grande spessore umano.
Una lunga conversazione fra Tiziano Terzani e il figlio Folco nella bella cornice della terra natia.
Il celebre giornalista e scrittore, pur gravemente malato, è come illuminato di lucida e serena saggezza. E' soddisfatto della propria vita. Ora è pronto a guardare alla morte come a un porto sicuro, un approdo cui la vita stessa tende.

Fra le tante esperienze vissute, indelebile porta in sé il fascino dell'India. Quei vecchi ispiratori di alti pensieri, che spesso cerchiamo e troviamo nei libri, là s'incontrano viventi, magari per strada, oppure andando a trovarli. E per lui quegli incontri, come afferma, si sono rivelati assai fruttuosi.
"... una delle poche cose che ho imparato (...) è la rinuncia ai desideri, che è la vera, ultima grande forma di libertà" .
Anche Folco, ovviamente, interviene, ponendo domande e sollecitando risposte. Talvolta è lui a pronunciare una frase particolarmente profonda : "mi domando se l'illuminazione non sia proprio l'arrivare a guardare il mondo così com'è e trovarlo perfetto" .
Profile Image for Paolo Ciampi.
Author 41 books23 followers
September 24, 2012
solo una parola: essenziale. Ad aggiungerne altre mi sembrerebbe di sminuire l'importanza di questo libro e la sua forza nello scavare nelle nostre vite
Profile Image for Corrado.
184 reviews14 followers
September 4, 2024
Non ho pianto quando è morto Mufasa, ma la fine di questo libro mi ha fatto commuovere.

Tra tutti i risvolti della vita di Terzani, quello che mi ha interessato di più è il rapporto che ha avuto con sua moglie. C'è un capitolo intero dedicato a lei e sarei stato deluso se non ci fosse stato; ma anche nel resto del libro si sente forte la sua presenza e l'appoggio continuo che gli ha dato lungo tutta la vita.

Più che un'autobiografia sembra una specie di trattato filosofico dove un padre e un figlio cercano di capire il senso della vita o per lo meno se un senso c'è. Il discorso ed i racconti sono molto intensi, ma anche divertenti. Penso sia un libro che dovrebbero leggere tutti.
Profile Image for Isa | Mil Histórias.
278 reviews132 followers
February 13, 2017
O meu gosto por biografias e histórias de vida tem vindo a crescer consideravelmente nos últimos tempos. O facto de estar ler e a conhecer pessoas que não são ou foram personagens é muito gratificante e interessante.

Esta é uma biografia de Tiziano Terzani, um jornalista italiano. Esta não é apenas uma biografia, mas é também uma conversa entre pai e filho.

É a história de homem que muito lutou e trabalhou para seguir o seu sonho de ser jornalista. Um homem que marca pela persistência e a resiliência que o caracterizam.

Tem diálogos profundos sobre os acontecimentos históricos que Tiziano testemunhou. Mas também de vida e de cultura. Se todos conseguíssemos ter este tipo de ligação com os nossos pais o mundo certamente seria melhor.

O que torna tão real este livro é a sua veracidade, pois todos os acontecimentos aqui falados e descritos são verídicos.

Um testemunho a não perder.
Profile Image for arcobaleno.
645 reviews161 followers
September 10, 2017
Mi sono trovata a leggere per caso le prime pagine e a essere trascinata velocemente per tutte le altre, fino all'ultima. Tiziano Terzani, negli ultimi suoi giorni, racconta al figlio il proprio viaggio della vita, alla ricerca di quel filo che dia, infine, un senso al cammino percorso.

Vorrei che il mio messaggio fosse un inno alla diversità, alla possibilità di essere quello che vuoi; [...] fare una vera vita, in cui sei tu, in cui ti riconosci,[...] libera da condizionamenti.[...]fermati ogni tanto e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo, fermati a sentire il silenzio, ad ascoltare la voce del cuore! cerca di trovare la risposta 'dentro' di te. Perchè c'è; [...]e vivi ora! [...] la vita avviene in questo momento ed è in questo momento che uno deve saperne godere.
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews46 followers
August 13, 2016
E' lui che non mi è piaciuto. Non mi ha convinta. Una vita interessante, senza dubbio, ma non è l'unica (per tacere la conterranea nonchè collega Oriana Fallcia, di cui lui si guarda bene dal dire checchè, tacendo il fatto che hanno seguito le vicende della guerra in Vietnam insieme. Nè lei dice mai nulla di lui - e questo già è un indizio). Un uomo che ha avuto indubbiamente e per sua stessa ammissione molta fortuna e che ha saputo usarla bene, ma poi alla fin dei conti un una persona di spessore: un idealista - inutile. Si dichiara per esempio antiprogressista: ma perchè? Perchè la televisione deve'essere vista come un demonio? Dà da lavorare a tanti. Perchè negare il progresso medico e sostenere le antiche medicine? Chi vuole scegliere tra lo stare male o l'essere curato bene? Questo giusto per citare un paio di esempi. Sostenitore di una "protezione" dell'umanità antica - ma quando tocca agli altri: lui, dopo aver mandato orgogliosamente i figli in una scuola pubblica cinese, dopo un paio d'anni ha capito che questi ad Oxford (che poi hanno frequentato) non ci sarebbero arrivati mai e li ha trapiantati in una scuola privata, Tiziani fa discorsi vacqui (sentendosi però in possesso di grandi verità), campati per aria perchè basati ancora su vecchie utopie che al giorno d'oggi poi appaiono abbastanza "paracule". Una vita interessante, come dicevo sopra, scritto bene, ma poi alla fine chiudi il libro (che hai comprato perchè, sin dal titolo, ti aspettavi grandi rivelazioni) e invece ne sai poco (molto poco) più di prima.
Profile Image for Laura.
59 reviews9 followers
May 5, 2020
Tiziano Terzani è uno degli autori e uomini che stimo di più. La sua vita è per me un continuo sgomento (in senso positivo), e la scelta del figlio di lasciarlo parlare, di trascrivere semplicemente le sue parole, con le interruzioni, le ripetizioni e il dolore fisico ha reso questo ultimo racconto così vero e unico che anche io, leggendo l'ultima frase, ho riso.
Profile Image for Rainer.
99 reviews10 followers
July 21, 2024
3,5 Sterne. Erschienen im Jahr 2005. Damals ein Bestseller. Der Italiener Terzani war 30 Jahre Korrespondent für den Spiegel in Asien. Kurz vor seinem Krebstod im Jahr 2004 unterhält er sich mit seinem Sohn über die Stationen seines Lebens. Das Buch ist in Dialogform gehalten. Für mich sind die die ersten zwei Drittel stark, das letzte Drittel eher schwach.

