Winner of the Premio Campiello, short-listed for the Independent Foreign Fiction Award, and published to critical acclaim in fourteen languages, this “spellbinding” historical novel by one of Italy’s premier authors is now available in this luminous new translation ( Booklist ).
In early 18th century Sicily, noblewoman Marianna Ucrìa is trapped in a world of silence after a terrible childhood trauma left her deaf and mute. Married off to a lecherous uncle, she struggles to educate and elevate herself against all convention—and find her true place in a world that sees her as little more than property.
In language that conveys the keen vision and deep human insight possessed by her protagonist, Dacia Maraini captures the splendor and the corruption of Marianna’s world, as well as the strength of her unbreakable spirit, in “one of those rare, rich, deep, strange novels that create a world so fantastic and so real you want to start reading it again as soon as you come to the last page” ( Newsday ).
Dacia Maraini is an Italian writer. She is the daughter of Sicilian Princess Topazia Alliata di Salaparuta, an artist and art dealer, and of Fosco Maraini, a Florentine ethnologist and mountaineer of mixed Ticinese, English and Polish background who wrote in particular on Tibet and Japan. Maraini's work focuses on women’s issues, and she has written numerous plays and novels.
Alberto Moravia was her partner from 1962 until 1983.
It's a good job there was a family tree included at the beginning of this book, as the reader is thrown straight into a bucket load of names, titles, and family relations right from the off. Not that that's in anyway a criticism. As this novel, set in mid-eighteenth century Sicily, was one of the better pieces of historical fiction I have read in recent times. The Beautifully evocative and detailed narrative that avoids the problems of other pantomime counterparts, really vividly captures life of this era. All seen through the eyes of the deaf-mute Duchess Marianna.
The novel starts with a young Marianna being taken to a public hanging by her father, Duke Signoretto di Fontanasalsa, who hopes the sight of someone dangling from a rope will finally make her speak. But this has little effect, and she would only withdraw into herself even further. The Duchess (full name Marianna Ucria di Campo Spagnolo, Countess of Paruta, Baroness of Bosca Grande, of Fiame Mendola and of Solazzi) finds a resonance with her own thoughts and feelings in the Scottish philosopher David Hume, after she discovers his book in the family library. Elegantly rebellious, she subverts the ground-plans laid by overbearing patriarchs, and discovers not only the delights of intellectual freedom, but, in early middle age, an awakening sexual bliss with a wonderful younger lover, despite the displeasure of some of her children.
But all this would come later. Unfortunately for the Duchess darker days preceded these blessed ones.
At thirteen she is pressured into marrying her Uncle, Pietro Ucria, who holds many titles himself - Duke di Campo Spagnolo, Lord of Scannatura, of Bosco Grande and of Fiume Mendola, Count of Sala di Paruta, Marquis of Sollazzi and of Toya. To be honest, I would forget all that, something like 'Rapist Pig' would be more suitable. He puts the poor Duchess through five labours during her teens, takes advantage of her disability by taking advantage of her whilst she is sleeping (we would also learn he violated her as a young child), has his way with the maids/servants, and generally shows her no affection whatsoever, other than when looking to impregnate her. She does care for him, but in no way love him. Her children bloom gracefully, which gives her fulfilment, something she so dearly clings to, but as time passes by, Marianna feels it's time to step out of the shadows of her disability and search for a deeper meaning to her life.
Marianna is born into a life of extravagant luxury, but never lets it go to her head, treating all with value and respect, and despite her permanent disability she still manages to have a humorous side. The detailed descriptions of day-to-day life captures the imagination wonderfully, with Marianna's sense of sight and smell being utilized fully. There is a warming, close-knit tendency, as most of the narrative takes place within the family estate, only really ventures off towards the end, when the Duchess travels to mainland Italy. Her bleak existence with a deeply flawed and cold-hearted man might have been wretched indeed but for her own extraordinary qualities of determination. With a compassion and an outstanding ability for organisation, and making use of the qualities of others.
As historical novels go, what I liked about Dacia Maraini, is that she never falls pray to the tacky trappings of this genre. And as we follow Marianna from childhood through to middle age, there is a smooth elegance and fluidity as the years pass by. Maraini's skill is that she does not allow the exploration of ideas to take over at the expense of the story, nor the story to obscure the ideas. It's a fine balance she handles extremely well. At just over three-hundred pages long, it's length is almost perfect, never dragging on just for the sake of it.
I have to say, for a writer I knew absolutely nothing about beforehand, she easily exceeded my expectations with this novel. Not quite five star material, but mighty close.
A differenza di quanti l’hanno descritto come pesante, io dico di aver trovato “La lunga vita di Marianna Ucrìa” un libro incredibilmente leggero, in tutta la sua eleganza. Quasi un velo leggiadro che scivola, con classe, su un corpo sinuoso. Il suo sapore è quello antico, della Sicilia di inizio ‘700, dove vive Marianna, la figlioletta sordomuta di un ricco duca: la seguiamo per tutto l’arco della sua vita, dall’infanzia, al matrimonio passando per i figli e la vedovanza, in un mondo che ci viene descritto a tuttotondo, con i suoi paesaggi affascinanti, i suoi costumi perduti, i suoi colori caldi, i suoi profumi intensi. Pare di entrare in un quadro. E Marianna, che vive in un suo universo fatto di sensazioni, parole che non può né sentire né esternare, e amore per i libri (nei quali “vive vite altrui”) è un personaggio femminile potentissimo e affascinante, magnifico e doloroso. Temevo che questo libro mi avrebbe annoiato, invece la penna di Dacia Maraini (che proprio con questo vinse, nel 1990, il Premio Campiello) si è dimostrata come sempre capace, e mi ha trasportato, per un po’, in un mondo e in un tempo tanto lontani. Elegante.
