The award-winning Italian author Melania G. Mazzucco weaves her own family history into a great American novel of the immigrant experience. A sweeping tale of discovery, love, and loss, Vita is a passionate blend of biography and autobiography, of fantasy and fiction.
In April 1903, the steamship Republic spills more than two thousand immigrants onto Ellis Island. Among them are Diamante, age twelve, and Vita, nine, sent by their poor families in southern Italy to make their way in America. Amid the chaos and splendor of New York, the misery and criminality of Little Italy, and the shady tenants of Vita's father's decrepit Prince Street boarding house, Diamante and Vita struggle to survive, to create a new life, and to become American. From journeys west in search of work to journeys back to Italy in search of their roots, to Vita's son's encounter with his mother's home town while serving as an army captain in World War II, Vita touches on every aspect of the heartbreaking and inspiring immigrant story.
The award-winning Italian author Melania G. Mazzucco weaves her own family history into a great American novel of the immigrant experience. A sweeping tale of discovery, love, and loss, Vita is a passionate blend of biography and autobiography, of fantasy and fiction.
Melania G. Mazzucco was born in Rome in 1966. She earned a degree in Italian literature from the University of Rome "La Sapienza" and a degree in cinema from the Experimental Center for Cinematography. In addition to her four novels, she has written award-winning works for the cinema, theater, and radio. Vita was awarded the 2003 Strega Prize, Italy's leading literary award.
Di recente ho avuto in lutto in famiglia: uno dei capostipite, ormai giunto alla veneranda età di 96 anni ci ha lasciati in silenzio, così come in silenzio stava ormai conducendo la sua esistenza. Eppure, chissà quante cose aveva ancora da dire, quante cose non ha detto e invece sarebbero potute essere per noi dei tesori. Ma per effetto della provata teoria secondo cui capiamo il valore delle cose solo quando non le possediamo più, credo di aver capito troppo tardi, solo di fronte all’unico evento irrimediabile della vita, cosa si stava perdendo. Nel tessuto familiare si stava creando un buco, una voragine quasi centenaria, non solo di affetti, ma anche di parole, di racconti, di esperienze, di tradizioni e leggende del nostro piccolo clan in cui tutti i maschi, per rispetto, portano lo stesso nome. Veniva a mancare non solo l’affetto, la figura ormai trisavola, veniva a mancare anche una parte della storia. Così quando mia madre mi ha chiamata per darmi la notizia io sono rimasta impietrita, e mi sono sentita come se avessi sprecato un’occasione, l’occasione di sapere da dove venissi, e visto quanto è difficile sapere dove stia andando, un’occasione d’oro, che mi fornisse almeno una parte della cornice del quadro. Così, quando ho iniziato a leggere ‘Vita’ di Melania Mazzucco, mi sono sentita come se qualcuno mi stesse inviando un segno, o forse un ammonimento, un ‘così impari’.
La Mazzucco infatti ha realizzato su carta quello che è sempre stato un po’ un mio desiderio segreto: partire dalle fronde per arrivare alle radici, sfrondare l’albero genealogico per arrivare a capire dove sorga l’acqua che ha fatto di modo che tramite combinazioni imperfette, casualità e coincidenze io giungessi a vivere dove vivo, figlia dei miei genitori e sorella di mia sorella. Armata dei ricordi del padre, di un prozio non più vedente, ma ancora capace di riesumare episodi e storie, questa scrittrice di sconfinato talento ha fatto della sua storia di famiglia un romanzo in cui a volte i personaggi sono dotati di super poteri solo come accade nelle saghe famigliari talmente ataviche e polverose che tutto prende il sapore della leggenda, della possibilità, dell’incertezza e del bisogno di ricostruire ad ogni costo, anche prendendo per buone quelle parole che attengono all’invenzione, non alla realtà storica.
Parte da Minturno, prende una nave per l’America e, con Diamante e Vita, due ragazzini di 13 e 9 anni sbarca, agli inizi del Novecento, nella terra dove tutto è possibile, di cui basta il nome ad evocare occhi sognanti, orizzonti e porte aperte per tutti: l’America. Ma davvero si tratta di ciò, di un Paese aperto a tutti? E’ fondata la leggenda che vuole che gli immigrati senza un soldo in tasca potessero arrivare in America e passare dal ‘barbonaggio’ all’imprenditoria? Questo romanzo, in 475 pagine, risponde a queste domande in modo pungente, toccante, restituendo ai figli del 2000 una realtà ben diversa da quella che si crede di poter trovare. Insomma, le cose agli inizi del Novecento, se eri italiano, non andavano proprio bene. A volte diventavi ricco, certo, ma poche volte. Le altre diventavi mafioso, collaboravi con la criminalità organizzata, facevi i lavori che nessun altro voleva fare, raccoglievi un dollaro al giorno per 16 ore di lavoro nelle quali costruivi le ferrovie, sì, ma le costruivi per gli americani. Se eri italiano, nel 95% dei casi eri un alienato, nel senso più stretto del termine secondo cui davi la tua vita, la tua salute a costruire qualcosa di cui non avresti mai goduto. Se volevi essere onesto. Se non volevi essere onesto bastava freddare qualcuno in attesa che qualcuno freddasse te, nella grande America aperta per pidocchiosi, ma non per tutti, che ti rimandava indietro se non avevi gli occhi che vedevano.