Sehr subjektiv berichtet Terzani aus der Sicht des Anti-Kapitalisten, der er immer schon war, und des Pazifisten der er gegen Ende seines Lebens wurde.

Terzanis Erzählung seiner Erlebnisse und der Ereignisse in Vietnam und Kambodscha in den siebziger Jahren sind spannend und stimulierend. An einer Stelle wägt Terzani die Militärdiktatur Birmas gegen eine Öffnung des Landes ab - Bewahren der Kultur unter dem Schutz einer Diktatur einerseits und Demokratie und wirtschaftlicher Fortschritt mit allen drohenden Verwerfungen des Kapitalismus andererseits. Das ist provozierend angesichts allem, was man auch in 2004 schon über das Schicksal der Rohingya wusste.

Viele solcher Positionen regen den Leser zum Nachdenken und Kritik an. Nicht allerdings seinen Gesprächspartner, seinen Sohn Folco. Das lässt die Gesprächssituation leider nicht zu. Vielleicht eine Schwäche des Buches.

Der letzte Teil wird sehr persönlich. Geht es in den letzten Gesprächen zwischen Vater und Sohn inhaltlich zwar um philosophische Fragen, so geht es doch eigentlich um die Begleitung eines Menschen in seinen letzten Tagen bis zu seinem Tod im Kreise seiner Familie. Das berührt, aber ist doch sehr intim und gibt dem Buch eine ganz andere – für mich etwas zu sentimentale Richtung.
Profile Image for Nico.
497 reviews18 followers
October 4, 2017
Una strada c’è nella vita, e la cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici «Oh, ma guarda, c’è un filo!» Quando vivi, non lo vedi, il filo, eppure c’è.

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Ho letto con immenso piacere ed interesse questo libro. Da tempo volevo leggere qualcosa di questo autore, e mi è stato consigliato questo per iniziare.
Scelta molto azzeccata perché questa conversazione tra padre e figlio ripercorre tutti i punti salienti della vita dell'autore, dall'infanzia fino all'università e all'inizio dei suoi viaggi come giornalista, e richiama vari libri che lui ha scritto durante questi periodi.

Questo libro spinge a mettere in discussione il nostro modo di vivere, di viaggiare e di affrontare i nostri drammi quotidiani. Ogni cosa viene riportata verso una nuova luce e questo non succede molto spesso. Ci sono molte domande senza risposta o almeno che sono in qualche modo rivolte alla nostra coscienza e alle nostre scelte.
Profile Image for Utti.
499 reviews35 followers
June 26, 2018
Il Terzani che viaggia, fa il giornalista, incontra mi conquista. Il Terzani spirituale mi irrita. Senz'ombra di dubbio. E in questo libro ci sono tutti e due e lottano tra di loro.
Profile Image for Simona Garbarini.
548 reviews2 followers
November 21, 2022
Un Tiziano Terzani po’ ridondante e autocelebrativo riassume la sua vita commettendo forse l’errore di pensare che il suo solo merito sia stato cavalcare la sorte e pensando che tutti possono partire da umili origini, laurearsi alla Normale e diventare corrispondenti di una rivista tedesca altisonante.
In pieno contrasto con le idee di annullamento del se è dei propri desideri che propugna Terzani descrive la sua vita e i suoi incontri, i suoi oggetti comprati, il suo amore per le donne, io suo avere incontrato uomini e donne importanti, il suo amore per il gioco d’azzardo, le costosissime rate universitarie per i figli giocando a fare l’iniziato buddista che non è.
Un libro quindi pieni di contraddizioni, che in parte rende onore a questa figura complessa, mq a volte però risulta noioso e ripetitivo perché tutta questa genuinità propagandata a volte pare proprio un po’ un atteggiamento letterario.
Ciò detto, grande onore all’uomo che è stato e a che cosa è riuscito a fare su questa terra. Del resto, questo libro non lo ha neanche curato lui, quindi la colpa forse dei suoi eredi che non sono stati in grado di elaborare la materia complessa di una vita umana.
Profile Image for Miguel.
464 reviews13 followers
August 24, 2015
http://silenciosquefalam.blogspot.pt/...

Um homem de sessenta e cinco anos tem um cancro em estado avançado. Sabendo que o seu fim está iminente, propõe ao filho: «e se tu e eu nos sentássemos todos os dias durante uma hora e tu me perguntasses as coisas que sempre quiseste perguntar e eu falasse livremente». Folco acede ao último desejo do seu progenitor e durante os fulgurantes três meses que lhe restam de vida, têm lugar em Toscânia as conversas intimistas e profundas trocadas entre ambos. O resultado desses diálogos gravados foi compilado após à morte de Tiziano Terzani e deu origem ao livro La Fini è il Mio Inizio, publicado em 2006, e transposto para o cinema em 2011.