Ad ogni formicola ci piaci lu su pirtusu... Bagheria e Palermo, prima metà del ‘700. La tredicenne Marianna, “mutola” da quando ne aveva cinque, è data in sposa allo zio Pietro. Marianna Ucrìa, duchessa di Campo Spagnolo di Scannatura e di Bosco Grande, sarà una buona moglie, partorirà tanti figli, comunicherà attraverso la scrittura, studierà i classici ed i filosofi e coltiverà la lettura, e questo, per quell’epoca e quella realtà, anche agli occhi dei suoi parenti, la farà apparire sempre nu pocu ‘babbasuna’. «Fuori è buio. Il silenzio avvolge Marianna sterile e assoluto. Fra le sue mani un libro d’amore. Le parole, dice lo scrittore, vengono raccolte dagli occhi come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida, si spargono e scorrono felici per le vene. È questa la divina vendemmia della letteratura?». Per chi a Palermo ha gustato le cassate e le ‘arancine’, si è rinfrescato con l’acqua di nanfa, si è riempito gli occhi con il blu del mare lungo coste arse e profumate, ha passeggiato tra i carrubi, gli ulivi, le vigne, i gelsi, i ‘ficarazzi’, si è inebriato con gli odori dell’origano, dei capperi, dei fichi maturi e il profumo dei gelsomini, questo libro sarà un piccolo, meraviglioso, ritorno a casa.
Devo ammettere che dopo aver letto le prime 20-30 pagine ero sul punto di abbandonare questo libro in quanto troppo confusionario in alcuni punti, ma dato che non amo lasciare i libri a metà, perché significa tradirli, a mio avviso, ho deciso di continuare e posso dire di essere pienamnete soddisfatta. Attraverso la figura di Marianna Ucrìa, una donna sordomuta data in sposa all'età di 12 anni allo zio e che trova nella lettura la sua salvezza, ci racconta di donne sottomesse a uomini, donne che devono sottostare alla società patriarcale, donne dedite solo a procreare. Un libro emozionante raccontato con una grazia tipica dei romanzi della Maraini. Consigliatissimo!
Premio Campiello del 1990, “La lunga vita di Marianna Ucrìa” è un romanzo storico che ruota intorno a due protagoniste: Marianna Ucrìa e Palermo con l’appendice della vallata di Bagheria che nel Settecento vide l’edificazione di maestose dimore in stile barocco. Fra queste, la villa Valguarnera ultimata a fine secolo dalla protagonista di questo romanzo, Marianna Alliata Valguarnera. Una principessa, nella realtà storica, costretta al matrimonio con lo zio che aveva abusato di lei bambina, il fratello del padre, l’uomo ideale per non disperdere, dopo la prematura scomparsa del principe, il patrimonio familiare, in assenza di figli maschi.
Dacia Maraini, è una discendente, per parte di madre, di questa sfortunata donna caratterizzata da una sordità testimoniata anche da un misterioso ritratto, ora introvabile, descritto in “Bagheria” che vede la nobildonna ritratta con dei fogli in mano, utili per gli scambi comunicativi tra lei e gli altri.
La Marianna del romanzo nasce quindi sulla falsariga di questa storia familiare ed è il mezzo per poter rappresentare il mondo siciliano ancora caratterizzato da feudalesimo e Inquisizione mentre i lumi del secolo paiono appena sfiorarla. Lei sarà, nel pieno della sua maturità di donna, il simbolo, con le sue scelte, di un nuovo riscatto ispirato alla piena espressione di sé in quanto donna, libera ormai dei subdoli legami che la tradizione culturale le aveva imposto. Lei lettrice avida di Pascal, Hume, Voltaire, Montesquieu.
La conosciamo però ancora bambina, molto legata al padre e con una mamma indolente, mentre assiste alla pubblica impiccagione di un ragazzino nella piazza antistante al palazzo Steri. Avendolo recentemente visitato e avendo ancora impressi i graffiti degli orrori presenti nelle diverse sale usate per anni dall’Inquisizione, sono stata incantata da tutta questa primissima parte come da tutto il reticolato geografico della città che emerge di volta in volta nel corso della narrazione. Immagino che per un lettore palermitano ciò aggiunga ulteriore valore all’opera che, ricordiamolo, è appunto un romanzo storico. Marianna è stata portata ad assistere al macabro spettacolo che è festa di piazza irrorata di zammù e arricchita da ‘pani câ meusa’ nel vano tentativo di procurarle uno spavento tale da poterle restituire la parola. Lei è infatti ‘mutola’ ma non dalla nascita, c’è stato qualcosa nella sua infanzia, uno spavento più grosso, che l’ha resa tale, il padre a questo deve rimediare, come se fosse una colpa sua. Tutta la narrazione è filtrata dai pensieri di Marianna che legge la realtà circostante acuendo i sensi a sua disposizione e, inverosimilmente, riuscendo alcune volte a leggere i pensieri altrui. Questa a me è parsa una forzatura sul piano della verosimiglianza ma devo riconoscere che permette comunque di impreziosire la narrazione inserendo altri punti di vista. Ho trovato improbabile anche che un mutismo selettivo sia stato clinicamente accostato alla sordità, le due condizioni non sono affatto interdipendenti, insomma se la bambina è diventata muta per uno spavento non necessariamente avrebbe dovuto perdere l’udito. Ben presto, a soli tredici anni, Marianna, ancora ‘mutola’ è costretta al matrimonio con il fratello del padre e a una vita matrimoniale caratterizzata dal sopruso sessuale, dai ripetuti parti in cerca dell’erede maschio, dai canonici lutti causati dalle pessime condizioni sanitarie che, con i vari intervalli epidemiologici, rendono fragile l’esistenza soprattutto della figliolanza. Unica possibilità di vita arriva dalla lettura, dalla conoscenza e dal saper lentamente applicare i principi egualitari nella sua piccola dimensione familiare. Una svolta narrativa, in termini di crescita personale, si registra in concomitanza con lo stato di vedovanza ( a proposito, molte belle le pagine dedicate alle catacombe dei Cappuccini, purtroppo ancora chiuse ai visitatori in questo aprile, dove viene mummificato il corpo del consorte - zio ) e la scoperta della propria identità sessuale: ancora una volta però lo stile della Maraini nella rappresentazione dell’intimità non mi piace, come già era accaduto in “L’età del malessere”, troppo esplicita, cruda e desolante. Per concludere una lettura gradevole nonostante una narrazione troppo dilungata e un pathos che dovrebbe naturalmente scaturire dalle rivelazioni finali smorzatoinvece da una scelta stilistica sbagliata (inverosimiglianza scarìturita dalla lettura del pensiero) la quale determina l’effetto della polvere pirica bagnata dentro un fuoco d’artificio.
