Set in the cities and islands of the Mediterranean, and linked thematically, the eight stories The Foxes Come At Night read more like a novel, a meditation on memory, life and death.
In 's Nachts komen de vossen dwaalt Cees Nooteboom naar mensen en gebeurtenissen uit het verleden: weg van de waan van de dag, weg van de levenden. Er is een prachtige lijn te ontdekken in het schrijverschap van Nooteboom. Waar in zijn debuutroman Philip en de anderen de jonge auteur op zoek ging naar de gebeurtenissen en stof zocht voor zijn schrijverschap, blikt hij nu terug en weet hij ontmoetingen, personen en gebeurtenissen te verweven tot ragfijne, maar ook spannende verhalen.
Cees Nooteboom (born Cornelis Johannes Jacobus Maria Nooteboom, 31 July 1933, in the Hague) is a Dutch author. He has won the Prijs der Nederlandse Letteren, the P.C. Hooft Award, the Pegasus Prize, the Ferdinand Bordewijk Prijs for Rituelen, the Austrian State Prize for European Literature and the Constantijn Huygens Prize, and has frequently been mentioned as a candidate for the Nobel Prize in literature.
His works include Rituelen (Rituals, 1980); Een lied van schijn en wezen (A Song of Truth and Semblance, 1981); Berlijnse notities (Berlin Notes, 1990); Het volgende verhaal (The Following Story, 1991); Allerzielen (All Souls' Day, 1998) and Paradijs verloren (Paradise Lost, 2004). (Het volgende verhaal won him the Aristeion Prize in 1993.) In 2005 he published "De slapende goden | Sueños y otras mentiras", with lithographs by Jürgen Partenheimer.
È venuto a trovarmi Cees: è un amico di amici, non c’eravamo mai incontrati prima, ma di lui avevo sentito parlare. Bene.
Era in ottima forma, tonico come nessuno me lo aveva ancora descritto. Ho capito subito che aveva voglia di parlare. E, d'altronde, io ero ben disposto ad ascoltare.
L’ho portato nel mio posto preferito e in onore della sua Olanda stavo per ordinare una birra o un gin. Ma lui ha detto, siamo a casa tua, beviamo vino, se non ti dispiace. A me certo non dispiaceva.
Cees beveva di gusto e raccontava: Grecia, Venezia, la Spagna, la Liguria, Sardegna, Normandia, Amsterdam… Tutti posti che conosco, dove sono stato più volte. Nelle sue parole però sembravano diversi, come nuovi: Cees riusciva a dare vita alla luce, mi ha fatto sentire con esattezza cosa dice il mare, mi parlava di foto e di film, di come lo sguardo può andare oltre ciò che vede.
I luoghi nei suoi racconti erano molti importanti, avevano colpito il mio nuovo amico, e a me stavano mettendo un’incredibile voglia di partire ancora. Comunque, non era certo solo di geografie e scenografie e ambientazioni, per quanto splendide fondamentali cesellate, che voleva raccontarmi Cees.
Mi ha fatto notare che il cameriere era una persona con un profondo senso di uguaglianza, apriva con la stessa grazia ogni bottiglie, senza diventare reverente verso quelle costose o senza snobbare le economiche. Gli ha chiesto di stapparci la seconda.
È stato lo spunto per cominciare a parlare di gente che non conoscevo, amici suoi che, per come li descriveva, mi sembrava di avere già incontrato, e loro sembravano conoscersi tutti uno con l’altro. Gente di paesi diversi, europei perlopiù – e, soprattutto donne: affascinanti, belle, donne fondamentali. Quelle che ti cambiano la vita, che rimangono nella memoria come pietre miliari, che segnano le svolte: prima di Arielle (A.A.) e dopo Paula (D.P.). D’altra parte, la morte è un sostantivo femminile, è una donna – almeno in Italia e in Francia. Come non condividere?
Più parlava e più avevo la sensazione di sentire anche la voce dei suoi pensieri. Forse era effetto del vino. O del digiuno.
Cees mi ha fatto guardare le forme della vita che si sgretola, mi ha spiegato che “all’incirca” è un’espressione vaga di incredibile precisione, mi ha condotto sul confine, su quella linea che marca il passaggio tra l’oggi e il domani – un passo indietro è ieri, un passo avanti è domani; mi ha addirittura accompagnato oltre, al punto estremo, in quel luogo senza ritorno che non ho ancora mai visto, per quanto proprio non so.
Cees è uno che sa insegnarti l’altro guardare, persino quello che sembra sonno.
Arrivato il momento di salutarci, gli ho offerto la stanza degli ospiti, l’ho invitato a restare. Mi ha detto, facciamoci il bicchiere della staffa, l’ultimo brindisi, e poi mi metto in cammino.
Ik herlees te weinig, of althans dat zeg ik vaak tegen mezelf. Het is verder ook een lastige, zeg maar quasi onmogelijke oefening, want ik zeg minstens zo vaak tegen mezelf: dit boek ga ik zeker ooit nog eens herlezen, terwijl dat 'ooit' in de meeste gevallen wellicht gelijkstaat aan een ander, volgend lezersleven. Of zoals Cees Nooteboom ooit ergens schreef: 'Ik had wel duizend levens en ik nam er maar één.' Altijd te weinig lees- en leeftijd.