«Os livros eram os meus melhores companheiros de viagem. Estavam calados quando eu queria que estivesse calados e falavam quando eu precisava que falassem. Um companheiro de viagem é mais difícil porque impõe a sua presença, as suas exigências. Um livro não, é mudo. Mas está cheio de coisas magníficas.» (p. 183)
Profile Image for Max Rocca.
188 reviews5 followers
September 29, 2012
E' uno di quei libri di Tiziano Terzani che non si posso assolutamente non leggere! Attraverso questo libro racconta un suo vigaggio nella malattia e traspare dalle sue parole una serenità indescrivibile per chi non ha affrontato un lungo cammino come il suo! Un libro dedicato a chi ama commuoversi con dei grandi libri, scritti da una grande uomo! Da non perdere...anzi da rileggere per ritrovare la propria serenità
7 reviews2 followers
June 22, 2013
Meraviglioso. La parte più brutta quando mi sono resa conto di averlo finito.L' ho odiato..
Profile Image for Lorenzo Bovitutti.
116 reviews8 followers
February 17, 2016
Feci una delle migliori maturità di Firenze. Credo di aver avuto la media dell'8, con 9 in filosofia e 9 in italiano, che era eccezionale. La Banca Toscana mi scrisse una lettera che fece sdilinquire la mia famiglia, t'immagini, mi invitavano ad andare a un colloquio! Io ci andai e mi offrirono un lavoro in banca, che era come dire a fare il Papa per mio padre. In casa mia fu come se Gesù mi avesse detto “Vieni con me!”
Io ero terrorizzato, per me era la morte civile. Però avevo tutta la famiglia contro.
F: Ah, è per questo che lavorare in banca è sempre rimasto per te il simbolo del male!
T: Il simbolo di tutto quello che non bisogna fare.

Ho una certa compassione, una certa commiserazione per i giovani che non hanno niente in cui credere, che non hanno un ideale per il quale impegnarsi, tanto che si rivolgono al calcio, alla moda, al motociclismo, allo sport. Ora, tu puoi immaginare che l'anima di un giovane, le speranze di un giovane debbano essere legate all'amore per una squadra di calcio? C'è qualcosa che non torna. Pensa invece che allora c'erano quelli legati dall'amore per Che Guevara! Poi puoi giudicare se il Che fosse un politico giusto o sbagliato, ma c'era qualcosa di grande in lui.

Appena gli altri sono partiti inforco la mia bicicletta e pedalo fino al monastero di Sera.
Distrutto! Non c'era nessuno. Vidi un vecchio a una finestra. Mi ha raccontato tutto, come era successo
Fu a quel vecchio che chiesi dove facessero i funerali del cielo. Perché, come sai, i tibetani non bruciano i loro morti, li tagliano a fette e li danno in pasto agli avvoltoi. Per i morti di Lhasa c'è un posto speciale su una grande roccia dove questo avviene. E io sono andato a vedere. Mi sono nascosto, sono stato lì alcune ore, ho visto vari funerali che arrivavano e ho fatto foto da lontano.
F: I cinesi non volevano che si vedessero questi riti?
T: No, per i cinesi erano la barbarie. Farli vedere voleva dire che loro accettavano la cultura dei tibetani. Sono razzisti da morire nei confronti di tutti quelli che non sono della razza han.
Lo stesso risentimento razzista che oggi sta venendo fuori nei confronti del mondo arabo anche qui in Italia. “Puzzano, non si lavano...” Sai, i discorsi che creano l'immagine di un popolo, di una civiltà, e che poi giustificano l'uso della violenza. Ricordati quello che ti dico: il primo passo di ogni guerra è la disumanizzazione del nemico. Il nemico non è un uomo come te, quindi non ha gli stessi diritti.

La mia speranza è che fra cinquanta, cent'anni qualcuno ritrovi per caso un mio libro in una vecchia biblioteca e, non sapendo chi sono stato -come sarà perché è sempre così- cominci a leggere e mi riconosca, riconosca un sentimento, qualcosa che lui ha vissuto.
E in quel momento io rivivrò un piccolo momento di eternità.

Voi mi potete ben chiedere: ma perché cavolo ci hai messo nella scuola cinese? Venivamo da una scuola bella, internazionale, a Hong Kong, e tu ci schiaffi lì, in quella scuola squallida, comunista?
Fu una decisione per me facilissima e fondamentalmente ideologica.
Se avessimo fatto quello che faceva la maggioranza degli stranieri del nostro tipo – ricchi, del primo mondo – avremmo potuto vivere in Cina senza mai stare in Cina. Vi avremmo messi nella scuola francese o americana e voi avreste avuto per amici il figlio dell'ambasciatore del Timbuctu, la figlia del segretario dell'ambasciata tedesca, sareste andati alle loro feste di compleanno e la Cina non l'avreste mai vista. La Cina sarebbe rimasta qualcosa di esterno.
Per noi la Cina era una cosa molto diversa. Volevamo andarci per conoscerla, per entrarci dentro. Io ero affascinato dall'esperimento maoista, mi sarebbe pesato moltissimo essere escluso dalla vita dei cinesi e il fatto che sia io che la Mamma avessimo studiato il cinese ci era di grande aiuto. Se io vi mettevo alla scuola internazionale voi della Cina non sapevate niente.
Avete imparato a marciare, avete imparato a pulire i gabinetti e avete scoperto l'orrore del comunismo. Vi siete vaccinati contro il comunismo. Io vi imposi la Cina, ve la imposi. Ma ve la imposi sicuro che in fondo facevo qualcosa di buono, che vi mettevo in condizioni di fare un'esperienza stupenda, diversa, che aggiungeva qualcosa alle vostre vite. 