Through the story of a deaf and mute duchess, author Dacia Maraini describes the stultifying culture of Sicily in the early 1700's. There is a strong class system with nobles living well, but precariously. They control the lives of those below their rank and on a whim they can pluck someone from miserable poverty and "elevate" them to servitude.
Noble women, who are well dressed and well fed, are similarly moved around, but their fate is determined more by strategy than by whim. The sons are not always pleased with the match made by their parents, but beauty can help the ease a loveless marriage... in the beginning. In this culture, everyone is vulnerable, and no one is happy. Mosquitos and the disease are ever present.
The people are preoccupied with ceremony and rank. The culture looks inward: "To confront other minds, other ideas, is considered in principle an act of perfidy." (p.49). The Duchess is an exception, in her physical isolation, books are her communication. While she has a life of the mind, she cannot escape the culture. While she performs acts of kindness, she understands and uses the tools of control for those she outranks. She will not or cannot follow her heart.
This book is beautifully written. Characters and the tension they inject are poetically drawn, be they major characters such as Don Pietro, who in every scene exudes his technical status as "uncle husband" or minor characters such as that of Guiseppa of whom it is said to be "inconceivable" that she is not married at 23. Many scenes are exquisite depictions of time and place such as the complex upstairs/downstairs relationship of the Duchess and Fila who has been gifted to her, the funeral of Don Pietro and the business matters that follow it, how Marianna seeks a wife for Saro, and the picnic in the vineyard to name a few.
There is an Afterward by Anna Camaiti Hostert. But for the revelation of one plot element, this would have been better as a preface. Its information on author's background and Hostert's interpretation of how Sicily's 1700's inwardness and social structure impoverished the island can better inform the text if they are read first.
This is an excellent novel and I highly recommend it to those who appreciate historical fiction for what it says about place and time.
Sublime. Una lunga poesia travestita da romanzo che va a toccare le corde più celate e vibranti dell'animo femminile. E non si tratta soltanto della rappresentazione della situazione delle donne di una determinata classe sociale nella Sicilia settecentesca, ma di sentimenti universali che travarcano il tempo e lo spazio: l'essere figlia, moglie, madre, amante; vedere la propria vita che si dipana inarrestabile fra ricordi, desideri, misteri e rimpianti; lo sprofondare in universi propri e l'essere travolti da quelli delle persone che ci circondano. Marianna con la sua scatola piena di foglietti e le dita sporche di inchiostro, di vita, mi ha rapita nel suo mondo di profumi e colori fin dalle prime pagine del libro e credo, anzi spero, che non si lascerà dimenticare tanto facilmente.
Non ci vado da almeno trent'anni. Non ho in programma di andarci a breve. Ma cosa avrà mai quest'isola da dirmi quest'anno, che in un mese ho letto ben tre libri,3!, sulla Sicilia, in uno strano continuum rovesciato, ripercorrendo storie che, a partire dalla metà del novecento mi hanno riportata indietro nei secoli? '800, '700, '600...e tutte con questa analisi della società isolana, i suoi vizi, le sue virtù, la fine ingloriosa della nobiltà, l'ascesa avida della borghesia, i potenti che si succedono indolenti e incapaci di vero cambiamento.
Ma Dacia Maraini ha fatto in questo libro qualcosa di strordinario: ha dato voce, in uno spaccato di storia di una nobile famiglia palermitana, al ruolo delle donne, in quella società tenute in uno stato di ignoranza gallinacea, e di una donna particolare, sordomuta, eppure, e forse anche, grazie a questa sua menomazione, in grado di elevarsi attraverso i libri, la filosofia, la conoscienza. Ciò non la esimerà dal ruolo che spetta a lei come a tutte le altre: "Sposare, figliare, fare sposare le figlie, farle figliare e fare in modo che le figlie sposate facciano figliare le loro figlie, che a loro volta si sposino e figlino...voci dell'assennatezza famigliare, ...imparentandosi per via femminile, alcune monache, altre sposate, tutte sacrificate negli averi, assieme ai fratelli minori, per mantenere l'unità della Casa Ma, protetta dal silenzio ha la possibilità di coltivare una mente dagli spazi aperti, fino a scoprire di potersi lasciare andare a qualcuno che , finalmente, non la deruba, non chiede sacrifici e rinuzie, ma è capace di porvi fine prima che i miraggi dell'amore si dissolvano in un baluginio di specchi rotti. Eppure Marianna non è un personaggio che rinucia, è una donna che si prende il meglio: dall'amore per un uomo, ma anche per la conoscienza, per l'anelito alla libertà di pensiero, all'ampiezza di vedute, alla pienezza della vita...anche se i cadaveri quieti dei ricordi a volte non riescono ad andare a picco e tornano a galla
E un linguaggio ricco, raffinato, melodioso come la parlata siciliana. E che personaggi il signor padre, il signor marito zio, i cui passi da lupo lo portavano li dove c'era qualche pecora solitaria da assalire...
un turbine di storia, di storie, di vita, di una Palermo che sa di gelsomini zuccherati e di escrementi di cavallo... ...ecco, in questo contrasto e in tutti gli altri c'è tutta Marianna Ucrìa, uscita dalla penna di una Dacia Maraini ispirata e inavvicinabile...