E’ così che la Mazzucco mi ha attratta nel suo libro, nelle viscere della sua storia, restituendomi qualcosa che non appartiene solo a lei, restituendomi il ritratto di un Paese che è anche il mio: un Paese che non sa dove va, che non si vuole ricordare da dove è venuto, dove è andato. Un Paese che rigetta l’immigrazione senza ricordarsi i tempi in cui senza di essa non sarebbe sopravvissuta. Senza ricordarsi di quando nell’ultimo carro, stipati come sardine, c’eravamo noi, gli italiani. I mafiosi. Quelli che non imparavano l’inglese nemmeno dopo anni di ‘sogno americano’.
E poi, oltre questo sentire comune, questo percorso di infamia comune, c’è la storia personale di Melania Mazzucco vera sino ad un certo punto, favola oltre questo in cui si confonde una storia d’amore struggente, troncata dal destino e che suona così lontana in un mondo in cui sai sempre dove si trovano le persone che ti interessano, con chi sono, cosa fanno, a che ore si sposteranno grazie a mezzi di comunicazione la cui inesistenza faceva perdere due amanti in un continente troppo grandi per ritrovarsi. Il titolo è dedicato solo ad uno dei due personaggi, è dedicato solo a Vita, figura di grande imponenza, maliziosa, forte, contraddistinta da una volontà di ferro, dalla fermezza di nervi, una donna alla Mazzucco, come già ne avevo conosciute leggendo Il bacio della Medusa. Vita ce l’ha fatta, è diventata ricca, ma solo per la sua capacità di vivere nel presente, di prendere per buono quello che c’è strappandogli tutta la positività possibile e opponendola alle angherie di una vita in cui Diamante non c’è più. Mentre Diamante sta portando l’acqua, facendo il waterboy, il lavoro dei più umili, il lavoro degli sfruttati, pensando a come togliere Vita dalla mondezza della strada. In un continuo allontanarsi, ritrovarsi, prendersi, senza mai davvero lasciarsi, ballano questi due personaggi sul teatrino di un amore focoso, ma incerto, con grandi progetti, ma poche speranze, di grandi dolori che lacerano l’anima di Diamante Mazzucco, nonno della talentuosa scrittrice.
Si saldano in questo romanzo la platealità della storia di una generazione, e l’intimità degli eventi di una famiglia, il tema della ricerca che spinge tutti i personaggi di questa storia a buttarsi nel passato, in terre antiche, l’incapacità di arrestarsi in pace sinché tutto non è ritrovato e rimesso al proprio posto. Ed è inutile dirlo, ritrovare è quasi sempre impossibile. Arriva la Grande Guerra, la televisione, i nuovi figli, e le parole si perdono, gli eventi si confondono, le carte si perdono sin quanto un cuore curioso non decide di ritagliarsi il suo posto, di ricercarsi. E’ stata questa l’operazione di Melania Mazzucco che le ha fruttato il premio Strega, un’operazione che è un tentativo di riordinare, di aggrapparsi anche con le grinfie agli ultimi brandelli di una storia che è la propria, ma ormai troppo labile.
Ancora una volta, sul finale, ho sentito quel brivido di nostalgia, quei brividi che solo i grandi scrittori ti sanno regalare. Il brivido di aver capito che sei al capolinea: saltare giù dal treno, giunti a destinazione. E Melania Mazzucco ci riesce sempre, a relegarmi in queste storie melanconiche e avvolgenti che poi, lo so già, non mi lasceranno in pace per mesi. Se non anche per anni.
…gli archivi della memoria sono privi di indice, hanno tutt'al più qualche parola chiave. Quella parola era "Vita" e il resto forse non ha nessuna importanza.”