Avevo una repulsione per i compromessi. Ho fatto questo mestiere come una missione religiosa, non cedendo a trappole facili.
La più facile, te ne volevo parlare da tempo, è il potere.
Facendo questo mestiere la frequentazione del potere è necessaria, perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei lì a descriverle devi andare dal Potere a chiedergli come stanno le cose.
Forse nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, con la loro aria tronfia, con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, per trarne lustro, gloria. Io questo non l'ho mai fatto. Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita!
Non mi è mai piaciuto. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, lo misuravo, e lo mandavo affanculo. Aprivo la porta, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo domande. Sono stato uno dei giornalisti che alle conferenze stampa del mondo era proverbiale per fare sempre le domande più provocatorie, quelle che non vedi più fare oggi.
Questo è il giornalismo. I giornalisti più orribili sono quelli che stanno nel Pentagono, nel ministero degli Esteri, sempre lì, pronti a pigliare il caffè. Si annuncia “Conferenza stampa!” e loro accorrono.
F: Cioè, uno dovrebbe sfidare il potere?
T: Questo è il mestiere. Scusa, le suddivisioni del potere nell'ambito dello Stato sono legislativo, esecutivo, giudiziario. E c'è un quarto potere: la stampa e i mezzi di informazione che controllano il giudiziario, l'esecutivo e il legislativo.
Se no non funziona il sistema. Non funziona la democrazia. Se la legge è sbagliata, chi lo va a denunciare? Nessuno. Se invece la stampa incomincia a protestare, a studiarne le conseguenze, acquista un'importanza enorme, diventa la voce della gente che non può parlare.
Non sono mai stato amico di un potente. È molto importante questo senso della propria libertà, del non voler dipendere dal benvolere di nessuno.

Da giornalista ho incontrato tanti quaquaraquà. Gente inchiappettata che
faceva la sua parte e che, proprio perché io ero giornalista, incontrandomi mi dava un pacchetto bell'e fatto e mi raccontava le puttanate.
Ma non ho incontrato nessun personaggio grande. Nessuno.
Davvero, se devo ritornare sui miei passi, Madre Teresa mi ha colpito, il Dalai Lama certamente, e alcuni anonimi personaggi, sai, come il monaco della Mongolia a cui chiedo se ha paura di morire e lui risponde “Paura? Non vedo l'ora di morire. Questa vita noiosa! Voglio vedere cosa c'è nella prossima”. Personaggi così, puliti, solitari. Di grandi non ce n'era più uno. Erano morti all'asilo, come diceva un nostro amico cinese. Vero. Distrutti dalle scuole, dalla cultura, dall'azzeramento delle teste.

L'idea del socialismo era semplice: creare una società in cui non ci fossero padroni che controllano i mezzi di produzione con i quali impongono la schiavitù alla gente. Quando tu hai una fabbrica e ne sei il padrone assoluto, puoi licenziare e assumere, puoi assumere anche bambini di dodici anni e farli lavorare, ed è chiaro che accumuli un profitto enorme che non è dovuto a te, è dovuto anche al lavoro di quelli. Allora, se loro già partecipano allo sforzo di produrre, perché non lasciare che copossiedano la fabbrica?
Voglio dire, uno ha un'azienda agricola a monte di un fiume con tanta acqua. Può fare una diga per impedire che l'acqua arrivi al contadino a valle, ma non è giusto. Non si potrebbe invece trovare un accordo per cui quell'acqua arrivi anche a quello di sotto? Il socialismo è l'idea di una società in cui nessuno sfrutta il lavoro dell'altro. Ognuno fa il dovuto e da quello che è stato fatto in comune ognuno ritira quello di cui ha bisogno. Cioè vive di quello di cui ha bisogno, non accumula, perché l'accumulare toglie qualcosa agli altri e non serve a niente. Guarda oggi, i ricchissimi, anche in Italia! Quell'immenso accumulare, a che serve? Serve a farsi lo yacht, la villona al mare. Spesso tutto quel denaro non viene nemmeno riciclato nel sistema che produce lavoro. C'è qualcosa che non torna. Da qui nasce l'idea del socialismo.

Se ci penso bene non avevo quella grande necessità che molti hanno di avere un amico. Sì, bei rapporti, molto belli, fra uomini. Ma insomma, potevo farne anche benissimo a meno.
F: Forse perché avevi sempre la Mamma.
T: È vero. Questa è la cosa più giusta che hai detto, perché lei era tutto. Primo, costituiva una certezza attorno alla quale tutto girava, una certezza di libertà e un senso di sicurezza. È stata quello che il grande poeta bengalese che cito sempre è riuscito così bene a descrivere: il palo al quale l'elefante si fa legare con un filo di seta. Se l'elefante dà uno strattone può scappare quando vuole, ma non lo tira. Ha scelto di essere legato con un filo di seta a quel palo. Questa scelta l'ho fatta che ero giovanissimo, avevo diciotto anni, e questa scelta è stata il grande, grande punto fermo della mia vita.

