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Prelude & Other Stories

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Radical, witty and inventive, Katherine Mansfield is one of the twentieth century’s most accomplished short-story writers, whose writing contributed significantly to the modernist movement.

Part of the Macmillan Collector’s Library; a series of stunning, clothbound, pocket-sized classics with gold foiled edges and ribbon markers. These beautiful books make perfect gifts or a treat for any book lover. This edition is edited and introduced by Professor Meg Jensen.

Prelude & Other Stories by Katherine Mansfield showcases her remarkable ability to delve into the human mind; in stories such as ‘The Garden Party’ she reveals the tension between innocence and corruption, the dark side of love and romance are explored in ‘Bliss’ and ‘Love à la Mode’, and in the title story, ‘Prelude’, inspired by her own childhood, her concern is for the isolated and the lonely.

288 pages, Hardcover

Published September 14, 2021

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102 people want to read

About the author

Katherine Mansfield

952 books1,178 followers
Kathleen Mansfield Murry (née Beauchamp) was a prominent New Zealand modernist writer of short fiction who wrote under the pen name of Katherine Mansfield.

Katherine Mansfield is widely considered one of the best short story writers of her period. A number of her works, including "Miss Brill", "Prelude", "The Garden Party", "The Doll's House", and later works such as "The Fly", are frequently collected in short story anthologies. Mansfield also proved ahead of her time in her adoration of Russian playwright and short story writer Anton Chekhov, and incorporated some of his themes and techniques into her writing.

Katherine Mansfield was part of a "new dawn" in English literature with T.S. Eliot, James Joyce and Virginia Woolf. She was associated with the brilliant group of writers who made the London of the period the centre of the literary world.

Nevertheless, Mansfield was a New Zealand writer - she could not have written as she did had she not gone to live in England and France, but she could not have done her best work if she had not had firm roots in her native land. She used her memories in her writing from the beginning, people, the places, even the colloquial speech of the country form the fabric of much of her best work.

Mansfield's stories were the first of significance in English to be written without a conventional plot. Supplanting the strictly structured plots of her predecessors in the genre (Edgar Allan Poe, Rudyard Kipling, H. G. Wells), Mansfield concentrated on one moment, a crisis or a turning point, rather than on a sequence of events. The plot is secondary to mood and characters. The stories are innovative in many other ways. They feature simple things - a doll's house or a charwoman. Her imagery, frequently from nature, flowers, wind and colours, set the scene with which readers can identify easily.

Themes too are universal: human isolation, the questioning of traditional roles of men and women in society, the conflict between love and disillusionment, idealism and reality, beauty and ugliness, joy and suffering, and the inevitability of these paradoxes. Oblique narration (influenced by Chekhov but certainly developed by Mansfield) includes the use of symbolism - the doll's house lamp, the fly, the pear tree - hinting at the hidden layers of meaning. Suggestion and implication replace direct detail.