Vita è il nome di una bambina di nove anni che avrebbe potuto essere la nonna di Melania. E’ il 1903 quando sbarca a New York: la manina sudata stringe quella di Diamante, dodici anni e il bisogno di riscattare l’amara miseria paterna. Così entrano in America sballottati tra la massa di migranti che ogni giorno si riversano su Ellis Island. La storia di Vita e di Diamante si arricchisce di personaggi che la Mazzucco recupera da certosini lavori d’archivio. La memoria, però, ha bisogno di riempire vuoti e silenzi ed allora è l’immaginazione di chi scrive a tirare i fili che uniscono le parti mancanti. Non a caso il primo capitolo s’intitola “I miei luoghi deserti”: si parte da ciò che il tempo ha corroso e la mano dell’uomo ha distrutto.
Curioso che, inizialmente, mi abbia infastidito l'intromissione della scrittrice che, strappandomi da Prince, mi costringeva al suo presente. Il suo inciampare nei ricordi, il suo crescente bisogno di sapere. Curioso, dicevo, perché ho creduto fosse una seccatura questo interrompere il corso della narrazione e il filo della mia lettura... ... finché, non solo ne ho colto il senso ma mi sono sorpresa a cercare Melania (figlia, nipote, pronipote) ad ogni pagina.
La storia della famiglia Mazzucco è una storia che ci appartiene per quella condizione di popolo migrante che tendiamo a dimenticare. Ma ci appartiene anche perché racconta qualcosa di universale: i sogni di cambiamento. Sogni che per alcuni sono tanto facili da realizzare mentre per altri sono una strada tutta curve e allora non possiamo più chiamarlo sogno... ...allora si chiama chimera.
”Oggi la Statua della Libertà le mostrava la parte più nobile -la fiaccola- perché la verità non si trova da nessuna parte se non nel tuo stesso movimento: le cose non sono né bene né male, sono quello che sono, ciò che accade.”
2 copii care ajung în țara tuturor posibilitãților. 2 copii care ajung sã învețe cã adevãrata şi autentica libertate o ai atunci când nu îți este ruşine cu tine însuți. Toate celãlalte te înrobesc. Ardere intensã -obsesie este aceastã cãutare a dragostei si a identitãții, o scotocire riguroasã în memoria înaintaşilor şi în arhivele locale. "Sã trãieşti acolo unde nu poţi fi rãnit - atins sau copleşit de durere şi de scepticism - asta nu e viațã. Sã dãruieşti şi sã te dãruieşti, cerând în schimb garanția cã o sã scapi intact ori mãcar cu o recompensã - ãsta nu e dar. Doar cel pe care-l iubim ne poate trãda cu adevãrat." pag.511
Un libro che non mi aspettavo mi prendesse così come è poi successo. Inizialmente, devo ammettere che la storia faticava ad interessarmi e le prime 100 pagine le ho lette con difficoltà, non so precisamente per quale motivo (forse il linguaggio, delle parti in dialetto o la presenza di molti dettagli). Successivamente, mi sono sentita trasportata e coinvolta, man mano che le vicende si susseguivano. Nel complesso lo reputo un libro scritto molto bene, dettagliato e frutto di un lavoro certosino dell'autrice per ricostruire le radici della sua famiglia. Oltre a questo è anche una testimonianza importante dell'emigrazione di molti italiani verso la cosiddetta "Terra promessa", l'America, con tutti i sogni, le speranze, la necessità ma anche le delusioni, l'illusione e la precarietà che l'ha accompagnata in quegli anni.
Ho appena finito questo vero capolavoro, uno dei pochi Premi Strega letti che mi ha soddisfatta. Mi ha divertita, commossa, fatto riflettere, tutto ciò che una storia ben scritta dovrebbe fare.
Siamo nei primi del ‘900, Diamante e Vita sono due bambini , in viaggio soli verso il grande sogno, verso l’America. L’autrice rainnoda i fili della propria storia famigliare, Diamante è suo nonno e Vita la nonna che avrebbe potuto avere ma che la Storia ha impedito che diventasse. Una storia bella, importante, e vera, la storia di tutti i migranti, fatta di miserie, tradimenti, indifferenza ma anche sotterfugi e inganni; leggendolo pare di sentire la storia dei tanti che oggi, più di 100 anni dopo, decidono di percorrere la stessa odissea verso la nostra Europa. Non una storia successi, vera nel suo essere tragica.
Una speciale menzione per la sequenza della gara di ballo al termine del quale Diamante e Vita si separano per la prima volta; la più bella ed emozionante di tutta la storia, un capitolo lungo che si legge in un fiato e molto lirico.
Fantastico il lavoro di documentazione dell’autrice, correlato anche alle belle fotografie d’epoca riportate.
Credo che tutti dovrebbero leggerlo, oggi ancora di più, uno dei pochi scritti letti sul tema ma privi della retorica buonista che purtroppo pervade molte altre opere di questo tipo.