Maar als er nu één schrijver is die ik regelmatig herlees, dan is het Cees Nooteboom. Dat heeft een reden. Mijn loopbaan als literatuurliefhebber is ruim dertig jaar geleden open gebloeid na het ontdekken van zijn toen al brede oeuvre van reisverhalen, cultuurbeschouwingen, romans en gedichten. Cees Nooteboom reikte mij de sleutels aan tot het werk van andere schrijvers en leerde mij de wereld rond reizen zonder noemenswaardige ecologische voetafdruk (behalve dan de gekapte bomen omwille van het papier). Ik noem hem dan ook graag mijn literaire vader.
En dus herlas ik de voorbije dagen deze in 2010 met 'De Gouden Uil' bekroonde kortverhalenbundel. De eerste twee verhalen - 'Gondels' en 'Onweer' herinnerde ik me nog vrij goed. Vooral dat tweede dat ook nu behalve filmisch ook fascinerend bleef. Stuk voor stuk zijn het portretten - de meeste in een mediterraan decor geplaatst - waarin de auteur voor elke uiterst heldere observatie en elke Nooteboomiaanse beschouwing de juiste woorden vindt. Heel minutieus en beklijvend.
Wat ik me niet meer precies herinnerde was uit welk verhaal de geweldige titel van het boek kwam. Dat bleek in 'Paula II', voor mij deze keer het hoogtepunt. Het voorgaande verhaal 'Paula' sprak me nochtans het minst aan, maar krijgt glans dankzij het vervolg. Cees Nooteboom kruipt daarvoor in de huid van een gestorven maar nog niet dode vrouw.
Zoals zo vaak, en zeker in deze verhalenbundel, flirt Nooteboom graag met de vergankelijkheid, de metafysica van de dood en thema's als herinneren en (willen verdwijnen). Er vloeit ontegensprekelijk een autobiografische onderstroom door deze verhalen en ergens voel ik daar al dertig jaar een zekere zielsverwantschap of affiniteit mee. Dus ja, ik ga mijn literaire vader blijven herlezen en die vier sterren blijven na 15 jaar nog stevig overeind.
Six short stories, usually with a very nostalgic touch. Some of them are particularly succinct literary gems, such as the opening story (Gondola) and the intense second story (Thunderstorm). But others are a bit less succesful. This can be related to the writing style: Nooteboom likes to make the past diffuse and leaves more questions open than answered, which contributes to a flavour of mystery. Sometimes that works well, as in the sad story about Heinz, the honorary vice consul in Liguria-Italy, but in the subsequent long sequence story Paula it does not work for me. Remarkably: almost all main characters are old men, lonely and patheticly looking back on the past; life turns out to be a sad affair (“the foxes come at night”), and death is omnipresent. In the end, a rather average rating (2.5 stars)
Oggi, citando in maniera del tutto casuale, e fuori contesto, il titolo di questo piccolo libro, mi sono ricordata di averlo letto in piena estate, in giorni in cui non avevo alcun modo di scrivere un commento di lettura a caldo, e questo mi dispiace. Mi dispiace perché questi racconti sono dei piccoli gioielli, delle istantanee di vita che viaggiano sul filo dei ricordi e sulle ali della nostalgia, che raccontano di tempi e momenti vissuti e svaniti per sempre e per sempre fissati in una fotografia.
Credo di aver letto da qualche parte che quello di creare una storia partendo da una fotografia, sia uno dei primi esercizi usati nelle scuole di scrittura creativa, anche Yuval, il protagonista de La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo, inizia così il suo romanzo (il suo romanzo nel romanzo, perché in fondo è Nevo stesso che inizia così e lui stesso insegna scrittura creativa), e credo che chiunque fra noi sarebbe capace di raccontare storie bellissime solo partendo dalle fotografie della sua vita, anche prendendone qualcuna a caso. Quello che invece non saremmo capaci di fare, ma che siamo capaci di riconoscere, è dare a quei racconti la profondità di scrittura che Nooteboom infonde alle sue storie, quella sensazione di déjà vu e presente vissuti nello stesso momento, di una lingua che è viva e allo stesso tempo passata. È una scrittura lunare questa di Nooteboom, fatta di ombre e improvvisi colpi di luce, di chiaroscuri e passi furtivi che dalla mente rimbalzano nell'animo e affondano nel cuore quasi silenziosamente. E le volpi, si sa, vengono di notte, quasi sempre, come i ricordi e i rimpianti.
Su tutti, non tutti belli allo stesso modo e con la stessa forza, Gondole, dove, in poche pagine e in una storia così lontana geograficamente e fisicamente da me, sono riuscita a ritrovarmi per ben due volte, e insieme allo stupore la sensazione imbarazzante che qualcuno fosse riuscito a leggermi l'anima, e Heinz, doloroso, struggente, magnifico, parole e sensazioni che restano incise sulla pelle, come marchiate a fuoco.
“La lingua è una cosa che si eredita, non si è mai del tutto se stessi mentre si parla, anche questo aiuta a mentire”.