Marianna la "mutola" è testimone silenziosa d'una decadente nobiltà siciliana del settecento avviata ormai al tramonto, una casta chiusa nel suo orgoglio colmo di un ego fastoso e stereotipato che nasconde i comportamenti più abietti, e destinata ad essere travolta dai tempi. Ma il silenzio di Marianna è solo esteriore, "il suo silenzio abitato da parole scritte" è molto più vivo dell'immobilità in cui ormai giace languida la sua classe sociale dall'intelligenza "oziosa per amor di nobiltà", e si trasforma in uno strumento di emancipazione. Lei si nutre di libri classici, di filosofia e riversa su foglietti scritti di suo pugno tutto quello che il mondo le presenta, quando la maggior parte delle nobil donne erano semi analfabete, destinate solo ad eterne gravidanze o ad indossare vesti monacali, "donne dall'intelligenza lasciata a impigrire nei cortili delle delicate teste acconciate con arte parigina". Suggestivi gli scorci dei paesaggi siciliani e le descrizioni sensoriali d'una mediterraneitá verace, che si mescolano ad un contesto storico e sociale duro, tra condizioni sanitarie precarie, miseria, abusi, bigottismo ed autodafè.
Romanzo dolcemente malinconico, un canto d'amore per la propria terra, un bel personaggio femminile amante della cultura e dei libri, davvero notevole e interessante il modo in cui, in questo romanzo, la storicità si interseca e si incastra con il suo essere autobiografico, il sordomutismo della duchessa protagonista a rappresentare, evidentemente, una situazione di forte incomunicabilità oltre che una spiccata sensibilità verso tutto ciò che la circonda. Al senso del diario e della biografia contribuisce anche la linea temporale discontinua che si concentra su particolari eventi o istanti, distanziati di alcuni mesi o anni l'uno dall'altro. Ambientato nella Sicilia del XVIII sec, sono azzeccati i paragoni di chi lo affianca a De Roberto, Tomasi di Lampedusa o Verga: in effetti vi si ritrovano agilmente non solo le atmosfere ma anche svariati dettagli de "I Viceré": le questioni di famiglia con l'etichetta e con l'araldica, le questioni di eredità con chi è pro e chi è contro il maggiorasco, i palazzi in centro a Palermo e le grandi ville tra gli uliveti nelle campagne, la famiglia riunita nella sala gialla, un figlio maggiore che non si vuole sposare ma vuole studiare e dedicarsi alla politica ed entrare così nell'era contemporanea, i figli cadetti avviati alle carriere ecclesiastiche. E le atmosfere siciliane - specialmente quelle campestri - mirabilmente ricostruite, riportano la mente direttamente alle immagini del film di Visconti. La condizione femminile dell'epoca viene osservata in modo piuttosto obiettivo, la duchessa si pone dei dubbi in quanto donna di carattere, ma non le si attribuiscono prese di posizione anacronistiche né atteggiamenti da eroina come invece capita in altri romanzi storici con protagoniste femminili. La storia d'amore non stona ma non è delle più emozionanti. Qualche spunto di riflessione filosofica condisce Storia e trama senza appesantire. Il finale: dal punto di vista narrativo va perdendo un po' di tensione rispetto il buon ritmo dei primi capitoli, ma dal punto di vista storico è un eccellente e malinconico preludio a tutto quello che verrà dopo, ed è perfettamente a tono con quanto è stato raccontato da Striano ne "Il resto di niente" e dai già citati De Roberto e Tomasi di Lampedusa.
Occorre un poco di pazienza per entrare in sintonia con quest’opera che inizia piuttosto in sordina ma cresce in progressione rivelandosi a posteriori (pur in quasi totale assenza di Borboni, Asburgo, viceré e simili…) un notevole Romanzo Storico, quanto meno nella definizione di “opera narrativa ambientata in un'epoca passata, della quale ricostruisce le atmosfere, gli usi, i costumi, la mentalità e la vita in generale, così da farli rivivere al lettore” (Wiki). Ed in questo la Maraini, che in quei luoghi è cresciuta, riesce perfettamente nell’intento.
Marianna Ucrìa è uno splendido personaggio, originale ed avvincente nel contesto narrativo ma soprattutto emblematico nel rappresentare, sulla sua pelle e nei suoi pensieri, il momento di passaggio fra la rigida, bigotta e ingessata società semifeudale della Sicilia seicentesca e i primi germi dell’Illuminismo che, sebbene boicottati dalla nobiltà dominante, penetrano inesorabili nell’isola attraverso mille pertugi: scritti, comportamenti, mode, viaggiatori occasionali, racconti sussurrati.
Ed è un apparente paradosso che, proprio la persona più improbabile, in quanto duchessa e in quanto “minorata” e privata della facoltà di comunicare con la voce, costituisca l’antenna più sensibile verso il nuovo vento che, fra mille contraddizioni, spira sulle austere mura dei palazzi nobiliari e sulle convenzioni ipocrite che cercano di opporsi al progresso e all’emancipazione.