Vita e Diamante sono poco più che bambini quando nel 1903 sbarcano negli Stati Uniti d’America. Un paese grandissimo di cui per molto tempo conosceranno soltanto una città e una pensione in Prince Street. •
Proprietario di quest’ultima è il padre di Vita, Agnello, che vive con la sua nuova compagna e tutto fare Lena - la moglie Dionisia è stata costretta a restare nel paese natio per via di una malattia agli occhi - suo figlio Nicola e altri due ragazzi: Geremia e Rocco. •
Tutti sono lì per vivere il cosiddetto sogno americano, quello che sperano possa permettergli di cambiare vita e di tornare a Minturno - luogo che ha dato i natali a tutti loro - ricchi e felici. Ma questo dolce e idilliaco sogno si scontra con la miserabile realtà che Vita e Diamante sono costretti ad affrontare. •
Lui cambia tantissimi lavori, fa lo strillone e anche l’impiegato all’interno di un’azienda di pompe funebri, che gli costa moltissima fatica e gli dà in cambio un’ingrata paga. •
Lei è costretta a imparare le faccende di casa: cucinare, cucire, rassettare ecc. Trascorrendo intere giornate con Lena, quella giovane donna che giace con suo padre e a cui Vita non riesce proprio ad affezionarsi, anzi finisce spesso per odiarla. •
Ma questi due bambini, che finiranno per diventare grandi in fretta, hanno un dono: l’amore che li lega e gli permetterà sempre di rialzarsi qualunque cosa possa accadergli. •
Melania Mazzucco con il suo romanzo “Vita”, vincitore del Premio Strega nel 2003, racconta e ricostruisce la sua storia familiare nella persona di Diamante Mazzucco, quel nonno di cui aveva perso le tracce, ma che ha deciso di conoscere tramite un’incessante ricerca di documenti e testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto. •
Ho amato questo libri perché mi ha emozionato tantissimo e non posso far altro che consigliarlo a tutti.
When I visited New York City last year, I remember wondering what forgotten stories lay beneath the tapestry of the streets. "Vita" satisfied some of that curiousity. I have a tendency to glamorize the large immigration movement of the early 1900s - the Statue of Liberty, Ellis Island, the realization of the dreams of so many people in America. From this facade, Mazzucco depicts the story within the walls: twenty Italian immigrants are packed to a small flat; young boys, unsatisfied by working 14-hour days for a pittance, are lured into the easier life of the "Black Hand," where they use blackmail to get money; an eastern European boy paints his dreams in murals on the walls of a squallid apartment. Into this tapestry emerges the strong and fascinating character Vita, who comes to America at age 9 with Diamante, a 12-year-old boy from her village, to make their families' fortunes. Vita and Diamante adapt differently to their experiences: Diamante increasingly disillusioned by a country that seems never to settle or be what it promises, Vita invigorated by the constant change and promise of a better future. Their love for each other seems to be the only constant hope and yet unreachable reality... something is always keeping them apart. If it isn't continents and distance, it is the turning of circumstances, or the realization of different dreams. There is more to say about this book - it is a detective history of the author's own ancestors, a love story, a story of America and Italy, an adventure. I have never read a book quite like it. More than anything, it made me feel that I was on the streets of New York.
“Everyone has to discover what it is that sustains him when he’s no longer able to sustain himself.”
"To live where we cannot be wounded – corroded or clutched by pain and disenchantment – is not to truly live. To give and give of ourselves, asking in exchange a guarantee that we will come out of it intact, perhaps even compensated – that is not giving. We can only betray the people we truly love.”
Un libro che mi era piaciuto moltissimo, cui avrei attribuito tranquillamente 4 stelle, ma il commento dell'aNobiiano "In mezzo alla segale" mi ha aperto gli occhi sulla Mazzucco: UNA DELUSIONE sapere che interi brani siano stati copiati da "Guerra e pace" di Tolstoj! Come posso votare? Occorrerebbe una scala negativa!
საკმაოდ კარგი ბიოგრაფიულ-დოკუმენტური პროზაა მაცუკოს გვარის წარმომადგენლებისა და ზოგადად იტალიელების ემიგრირებაზე ამერიკაში მე-20 საუკუნის დასაწყისში, როდესაც გაჭირვება გაიძულებს ქვეყანა შეიცვალო, ააგო ოცნებები, იბრძოლო მათთვის და რეალობა კი სულ სხვა რამ მიიღო.