F: Cos'è la differenza fra socialismo e comunismo?
T: Il comunismo ha tentato di istituzionalizzare l'aspirazione socialista creando – come uno pensa sempre sia la soluzione – istituzioni e controlli. A quel punto l'essenza del socialismo è sparita, perché il socialismo è in fondo anche un po' anarchico. Quando cominci ad avere una polizia che controlla quanto pane mangi, che manda tutti a lavorare alle otto e chi non ci va parte per il gulag, è finita.
Ogni idea, se si istituzionalizza, s'incancrenisce, diventa morta. Le religioni sono così. Le religioni nascono come grandi ispirazioni. C'è un profeta, ci sono i seguaci, c'è un senso di grande scoperta e di euforia. Poi arriva uno che dice “Be', allora la Chiesa la si fa così. Quelli che vogliono entrare si mettano il cappello giallo...”
Rido. No, ma è così, è così! E perdono tutta la loro freschezza, tutta la loro originalità. Ma secondo me, se lo vuoi sapere, l'idea del socialismo sopravvivrà a questo periodo egoista e capitalista. Un altro esempio erano le vecchie comunità monastiche, dove non c'era quello che mangiava di più.
Tutte le comunità monastiche del passato le puoi chiamare socialiste: si fa il campo tutti assieme.
Spogliare l'uomo della sua orribile materialità che lo vuole ricco eccetera, eccetera, per mettergli in testa che il premio del suo lavoro è l'incentivo morale.
T: Tu sei bravo, ogni giorno ari un ettaro di terra più degli altri, e la sera a cena vieni lodato dalla comunità. Ti si dà la fusciacca, o un bottoncino rosso, e Terzani è un eroe della comune. L'incentivo morale invece dell'incentivo materiale! Ti potevano anche dire “Caro Terzani, sei stato bravo. Ecco una bella stecca di cioccolata”. Invece no: un bottone rosso. Voglio dire, l'uomo che ne viene fuori dovrebbe essere diverso, no?
Però, al fondo, nonostante si debba ammettere che questi sono sentimenti e valori belli da avere, al fondo al fondo al fondo c'è il bisogno dell'uomo di assoluta libertà. E l'assoluta libertà conduce al capitalismo, all'accumulazione.

Mi piacerebbe vedere che i miei nipoti vivono in un mondo di cui si sorprendono, in cui c'è dovunque qualcosa di meraviglioso da osservare. Ho visto ieri sera la prima lucciola e sono stato lì, a guardarla. Nel buio della notte la vedevo fare ti-ti-ti... Una gioia ti piglia!
Mi ricordo di quante storie i miei mi raccontavano sulle lucciole quando ero piccolo. Dicevano che se ne acchiappavi una e la mettevi sotto il bicchiere, la mattina dopo ci trovavi una monetina. Loro ce la mettevano, la monetina, e il mio mondo si arricchiva. Allora, perché ai miei nipoti non far vedere le lucciole perché si stupiscano della meraviglia del mondo?
Altro che la televisione e andiamo a mangiare la pizzettina! E da lì che partono tutti i discorsi sulla violenza. Ogni giorno la violenza ce la facciamo da noi. Basterebbe dire “Basta!” Pigli il bambino e lo porti la notte a vedere le lucciole. Viviamo vite troppo di corsa, troppo piene di stimoli, continuamente distratti dal lavoro, dal telefono, la televisione, i giornali, da quelli che ci vengono a trovare. Siamo sempre di corsa, sempre di corsa, non ci fermiamo. Chi si prende più degli spazi vuoti, del tempo per il silenzio? La sera al bambino gli danno da mangiare, lo mettono un po' davanti alla televisione e poi a letto. Sarebbe così semplice dire “Fermi tutti. Stasera si va a vedere le lucciole!”
Non è così complicato. Sei tu, tu che puoi scegliere se andare in pizzeria o se portare il bambino a vedere le lucciole.
Onestamente, Folco, questo mondo è una meraviglia. Non c'è niente da fare, è una meraviglia. E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia – ma non tu, con i tuoi due occhi e i tuoi due piedi; se Tu, questa essenza di te, sente d'essere parte di questa meraviglia – ma che vuoi di più, che vuoi di più? Una macchina nuova?

Da noi non incontri persone con quell'ampiezza di vedute sull'universo e il tempo come le trovi ancora in India. Ma Folco, se tu nasci e cresci in una città europea, se vai in quelle scuole occidentali dove la prima cosa che devi fare è competere con il tuo compagno di banco per ridurlo a un imbecille, così che tu sia il primo della classe, come vuoi poi crescere con una grande apertura mentale? Se sei spinto a studiare non per capire la vita, ma per avere un mestiere, per guadagnare dei soldi, è molto difficile che ti si apra la mente. Però anche qui, l'hai visto tu stesso, ci sono quelli, come quel giovane frate di San Miniato a Firenze, che invece di dire “Ferma il mondo che voglio scendere!” fermano se stessi, scendono dal treno e salgono su un altro treno, un treno che ha una tradizione a volte bellissima e in cui trovano alcune risposte.
Ma l'idea che l'India è il toccasana la voglio proprio evitare perché è un errore ideologico, no? Non è che solo gli indiani hanno le risposte.

Facevo questo pensiero proprio stamani mentre rileggevo Krishnamurti, che la conoscenza è il nostro più grande limite. La conoscenza, che dovrebbe aiutarci a crescere, a cambiare, è un limite, è una trappola, perché la mente è condizionata da tutto quello che sa e non può fare salti mortali, è abituata a quello. E lì devo dire che Krishnamurti dice una cosa molto bella: bisogna liberarsi della conoscenza. Solo se ti liberi della conoscenza puoi scoprire qualcosa, altrimenti ti ripeti.

l'incontro con il Swami – a parte che era bello, vestito di arancione, un po' etnico – mi colpì. Io ero sempre corso dietro al tempo perché da giornalista avevo le scadenze. Un giorno stetti per un paio d'ore in quella grande sala dove lui riceveva tutti, a osservarlo. Venivano tutte queste donnette indiane, gli impiegati di banca o i direttori, a toccargli i piedi, a chiedergli che cosa fare col figlio che non andava bene a scuola o a raccontargli che avevano paura di morire. “Swami-ji, Swami-ji, come si fa a morire? Cosa c'è di là?” E lui, sempre con grande pazienza, per ognuno aveva un sorriso, una parola e alla fine un chicco d'uva. C'era una leggerezza in tutto questo che mi ha dato tantissimo.
Quando venne il mio turno io mi avvicinai e lui, carino, mi fece entrare nella sua stanzetta.
“Ma scusi, Swami”, gli dissi, “come diavolo fa a dedicare tanto del suo tempo a questa gente?”
Lui mi guardò fisso e fece quella sua risata meravigliosa.
“Io non ho più bisogno di tempo. Il mio tempo è tempo degli altri. Io ho già raggiunto quello che volevo raggiungere, moksha. Il tempo per me non ha più valore.”
Mi colpì, mi lacerò quando disse questa frase.