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2 (3%)
Displaying 1 - 10 of 10 reviews
Profile Image for Anastasia Nesteryukova.
10 reviews
December 22, 2024
This book wasn’t an easy read for me. The language is quite sophisticated and challenging. However, I enjoyed the setting and the atmosphere of the stories—set at the beginning of the 20th century, a time of significant cultural change. The stories often start with a romantic, unrealistic, or even delusional mood but tend to end by confronting harsh realities. They are rich in symbolism and metaphors, which can be difficult to fully grasp without delving into additional analysis.
Two stories that stood out to me were “Miss Brill” and “Bliss.”
113 reviews1 follower
July 31, 2024
Avrei vissuto momenti splendidi. Questa ennesima scorribanda letteraria mi avrebbe condotta dinanzi ai cancelli celesti del paradiso, tramutati però in sprazzi di vita, racconti che confidavo potessero piacermi. La cui materia era ottima, la consistenza durevole e tattile. L’avevo detto io che presto o tardi questa autrice avrebbe coinvolto e travolto anche me. Stesse pagine, stessi libri, i medesimi letti da altri lettori. Eppure… Cosa è cambiato? Cosa ha scaturito?
Mentre scrivo, queste parole vorticano furiosamente come uno sciame impazzito nella mia testa. Il fantasma di una giovane donna la cui vita si spense prematuramente, come me fra qualche anno, mi suscitò un certo impatto. Preferibilmente dopo aver sondato il terreno, valicato la nuda terra di una brughiera verdeggiante e luminosa e non era fattibile che proprio questa tipologia di testi, i racconti cioè, mi condussero e portarono lontano. Comunque non troppo, o per meglio dire non così lontano da ciò che non abbia mai visto.
MI colpì come la sua poetica, apparentemente semplice e raffinata, esplorasse ansie e paure, intrappolasse la caducità della vita nonchè conferendo un certo spazio anche al sesso. Non avevo mai letto dei racconti in questo modo, non dopo aver pensato che nel bel mezzo a tutto questo, ad assistere c’era la natura, un silenzio assordante era la dipendenza di forme o elementi principali di una poetica evocativa, quasi aulica, in quanto racchiude la durezza dell’esistenza umana che richiede esercizio. Un continuo allenamento emotivo su se stessi in cui mantenersi saldi e lucidi non perdendo mai di vista il senso o lo sguardo sul mondo quanto dando corpo all’infinito. Passioni che animano la curiosità ardente di una ragazza, una vorace lettrice che abbracciò la scrittura solo perché ispirata da un autore russo, Cechov, in un'esplorazione della stessa che diviene lotta contro il mondo. La vita dipendeva nel corpo e nel risveglio, nel ritorno continuo delle cose nel mondo, in un viaggio che l’autrice compie mediante la scrittura. E, il racconto, espediente per esplicare la letteratura, esplorarla in ogni forma inedita: elaborazione della materia grezza che diviene un tutt’uno. E non vi è alcuna distinzione fra individuo, uomo e natura, poiché la scrittura non diviene solo << una stanza tutta per sé >> quanto una corazza in continuo movimento. Protezione e fuga davanti alla vita ma anche privo di un luogo di nascita, di una patria.
E’ stato davvero impossibile non esserne travolti, non farsi coinvolgere né impedirne alla nostra anima di esserne inzuppati poiché causa di elementi imprescindibili a cui se ne susseguono tanti altri perdendo così ciò che non ha mai potuto toccare realmente. La realtà diviene forma scatenante che libera la letteratura.
Katherine Mansfield era dotata di un anima così sensibile, un anima rara, pura che la solitudine che si riversa in queste pagine, e a cui facevo cenno prima, è una percezione di straniamento ineludibile, che scandaglia l’infanzia dell’autrice acutizzando uno sguardo predisposto a cogliere ogni assetto del mondo, descrivendolo esattamente così com’è, verosimiglianza ma anche frastagliamento, discontinuità, discorsi attorcigliati o pensieri spezzati, cambi di prospettiva o memorie incerte. Senza alcuna causa ed effetto quanto particolarmente visibile così come non c’è il vero o falso. Ogni cosa era visibile ad occhio nudo, così come appariva. E quel poco che ho visto, si è impresso con forza nella mia testa. Mai una raccolta di racconti mi travolse così tanto nè mi diede l’impressione di non voler essere apprezzata o lusingata. Non si presentò con: << Racconterò delle storie che devono piacerti. >> Quanto non mi offrì nient’altro che un’opportunità. Quale? Quella di saper cogliere, fra le sue pagine, quella cantilena, quella melodia dolce e sincopata che proveniva non dalle sue piccole labbra bensì dalla sua anima quasi conferendo uno stato “estatico”. Uno stato in cui ho potuto cogliere l’essenza di ogni cosa, ogni personaggio in particolari situazioni, raccontando ogni loro stato d’animo che, se in un primo momento conferisce un certo idillio, in un secondo turbamento, frasi non dette, allusioni in cui ogni cosa, persino il superfluo è risucchiato dall’essenziale. In passaggi repentini, atmosfere serene e travolgenti e frenetiche in cui tuttavia si nascondono sempre delle crepe. Una crepa in cui ogni cosa non è più come prima perché, come diceva l’autore russo Cechov, vi sono stroncature, discrepanze che modificano il regolare svolgersi della vita. Solo così è possibile cogliere verità inaccessibili, disegnare mediante scrittura una forma che dissipi qualunque dubbio o perplessità che attanagliarono l’animo dell’autrice.