ძალიან დიდხანს ვკითხულობდი ამ წიგნს, მაგრამ , თუ გავითვალისწინებთ იმას, რამდენად დიდი ადგილი ეთმობა კონკრეტული ლოკაციებისა და ამერიკაში სამუშაო პირობების აღწერას, საბოლოოდ არც თუ ისე ადვილად "მოსანელებელი" წიგნია. მელანია მაცუკომ იტალია სრულიად სხვა მხრიდან დაგვანახა, ცივილიზაციის აკვანი, რომელიც მიქელანჯელოს, ბოტიჩელის, და ვინჩისა და კიდევ მრავალი გენიოსიის სამშობლოა, ერთ დროს ისეთ აუტანელ მდგომარეობაში იმყოფებოდა, რომ ადამიანებს მხოლოდ ერთი გზა ჰქონდათ-გაქცევა. აღთქმული ქვეყანა კი მათთვის ამერიკა იყო. საინტერესოა, რა პირობებში უწევთ იტალიელ ემიგრანტებს თავის გატანა , როგორ ვითარდება ამ უკიდურესი გაჭირვების ფონზე პატარა იტალიელი წყვილის სასიყვარულო ურთიერთობა და რა შედეგებამდე მიყავს ისინი გადარჩენისთვის ბრძოლას. ახლა, როდესაც ორივე მსოფლიო ომი ჩავლილია და იტალია მეორე აღთქმულ მიწად იქცა მსოფლიოს მოსახლეობის ნახევრისთვის , სიტუაცია კომიკურად პარადოქსული გახდა. ის დამცირება და რაც წლების წინ იტალიელებმა ამერიკაში თავად გამოსცადეს , თითქოს დავიწყებას მიეცა... " სახელმწიფომ მეხსიერება ამოიკვეთა". როგორ ეპყრობიან იმ ათასობით ნიგერიელ, რუმინელ, უკრაინე თუ ქართველ ემიგრანტებს? რა ისწავლა სახელმწიფომ საკუთარი შეცდომების ხარჯზე ? სწორედ ეს შეუსაბამობა გახდა იმის საფუძველი, რომ ავტორი საკუთარ წინაპრებზე დაფიქრებულიყო, ყურმოკრული და დავიწყებული ამბები ხელახლა გაეცოცხლებინა და ჩვენამდე მეტნაკლები სიზუსტით მოეტანა. მიუხედავად იმისა, რომ წიგნში ასეთ მნიშვნელოვან თემას წამყვანი ადგილი უჭირავს, ის მაინც არ არის პოლიტიკური. მაცუკოების ყოველდღიურობა, მათი მწუხერება, ბრძოლა თუ სიყვარული წიგნს ძალიან ემოციურ და ტრაგიკულ ელფერს ანიჭებს. ალბათ, რთულია ვინმეს ურჩიო "ვიტას" წაკითხვა, თუკი კონკრეტული თემატიკა არ აინტერესებს, მაგრამ ჩემი აზრით პირველ რიგში იტალიელებმა უნდა წაიკითხონ და საკთარ თავს ზემოთ ჩამოთვლილი შეკითხვები დაუსვან.
L'albero genealogico ha sempre esercitato un fascino su di me, spingendomi a capire cosa si nasconda dietro tutto ciò, quale sia la storia della mia famiglia, dei miei avi, cercando le tracce del passato, le orme di tutto ciò che esiste oggi. "Vita" non è solo il titolo di questo romanzo, ma è soprattutto la storia di Vita e Diamante, due ragazzini che con un po' di soldi in tasca e molti sogni giungono a New York. Una New York che accoglie circa dodicimila stranieri al giorno, stranieri carichi di promesse e pieni di speranza per un futuro migliore. La Mazzucco va alla ricerca di archivi, testimonianze, voci, aneddoti, vicende della sua famiglia, grazie ai racconti di suo padre e di uno zio cieco, ci racconta la sua storia, che è un po' quella di ognuno di noi, una ricerca di noi stessi, delle nostre radici, là dove risiedono le cose più vere e profonde.
La Mazzucco ripercorre la sua storia di famiglia. E' la ricostruzione di una immigrazione durissima che taglia quasi di netto le proprie origini catapultando in scenari al limite dell'umanità uomini e donne da tutti i miseri paesi del mondo verso quella terra promessa che era l'America dei primi del '900. Un libro forte che mi ha ammantata di disperata tristezza. 3.5 stelline, non un gran voto per un libro scritto molto bene, ma non riesco a dare di più proprio per la sensazione di inevitabile perdita che mi ha lasciato.
Vita es una bonita historia sobre un amor que empieza cuando dos niños parten de Italia a cumplir el sueño americano. No me imaginaba la dureza de la situación que vivieron los emigrantes. Está muy bien escrito (y traducido). La única pega es que hay algún capítulo que se me ha hecho un poco pesado, especialmente si se trataba de datos históricos.