L'ispirazione di Nooteboom ha origine in un metodo poetico, nel quale l'intuizione prende forma in racconti senza trama e sospesi, che portano il lettore dal disagio alla confidenza, con modi di guardare e di sentire specifici e originali, con un gioco con il tempo sempre circolare e lirico, di fronte all'enigma inspiegabile che è la vita. La scrittura è sempre in una forma di mobilità tra essere e apparire, tra sensazione e memoria, in una vertigine di immaginazione e contemplazione. La nostalgia e il paesaggio marino ospitano i frammenti di vita intensi e vulnerabili di soggetti che aderiscono al mondo reale come disertori segreti, in attesa di una conferma di sé nel mareggiare di emozioni e angosce. L'anima coraggiosa e straniera di questi racconti è superstite, naufragata, desiderosa di riempire quell'idea di assenza, quella mancanza che le parole non reperiscono né acquietano, quella chiarezza che si illumina con la semplice incompletezza. Tra Montale e Shakespeare, si sente la necessità di difendersi dall'inganno, il richiamo di un io che diviene noi, la natura con le sue forme silenziose e oscure; in queste pagine hanno voce le ferite, la tristezza, le sventure, la voglia di vivere e il non detto tra essere e essenza, la crudele comicità, l'amore e la perdita, la consapevolezza ai margini di se stessi. Insomma, Nooteboom scrive con questo spirito e con questa idea, pura, altruistica e gentile: che i lettori siano scrittori che non hanno ancora perso la loro innocenza, ma attraverso la letteratura si avvicinano a vedere davvero quel che vedono. Con un meraviglioso e infallibile istinto.
“Noi siamo i nostri segreti, e se tutto va bene ce li portiamo con noi dove nessuno arriverà mai a capirli”.
Ci sono libri come questo, che ogni tanto senti il desiderio di rileggere, perché ogni volta che li riprendi in mano si aprono a nuove sorprendenti interpretazioni, ne scopri significati reconditi, più sottili e segreti, o semplicemente li trovi in sintonia con un particolare momento della tua vita. Un po' come accade con le poesie che amiamo. Il primo approccio a questi racconti senza dubbio si focalizza sulla galleria di ritratti che lo scrittore tratteggia con straordinaria incisività e sui ritagli delle loro vicende, intense e memorabili anche se spesso concentrate in poche pagine: l'aspetto fisico, le movenze, il carattere, le motivazioni dei loro comportamenti... Meravigliosamente vivi anche i paesaggi naturali, non mero sfondo dell'azione, ma essi stessi protagonisti, con le loro atmosfere rarefatte o impetuose; e i dialoghi essenziali, come scarnificati dal ricordo eppure incredibilmente pregnanti. Si percepisce immediatamente che, a differenza di altre raccolte, questi otto racconti sono tra loro collegati dal ricorrere di alcune tematiche: l'assenza di una figura che è stata importante nella vita del protagonista; la memoria dei momenti trascorsi insieme, immortalati in una foto ormai sbiadita; il vuoto creato dal trascorrere degli anni intorno ai "sopravvissuti"; lo sgomento di fronte all'impallidire e confondersi dei dettagli scoloriti dal tempo... tutti temi rivisitati virilmente dall'autore, senza mai indulgere al pietismo o all'autocommiserazione. Tuttavia a mio avviso il vero fil rouge che collega le diverse storie è molto più implicito, intimo, inesorabile, e bisogna attendere lo svelamento del titolo della silloge, se non addirittura l'ultimo racconto, per individuarlo. Per me ciascuno di questi racconti è un addio: a una donna dal fascino ingenuo o pericoloso; a un amico stravagante dal passato misterioso; a un marito impertinente, insofferente o sgarbato; a un'amica della quale si è preso il posto nonché il guardaroba; e, in senso più lato, un addio alla giovinezza, alle illusioni e alla vita stessa. Perché ogni sopravvivenza prevede periodiche visite delle volpi con i loro denti aguzzi ed è un'attesa della chiamata al "punto estremo". Un piccolo capolavoro, anche a livello espressivo.
At its best, and this book is at its best for the majority of the time, this is wonderful writing. Moving, poignant, melancholy and yet somehow a joy to read. I have read one other book by Nooteboom which I was unimpressed by. This however is excellent.
The Foxes Come at Night is a book of short stories, related thematically. Nothing much happens in any of them. If you like stories full of action and adventure these may not work for you. They are about memory and reflection, ageing and death, loneliness and relationships. Simple, reflective stories, and powerfully evocative of a certain mood. Even in these short stories there is an ability to find surprises.
All the stories are good, but I did not like all of them to the same degree. The best stories for me were Heinz, Paula, Late September and Last Afternoon.
Es un libro de cuentos cortos contados a través de diferentes personajes, pero yo sentí como si fuera la misma persona quién narra todos, sentí una mínima diferencia entre ellos, a excepción de Paula II. Tal vez si lo leyera en su idioma original podría sentir la diferencia de matices, pero pues no hablo holandés, así que pues lo dejo en 3 estrellas. Si el autor quiso impregnar de tristeza cada relato lo logro muy bien, en cada uno se siente la melancolía atrapada en sus personajes.
"The dead, if neglected for too long, can affect you that way."
