Il romanzo della vita di una casa, in una città di provincia, dagli inizi del Regno d'Italia ai giorni nostri. Un secolo e mezzo di piccoli fatti memorabili visti dalla parte della gente comune, sullo sfondo dei grandi eventi della nostra storia. Vassalli racconta, famiglia dopo famiglia, il carattere degli italiani, i vizi e le virtù in cui tutti noi, con affetto o con rabbia, con nostalgia o con qualche malumore, potremo riconoscerci.
Born in 1941, he was a well known Italian novelist. Sebastiano Vassalli nasce a Genova nel 1941 da madre toscana e padre lombardo, ma vive a Novara sin da bambino. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Milano, dove si laurea con Cesare Musatti con una tesi su “La psicanalisi e l’arte contemporanea”. Dal 1965 al 1979 si dedica all’insegnamento in parallelo ad un’intensa attività artistico letteraria. Partecipa alle vicende della neoavanguardia con il “Gruppo ’63”, il cui intento è abbandonare il mondo critico-accademico per tentare nuove discipline (psicanalisi, strutturalismo, semiologia) e raccogliere l’eredità dell’avanguardia del primo Novecento. Appartengono a questo periodo alcune prose sperimentali (“Narcisso”, 1968; “Tempo di màssacro”, 1970) e la raccolta in versi e prosa “Il millennio che muore” (1972). Successivamente a queste sperimentazioni Vassalli si orienta verso una narrazione in cui si delineano storie, trame e personaggi: “L’arrivo della lozione” (1976), “Abitare il vento” (1980) e “Mareblù” (1982). L’anno della svolta è il 1983: Vassalli pubblica il provocatorio pamphlet "Arkadia", in cui scaglia frecce avvelenate contro i gruppi sperimentali cui aveva preso parte. È con “La notte della cometa” (1984) che ha inizio il nuovo corso di “letteratura pura”, esplicata nella narrazione della vita del poeta Dino Campana, uomo al di fuori delle norme. “L’alcova elettrica” (1986) è intervallato da “Sangue e suolo” (1985), nato da un’inchiesta propostagli da Giulio Bollati sul bilinguismo e sul calo numerico degli italiani in Alto Adige: da qui ha inizio l’interesse per certi aspetti connotativi degli italiani - in primo luogo la scarsa memoria - tema che caratterizza anche tutti i successivi romanzi, a partire da “L’oro del mondo” (1987), in cui un omonimo alter ego ascolta i racconti dello zio Alvaro, un sopravvissuto all’eccidio di Cefalonia. È con “La chimera” (1990) – storia dell’esposta Antonia Spagnolini, arsa come strega a Novara tra i festeggiamenti l’11 settembre del 1610 - che Vassalli trova il gusto dell'intreccio e della costruzione dei personaggi. L’opera è un successo editoriale e di critica, vince vari premi letterari - tra cui il premio Strega - e viene tradotto in molte lingue. “Marco e Mattio” (1992) è ambientato a cavallo tra Sette e Ottocento. Sullo sfondo storico del passaggio rivoluzionario portato da Napoleone, il protagonista Mattio si automutila e si crocifigge, facendosi artefice di una nuova Passione. Seguono “Il Cigno” (1993); “3012” (1995) - un romanzo fantascientifico, estraneo agli scritti di questo periodo, forse composto proprio per contestare l’etichetta di “romanziere storico” attribuitagli dai critici – e “Cuore di pietra” (1997) - la storia di una grande casa in una città di pianura e di coloro che l’hanno abitata -. Nel 1998 Vassalli pubblica “Gli italiani sono gli altri” - una raccolta di articoli polemici scritti per varie testate giornalistiche - e il romanzo “La notte del lupo”, il cui protagonista è Yoshua (Gesù in ebraico), privato di tutti gli aspetti divini e soprannaturali. “Infinito numero” (1999), invece, tratta del forte contrasto tra la civiltà etrusca, che rifiuta la letteratura e la parola scritta, e quella della Roma augustea, che viceversa fa della scrittura un’ideologia assoluta. In “Archeologia del presente” (2001), poi, attraverso le vicende di una coppia di giovani, Vassalli ritrae una generazione che sognava di cambiare il mondo. “Dux” (2002) è la storia dell'ultima battaglia che Giacomo Casanova combatté nel mondo dei vivi, e rappresenta un nuovo capitolo sul carattere degli italiani: Casanova è un tipico italiano, socievole ma non sociale, adattabile e furbo. Con “Stella avvelenata” (2003) Vassalli torna alle sue grandi storie. Leonardo Sacco, un giovane
Vassalli è un grande scrittore e questo libro è ben scritto, ma i personaggi di cui si narrano le vicende non riescono a prendere forma, si sgretolano ancora più rapidamente della casa che abitano. Quanto alla casa, l'idea di renderla protagonista è originale, ma si fa fatica ad accettarla, ed ogni volta che il narratore parla de "la nostra protagonista", per mezzo secondo ci si chiede: "Di chi sta parlando?". Ma ripeto, il libro è ben scritto ed è stato un piacere aggiungere un altro tassello alla mia conoscenza dell'opera di Vassalli.