Difficile distillare l’esperienza di questo libro. Un lungo viaggio, estenuante, sfibrante, a tratti eccessivo per le mie forze, tra pagine di elenchi di sopravissuti o no, di dettagli, precisazioni storiche, anagrafiche, descrizioni minuziose, sulla vita degli immigranti italiani all’inizio del secolo scorso in America. A partire dalle traversate logoranti verso l’ignoto, il destino, la speranza, fino alle ramificazioni possibili di questo approdo nella terra delle opportunità. Damiano e Vita. Rocco, e Coca-Cola, Geremia, e Agnello, Lena e Moe ed Enrico Caruso. La loro vita a New York e altrove, la miseria, la sporcizia, la promiscuità forzata, la criminalità, La Mano Nera, i soprusi, i pregiudizi, le morti, l’emarginazione, l’ignoranza, le malattie, la fatica immane dei minatori, degli operai sulla ferrovie, degli “strilloni” bambini per strada a cercare di vendere giornali, di donne e bambine chiuse in case afose e insalubri a cucire, rammendare, rose asole orli…. Il racconto salta nei tempi e nei luoghi, l’Italia prima durante e dopo la guerra, quel che ne rimane dentro e fuori gli uomini. L’autrice cerca la sua storia, il suo albero genealogico, tra informazioni recuperate nei racconti di chi ancora c’è e ricorda frammenti, nelle carte umide e ingiallite, nelle fotografie evanescenti, negli archivi comunali. Da questi appigli crea, cuce, racconta. Un ricordo che è una cura e un omaggio. Racconta di navi, destini, amori, separazioni, sogni infranti, compromessi. Racconta di Vita e Damiano. Racconti laceranti, discontinui, poetici. Vorresti quasi intervenire in certi momenti per cambiare un destino, tanto ti sembra di condividere l’aria irrespirabile di fuliggine e amarezza, ma anche il tempo sempre rimandato, a volte irrimediabilmente, del sogno americano da avverarsi. Concludo con la frase che l'autrice premette:
“L’America non esiste. Io lo so perché ci sono stato.” Alain Resnais
I HAD to rate this a FIVE! Melania Mazzucco's writing is beautiful. Her descriptions of characters, locations, and events are captivating. Mazzucco alternates time periods and locations constantly throughout the book. Some reviewers don't care for that style, but I found it mesmerizing. From one page to the next, I was anxious to know what new happiness or setback awaited Diamante and Vita, the two children who trust only each other in their new country.
Vita and Diamante sailed to New York in 1903, leaving behind family, poverty and tradition in southern Italy. They are only children. They join the many boarders at an apartment run by Vita's father and his foreign mistress. The story follows their lives in America. Overcrowded sleeping conditions, lice-infested bedding, the Black Hand, unscrupulous railway companies, and physical trauma, magically combine to tell a story of youthful innocence, broken dreams, and loss. Mazzucco doesn't romanticize the heartache and futility of immigrants in the early 1900's. Instead she allows her characters to have their flaws, their shattered hope, their inner fortitude, their suffering. Her writing is raw and honest.
Mazzucco researched both sides of the Atlantic to prepare for this excellent piece of historical fiction. She masterfully insinuates people, events, and locations from her own family tree, creating a sensitive, haunting story. I cried. I saw the characters as in a film playing before me. Unlike a film, I was privy to their thoughts. Mazzucco shares her ancestors, her family history, incorporating their stories into the larger immigrant experience. The result is a story that left me lonely when the book ended. I knew I would miss the enchanting Vita.
სიტყვები მერევა ერთმანეთში ვერ ვიწყებ ვერც ბედნიერებით, ვერც იმედით, სიამაყით, იმედგაცრუებით, უიღბლობით, დაკარგულობით... ამ წიგნში პერსონაჟი ამბობს რომ თავისუფალი ვერასდროს იქნება რადგან ებრალება, ვერ აუტანია საკუთარი თავი ისეთი როგორიც არის... შემდეგ კიდევ იმეორებს რომ ყველაზე მნიშვნელოვანი ის რაც სჭირდებოდა ახლოს ჰყავდა და გაუშვა რადგან უკეთეს მომავალში, უკეთეს სამყაროში რომელსაც შექმნიდა თან ჰყოლოდა... შემდეგ არაფერი არ მომხდარა. აქ არაა მნიშვნელოვანი საბედისწერო ქალისა და სიყვარულის ამბავი, არც დაკარგული ქვეყნისა და ამერიკული ოცნების სიყალბის ისტორია მთავარია ჭიანჭველები რომლებიც 9 წლის გოგოს ხელზე დაცოცავენ მაგრამ მალევე უინტერესო და უსარგებლონი გახდებიან რადგან ისინიც ისეთები არიან როგორიც მასთან იტალიაში. სოციალური გარემოს სიმახინჯე და კვალი შენს პიროვნებაზე, დაუსრულებელი მოლოდინები საკუთარი თავის მიმართ, როგორი ხარ და რა კარგი იქნებოდი სხვა რომ ყოფოლიყავი იმიტომ რომ 12 წლის სახლიდან ამიტომ გაგიშვეს ოკეანის მიღმა სხვა რომ გამხდარიყავი და შემდეგ ის სხვები რომ გადაგერჩინა შიმშილით სიკვდილისგან... არ ვიცი ძალიან ბევრია რაც უნდა იპოვოთ ამ წიგნში და შემდეგ გახსოვდეთ, რომ უნდა გახსოვდეთ...