Si citava in premessa, nella definizione di Romanzo Storico, la capacità di “ricostruire le atmosfere” ma qui l’autrice sa andare ben oltre introducendo nel libro, a splendida cornice della vicenda e quasi a compensare il sordomutismo della protagonista, gli odori, i sapori e i colori della Sicilia, descritti con minuziosa precisione e sezionati nelle loro forti, agrodolci e contrastate componenti.
Un romanzo quindi che colpisce a fondo l’immaginazione e che, oltre ad appassionare per la bella storia narrata con uno stile peraltro mai forzato anche nei passaggi cruciali, si annusa e si assaggia come una ricca pietanza siciliana, zeppa di ingredienti potenti e genuini.
Delle complesse vicende politiche che coinvolgono l'intera Europa nella prima metà del Settecento, ci viene restituito solo un flebile riflesso da La lunga vita di Marianna Ucrìa: la pigra nobiltà siciliana, paralizzata nel suo immobilismo ben fotografato da altri romanzi come Il Gattopardo, sembra immune a ogni sconvolgimento; Spagna e Francia sono lontani fantasmi con i quali le varie famiglie nobili si schierano senza particolare convinzione.
Al centro del libro e di questa Sicilia, il personaggio di Marianna, perno attorno al quale ruotano i numerosi altri attori del romanzo: i genitori, i fratelli, i figli, l'imperscrutabile marito-zio, la servitù. Sordomuta dalla prima infanzia o dalla nascita (le versioni dei genitori sono diverse, confondendola ancora di più), Marianna deve leggere la realtà con l'olfatto, la vista e un sesto senso che le consente di avere una straordinaria empatia che talvolta si trasforma in vera e propria telepatia. La sua spiccata sensibilità la porta a ricercare strade diverse da quelle tipiche del suo ceto sociale in quella pigra e calda isola che fiacca ogni voglia di cambiamento: legge i filosofi illuministi, parla con i membri delle classi sociali più basse, cerca una scandalosa libertà.
Lo stile di Maraini, secco e paratattico ma ricercato nel lessico che fonde stranierismi, sicilianismi e termini arcaici, mi ha affascinato e avvinto. Consiglio la lettura.
Bello! La faticosa palingenesi di una donna straordinaria, nella Sicilia sciovinista del '700. Un racconto pieno di poesia e di magia; un silenzioso sguardo al femminile su un mondo che quel "femminile" ha cercato ottusamente di negare ed annullare. L'identità indomita della protagonista, doppiamente discriminata, in quanto donna e menomata, giganteggia sulle personalità meschine dei personaggi a contorno, soprattutto quelli maschili che, per quanto si affaccendino, non riescono a spegnerne l'appassionata curiosità per la vita e l'intima libertà.
L'ho trovato in un bookcrossing e, in fondo, non avevo mai letto nulla della Maraini (o quasi: "Trio" è un libro tutto sommato dimenticabile): è stata una bella scoperta. Avvolgente, interessante e ricco di sensazioni e di intrecci tra personaggi tutti ben riusciti, anche se a volte si confondono tra loro e la narrazione talvolta perde ritmo. Marianna Ucrìa tiene banco senza fatica e le mancanze di parola e udito le compensa con capacità d'osservazione e, più tardi nel libro, una predisposizione all'azione intelligente e persino indipendente da chi vorrebbe controllarla. Ribalta la sua condizione di "mutola" e la trasforma in una risorsa e in un'arma per penetrare la mente altrui, anche dopo averne scoperto la causa, segreta a lei e a chi la circonda (con poche eccezioni mai esplicite). Marianna trova la condizione forse più vicina concessale a un lieto fine, lasciandosi alle spalle l'affresco vivido di una Sicilia tesa tra ricostruzione storica e (pochi) tratti che rischiano di cadere nello stereotipo.
داستان زندگی دوشسی سیسیلی درقرون وسطی که قربانی جامعه مردسالار آن دوران است وبرخلاف همجنسانش درآن دوران تاریک،به دلیل معلولیتش همدمی جزکتاب هایش ندارد وهمین امر روشنگرطریقش می شود تابتواند متفاوت بیندیشد وازیوغ بندگی جهالت رهایی یابد. دوران تفتيش عقایدوسلطه جهالت و.... ازمتن کتاب: دست یک نقاش عطش دزدیدن دارد.ازبهشت می دزددوآن رابه یادوخاطره مردم هدیه می کند.تظاهربه جاودانگی می کندوازاین تظاهرونمایش لذت می برد. زمان رازی است که خداوند آن را از انسان پنهان می دارد.وبه خاطرهمین رازاست که مابایدهمیشه ازسرتاپایمان دررنج واندوه باشیم. ....
Bellissimo romanzo storico, mi è dispiaciuto averlo finito. Primo libro che leggo di Dacia Maraini narra la lunga vita di una nobile "mutola" nella Sicilia del 1700. Una donna che della sua menomazione ne ha fatto un punto di forza e saprà prendere in mano la sua vita: quando sarà ormai nonna le "spunteranno alette alle caviglie" che la spingeranno alla scoperta del mondo. ho apprezzato l'uso del dialetto siciliano. Impietoso ritratto della decadente aristocrazia siciliana
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog ---> La siepe di more
Dopo mesi e mesi di tartassamento da parte di Goodreads, che mi piazzava La lunga vita di Marianna Ucrìa tra i suggerimenti un giorno sì e l'altro pure, mi sono decisa a dargli retta e l'ho preso in prestito in biblioteca (una copia molto vissuta, tra l'altro).
Le prime cinquanta pagine mi hanno fatto dubitare della bontà del suggerimento: non dava l'impressione di essere granché come romanzo (neanche una schifezza, certo, ma mi ha indotto a chiedermi come mai Goodreads fosse tanto insistente...). Sembrava più che altro simile a molti altri romanzi desiderosi di indagare la pietosa condizione della donna nei secoli passati.
