כשאמא כרעה ללדת, היא היתה לבד. בכוחות עצמה הגיעה לבית - החולים. איש לא החזיק את ידה כשכאב לה, ואיש לא המתין במסדרון לדעת מה נולד. היא היתה לבד. כשיצאתי לאויר העולם בצריחה אדירה, אמרו לאמא: "מזל טוב! יש לך בת! תשמעי איזה קול יש לה! משקלה שני קילו ושבע מאות גרם. זה בהחלט לא רע!.." אחר כך שאלו: "יש לך כבר שם?" ואמא אמרה: "לא חשבתי על בת. יש לי שם לבן." ואז אמרה את שמו של אבי שהיה בעל צליל זר ופרצה בבכי מר. כשנרגעה, אמרה: "קשה לי עם השם הזה." "אילו נולד בן יכולת לקרוא לו אבי," אמרה אחות שעמדה ליד אמא. ואחות אחרת אמרה: "אולי אביה?" "איזה מן שם זה אביה?" שאלה אמא. והאחות אמרה: "אביה - אבא שלה." "שם מוזר, אביה," אמרה אמא, וכעבור רגע הוסיפה: "שם יפה! הכי יפה!"
Aviha nel film omonimo e sua madre, interpretata da Gila Almagor, l’autrice del romanzo.
Gila Almagor, nome d’arte (Gila=Gioia, Almagor=Senza Paura) di Gila Alexandrowitz (ma le fu consigliato di evitare un nome ‘tedesco’ proprio in Israele), è la stella del cinema e del teatro d’Israele. È nata nel 1939 in un villaggio vicino a Tel Aviv, e pertanto oggi ha ottantadue anni. La si potrebbe definire un po’ l’Anna Magnani del suo paese, e anche più bella (e Gila nella sua casa di Tel Aviv sopra il letto tiene incorniciata una foto della nostra attrice, come se fosse parte della sua famiglia). Oppure una Umm Kulthum. Oltre che recitare, Gila ha fatto mille cose in campo civico e umanitario: a Tel Aviv è stata assessore alla cultura e arte, ha fondato un’associazione per bambini malati di cancro, eccetera - tra cui scrivere, e pubblicare. E scrive bene. Questa novella è una chicca. (Di cui esiste anche il seguito, Under the Domim Tree)
Il film è diretto da Eli Cohen che interpreta il signor Gantz, è uscito nel 1988, e vinse l’Orso d’oro al festival di Berlino, che è uno dei tre o quattro festival cinematografici più importanti del mondo, ma ogni tanto prende abbagli, come in questo caso o come col film rumeno di quest’anno, “Sesso sfortunato o follie porno”.
La postfazione spiega quanto la storia sia autobiografica. Ma Gila sa avvolgere le sue pagine di qualcosa che sa andare ben oltre il mero dato biografico, qualcosa che diventa finzione. Narrativa. Letteratura. Il piccolo libro, questo lungo racconto, è uscito nel 1985, in Israele è diventato libro di testo, è stato tradotto in venti lingue, che certo non sono poche, e ora, quarantacinque anni dopo, approda in Italia. Evviva.
Il padre di Gila era un emigrato tedesco arrivato in Palestina subito dopo la Notte dei Cristalli, quando fu chiaro che l’antisemitismo non era certo solo propaganda politica. Nella terra promessa si arruola nella polizia inglese (fino al 1948, la Palestina è stato un protettorato britannico) e viene ucciso da un cecchino (arabo) quattro mesi prima della nascita di Gila. Gila rimane figlia unica e cresce senza conoscere suo padre: una figura che rimane ammantata di mistero al punto che il cambio di nome, l’assunzione di un nome d’arte più israeliano, avviene anche perché Gila ha il sospetto che suo padre avrebbe potuto perfino essere stato un criminale di guerra.
Figura che rimane ammantata nel mistero, quella del padre, perché la madre - e molti di quella generazione – hanno difficoltà, e vergogna, e troppo dolore, a raccontare dell’Europa e di quello che vi era successo. Aviha ama molto la camicetta che indossa la madre all’inizio del racconto, ma le dispiace che abbia le maniche corte perché lascia scoperto il numero marchiato sul polso. Aviha che incarna la Dor Sheni, la seconda generazione di Israele, i figli degli emigrati scappati dall’Europa.
La madre di Aviha, come quella di Gila, viene dalla Polonia, ha perso il resto della famiglia ad Auschwitz, mischia le lingue, polacco, tedesco, l’ebraico con qualche errore che la figlia perlopiù corregge, ma alle volte lascia passare se lo trova divertente come “complanno” al posto di compleanno. Le due donne, quella sulla carta e quella vissuta, hanno un alone confuso con qualcosa di mitico: sono davvero stati membri della resistenza polacca? La donna del romanzo viene irrisa dal villaggio e chiamata “partizunke”.