Lei non mi offrì niente. Mi chiese solo di avvicinarmi, poi il resto sarebbe venuto da sé. L’ho fatto, e non potrei essere più felice poiché già solo da questi testi ho potuto riconoscere una prosa che si è nutrita di vita. Uno stile di scrittura in cui è possibile riconoscere una giovane donna sicura, semplice, sciolta per la sua giovane età ma protagonista di esperienze che riconobbe come sue. Così raffinata, dotata di un forte senso di osservazione attraverso cui le emozioni umane saranno scandagliate per benino, esplorando la propria interiorità grazie ad una poetica travolgente, coinvolgente che a centouno anni di distanza dalla sua morte suscita ancora fascino.
Un tipo di magia di cui sono avvezza e che mi piace constatare con i miei stessi occhi, quando ogni corpo, ogni cosa prende vita. Lei che, dal nome della protagonista delle Cime tempestose di Emily Bronte o dell’Abbazia di Northanger della Austen parla così bene di vita ma impossibilitata a viverla pienamente, L’anima sarà protagonista di un viaggio, di umori locali che rappresentano la tradizione letteraria coloniale come l’impianto melodrammatico orale. E la terra in cui ogni cosa sfavilla e sfarfalla, la Nuova Zelanda, ricerca di memorie passate, lontane, perdute che solo grazie alla scrittura riuniscono anime invisibili, che si tengono per mano,nel giardino rigoglioso dell’infanzia. Della sua. E chi legge, legge qualcosa che sembra frutto di un genio creativo immaginifico, quanto personale, intimo poiché facilmente riconducibile a frammenti di vita quotidiana in cui i ricordi del passato si scontrano con quelli del presente, con le emozioni, con sentimenti pregni di sentimentalismo, drammaticità e solitudine dove è possibile riconoscere quelle piccole increspature che caratterizzano la vita di ognuno di noi. Donando una visione seducente ma triste, quasi inappagante, disegnando l’universo come luogo splendido, rigoglioso ma ombroso.
Certamente da figure di carta e inchiostro isolate nella loro interiorità, rarefatte ma vere e tattili è stato possibile cogliere aspetti positivi e negativi della vita, nonché la verità stessa. Non decifrando quanto ritenendo esattamente ogni cosa com’è. In un carosello di azioni, gesti, un numero spropositato di volti a cui ha una certa prevalenza quella dell’infante, della bambina come simbolo di mutamento continuo. Poichè nonostante possa apparire superfluo, gli infanti rivelano quella possibilità di scandagliare ogni cosa, sussurrare il tutto a fior di labbra, in un paradiso terrestre mancato, glorioso e verdeggiante in cui rifugiarsi è opportunità di rinascita.
Profile Image for Gresi e i suoi Sogni d'inchiostro .
664 reviews13 followers
December 26, 2024
Avrei vissuto momenti splendidi. Questa ennesima scorribanda letteraria mi avrebbe condotta dinanzi ai cancelli celesti del paradiso, tramutati però in sprazzi di vita, racconti che confidavo potessero piacermi. La cui materia era ottima, la consistenza durevole e tattile. L’avevo detto io che presto o tardi questa autrice avrebbe coinvolto e travolto anche me. Stesse pagine, stessi libri, i medesimi letti da altri lettori. Eppure… Cosa è cambiato? Cosa ha scaturito?
Mentre scrivo, queste parole vorticano furiosamente come uno sciame impazzito nella mia testa. Il fantasma di una giovane donna la cui vita si spense prematuramente, come me fra qualche anno, mi suscitò un certo impatto. Preferibilmente dopo aver sondato il terreno, valicato la nuda terra di una brughiera verdeggiante e luminosa e non era fattibile che proprio questa tipologia di testi, i racconti cioè, mi condussero e portarono lontano. Comunque non troppo, o per meglio dire non così lontano da ciò che non abbia mai visto.
MI colpì come la sua poetica, apparentemente semplice e raffinata, esplorasse ansie e paure, intrappolasse la caducità della vita nonchè conferendo un certo spazio anche al sesso. Non avevo mai letto dei racconti in questo modo, non dopo aver pensato che nel bel mezzo a tutto questo, ad assistere c’era la natura, un silenzio assordante era la dipendenza di forme o elementi principali di una poetica evocativa, quasi aulica, in quanto racchiude la durezza dell’esistenza umana che richiede esercizio. Un continuo allenamento emotivo su se stessi in cui mantenersi saldi e lucidi non perdendo mai di vista il senso o lo sguardo sul mondo quanto dando corpo all’infinito. Passioni che animano la curiosità ardente di una ragazza, una vorace lettrice che abbracciò la scrittura solo perché ispirata da un autore russo, Cechov, in un'esplorazione della stessa che diviene lotta contro il mondo. La vita dipendeva nel corpo e nel risveglio, nel ritorno continuo delle cose nel mondo, in un viaggio che l’autrice compie mediante la scrittura. E, il racconto, espediente per esplicare la letteratura, esplorarla in ogni forma inedita: elaborazione della materia grezza che diviene un tutt’uno. E non vi è alcuna distinzione fra individuo, uomo e natura, poiché la scrittura non diviene solo << una stanza tutta per sé >> quanto una carrozza in continuo movimento. Protezione e fuga davanti alla vita ma anche privo di un luogo di nascita, di una patria.
E’ stato davvero impossibile non esserne travolti, non farsi coinvolgere né impedirne alla nostra anima di esserne inzuppati poiché causa di elementi imprescindibili a cui se ne susseguono tanti altri perdendo così ciò che non ha mai potuto toccare realmente. La realtà diviene forma scatenante che libera la letteratura.