Le mie prime impressioni, però, sono naufragate non appena Dacia Maraini ha iniziato a fare sul serio, facendomi rivalutare anche l'inizio del romanzo. Marianna, infatti, è la perfetta protagonista della sua storia. Sordomuta fin da bambina, rappresenta esattamente la condizione del suo sesso nella Sicilia del Settecento, quando le donne erano poste sotto il controllo del parente uomo più affine, erano tenute a servire il bene superiore della famiglia e non potevano mettere bocca su quanto si decideva di loro.
Tuttavia, questa sua impossibilità di comunicare agevolmente con i suoi simili (ma forse anche la loro indifferenza in quanto ha da dire) fa fiorire in lei una grande sensibilità nell'interpretare ciò che le accade intorno e un grande amore per la lettura, visto che le parole scritte sono il suo unico modo per farsi capire. Ed è proprio tramite il suo sguardo che conosciamo la famiglia Ucrìa in tutto il suo dubbio splendore.
Nobili da generazioni e generazioni e ancora generazioni, gli Ucrìa sono riusciti nella non trascurabile impresa di collezionare al loro interno comportamenti e azioni abiette un po' di tutti i tipi. Impresa ancora maggiore se si pensa che tutto è stato abilmente nascosto per proteggere la famiglia nella sua interezza.
Marianna si ritrova quindi al centro di questo coacervo di individui boriosi e repressi a vario grado. Cosa fa? Li odia? Li schifa? Li manda a spendere? Be', prima di tutto li osserva e cerca di capire come siano arrivati a quel punto. In effetti, come si arriva al punto in cui le abitudini dei morti diventano più importanti delle abitudini dei vivi? Cosa scatta nella mente delle persone nel voler mantenere a tutti i costi (inclusi felicità e benessere altrui) lo status quo? Cosa ci spaventa davvero tanto del cambiamento?
Un romanzo estremamente garbato, che illustra i drammi individuali causati da una politica familiare volta al mantenimento del proprio patrimonio e del proprio prestigio in quanto nobili. Drammi che nessuno di noi può seriamente preferire a un cambiamento che migliori la vita di più individui, senza intaccare i diritti degli altri.
Hi ha llibres que no només es llegeixen, sinó que es viuen. Aquesta novel·la m’ha submergit en la vida de Marianna Ucría amb una intensitat difícil d’explicar: la seva veu silenciosa, la seva lucidesa ferida, la seva resistència silenciosa davant un món que la volia invisible.
Questo mio secondo tentativo con la Maraini è stato più fruttuoso del precedente. La Lunga Vita di Marianna Ucrìa mi è piaciuto.
La partenza iniziale mi aveva lasciato un po' scettica, in tutta onestà. Vedevo dei buoni presupposti per la storia, la caratterizzazione dei personaggi iniziava a delinearsi in modo intrigante, e poi anche solo il fatto di essere ambientato nel XVIII secolo mi aveva già convinto (la mia solita imparzialità nei confronti dei romanzi storici), ma tuttavia mancava ancora quella scintilla che potesse davvero farmi apprezzare il libro. Forse è dovuto essenzialmente al fatto che Marianna, da bambina, non ha un ruolo attivo nella propria casa così come lo avrà poi da adulta, e che la sua mente è ancora abbastanza acerba, e quindi non è in grado di attirare molto dal punto di vista intellettuale.
Poi, piano piano, mi ha conquistata. Marianna, crescendo, diventa un'acutissima osservatrice, così come una altrettanto attenta e vorace lettrice, cose che non potevo non apprezzare. La sua mutilazione, per quanto limitante dal punto di vista fisico, le permette di sviluppare una attenzione verso coloro che la circondano e le loro abitudini, e anche una certa indipendenza personale che la rendono un personaggio decisamente più attivo e presente di quanto la sua condizione (ma soprattutto i suoi parenti) porterebbero a immaginare. La scoperta sempre più approfondita di ciò che la circonda la porta mano a mano ad una sempre maggiore scoperta di se stessa che mi è piaciuta molto nei suoi risultati, anche se non nascondo che il finale mi è un po' dispiaciuto.
L'ambientazione siciliana mi è anche piaciuta: vedere nominati posti che io stessa ho visitato mi ha aiutato ad avere meglio una idea sui luoghi del romanzo. L'utilizzo di così tanti termini dialettali, se da un lato mi è piaciuto per aver creato una verosimiglianza ancora più credibile, dall'altro ogni tanto mi è venuto un po' a noia. La verità è che io e dialetti non andiamo molto d'accordo, posso accettarli solo a piccole dosi.
Una nota negativa per la mia edizione del romanzo (Rizzoli Vintage): la sinossi svela uno dei punti focali della trama, risolvendo a monte un mistero che sarebbe stato molto più avvincente scoprire durante la lettura. Ma pazienza, questo in fin dei conti non cambia il mio giudizio.