Di Sebastiano Vassalli avevo già letto con piacere "La chimera", ma decisamente "Cuore di pietra" mi ha stregato. Forse perchè è il romanzo perfetto per i miei gusti: una storia che parte dall'unità di Italia fino ad arrivare ai nostri giorni, con una profonda analisi sociale, storico e politica, mai banale e senza inutili fronzoli decrittivi e inutili riempitivi; essenziale senza essere superficiale, con uno stile narrativo di classe. E' leggendo autori come Vassalli che la linea di divisione tra narrativa e letteratura si fa palpabile e netta.
Questo libro mi resterà per sempre nel cuore. La protagonista è una grande casa che dà sulle montagne e che si vede attraversata dalla storia che si trascina dietro i suoi figli politici, borghesi e proletari.. tutti con un solo sogno: vivere il propio tempo. La narrazione tocca la storia di un secolo denso di avvenimenti fondamentali per l’Italia e tesse la vicende di un paese di provincia e di quella sua quotidianità immobile che viene scossa continuamente dagli avvenimenti nazionali. È impossibile leggere e non sentirsi parte di quel ‘paese di fronte alle montagne’ , protagonista di un capitolo della storia che si è sempre studiato e che non si è mai vissuto. Molti hanno recensito negativamente questo libro scrivendo che i personaggi sono dispersivi e inconsistenti, non approfonditi. Io credo che in questo romanzo i personaggi siano solo ombre di passaggio, comparse di una commedia che ha come protagonista la Storia e basta. Quindi ritengo coerente questa scelta narrativa.
La storia di una casa e delle persone che l'hanno abitata è un espediente per raccontare la storia d'Italia, dall'unità alla fine del novecento. Vassalli prende atto delle vicende umane con disincanto, ironia, amarezza. Devo ammettere - da estimatore del grande scrittore - di aver trovato il romanzo certamente utile - come lo definisce Guglielmi in quarta di copertina - per capire meglio il passato e il presente di questo nostro paese, ma anche piuttosto pesante per l'inevitabile numerosità dei personaggi e degli episodi e pure avaro d'emozioni.
Ci sono voluti circa dodici anni perché io finissi questo libro, a più riprese. Diciamo pure che se lo avessi affrontato meglio lo avrei letto a tempo debito, perché in effetti sono belle storie. L’evoluzione è abbastanza rapida, tranne che nei capitoli iniziali, e le trame piacevoli. Un modo originale e discreto per narrare la storia del nostro Paese, sotto tante sfaccettature proprio come è l’Italia. La prosa, forse, non particolarmente accattivante. Attribuisco a questo i cali dell’attenzione e l’abbandono saltuario sul comodino.
"l'unico dato visibile e corposo, infatti, era proprio questo: la gente si odiava, con una determinazione e un'intenzione che non si erano mai vedute prima d'allora. il paese della muffa era diventato il paese dell'odio."
Bellissimo. Una prosa ricca e accattivante condisce una storia affascinante. La storia di una casa, e di varie famiglie, sullo sfondo dell'avvicendarsi della storia d'Italia, con tutte le sue contraddizioni e una politica disfunzionale. Davvero non riesco a capire perché non sia più famoso.