Katherine Mansfield era dotata di un anima così sensibile, un anima rara, pura che la solitudine che si riversa in queste pagine, e a cui facevo cenno prima, è una percezione di straniamento ineludibile, che scandaglia l’infanzia dell’autrice acutizzando uno sguardo predisposto a cogliere ogni assetto del mondo, descrivendolo esattamente così com’è, verosimiglianza ma anche frastagliamento, discontinuità, discorsi attorcigliati o pensieri spezzati, cambi di prospettiva o memorie incerte. Senza alcuna causa ed effetto quanto particolarmente visibile così come non c’è il vero o falso. Ogni cosa era visibile ad occhio nudo, così come appariva. E quel poco che ho visto, si è impresso con forza nella mia testa. Mai una raccolta di racconti mi travolse così tanto nè mi diede l’impressione di non voler essere apprezzata o lusingata. Non si presentò con: << Racconterò delle storie che devono piacerti. >> Quanto non mi offrì nient’altro che un’opportunità. Quale? Quella di saper cogliere, fra le sue pagine, quella cantilena, quella melodia dolce e sincopata che proveniva non dalle sue piccole labbra bensì dalla sua anima quasi conferendo uno stato “estatico”. Uno stato in cui ho potuto cogliere l’essenza di ogni cosa, ogni personaggio in particolari situazioni, raccontando ogni loro stato d’animo che, se in un primo momento conferisce un certo idillio, in un secondo turbamento, frasi non dette, allusioni in cui ogni cosa, persino il superfluo è risucchiato dall’essenziale. In passaggi repentini, atmosfere serene e travolgenti e frenetiche in cui tuttavia si nascondono sempre delle crepe. Una crepa in cui ogni cosa non è più come prima perché, come diceva l’autore russo Cechov, vi sono stroncature, discrepanze che modificano il regolare svolgersi della vita. Solo così è possibile cogliere verità inaccessibili, disegnare mediante scrittura una forma che dissipi qualunque dubbio o perplessità che attanagliarono l’animo dell’autrice.
Lei non mi offrì niente. Mi chiese solo di avvicinarmi, poi il resto sarebbe venuto da sé. L’ho fatto, e non potrei essere più felice poiché già solo da questi testi ho potuto riconoscere una prosa che si è nutrita di vita. Uno stile di scrittura in cui è possibile riconoscere una giovane donna sicura, semplice, sciolta per la sua giovane età ma protagonista di esperienze che riconobbe come sue. Così raffinata, dotata di un forte senso di osservazione attraverso cui le emozioni umane saranno scandagliate per benino, esplorando la propria interiorità grazie ad una poetica travolgente, coinvolgente che a centouno anni di distanza dalla sua morte suscita ancora fascino.
Un tipo di magia di cui sono avvezza e che mi piace constatare con i miei stessi occhi, quando ogni corpo, ogni cosa prende vita. Lei che, dal nome della protagonista delle Cime tempestose di Emily Bronte o dell’Abbazia di Northanger della Austen parla così bene di vita ma impossibilitata a viverla pienamente, L’anima sarà protagonista di un viaggio, di umori locali che rappresentano la tradizione letteraria coloniale come l’impianto melodrammatico orale. E la terra in cui ogni cosa sfavilla e sfarfalla, la Nuova Zelanda, ricerca di memorie passate, lontane, perdute che solo grazie alla scrittura riuniscono anime invisibili, che si tengono per mano,nel giardino rigoglioso dell’infanzia. Della sua. E chi legge, legge qualcosa che sembra frutto di un genio creativo immaginifico, quanto personale, intimo poiché facilmente riconducibile a frammenti di vita quotidiana in cui i ricordi del passato si scontrano con quelli del presente, con le emozioni, con sentimenti pregni di sentimentalismo, drammaticità e solitudine dove è possibile riconoscere quelle piccole increspature che caratterizzano la vita di ognuno di noi. Donando una visione seducente ma triste, quasi inappagante, disegnando l’universo come luogo splendido, rigoglioso ma ombroso.
Certamente da figure di carta e inchiostro isolate nella loro interiorità, rarefatte ma vere e tattili è stato possibile cogliere aspetti positivi e negativi della vita, nonché la verità stessa. Non decifrando quanto ritenendo esattamente ogni cosa com’è. In un carosello di azioni, gesti, un numero spropositato di volti a cui ha una certa prevalenza quella dell’infante, della bambina come simbolo di mutamento continuo. Poichè nonostante possa apparire superfluo, gli infanti rivelano quella possibilità di scandagliare ogni cosa, sussurrare il tutto a fior di labbra, in un paradiso terrestre mancato, glorioso e verdeggiante in cui rifugiarsi è opportunità di rinascita.
Profile Image for VM.
136 reviews
November 27, 2022
En samling noveller av en sann mästare! För mig en ganska ny bekantskap, men vilken sensation. Har sällan stött på en sådan exakthet och precision med vilken Mansfield gestaltar den mänskliga situationen och hennes psyke. Med en inledande mening kan hon direkt föra läsaren till hjärtat av en situering; en sinnesstämning, en personlighet, en samhällelig plats. Med djup medkänsla och känslighet följer hon sedan varsamt denna mikrobild ur ett liv som hennes små noveller utgör. Ofta hjärtskärande genombryter berättelserna alla mina barriärer, och sorgen tränger obarmhärtigt in. Ibland tungt och det har krävts pauser.