Another stunning book from Cees Nooteboom! During the 60 years of my adventure with books I have had various favorite writers: from Hugh Lofting and Jules Verne during childhood, through youthful fascinations with William Faulkner, through Fyodor Dostoyevsky, James Joyce, and Gabriel Garcia Marquez - to mention just a few literary giants towering over my middle age - to the recent obsession with J. M. Coetzee, whom I first read just over two years ago. But it is the extraordinary prose of my newest favorite author, Cees Nooteboom, that resonates the strongest with my literary sensitivities. I have never been so totally mesmerized by anyone's prose: not even by Joyce's unparalleled maturity and depth of insights about people, not by the spellbinding charm of Garcia Marquez' magical realism, and not even by the crystalline mathematical clarity of J.M. Coetzee's writing. Not only am I awed by Mr. Nooteboom's poetry of prose and his mastery of evocative moods, but also his favorite themes affect the deepest layers of my emotional self.
The central themes in Mr. Nooteboom's fiction are human impermanence, the fleeting nature of our existence, the questions of human identity and the essential role of memories in shaping who we are. His stories reveal the most horrifying truth about our ephemeral existence: the ordinary people die twice: first, the death takes them away from the realm of the living, and then, gradually, they turn into complete nothingness, when people who remember them die too. Soon they exist no more and it is precisely as if they have never existed at all. My grandmother still exists a little, because I remember her. Even my grandfather, whom I never met as he died over seventy years ago in the Mauthausen concentration camp, still exists a tiny bit, because she had told me about him. When I die, though, they will disappear forever.
The Foxes Come at Night (2009) is a collection of eight short stories, ostensibly connected through their setting at various points of the Mediterranean coast, but what really matters is that they are about memories of people whom we once knew and who are now gone. Any attempt of mine to summarize the stories would be ridiculous and would debase the beauty of the prose, so let me just say that although I love each one of the eight pieces, Paula and Paula II are absolutely unforgettable. The latter, a contemplation of our gradual passing from being to nothing, is likely the most stunning piece of writing I have ever been privileged to read. Loneliness is the fate of human life and most of us realize how lonely we will be at the moment of death, but we probably are not eager to imagine the utter loneliness when the memories of us vanish.
140 pages of a literary masterpiece. Wonderful translation from the Dutch by Ina Rilke needs to be acknowledged as well.
"My fingernail pressing in your hand that time, watching Antonioni. [...] Leave-taking. The last goodbye. You have opened your window. Gust of wind. That was me. Rustle, whisper. [...] All very fleeting. As we are. Gone."
Come reggere davanti a tanta bellezza? E' il sentimento di stupore, come davanti alla prima alba del mondo. Parlo della bellezza. Non ci si mette a discutere su un vento d'aprile. Quando lo si incontra ci si sente rianimati. Ci si sente rianimai quando si incontra in Platone un pensiero che corre veloce, o un bel profilo di una statua. (Ezra Pound) Proseguo a leggere to be continued *************** Ecco. Ho vissuto lo scatto in avanti delle parole che accompagnano il lettore sino al cancello misterioso, e poi gli dicono, Non aver paura, entra. Là c’è il tuo angolo di cielo. L’ho trovato sì il mio angolo di cielo. Stupore. Immagini che s’intersecano stranianti sino a tessere l’ordito del racconto che si rivela al lettore solo se questi sarà paziente. Rilettura. Di brani su brani, perché Nooteboom sembra infischiarsene se il lettore capisce o no. Vuole attenzione. Amore, forse. Se glielo concedi, ti farà entrare nella vertigine. Mentre leggevo, mi venivano in mente dei film di Olmi, “La leggenda del santo bevitore”, “Il mestiere delle armi.” E ancora un film di Michalkov, “Partitura incompiuta per pianola meccanica” dove sono le atmosfere a costruire la storia, a dare quel mood , quella melanconia del “nonsenso” della vita, o meglio, della morte che - come dice nella postfazione la brava Marta Morazzoni (se non l’avete ancora letta, fatelo, è scrittrice fine e colta) è “la profonda protagonista: danza dentro questi racconti con passi diversi.” C’è in Nooteboom il “desiderio di trovare l’anello mancante della catena, quello che permetterebbe di varcare la soglia proibita.” Che aggiungere di più? Vi lascio alla lettura.
Otto racconti, intensi, la scrittura ricca di immagini, che spesso procede a strappi, con passaggi anche ermetici. Ecco un bel passo, più fluido, che dà ragione del titolo: “Ti svegliavi sempre verso le cinque. Una notte sei uscito. Siccome sei rimasto fuori a lungo sono venuta a vedere. Faceva molto freddo, vedevo l’alito uscirti di bocca. C’era una quantità immensa di stelle, come da noi non se ne vedono mai, un mare di altri mondi a distanza infinita, segni, figure, scrittura in quell’incredibile silenzio. Dopo un po’ ho osato domandarti cosa c’era, e tu mi hai detto che ogni notte c’era un momento in cui non volevi più vivere. Volevi essere ironico ma non ci sei riuscito. Avevi paura di quel momento perché sapevi che si ripresentava sempre. Sentivo l’angoscia nella tua voce, ma non mi ingannavi. Non allora e non ora. Spaventato nel buio. E poi hai detto una cosa che non ho dimenticato mai. Le volpi vengono di notte. Una volta, quando eri ancora un bambino, te l’aveva detto tua nonna, e tu l’avevi sempre tenuto a mente. Anche io. Siamo rimasti lì a lungo, avrei voluto dire ancora qualcosa, ma non mi veniva in mente niente. Volpi. Quando ti sei addormentato le ho viste, le ho sentite. Annusavano, mordicchiavano la tenda, fruscii, borbottii, un ansare sommesso, unghie contro la tela, fauci socchiuse, riuscivo a vedere i loro denti aguzzi, gli astuti musi allungati, la loro forma leggera come un’ombra sulla tenda. Le udivo discorrere...”
