Il libro ha un impianto molto semplice. La prima parte espone il tema: chi sono, quando vissero e dove abitarono originariamente gli Indoeuropei; che cos'era l'Europa prima di loro; quando sono arrivati in Europa. La seconda parte espone tutto quanto allo stato si può dire di loro: che tipo di società era, com'era la religione, la famiglia, la società, l'economia, l'arte, i nomi, i numeri, la razza. La terza parte è dedicata per intero alla lingua; la quarta fornisce una breve descrizione della ventina di popoli la cui lingua è riconducibile alla comune radice indoeuropea. L'ultima parte affronta il problema dei rapporti di parentela tra le lingue indoeuropee.
Prima della Storia. Non sembrerebbe, ma e' possibile ricostruire l'epopea umana a partire da quello che appare come l'elemento piu' volatile e mutevole: la parola. L'affascinate e arduo risalire dalle odierne lingue a quella che ne fu la progenitrice, parlata dalle popolazioni indoeuropee, e poter ricostruire in parte anche gli usi e i costumi del tempo. Lettura un po' difficile, tecnica, ma assai affascinante.
Come è possibile viaggiare nel tempo attraverso lo studio delle lingue e delle parole? Eppure questa paziente opera di scavo è proprio la proposta di questo libro. Perché noi siamo quello che diciamo insieme al modo in cui lo diciamo. Le parole che utilizziamo descrivono il nostro mondo oggettivo e soggettivo; e se sul primo si sono a loro volta formate, è grazie ad esse che modelliamo il secondo. La morfologia delle nostre parole, la sintassi, la fonetica, descrivono invece il processo, durato migliaia di anni e tuttora in corso, attraverso cui le parole sono fluite attraverso le popolazioni. O sono rimaste ancorate ai luoghi. Un viaggio affascinante, a patto di condividere il senso della scoperta e di sobbarcarsi il peso di una lettura interessante sempre, di rado leggera, lunga. Illuminante.
Un testo interessantissimo che spiega la storia dell’Europa partendo da una base linguistica e confutando o collaborando con le teorie archeologiche. Sulla base infatti delle scarse documentazioni linguistiche a disposizione, si è stati in grado innanzi tutto di intuire con una certa veridicità, che grossomodo nel 5000 a. C. in quella che oggi viene chiamata Europa (ma si tratta di un territorio ancora più esteso) “eravamo un unico popolo, parlavamo una stessa lingua, avevamo coscienza di appartenere ad un’unica comunità e condividevamo una stessa concezione del mondo”, eravamo quindi definibili con: indo-europei. Altrettanto si è intuito che gli indo-europei (il cui fulcro di partenza si ipotizza essere tra il Mar Caspio e il Mar Nero) non erano affatto né un “primo” popolo, né fossero i primi ad aver inventato il linguaggio: quando cominciarono a spostarsi, raggiunsero territori abitati da altre civiltà. Due parti mi sono piaciute moltissimo: la seconda, quando spiega com’era la società indo-europea (la religione, la famiglia, l’economia, l’arte) ma soprattutto la quarta in cui passa in rassegna (con tanto di mappe – che io adoro!) i vari popoli indo-europei: gli ittiti, gli illiri, gli albanesi, i traci, i daci, i macedoni, i balti, gli slavi, i germani, celti, i liguri, l’Italia (ed il suo mosaico di popoli e civiltà), la penisola Iberica (col suo caso molto particolare), i frigi, gli armeni, i greci, gli indiani e gli iranici ed infine i tocari (potessi, mi metterei a studiare solo loro!). La linguistica è la solidissima base di tutto questo studio, facendo di questo testo a tratti un lavoro praticamente solo per addetti ai lavori, eppure allo stesso tempo proprio questa parte così specifica illustra molto bene quanto le varie discipline di studio dei popoli debbano essere collaborative per ottenere dei risultati ragionevoli. Anche se a tratti è quindi risultato un po’ ostico, un testo estremamente interessante.
No es de esos libros que uno se leería precisamente por gusto, pero se agradece la pasión y el entusiamo que rezuma cada página, del mismo modo que aquellos que lo recomiendan y enseñan.
Libro 100% recomendable a quien esté interesado en la lingüística indoeuropea. Es cierto que hay partes que se hacen muy espesas, pero de hecho es mi primera fuente para la creación de lenguas.
Un libro ponderoso, sia per le sue 600 e passa pagine che, soprattutto, per la densità e profondità degli argomenti trattati. Una lettura che non ho trovato facilissima, data la lontananza dalla mia formazione specifica e per il livello di approfondimento degli aspetti di linguistica. Il libro è comunque molto interessante e istruttivo. Avrei preferito, però, una maggiore attenzione agli aspetti storico-archeologici. Ovviamente, non sono la specialità dell'autore, ma avrebbero fatto da stimolante contrappunto. Nel complesso, sono contento di averlo letto, ma non sono certo che, tornando indietro, lo comprerei di nuovo.
Extraordinaria obra par comprender el origen de lo indoeuropeos así como de sus lenguas y su evolución étnica. Escrito en un lenguaje asequible, arroja luz sobre las grandes dudas que definen los primero milenios en la cultura del continente y del origen de los pueblos que invadieron la vieja Europa. El análisis que Francisco Villar ofrece sobre las distintas lenguas en evolución es extraordinario y me ha despertado el interés de leer otras obras que traten el tema. Muy recomendable.
Il glottologo spagnolo Francisco Villar compie un'ottima ed esauriente disanima delle più accreditate e riconosciute teorie dello sviluppo diacronico del linguaggio, partendo dalle radici indoeuropee fino ad arrivare alle prime testimonianza scritte delle singole lingue indoeuropee.