En oerhörd humanist och ett diamantskarpt intellekt ligger bakom detta! Jag faller pladask, för detta är sannerligen makalös konst. Något av det bästa jag läst.
Profile Image for ☮️⚧️ Pioggia d'estate Sole d'inverno '62 .
188 reviews13 followers
August 31, 2023
Come esattamente scrive la traduttrice, Franca Cavagnoli, nell’interessante postfazione, sono questi dei racconti intessuti di “piccoli tocchi impressionisti” dove l’autrice “preferisce mostrare quanto succede anziché raccontarcelo”. E già questo basterebbe a farci comprendere il senso della scrittura della Mansfield.
Subito si intuisce che l’autrice ci ha portato in Nuova Zelanda. Ce la fa sentire come una terra misteriosa e affascinante, viva, esotica, non addomesticata e maestosa nella sua espressione selvaggia, o ricca e romantica nella dimensione domestica dei giardini attorno alle case. Sono immagini tanto delicate quanto ricche di forza ancestrale che sanno farci sentire quanto quell’universo sappia essere accogliente e sconvolgente. In queste pagine si inseriscono i personaggi come se vi galleggiassero. Figure diafane che attraversano i tre racconti, tre momenti diversi della loro quotidianità che fanno da contrappunto allo sfondo del paesaggio. Tre racconti che hanno il sapore della vita coloniale e che forniscono indizi sui codici che regolavano le relazioni, sui sentimenti nascosti, e sull’innocenza dell’infanzia. Una scrittura aggraziata e raffinata che fa di queste pagine una lettura deliziosa.
Profile Image for Miriam.
321 reviews4 followers
April 18, 2025
Tanto la vida como la obra de Katherine Mansfield me tienen totalmente fascinada. Leería hasta su lista de la compra.

"Solo ella parecía estar escuchando, con los ojos muy abiertos, atentos y vigilantes, esperando a alguien que debía venir y que no venía, esperando algo que debía ocurrir y no ocurría."

"Las cosas tenían la costumbre de adquirir vida así, no solo las cosas grandes y sustanciales, como los muebles, sino también las cortinas, los estampados de la telas y los flecos de las colchas y los almohadones."
13 reviews
April 24, 2025
I've written a great paper about these stories, really recommend reading MY work.
87 reviews1 follower
July 20, 2025
Reeditato hace dias por Mil Botellas . Otra gran jota de esta eborne escritora
1 review
March 1, 2023
Una raccolta di racconti brevi caratterizzati da una costante descrizione dei luoghi e delle situazioni che abitano e vivono i protagonisti. Ho trovato la narrazione un po’ troppo lenta e descrittiva e per questo noiosa, incentrata molto sugli stati d’animo dei protagonisti, che li accompagnano nel cambiamento dei diversi luoghi. A mio parere un libro poco coinvolgente.
Displaying 1 - 10 of 10 reviews

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