Tu conosci meglio di me l'India con la sua divisione della vita in quattro
stadi. Il primo, in cui si è giovani e si apprende; il secondo, in cui si restituisce alla società quello che si è avuto, cioè si lavora, si è un buon marito e un buon padre di famiglia; il terzo stadio in cui, avendo completato gli obblighi familiari, si va nella foresta, magari ancora in compagnia della moglie e di qualche libro. E alla fine, se ci riesci, c'è un quarto e ultimo stadio, quello in cui parti, da solo, in cerca di Dio.
Il mio “distacco” di ora, che secondo me è possibile solo perché in qualche modo ho svolto bene e con coscienza il ruolo di capofamiglia di cui parli.

Di tutti i discorsi del Vecchio, che mi affascinavano, che trovavo interessanti, la cosa per me più bella era, all'alba, salire sul crinale. Sai, alto su quel crinale dell'Himalaya, davanti a un oceano di montagne godi di sentirti vivo. Mi sentivo così pieno d'immenso.
Perché io non sono un intellettuale. Mi interessa, ma io sono uno fisico. Una mattina, su quel crinale mi ha colpito un maggiolino. Mi sentivo quel maggiolino. L'ho seguito, camminava avanti e indietro e poi è arrivato in cima al filo d'erba e ha aperto le sue piccole ali vellutate, trasparenti, ed è schizzato via, verso l'infinito! Sotto c'era un precipizio di centinaia di metri . Lì davvero ho sentito che la mia vita era parte di questo. E con questo vivi, vivi bene, ti prepari. Niente diventa più terribile. Non mi interessava più, questo cancro. Se hai per un attimo questa sensazione, ma che torni a fare il giornalista, a cena con il signor R?
Quella notte sono andato a letto in trance. Grazie indubbiamente prima di tutto al Vecchio, sono arrivato al di là della materialità. Ho potuto sentire un senso più grande, che era legato al tutto e che è la mia grande consolazione di ora.



Ho sempre visto il mio ruolo di padre non come di qualcuno che portava i bambini in piscina o a giocare a pallone. Per niente, non ero io. Per me il ruolo del padre era quello di uno che seminava ricordi, che seminava esperienze, odori, immagini di bellezza e misure di grandezza che vi avrebbero aiutato. Anche il mio portarvi a giro aveva questo scopo.

Sempre fuori dalla norma! Sai, questo è il tema del Vecchio e di Krishnamurti e di tanti. “La verità è una terra senza sentieri”. Cammini, trovi. Non c'è chi ti dice “Guarda, il sentiero per la verità è quello”. Non sarebbe la verità. Se rimani nel conosciuto non scoprirai niente di nuovo. Come fai? Viaggi sui binari del conosciuto e rimani nel conosciuto. E così è quando cerchi. Se sai cosa cerchi non troverai mai quello che non cerchi... e che magari è giusto la cosa che conta, no? Per cui è uno strano processo che richiede una grande determinazione, perché implica rinuncia, assenza di certezze. E comodo adagiarsi sul conosciuto, no? Alle otto c'è il treno, alle nove apre la banca, comportati bene, non rubare i soldi, e avanti. Ma se tu esci dal conosciuto e cerchi strade che non sono state completamente battute o, come dico, se te le inventi, hai la possibilità di scoprire qualcosa di straordinario.

Ogni garanzia è una condizione. Se tu vuoi avere la pensione, devi lavorare tutta la vita per avere la pensione. Se tu vuoi avere l'assicurazione malattia, la devi pagare. Ma pagare l'assicurazione malattia vuol dire ogni mese mettere da parte trecento euro. Non sei libero, perché una garanzia è una condizione, è una limitazione.
Ma secondo me c'è in tutte le cose sempre una via di mezzo. Non occorre né rinunciare a tutto, né volere tutto. Basta avere chiaro cosa stai facendo, quali sono i compromessi.

Vedi, tutto quello che dico ti porta a qualcosa che è il mio unico vero contributo, credo: guardare il mondo in un altro modo. Guardalo in un modo tuo, in un modo più sensibile. E lì, meraviglioso. Invece lo guardiamo tutti allo stesso modo e sempre di più lo guardiamo attraverso questi maledetti strumenti tecnologici. Non guardiamo più il mondo com'è e non lo guardiamo con i nostri occhi.
Profile Image for Rute.
60 reviews1 follower
April 13, 2020
Quando as pessoas tem um problema em vez de pararem, em vez de ficar em silêncio a ouvir a voz do coração, saem, vão para o meio da multidão, vão ao cinema, vão curtir com alguém para si aparvalharem para esquecerem. E não param. Até que um dia chega, um dia chega...
De uma maneira ou de outra vem ao de cima. E não estamos prontos não temos os instrumentos não estamos preparados. Então, quando temos um problema devemos parar, parar, parar. Ouve e tenta encontrar a resposta dentro de ti. Porque ela está lá. Dentro de ti algo que te mantém estruturada que te ajuda existe uma vozinha. Ouve-a. Algum chama-lhe Deus outros chamam-lhe de outra forma mas ela existe
Profile Image for Chichirivoluzionaria.
73 reviews2 followers
May 1, 2025
"lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in maniera migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande"

Questo libro parla di tutto, parla di una vita che racchiude migliaia di storie.