Sono molto arrabbiata con Audible per aver ignobilmente prodotto un audiolibro con METÀ libro letto, sfilettandolo e togliendo le parti storiche in mezzo; al che ho dovuto recuperarmi le parti mozzicate in ebook. Grazie Audible per aver rovinato un libro stupendo. Detto ciò, Mazzucco è bravissima e merita davvero, è una vera storica d'altri tempi, capace di andare a pescare informazioni in mezzo agli archivi più nascosti e sperduti. Sa inoltre rielaborare in modo immaginifico e straordinario le storie scialbe scritte in due righe storte nei documenti, mischiando fantasia, una grande sensibilità e un intuito bellissimo. La storia di suo nonno Diamante è commuovente sotto più punti di vista ed è anche la storia di molti antenati italiani, fuggiti in America a cercar fortuna, ma che hanno in realtà perso tutto in una disperata caccia all'oro.
First thing to know is that I'm Italian and my family comes from the South of Italy: even if I have never lived abroad, last century a lot of my relatives emigrated to northern countries in order to have the only chance to survive. Nowadays, it's exacly the reverse: we witness everyday the tragedy of thousands of migrant working harvesting crop, dying in the shipwrech along our coasts. Not to mention everyday episodes of racisms and prejudice. If history has taught us nothing, at least this novel has the power to make us look for our parents' eyes and their stories in the life of the victims of racism, refugees, outcasts, poor migrants. Mazzucco is a great writer, You'll fall in love with her characters and their resilience.
En la búsqueda de sus antecesores "los Mazzucco" y que fue de sus vidas en épocas pasadas su autora ata cabos sobre el destino de varias personas como Diamante, Rocco, Coca Cola, Agnello y muchos otros, además de buscar pruebas de la existencia de Vita, esa chiquilla que se ganó el corazón de muchos y con su encanto enamoró a otros. Al final del día Diamante fue su único y verdadero amor. Para mi es una lectura muy densa, en varias partes me sentí perdida y muy confundida, tenía la sensación de que las ideas estaban todas mezcladas y era difícil seguir el hilo. Los saltos de tiempo entre el pasado y presente eran abruptos. Es de los pocos libros que he dicho " oh por Dios... cuando voy a acabar".
This book is part (mostly) fiction, part genealogical research. The author follows up on old family stories and creatively fleshes out the adventures and love-life of her grandfather who emigrated from Italy to New York for a time in the early 1900s. Parts of the book were very engaging, and I especially liked the two main characters, Diamante (the author's grandfather) and Vita (Diamante's cousin and would-be wife), but often the book didn't seem to be headed in any particular direction and the author's first-person interjections were kind of annoying. If I could give half-stars, I would have rated it two and a half stars.
Non so se dargli 3 o 4 stelle. Un libro particolare. La prima parte mi ha preso un sacco, la seconda metà ho faticato a finirla, c’è stato un cambio nella storia, e mi ha pesato continuare. Non saprei, in realtà mi dispiace averlo finito anche se non vedevo l’ora di arrivare all’ultima pagina per chiudere con questo libro. Una storia che ti lascia un po’ di amaro in bocca, perché speri che almeno nei libri si raccontino storie a lieto fine, anche se sono storie basate su fatti veri.
DNF // vedendo le altre recensioni probabilmente è un problema solo mio, ma ho sentito la necessità di abbandonare questo libro. Lo stile, la trama, il modo in cui sono esposte le varie tematiche è per me veramente raccapricciante e ambiguo. Penso siano presenti troppe digressioni inutili e tutto sommato non ho trovato nulla che mi spingesse a proseguire la lettura.
Poteva essere una bellissima straordinaria reale storia ma l'unico aggettivo che lego a questo libro è prolisso!!! Lunghissime descrizioni innumerevoli ed estesi elenchi di morti, nascite, nomi.. sempre elenchi... Salti temporali, salti descrittivi... È stato pesante!! Peccato!
This book was so good. I read it in Italian though and the the dialect parts were the best! Also, some interesting historical data, like the tin postcards, I never knew that.