U svom poznatom eseju Umjetničko djelo u razdoblju tehničke reprodukcije iz 1936. godine njemački teoretičar kulture Walter Benjamin raspravlja o svim nedostacima što ih, za umjetničko djelo i njegovu autentičnost, donosi razdoblje tehničke reprodukcije, u čijoj nadgrađenoj verziji moderno društvo i danas egzistira. Iako se izradama kopija, pomoću različitih tehnika, pribjegavalo još od razdoblja antičke Grčke, moderni su načini reproduciranje pospješili i replike učinili dostupnijima širokim masama. No replici će, smatra Benjamin, uvijek nedostajati ponešto od autentičnosti originala, od nazočnosti u prostoru i vremenu i jedinstvenosti postojanja na mjestu na kojem se nalazi. Kako bi to zorno prikazao, za primjer uzima fotografiju i uvodi pojam aure, jedinstvenog prikaza daljine, ma koliko ona bila blizu.
Slično se, iako vjerojatno ne s Benjaminovom aurom na umu, prema fotografiji odnosi i nizozemski pisac, pjesnik, putopisac, esejist i, možda i ponajprije, erudit Cees Nooteboom u svojoj nedavno objavljenoj zbirci priča Noću dolaze lisice. Osam kratkih priča što ih ne povezuju likovi, ali one svejedno čine smislenu cjelinu i vrlo je lako čitajući se zadubiti i pomisliti kako u rukama držite roman, 155 stranica nepovezanih likovima, nepovezanih radnjom, ali povezanih prostorima i motivima. Baš kao i Benjamin, i Nooteboom svoje nadahnuće crpi iz fotografija i, poput njemačkog filozofa, ni on nije siguran ispunjava li ga to iskustvo podilaženja fotografiji melankoličnim veseljem ili radosnim užasom. Prisjećajući se, on se od likova i mjesta na fotografijama udaljava ne bi li im se u slijedećem trenutku ponovno vratio, preispitujući stara značenja i upisujući nova, zaboravljajući tajne skrivene iza lica samo kako bi mogao stvoriti nove, trga komadiće ne bi li sastavio novu slagalicu, šeta na razmeđi kopije i originala, potonji gura u stanje reproduciranog samo kako bi ga potom uzdigao i učinio još osobitijim, još autentičnijim.
Na ovom je svijetu malo što nova, sve se svodi na kopije, zaključuje Nooteboom posredstvom jedne od svojih junakinja, one bitne, možda i najbitnije, one kojoj je posvetio čak dvije od osam priča. U jednoj on priča njoj, govori joj sve što nije stigao, a u drugoj se ona obraća njemu. Ili se on obraća samom sebi, puštajući duhovima prošlih vremena da ga preuzmu i govoreći si ono što je, nekad davno, htio čuti od nje. Njenom glasu vraća već izblijedjelu boju, posredstvom fotografije, vrhunske obmane i ljudskog uma, majstorskog obmanjivača, od kopije stvara nešto autentičnije i od samog izvornika.
Tako je s cijelom, opsegom nevelikom, ali snažnom i upečatljivom Nooteboomovom zbirkom. Priče o ljudima i mjestima, priče što ih povezuju mjesta i elementi, priče o životu, ljubavi i smrti nisu ništa novo. No lakim i jednostavnim, a pomno biranim riječima i svježim, godinama oplemenjenim, ali ne i načetim mislima Ceesa Nootebooma te su priče osnažene i čine pravu literarnu poslasticu, ključ za literarno putovanje najvišom klasom. Prije svega, to je putovanje Mediteranom, ali ne njegovim fizičkim prostorom, njegovim prekrasnim krajolicima. Govoreći o Srednjoj Europi, često govorimo o stanju uma, a ne o geografskoj cjelini. Za Nootebooma Mediteran je zamijenio Srednju Europu i postao prostor slobode, prostor za prisjećanja, sve što se dogodilo na Mediteranu, od Alžira, preko Italije do Španjolske, odvijalo se jednom u prošlosti i sada se ponovno zbiva u prostoru pripovjedačeve memorije, u pukotinama njegovih čežnji. Za njega, Mediteran je mjesto ostvarenja težnji, ali i prostor velikih životnih gubitaka.