Denso, bellissimo.
Profile Image for Edoardo Cella.
17 reviews
January 31, 2025
Un bell’accompagnamento, Terzani fa riflettere e a volte ti ci scontri, però è una bella fortuna poter leggere quello che è stato il suo cammino e la condivisione della sua esperienza, non solo per il senso che ha provato a trovare nell’esistenza, ma anche per la capacità di aver aperto gli occhi sulle ideologie che sono ben diverse dagli ideali che uno può seguire nella vita.
Profile Image for writtenbywds.
202 reviews16 followers
April 28, 2025
dnf a quasi la metà.

libro semplicemente irritante. forse l’avrei dovuto capire fin dalla prima pagina, che io e l’autore non ci saremmo trovati d’accordo su tante, se non la maggior parte, cose della vita: l’autore fin dall’inizio dichiara di non aver paura della morte, anzi, di aspettarla con ansia, perché ormai ha visto tutto della vita. non c’è più niente da vedere. non c’è più niente di cui fare esperienza. non c’è più niente di cui essere curiosi. secondo lui, ha già visto tutto quello che c’è da vedere e tutto è ormai solo noia.

personalmente, la ritengo una visione estremamente limitata, superficiale ed anche egoistica del mondo.

non mi starò a dilungare sul perché l’autore non mi sta per nulla simpatico. è un uomo bianco nato nella miseria che, chissà per quale “coincidenza” del “caso”, si è ritrovato a studiare in una università prestigiosa, per poi trovare, sempre per “coincidenza” del “caso”, una posizione da, diciamo, stagista in una realtà prestigiosa, per poi trovarsi ad essere mandato, sempre per “coincidenza” del “caso”, in giro per il mondo a svolgere il lavoro da giornalista, come ha sempre desiderato di fare.

incluse nella lista: maschilismo, imperialismo, razzismo, classismo, ecc. l’autore a un certo punto dichiara di “essere diventato praticamente cinese” perché ha vissuto per un paio di anni in cina. moglie e figli sempre rilegati in qualche bella casetta da ricchi in qualche paese dell’asia sfruttato dall’imperialismo, mentre lui se ne andava in giro per fare carriera e non si degnava nemmeno di far sapere se fosse ancora vivo o morto in una di quelle guerre che aveva così tanta ansia di vedere di persona: il privilegio di chi le può divertirsi a guardare da dietro la protezione del ruolo di “giornalista” mentre i poveri disgraziati si ammazzano a vicenda. non penso l’autore abbia mai fatto parte della vita familiare della moglie o dei figli.

il tutto viene completato da un’altissima concezione di sé, prepotenza, e tanta voglia di parlare di valori nobili e non senza in realtà aver mai dimostrato nulla di concreto a riguardo con le proprie azioni, anzi.

e no, non ho nemmeno finito di leggerlo. e no, non lo finirò.
Profile Image for librarianka.
129 reviews41 followers
November 20, 2011
What a pleasure to read Terzani. Some of my friends already acquainted with this author kept telling me to read him. Finally I borrowed this book, the last one, La Fine E Il Mio Inizio (The End is My Beginning) in Polish translation. It does not exist in English language. It is a series of conversations conducted with Terzani by his son Folco. In the course of many weeks or months, Terzani talks about his life, the travels, the countries he got to know by living inside them, studying them and its people and writing about them for newspapers and magazines among them Der Spiegel which was his employer for the most part of his life. He reminded me a little about another intrepid journalist and traveller Ryszard Kapuściski. They both liked to study their subjects in depth by reading many books, by melting into the country, by becoming one with the subject. Terzani always found ways to get off the planned route, off the beaten track, away from the official delegation, guides, guards, agents and spies, by simply hoping on a bike, getting on a train and blending in. This way he was able to visit place previously unvisited by foreigners and find out things unknown to his fellow Western reporters. He spoke Chinese, knew and loved the Chinese culture. He knew and loved Asia. He witnessed fall of Saigon, he talked to Khmer Rouge barely escaping with his life, he was expelled from China after he spoke the truth about life under the oppressive regime, he got depressed in Japan, foreseeing the mechanization and dehumanization of our societies. He withdrew and spent the last years of his life not seeing many people in the Italian countryside. What a great teacher he is. Only if we were ready to listen.

After reading this last opus, this sort of a testament, I now definitely want to read anything else he has written.

I think I am going to start with his Letters Against the War, he made available for free. Published in many countries and languages still unpublished in US or UK, they simply refuse to publish is.

http://www.swans.com/library/art14/te...
Profile Image for Anne.
165 reviews12 followers
April 22, 2011
Though I thought, when starting the book, that Terzani either was someone talking from above or his son adored him so much, that his statements sound like that, I was very fast convinced as well as surprised how I was able to imagine the stories myself. It was not the book itself which I liked a lot (therefore only 3 stars), but it has left an inspiration to find and, above all, FOLLOW my way, that I really have to thank the publisher, his father as well as the person who made it a gift to me: Thank you!
Profile Image for The Frahorus.
978 reviews100 followers
September 5, 2018
Terzani sa che sta per morire e allora decide di richiamare suo figlio Folco, che vive in America, per narrargli tutta la sua vita e che il figlio registrerà in audiocassette.
L'emozionante viaggio della vita narratoci da uno dei migliori giornalisti e viaggiatori e conoscitori del mondo Orientali.
A tratti emozionante.