Un pezzo di storia del nostro paese - dall'unità d'Italia ai giorni nostri - raccontata attraverso le vicende di una casa e dei suoi abitanti. Meccanismo per la verità non molto originale, la Storia attraverso le storie delle persone comuni, ma Vassalli scrive un romanzo corale, scorrevole con molta ironia per stemperare una visione fondamentalmente pessimistica della nostra storia, più ridicola che tragica, adatta a far divertire "gli Dei omerici che ci guardano dall'alto". Il risultato è una favola storica ambientata in una "città di pianura di fronte alle montagne" - probabilmente Novara, città Natale dello scrittore – una città di provincia, sonnacchiosa restia ai cambiamenti e diffidente verso le novità, la “città della muffa” nell’epoca postrisorgimentale per poi trasformarsi in una delle tante “città di automobiline” nei giorni più vicini ai nostri. La casa è una sorta di moloch fuori mura, un palazzo monumentale costruito da un archistar eccentrico e megalomane ai tempi dei garibaldini, rischiando la rovina economica del committente, ed è il “cuore di pietra” del titolo, destinata a durare imperitura nei secoli, spettatrice impassibile e sorniona delle umane vicende sempre destinate all’oblio. Vicende raccontate in trenta brevi capitoli – quasi dei racconti a sé stanti – con tanti personaggi che si alternano a partire dalla famiglia Pignatelli, i proprietari della casa, da annoverarsi tra i notabili della città, ma anche gente del popolo come gli immancabili portinai o semplicemente chi vi ha soggiornato per qualche tempo. con i loro occhi di persone semplici, anche quando si tratta di scaltri avvocati o politici, assistiamo all’arrivo del progresso, o meglio del “circo progresso” che annoia più che interessare gli spettatori e poi dei bagni pubblici, del casino, del manicomio e della banche.., Arrivano le nuove idee di rivoluzione delle masse lavoratrici, portate da “certi intellettuali dagli occhialini dorati e dalla barbetta corta, ideali che spaventano tra scioperi e rivolte di fine secolo represse dal “re della lue”. L’Italia coloniale ha i suoi esploratori ed eroi da celebrare con molta retorica (e qualche fastidio). La belle epoque porta le prime automobili e la vita gaudente e spensierata ma si può anche morire a vent’anni in uno stupido duello. La grande guerra richiede il suo tributo di caduti, reduci e mutilati, poi arriva il periodo in cui ogni giorno e in ogni luogo sorge e tramonta l’Uomo della Provvidenza, destinato poi a essere anche “bombolo capitombolo” in una filastrocca per bambini. La casa col passare degli anni mostra le prime crepe, ai proprietari sono succeduti inquilini ed associazioni, nel dopoguerra un lascito la assegna a un ente pubblico e il declino fino ai giorni nostri è rapido e inevitabile. Si arriva in fondo a questo viaggio nel tempo senza accorgersene, si sorride molto perché le umane vicende sono, come già detto più ridicole che tragiche e si riflette ancora una volta sui vizi e virtù italici che ben conosciamo. Vassalli è stato uno scrittore abbastanza prolifico (non lo sapevo): bene perché ci sono altri validi romanzi da leggere e scoprire. Quattro stelle.
Sebastiano Vassalli, nato a Genova (poi piemontese) e coetaneo della mia mamma (1941). Come Eugenio Sanguinetti nel Gruppo 63. Autore di primissimo piano nella letteratura italiana. Fatta questa premessa sull' autore che è stata scatenante della mia curiosità entro nel merito del libro. Cuore di Pietra è un romanzo storico, il suo quarto romanzo che leggo: La Chimera, marco e Mattio e La notte della Cometa (romanzo di Dino Campana). Non posso che confermare una scrittura bellissima e precisa e una forte emozione data dalla sua sensibilità per la ricerca storica e il legame al territorio (Piemonte). Il romanzo ruota attorno ad una grande casa: dalla sua costruzione agli inizi del Regno d' Italia sino al suo abbandono, famiglia dopo famiglia si scopre una società italiana in continuo cambiamento, sino al dopo guerra.