Vincitore del premio campiello nel 1990, questo libro è un romanzo storico ambientato in Sicilia nella prima metà del ‘700 che segue le vicende di una nobile famiglia siciliana e in particolare di una dei suoi componenti: Marianna, una ragazza sordomuta alla quale viene imposto di sposare a 14 anni uno zio. Leggendo questo libro si scoprono le usanze di un tempo e la difficoltà di essere donna in un'epoca in cui per le donne c’erano solo due alternative possibili: vita matrimoniale o vita monastica. Il romanzo è strutturato come una vera e propria saga famigliare condensata in appena 260 pagine. Questo per me è stato un difetto, perché per riuscire nell’intento di condensare una vita intera in così poche pagine il ritmo narrativo è molto veloce, i capitoli sono brevi e da un capitolo all’altro la storia va avanti di molti anni, i personaggi si avvicendano lasciando poco al lettore, che non ha il tempo per affezionarsi ed appassionarsi alle loro sorti. Però la scrittura è davvero magistrale, scorrevole, senza dire troppo riesce perfettamente a dare un quadro esaustivo di ogni scena, e anche i pensieri e gli stati d’animo di protagonista e personaggi secondari non sono tralasciati. La storia è interessantissima perché offre uno spaccato storico siciliano autentico e perfettamente credibile, soffermandosi in particolare sulla condizione femminile dell’epoca e sul temperamento caratteriale della protagonista, che nonostante il suo handicap riesce a vivere una vita completa, e anzi, proprio grazie al suo handicap ha l’occasione di concentrarsi molto più delle altre donne sullo studio e sulla lettura riuscendo a sviluppare un’arguta e finissima intelligenza. Pur essendomi mancato il coinvolgimento (che spesso ritengo fondamentale per la maggior parte dei romanzi) questo mi è piaciuto ugualmente, perché ha altre qualità interessanti, spunti di riflessioni notevoli e l’ho letto con piacere.
É um livro fantástico, absolutamente enternecedor| Mariana Ucria é uma aristocrata siciliana que vive no séc. 18, surda-muda, situação que decorre de um trauma profundo que lhe fora acometido quando tinha cinco anos de idade. Que trauma é esse, só o sabemos quase no final da narrativa e ficamos chocados! Mas, naquela altura era assim ... toda a ignomínia era mascarada, falseada, desvalorizada. O pai, com quem Mariana, tem uma relação afetiva intensa, compactuou na desgraça, sem que a menina o soubesse, embora tenha nutrido pelo progenitor um amor inocente, profundo e puro.
É uma personagem extraordinariamente interessante. Por força da sua deficiência, Marianna Ucria lê os pensamentos dos seus interlocutores, aliás foi assim que soube do ato desprezível do senhor marido tio sobre a sua inocente pureza. De uma bondade enternecedora, Marianna cativa-nos desde o início: dada a casamento aos doze anos de idade com um tio com uma idade que poderia ser seu pai, encara com dignidade a posição que o seu estatuto lhe oferece mas sempre com a sensação de que a vida teria algo mais a oferecer-lhe. E, de facto, tinha!
Foi o primeiro romance que li da escritora florentina Dacia Maraini e fiquei curiosa em relação a outros seus trabalhos. A prosa é de uma elegância formidável! Para quem aprecia romances de época, recomendo a leitura deste livro extraordinário!
damn you goodreads!!! I wrote a perfectly marvelous review of this book, and you lost it into the ether! egads!!! I'll try again, but no promises that this review will be as eloquent as the prior.
wow - what a read. On the surface, a light, simple story of the life and times of a deaf-mute early 18th Sicilian aristocratic girl named Marianna, who was forced, at 13, to marry her uncle (mother's brother)... NOT weird for that time, at least not among the aristocratic. The family is all sorts of inbred and dysfunctional, but hey, again, that was the norm for that time period among that level of society. The story sweeps through her life, her family, the scenery, the scents (a lot of detail on the scents -it's her strongest sense), the trials and tribulations of living in Sicily in the early 1700s. Also there is a little bit of mystery - it seems that Marianna has vague recollections of sounds, and that possibly, something traumatic happened to her in her early childhood, at which point she lost her ability to both hear and speak.
Actually, the story is much deeper that that. Our deaf-mute heroine works as a symbol of women of that time. Their fate was either to be married off at a young age or head to the convent. They did not have a choice - they really did not have a "voice" in the matter! A-ha, you say! Exactly, I say. Marianna did not have a voice, literally, and figuratively. And, because she was also deaf, she was treated differently and was often considered simple. We are privy to Marianna's thoughts, so we know that she is not simple. She is quite smart, and quite well read and quite capable. (right now I am really wishing goodreads had not lost my review... it was a good one.. this one pales in comparison) It appears that either Marianna can actually read other people's minds, or, more likely, her other senses are so keenly developed that she is able to infer what people are NOT saying.
In any event, you can enjoy this book on its simple level, or delve into it a little deeper and explore the oppressed lives of voiceless women.
note - this book was written in Italian, and translated into English. The author is a famous and prolific contemporary Italian author. one complaint (minor) - not enough detail on the food!!! the meals sounded sumptuous, but I wanted more. And no, I wasn’t hungry when I read this book. I suppose the book is not supposed to be a gustatory travelogue of 18th century Sicily, but the first level of the book could function even better if the menus were enhanced. ;)
The Silent Duchess is the English translation from the original Italian. Taking place in 18th century Sicily, it's the story of a deaf mute woman named Marianna.
Marianna has been deaf and mute for as long as she can remember, but she suspects she hasn't always been that way. At age 12 she is married off to her uncle. I know, ick! Anyway, she becomes a Duchess.
The fact that Marianna can't speak in a time and place where women didn't have a voice was not lost on me. I knew it was on purpose. Women back then were either married or sent to a convent. That's it. Marianna has to weave her way through life while being looked at as an odd woman, not only because she's deaf and mute, but because she loves to read. Le gasp.
Marianna starts to read people's thoughts, but strangely enough, all the thoughts she read were about her: how people pitied her or thought her strange. I wondered if this wasn't just in her imagination. However, there was one incident where it seemed possible that she could read the thoughts of others, so I'm not certain.
Once her uncle husband (as she calls him) kicks the bucket, Marianna starts to find herself. She sees herself as more than a wife and mother. She takes not a care how people think of her, and even starts to feel the first stirrings of love.