A s tim se gubicima nosi koristeći razne elemente kako bi pobudio uspomene i potom ih srušio, gradeći nove priče, s životu različitim ili životu jednakim, ali njegovim svršecima. Možda nam je to svima potrebno, možda se čitanje Nooteboomovih priča zato doima tako bliskim i poznatim, gotovo već proživljenim iskustvom. Možda je to iskustvo stvaranja vlastitih svršetaka, iznalaženja načina za oproštaj jedna od temeljnih ljudskih potreba. Nooteboom je način pronašao u prisjećanju, čuvanju od zaborava. U njegovim se pričama život pretače u smrt, a smrt ponovno u život i povezuju ih, ako išta, sjećanja. Ona oživljuju mrtve, a njihov izostanak umrtvljuje svaku životnost.
Koliko je ovaj roman prije svega oda očuvanju od zaborava, oživljavanju mrtvih i kontinuiranom stvaranju uspomena, očituje se već u naslovu. Ili u priči iza naslova. Jer Noću dolaze lisice govorila je pripovjedačeva baka, on je to upamtio i ispričao Njoj, a Ona, najvažnija Ona čijim su imenom naslovljene čak dvije priče, na to ga je jednom prilikom podsjetila i time, ne znajući, dala naslov zbirci. Stavivši je u naslov, on je od zaborava otrgnuo i Nju i baku i bakinu misao. Kao da bi ih inače mogao zaboraviti.
Ci sono libri come questo, che ogni tanto senti il desiderio di rileggere, perché ogni volta che li riprendi in mano si aprono a nuove sorprendenti interpretazioni, ne scopri significati reconditi, più sottili e segreti, o semplicemente li trovi in sintonia con un particolare momento della tua vita. Un po' come accade con le poesie che amiamo. Il primo approccio a questi racconti senza dubbio si focalizza sulla galleria di ritratti che lo scrittore tratteggia con straordinaria incisività e sui ritagli delle loro vicende, intense e memorabili anche se spesso concentrate in poche pagine: l'aspetto fisico, le movenze, il carattere, le motivazioni dei loro comportamenti... Meravigliosamente vivi anche i paesaggi naturali, non mero sfondo dell'azione, ma essi stessi protagonisti, con le loro atmosfere rarefatte o impetuose; e i dialoghi essenziali, come scarnificati dal ricordo eppure incredibilmente pregnanti. Si percepisce immediatamente che, a differenza di altre raccolte, questi otto racconti sono tra loro collegati dal ricorrere di alcune tematiche: l'assenza di una figura che è stata importante nella vita del protagonista; la memoria dei momenti trascorsi insieme, immortalati in una foto ormai sbiadita; il vuoto creato dal trascorrere degli anni intorno ai "sopravvissuti"; lo sgomento di fronte all'impallidire e confondersi dei dettagli scoloriti dal tempo... tutti temi rivisitati virilmente dall'autore, senza mai indulgere al pietismo o all'autocommiserazione. Tuttavia a mio avviso il vero fil rouge che collega le diverse storie è molto più implicito, intimo, inesorabile, e bisogna attendere lo svelamento del titolo della silloge, se non addirittura l'ultimo racconto, per individuarlo. Per me ciascuno di questi racconti è un addio: a una donna dal fascino ingenuo o pericoloso; a un amico stravagante dal passato misterioso; a un marito impertinente, insofferente o sgarbato; a un'amica della quale si è preso il posto nonché il guardaroba; e, in senso più lato, un addio alla giovinezza, alle illusioni e alla vita stessa. Perché ogni sopravvivenza prevede periodiche visite delle volpi con i loro denti aguzzi ed è un'attesa della chiamata al "punto estremo". Un piccolo capolavoro, anche a livello espressivo.
The short stories in this short collection all deal with the specters who haunt our lives. Sometimes they exist only in memory, other times on the surface of a photograph. But they do exist . . . even if long dead. Nooteboom writes with grace and depth. I could not avoid, at moments, falling into some of my own memories, sensing some of my life’s now dead specters pass through the room. Of course, it seemed to me that most of the characters reminiscing in this work were elderly—a bit like Nooteboom and a bit like me, so it is not surprising I was affected. I must add that the final story, “Paula II,” is particularly moving. It takes the notion that real death comes not at the time of one’s physical death but at that moment when one passes from living memory, and projects this onto a spirit who senses that she is now finally fading from the very shadowy “life” to which she still clings. I will return again to that story and several others in this brilliant collection from my favorite living Dutch author.
Acht pareltjes, Gondels, Onweer, Heinz, Eind september, Laatste middag, Paula I en II Het verste punt.
De verhalen in ’s Nachts komen de vossen zijn herinneringen aan gebeurtenissen en ontmoetingen met mensen in Nootebooms leven. De thematiek is tijd; voorbije tijd, niet terug te draaien tijd, de dood. De verhalen zijn doorspekt met melancholie zonder dat deze zwaarmoedig is. Prachtige zinnen en zinnebeelden die tijdens het lezen als plaatjes voor je ogen langs glijden. Soms zijn foto’s de aanleiding van een verhaal, zoals in Gondels, dat over een herinnering aan een liefde lang geleden in Venetië gaat. De schrijver zet de relatie met de vrouw destijds in een zin neer met: Liefde was de behoefte aan liefde. En Hij keek naar de foto, verbaasde zich zoals altijd over de verraderlijkheid ervan. Niet alleen kon een foto een dode afbeelden, hij kon je ook een ongeldig geworden versie van jezelf voorschotelen. Een onherkenbaar geworden langharige, die ooit zo volmaakt in het tijdsbeeld gepast had dat het die foto het verschaalde aroma gaf van voorgoed voorbije tijd.