Tiziano ci manca la tua voce.
Profile Image for Maria.
161 reviews3 followers
August 5, 2023
a dir poco insopportabile, non so cosa pensasse chi ha curato questo libro, quasi come un’agiografia.
un boomer autocelebrativo al massimo che crede di avere la verità in mano, tra mille ipocrisie.
purtroppo questo atteggiamento offusca le cose interessanti della sua vita e rende noiosa una vita che di noioso non ha niente. complimenti, non era facile…
Profile Image for dammydoc.
324 reviews
October 1, 2024
Tiziano Terzani: La fine è il mio inizio. Longanesi ed.

“Sento questa mia vita che sfugge, ma che non sfugge, perché è parte della stessa vita di quegli alberi. Una cosa bellissima, il disfarsi nella vita del cosmo ed essere parte di tutto. Questa mia vita non è la mia vita, è la vita dell'Essere, è la vita cosmica di cui mi sento parte. Per cui non perdo niente, staccandomi dal corpo io non perdo niente.
Allora, questa è la fine ma è anche l'inizio.
E l'immagine che mi viene in mente quasi ogni giorno del mio abbandonare il mio corpo è quella di un monaco zen che si siede nel silenzio della sua cella, prende un bel pennello, lo intinge nel mortaio dove ha sparso la china e poi si raccoglie davanti al pezzo di carta di riso e con grande concentrazione fa un cerchio che si chiude. […] In verità, questo ciclo è quello che io ora cerco di concludere…”

Tiziano Terzani fiorentino, è stato giornalista, corrispondente per Der Spiegel, pacifista. L’idea di questo libro nasce a pochi mesi dalla morte.
Seduto nel giardino della sua casa a Orsigna, ammalato di cancro, ormai terminale, Tiziano racconta a suo figlio: dall’infanzia a Monticelli, quartiere popolare fuori le mura di Firenze, agli studi alla Normale di Pisa; dalle prime prove di giornalismo alla guerra in Vietnam. Dall’esperienza cinese al
Giappone ipertecnologico e occidentalizzato ove riconosce profeticamente i segni iniziali della drammatica malattia del nostro tempo: la società che disumanizza l’uomo nel mantra del consumismo ad ogni costo.
Le forze vengono meno, ma la lucidità di lettura degli eventi passati e presenti resta inalterata: “… il primo passo di ogni guerra è la disumanizzazione del nemico. Il nemico non è un uomo come te, quindi non ha gli stessi diritti…”

Parla Tiziano: del suo passato da giornalista e racconta delle sue esperienze in luoghi e tempi andati, nella Storia e nelle piccole trame che la costellano, sempre in equilibrio - spesso precario - tra coraggio e incoscienza; di un mestiere vissuto come una missione di testimonianza, lontanissima da certe forme a cui ci siamo purtroppo abituati: “Fin dall'inizio ho imparato che attraverso un piccolo episodio racconti una grande storia, perché la storia raccontata attraverso un'esperienza personale, attraverso il piccolo aneddoto della vita di un uomo, di un villaggio, può spiegare molto di più che se scrivi « Ieri, seimila morti...» Seimila morti nessuno li vede, ma un morto che ha famiglia, che ha bambini, quello impressiona…”

Racconta della sua evoluzione spirituale, di una dimensione personale frutto di un progressivo ritrarsi dalle cose del mondo, dello sguardo che si fa disincantato, mesto, profetico su una umanità in corsa verso il baratro: già nel 2006 amaramente osservava il crollo dell’ordine legale internazionale e l’avanzata inesorabile di una stirpe di individui incapaci di pensare, manipolabili: “vedo un grande caos. Un grande caos e una grande decivilizzazione dell'umanità. […] è crollato il sistema internazionale. Quel sistema di controllo della guerra che si è cercato di mettere in piedi dopo la Seconda guerra mondiale […] Non ci sono più regole. E allora chi frena, chi mette un po' d'ordine, chi tiene al guinzaglio la bestia?”
Sono gli ultimi capitoli a riservare al lettore le parole più toccanti, il vero, puro, inestimabile lascito di un uomo che, privatosi delle maschere, ridotto all’essenza, consapevolmente prende commiato da questo piano esistenziale.
Negli interludi assistiamo a momenti dell’intimità familiare di un uomo alle soglie dell’ultimo passo. L’apparato iconografico aiuta a immergersi nel racconto di una vita straordinaria.
Profile Image for Mona.
60 reviews1 follower
July 16, 2022
“Alles was ich beim Warten auf mein Ende sehe, schließt den Kreis. Weißt du, als ein berühmter Zen-Meister einmal gefragt wurde: ‘Was ist der Sinn von alledem?’, nahm er einen chinesischen Pinsel, tauchte ihn ins Tintenfass und malte einen Kreis. Das ist mein Traum. Schön, nicht? Den Kreis zu schließen.” (p. 172)

“Daher ist die Suche ein seltsamer Prozess, der große Entschlossenheit verlangt, weil er Verzicht bedeutet, Verzicht auf Sicherheiten. Wo es doch so bequem ist, sich im Bekannten einzurichten, nicht?” (p. 384)

“Und vergiss nicht, ich werde immer da sein. Dort oben, in der Luft. Und möchtest du einmal mit mir sprechen, setz dich einfach ein wenig abseits, schließ die Augen und such mich. Dann reden wir. Aber nicht in der Sprache der Wörter. In der Stille.” (p. 397)
Profile Image for Wojtek.
15 reviews12 followers
August 20, 2022
Rewelacyjna książka. Mądra i ciekawa. Przyznam, że chyba jedna z tych, które mają potencjał, by wpłynąć na życie w pozytywny sposób.
Displaying 1 - 30 of 253 reviews

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