Stelle: 2.5. Ho trovato questo libro molto noioso, la lettura non è stata affatto piacevole e ho impiegato quasi due settimane per terminarlo! Sono sicura che la delusione sia direttamente proporzionale alle alte aspettative che avevo, e sebbene abbia scaturito in me importanti riflessioni, quasi mi pento di avergli dedicato tutto questo tempo e di non averlo abbandonato prima.
Detto ciò, il libro è un misto tra un romanzo (che narra la storia di due ragazzini emigrati dall'Italia in America da piccolissimi e della loro famiglia) e un "report" sul passato della famiglia Mazzucco. La vicenda narrata infatti è la vera storia degli antenati della scrittrice, dunque nel romanzo sono presenti anche le descrizioni delle sue ricerche in merito. Questa scelta dell'autrice è stata la motivazione principale per cui ho trovato molto difficile procedere speditamente nella lettura... pagine e pagine sulla storia di altri antenati che difficilmente si riesce a collegare alla storia principale e che rendono faticoso seguire il filo della narrazione.
Detto ciò si tratta sicuramente di un libro che fa riflettere sulla questione dell'immigrazione e soprattutto su quella italiana dei primi anni del Novecento, che in molti sembrano aver dimenticato. Le condizioni disumane in cui arrivavano e vivevano gli italiani in America, i lavori sottopagati, la fame e la miseria sono cose che accaddero davvero ma alle quali ormai non pensiamo più. La storia di Vita e Diamante, inoltre, è indubbiamente una storia travolgente ed è per questo motivo che avrei preferito che le venisse concesso maggiore spazio.
In conclusione non lo consiglierei se non come una lettura volta all'unico scopo di ampliare la propria conoscenza sull'immigrazione italiana in America.
Non appena finito è diventato tra i libri più belli che io abbia mai letto. L'autrice narra in modo splendido le vicende di Vita e Diamante, che si ritrovano, poco più che bambini, a districarsi e a sopravvivere in ogni modo e mezzo, nella jungla di NewYork di inizio XX secolo. E' la loro storia, ma tutto sommato è la storia di tante persone. Di nonni, bisnonni, di donne, di bambini. Quasi sicuramente ognuno di noi ha avuto (e non lo sa) un lontano parente il cui nome compare negli archivi di Ellis Island ed ha provato a raggiungere il sogno, la libertà, la speranza di un futuro migliore, l'America. Ad ogni pagina letta, mi sembrava di veder scorrere dinanzi a me non solo parole, ma immagini; era come se vedessi il taciturno ed orgoglioso Diamante, soprannominato così perchè nulla lo scalfisce, e la sempre allegra e mediterranea Vita. Si legge così tanta speranza, tanta disperazione, crudezza ma passione. Si legge la voglia di conquistarsi un proprio mondo e la voglia di riprendersi un passato ormai non più raggiungibile. E' tutto così vivo, tangibile..che siano gli odori malsani della pensione Agnello o delle ricette italiane di Vita; i rumori, i colori, vividi o sbiaditi, le ferite, le cicatrici,i baci..le parole. Mi sono emozionata e commossa e per un certo verso, per la sua "universalità", mi ricorda molto "La Storia" di Elsa Morante. Bello, bello, bello.
«Gli viene in mente che forse non si mantengono solo le promesse che sono state fatte, non si rinnegano se non le parole che sono state giurate - la parola non è la vita - e che solo dove c'è fiducia, lealtà e abbandono, là c'è tradimento. Che è anzi piú grande quanto piú grande è l'amore, l'impegno, il coinvolgimento e la dedizione. Vivere dove non possiamo essere feriti - intaccati o ghermiti dal dolore e dal disincanto - non è vita. Donare, e donarci, chiedendo in cambio la garanzia che ne usciremo intatti o magari ricompensati - non è un dono. Solo chi amiamo può tradirci davvero.»
― Melania G. Mazzucco, Vita, p. 430
“Vita” è la storia del nonno dell’autrice, Diamante, e di Vita Mazzucco, partiti da un piccolo paese dell’Italia meridionale, Tufo, e immigrati in America per inseguire il sogno di un futuro migliore.
La scrittura è davvero scorrevole, i temi trattati più che mai attuali (immigrazione, razzismo, malavita organizzata) ma la storia è davvero prolissa. Alcuni capitoli li ho trovati superflui, le ultime cinquanta pagine mi sono sembrate infinite.
Ho abbandonato e ripreso questo libro molte volte e sono stata tentata di non terminarlo
Probabilmente con la metà delle pagine sarebbe stato uno dei miei libri preferiti, peccato!
Como todas las novelas que he leído de esta escritora merece la pena aunque a mi es la que menos me entusiasmó teniendo en cuenta que el listón estaba muy alto tras haber leído anteriormente un dia perfecto y la larga espera del ángel ambas magníficas.