In Onweer gaat een stel naar de kroeg tijdens een opkomende onweersbui. Ze zijn getuige van een blikseminslag met alle gevolgen vandien. De intrige en tragiek van dit verhaal zit hem vooral in de beschrijving van de situatie. De lichtflitsen die het landschap macaber openbreken en de escalerende ruzie tussen twee Duitse toeristen op het terras.
Heinz is een bijzonder opgebouwd, langer verhaal, dat ook ontstaat naar aanleiding van een foto. Heinz is honorair-consul in Ligurië in Italië en staat met een paar andere mensen op een oude foto die de verteller bestudeert. Aanleiding voor Nooteboom om er een prachtig verhaal over te schrijven dat zich langzaam afwikkelt als een draad van een spoel. Eerst beschrijft hij het maken van de groepsfoto en overdenkt hij hoe de stemming was en wat men toen dacht achter de glimlach op de gezichten. Dit geeft het begin van het verhaal een sterke toonzetting en is een mooi ingrediënt om spanning te kweken. Dan zoomt hij verder in op Heinz. Hij denkt aan de tijd dat diens gezicht nog niet verbouwd was door drank, toen hij nog een zeerover, boekanier, Clark Gable was, een man met aan iedere hand tien vrouwen. Een man op een zeilboot met een glas in de hand. Heinz heeft een diep geheim, en een zware melancholie die je als lezer steeds meer gaat mogen. Waar gaat het heen denk je, terwijl je wordt opgezogen door de sfeer, en tal van zijlijnen die Nooteboom met enkele korte zinnen inslaat, hij houdt zijn stuur echter recht, en daardoor ontstaat er een diepere laag die zijn verhalen zo bijzonder maken.
Eind september gaat over Engelse Suzy, (die nog maar 48 kilo weegt) ze heeft Annabelle, vriendin uit haar kostschooltijd van lang geleden, verzorgt tijdens haar sterfbed. En daarna bleef ze bij de achtergebleven weduwnaar man. Naadloos was ze overgestapt van tafel naar bed, meteen na de begrafenis. Dagelijks loopt Suzy naar de plaatselijke bar Estrella voor haar gin tonic, waar ze een routine gesprek met Luis, de barman voert. Afhankelijk van zijn humeur krijgt ze meer of minder gin in haar glas. Het eindigt nogal morbide, bizar. Maar de sfeer van zo’n verlaten bar op een tochtige hoek in een Spaans eilanddorp op Menorca waar Nooteboom woont, is sterk getroffen.
Paula is een verrassend verhaal over een groepje pokerverslaafde vrienden, dat tragisch eindigt. Het vervolg wordt verteld in Paula II, en is prachtig. De verteller wordt toegesproken door Paula, terwijl zij haar visie op de vriendschappen uit het vorige verhaal geeft. Saillant detail. Paula is dood. In dit verhaal krijgen we Nootebooms filosofieën over doodzijn voorgeschoteld. Bij monde van Paula: Er moeten hier oneindig veel doden zijn, maar ze zijn afwezig in hun eigen dood, zoals ik in de mijne. Ik ben geen lichaam meer. Dat heb ik me nooit voorgesteld, dat er niets zou zijn waar ik me aan vast kan houden. Geen substantie, geen licht, geen schaduw, geen temperatuur en geen tijd. De verteller zegt dat er elke nacht een moment is dat hij niet meer weer wilde leven. Dat moment noemde hij ’s Nachts komen de vossen. De titelzin die van alles kan betekenen maar in alle andere verhalen ineens ook betekenis krijgt. Op die momenten dat de personages – en ieder mens wel een - overvallen wordt door angst en twijfels. De dood in de ogen zien.
Prachtige verhalen dus, met een diepere Nooteboomlaag, die je keer op keer kan teruglezen om weer nieuwe lagen te ontdekken
The sense of loss is on every page and it seems to me that the only wind blowing in the sails is a question: what is memory? When all is lost, why memory lingers as if something remains. But then, scarcity of characters, very little plot. Just a vague, atmospheric feeling.
Mélaina cholé E un altro libro va ad aggiungersi alla mia Riserva Speciale dei libri D.O.C.G. Più che la lettura di un libro è stata un' esperienza. Raramente mi è capitato leggendo di condividere in modo così profondo le emozioni raccontate. E raramente mi è capitato di sentire come in questo caso, di leggere il libro giusto nel momento giusto. Settembre. Anche se ancora molto caldo, nelle giornate sempre più brevi si percepisce già l'autunno. Il crepuscolo dell'anno. Il periodo in cui più facilmente ci si perde nei ricordi e ci si chiude in se stessi, nel proprio mondo più intimo e inaccessibile. Il periodo in cui spesso, quasi inconsapevolmente, ci si ritrova a fare i conti con la propria vita, con il proprio passato. Il momento in cui certi pensieri, certe malinconie, certe paure inconscie... le volpi... si fanno più vicine ed inquietanti. E più gli anni passano e più tutto questo "sentire" si fa profondo. Intenso e bellissimo.