I loved the ending, it wasn't definite. It was left with all kinds of possibilities, which I love.
There's absolutely no dialogue in this novel, because it's all from the point of view of Marianna. She communicates with others through notes, but other than that, we are left with her thoughts, which are deeply profound and interesting, which break the stereotypes of women from back then. She loves to strive for knowledge, another thing that makes her appear odd to others.
Overall, a beautiful novel that will leave you thinking.
Sembra una forzatura, di fronte al mutismo della protagonista, ma non ho parole adeguate per descrivere la ricchezza di immagini, di pensieri, di sentimenti,... che emergono e ti assorbono durante tutta la lettura! Da centellinare, per assaporare un po' alla volta le sensazioni e gustarle.
Le parole ...vengono raccolte dagli occhi come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida si spargono e scorrono felici per le vene...
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Aggiungo ancora quest'altra nota, dopo aver letto Il gioco dell'universo, dove Dacia Maraini riporta e commenta appunti e riflessioni del padre.
Cogliendo lo spunto dal gusto del padre verso la ricerca delle parole, dei loro suoni, delle loro etimologie, Dacia così scrive: Le etimologie. Altra passione di Fosco. Che mi ha trasmeso pari pari. Anch'io mi porto appresso vocabolari etimologici di varia forma e natura. Li tengo negli scaffali più a portata di mano: è un modo semplice e rapido per capire meglio la lingua che parli. Ho imparato a usarli quotidianamente scrivendo 'Marianna Ucrìa'. Mi ero messa in testa di non adoperare mai una parola che fosse nata dopo il 1780. (pag. 166)
Con questa osservazione, Dacia ha aggiunto al suo spirito letterario e poetico una nota razionale e scientifica, come un'eredità ricevuta dal padre.
ringrazio anche qui su GR Ardesia che, con il suo commento , mi ha permesso di conoscere Marianna Ucrìa; cinque anni fa, su aNobii.
La nobiltà siciliana del '700 vista con gli occhi di una duchessa sordomuta; questo handicap la rende l'osservatrice perfetta di una società in cui non riesce ad integrarsi completamente, ma che forse comprende ben più a fondo di chi si fa ingannare dalle parole e distrarre dal "rumore". In silenzio, quietamente ma inesorabilmente, arriverà a maturare e scoprire finalmente se stessa, rivendicando una libertà che si è negata troppo a lungo. Il contesto storico è accurato e soprattutto immersivo, sembra davvero di essere nella Sicilia "stantia" di quegli anni, in cui i nobili vivevano ancorati ad un passato ormai definitivamente tramontato e il popolo si trovava in condizioni quasi bestiali. Sui personaggi e le vicende invece non si può dire molto, perchè nonostante copra più di tre decadi è un libro molto statico, in cui l'unico personaggio a tutto tondo è Marianna e situazioni e caratteri sono filtrati dalla sua personale visione del mondo; più che una trama organica troviamo infatti un insieme di momenti, ognuno dei quali costituisce un tassello per la maturazione della protagonista. Idea interessante ma che alla lunga viene a noia, avrei gradito un approfondimento maggiore di certi temi. Lo stile è scorrevole, ma forse un po' anonimo e spento. Leggere questo romanzo è stata un'esperienza tutto sommato piacevole, che però non mi ha trasmesso nulla: senza sbavature, ma anche senza carisma.
I romanzi storici devo ammetterlo sono una mia grande passione, e sopratutto se sono scritti bene... DI romanzi storici italiani mi capita raramente di leggerne di qualità, e questo senza ombra di dubbio è uno di quelli. La mia precedente esperienza con la Maraini non era stata delle migliori, ma con Marianna mi sono ricreduta, rispetto a quello che le succede con l' italia del novecento (il treno dell' ultima notte), la Maraini sa bene dove mettere le mani nella Sicilia del 700/800. Ed eccola che muove agilmente le parole ,come Marianna,sulla propria carta. I colori, gli odori, perfino il modo di pensare dei personaggi sono descritti magnificamente e non riesci a metter giù il libro fino all' ultimo pensiero di Marianna e anche tu per un po ti soffermi a guardare scorrere il Tevere, non poi così lontano da dove sei partito... In sostanza mi è davvero dispiaciuto chiudere il libro ieri notte,forse perché anche io, come Marianna sono innamorata dei luoghi in cui vive...
ماريانا فتاة ارستقراطية صماء بكماء لا تتخاطب مع الآخرين غير بالكتابة على لوح وورق وأقلام تحملها معها دائمًا، اغتصبها خالها في الصغر، ثم تزوّجت منه عندما بلغت، وبين هذه المأساة التي تبتدأ بها الرواية، إلى أن وجدت ماريانا وهي أم وجدّة معنى الحب والاهتمام الحقيقي والانجذاب الصادق، تسير هذه الرواية.
وسأكذب إن قلت إن أهم ما في هذه الرواية هو قصتها، لأن هذه الرواية نفسها تكمن في تلك المتاهات اللذيذة التي سارت بها باقتدار المؤلفة وهي تنسج حكاية ماريانا من الصبا إلى الاكتهال، وأجد أن أي كلمة أخرى غير "تنسج" قد لا تفي بالمعنى الذي أريد قوله، إنها لا "تقصَ" حقًا ولا "تروي"، بل كانت طوال الرواية "تنسج" هذا البساط الفيكتوري الجميل، ولا أقول سوى أنني افتتنت بقلمها وأسلوبها، حتى أصبحت قراءة كل فصل وحده وقتًا طيبًا أقوم به في اليوم ولا أريد أن أتجاوزه من مهارة النسّاج التي تحققت كل المتعة بمجرد مشاهدته وهو ينسج عمله.