Irrisa perché la madre delle pagine, come quella della vera vita, avevano disturbi psichiatrici, accessi di follia, necessità di ricovero in cliniche per malattie mentali. E così, Aviha, che letteralmente significa “il padre di lei”, un modo per ricordare un padre mai conosciuto, Aviha, soprannominata “la figlia della pazza”, si trova a essere a dieci anni la madre di sua madre, in pratica a sostituirla nella guida domestica. Poi, nel film Gila, che è stata Aviha, interpreta sua madre.
Bellissimo e emozionante libro autobiografico, scritto dall’attrice e scrittrice Gila Almagor. La storia di Aviha non è solo il rapporto drammatico, difficile ma anche delicato e struggente che unisce madre e figlia, ma è soprattutto la situazione di difficoltà con la memoria, con la coscienza di sé di chi è arrivato in Israele cacciato da quella Europa devastata ma che è sempre stata la tua patria, e poi l’immagine distorta, destabilizzante che della malattia mentale hanno le persone di ogni luogo e ogni tempo. Tutto questo viene visto e vissuto da una bambina di 10 anni!!!! Libro molto toccante!
This book is an Israeli classic. It tells the story of Aviya, a child who is experiencing life in 1950's Israel, coping with a Holocaust survivor mother and the social realities of the country at that time. Sad and beautiful.
Ένα βιβλίο που σε λίγες σελίδες μεταφέρει τόσο το κλίμα της σχέσης μεταξύ μητέρας και κόρης όσο και εικόνες από τον τόπο. Ένα βιβλίο που ξεχειλίζει συναίσθημα και εικόνες. Ένα βιβλίο που ρέει, μια ιστορία που έχει πόνο,μικρές νίκες αλλά και μεγαλύτερες. Και ένα κορίτσι που προσπαθεί, λυγίζει αλλά κ συνεχίζει.
One summer in the life of Aviaha ('her father in Hebrew') and her ex-partisan holocaust survivor mother. The holocaust in which 6Mil Jews have been slaughtered is a cross generational event that continues to cast its shadow. To a lesser degree so are the events of Oct 7th in which 1400 citizens have been slaughtered, raped, and tortured by their neighbors in Gaza while the world cheered and celebrated.
يقتبس الكتاب سيرة صاحبته ، وهو أدب عبري يبدو للوهلة الأولى لليافعين ولكنه يصلح ليكون للكبار أكثر منه لليافعين . عموما ، المثير للاهتمام اننا نتابع قصة حياة أفيها التي توفي والدها قبل أن تولد هي و تعاني أمها الناجية من المحرقة من آثار ما بعد المحرقة . المدهش هنا ، أن الكتاب يدور في الأيام التي تلت ال 48 بقليل ، بعد النكبة ، والأكثر ادهاشا ان الجغرافيا تغيب عن المكان ، لا أثر لأي صراع ، من أي نوع ، وكأن اسرائيل كانت هنا منذ الأزل ، وكأن هؤلاء الناس كانوا هنا من الأزل أيضا ! . و لكن من المثير للاهتمام أن نقرأ أن ضحايا المحرقة أو من نجو منها ، و أبطال الحرب ضد الألمان كما تطلق عليهم الكاتبة ، لم يعاملوا معاملة جيدة ، رغم أن اسرائيل قامت على مأساتهم ، فقد ظلوا عرضة للعنصرية و الرفض من مجتمعهم . البطلة نوديت بأسوأ النعوت و نسبت إليها ولوالدتها صفات مثل الجنون والتجني !
هل يستحق أن يقرأ ؟ يعني تلت أرباع ساعة من القراءة المتواصلة لن تضر أحدا !
First complex book that I have ever read in Hebrew. Set in the early days of the State of Israel- story does not touch Israel's neighborhood or terror issues. It reflects the assimilation issues of a 10 year old whose father has died before she was born , and whose Mom is a Holocaust survivor , damaged psychologically. The book vividly portray's the young girl's struggle to sort out her life- A compelling read, that has been made into a movie- with English subtitles
Καλούτσικο βιβλιαράκι που δίνει μια αίσθηση του πως ήταν να μεγαλώνει ένα παιδί στο Ισραήλ την δεκαετία του '50. Το διάβασα μέσα σε δυο ώρες στο πλοίο. Μου κάνει πολλή εντύπωση το ότι την ίδια περίοδο, την μάνα της πρωταγωνίστριας, η οποία φλερτάρει με την τρέλλα, η γειτονιά την έλεγε «αντάρτισα» θαρρείς και αυτό είναι κάτι το κακό, το κατακριτέο. Άλλος ένας λόγος γιατί δεν θα καταλάβω ποτέ το σκεπτικό και την κοσμοθεωρία του σύνολου των φυλών του Ισραήλ.