Otto racconti con sottili fili che li legano: le foto, il mare, i ricordi, la separazione e la morte. Otto racconti dove le storie lasciano spazio alle sensazioni, alle atmosfere. Otto racconti che meriterebbero di essere riletti più volte, sono sicuro che ogni volta potrei scoprire qualcosa di nuovo. Leggendo ho avuto in alcuni momenti la sensazione di osservare un pittore dipingere, in altri momenti mi è sembrato di essere parte di ciò che stavo leggendo, quasi che lo scrittore assegnasse ad ogni lettore una parte attiva essenziale per la riuscita del quadro finale. Racconti strani, duri e tristi e al tempo stesso pieni di una strana vitalità, una irrequitezza irrinunciabile che sta nei personaggi ma anche nei luoghi. In estrema sintesi, dei piccoli capolavori il cui vero valore si scopre solo leggendoli tutti insieme e avendo la pazienza di farsi sommergere a poco a poco – come acqua che sale – dallo stile di Nooteboom.
It could have been a grim book carrying, as it does, eight stories themed on death. What it emerges as instead is a subtly structured and textured narrative, gently revealing that death is not merely loss, that there is only so much that passes on, that one can let go of. This is a book that one can read, keep aside and come back to later. I suspect one would find more. I cannot imagine how good the author is in writing in the original language, Dutch. The translation itself seems superb. This is the second book I have read translated from the Dutch by Ina Rilke and I have a feeling that if I'm reading any more books by Dutch authors, I'd hesitate less to pick up the book if it was her work.
A couple of annoying typos in an otherwise attractive hardback.
Fermo restando che l'autore scrive bene, non è un libro nelle mie corde. Mi sono trascinata tra questi racconti cupi, legati tra loro dal tema della morte e del passato che scaturisce da fotografie, con fatica. I racconti sono a volte un po' stranianti, non succede molto e non è sempre facile capire subito il contesto, ma ribadisco, ci vedo delle qualità. Solo che non sono del tipo che piace a me XP
Gondole Il racconto malinconico di un amore perso e ritrovato per caso, per perderlo di nuovo subito dopo. Scrittura dai colori tenui, come gli acquerelli citati nel racconto.
Temporale Due coppie che si incrociano per caso durante un temporale. Due coppie simili, ma solo una tornerà a casa intera.
Heinz Con un linguaggio secco ed essenziale viene raccontata parte della vita dell'Heinz del titolo, le sue stranezze, i suoi vezzi. È una storia che nasconde, più che svelare. Molto elementi rimangono sconosciuti al lettore. Bella la resa dell'atmosfera malinconica e amara.
Fine settembre Una vecchietta allegra che non si fa troppi problemi a sostituire una moglie defunta e a farsi un amante spagnolo. Che storia!!!
L'ultimo pomeriggio Un'altra storia che parla di morte e di solitudine, una solitudine che richiede tempo per essere elaborata... in compagnia delle tartarughe.
Paula - Paula II Due racconti gemelli, narrati da due punti di vista diversi quello di Paula e quello di uno dei suoi amici. Anche questa volta si parla di morte e del ricordo. Così le volpi che vengono di notte del titolo non sono altro che le memorie, i fantasmi del passato, le nostre ossessioni che ci tengono svegli.
Il punto estremo È un promontorio in riva al mare che si protende tra le onde. Il posto ideale in cui essere tutt'uno con la natura. Forse il racconto più bello della raccolta.
Hoewel ik een zeer grote Nooteboom-fan ben, vond ik dt ietsjes tegenvallen. Het is heel mooi geschreven, alleen al voor de letters, woorden en zinnen zou je het lezen, maar de verhalen an sich zijn niet echt blijven hangen, enkel wel de sfeer, de stijl en het geheel. Daarbij had ik dit boek al sinds 2009, getekend door de auteur maar ik had het nog niet gelezen. Dit boek behoort tot de 50 beste Nederlandstalige boeken van de 21ste eeuw - ik zou een andere Nooteboom hebben gekozen maar het is en blijft natuurlijk qua taal en setting fantastisch! Belangrijk detail: het was fijn een aantal uren een mooi gebonden boekje met stevig papier in mijn handen te mogen houden!
Ci sono poesia e profondità in questi racconti, ma così pesante è il tono autoreferenziale dell'autore che ogni piacere della lettura scompare. Avete presente quelli che ogni due righe citano un poeta o un artista? Quando è troppo, è troppo. Nooteboom ha letto troppo, e vissuto poco: finge, si mette in posa, si esibisce, si compiace.
Osam kratkih priča s temom sjećanja. Kao lajt-motiv u većini njih pojavljuju se fotografije koje potiču ta sjećanja i priče koje stoje iza tih lica na njima. Teme su uglavnom propitivanje života i smrti. Stilski lijepo napisano, ali ton je malo premelankoličan za moj ukus.
Excelente libro. Si las dos primeras historias no lograron convencerme, a partir de la tercera ya había entrado completamente en el mundo de Nooteboom y en su manera peculiar de estructurar y ligar sus relatos. Relatos muy personales, llenos de vivencias y con un tema recurrente, el de la muerte de un protagonista. Obra de carácter crepuscular llena de sensibilidad y de amor por los personajes. Recomendable.