Davvero molto interessante e ricco di spunti validissimi anche per la sottoscritta. In realtà l'esempio che copre più di tre quarti del libro è rivolto ad un caso di bulimia, l'autrice però spiega (e in effetti è vero) che di base i problemi legati al cibo di cui soffrono anoressici, bulimici ed obesi sono piuttosto simili. Per me è stata una lettura inquietante che ha messo in luce moltissimi punti critici del mio carattere e del mio rapporto spesso morboso con il cibo. Mi sto rendendo conto sempre più che dovrei lavorare seriamente su questi squilibri.
Chi soffre di disturbi alimentari, spesso, passa inosservato, soprattutto in quest'epoca dove bellezza è sinonimo di magrezza, ma di cui quest'ultimo termine non coincide con sano.
Un saggio utile per capirsi e per capire come il cibo rappresenti il nostro rapporto con il mondo e con gli altri, come dietro la scontatezza ci possa essere molto di più. 🍀
Molto intenso, pur avendo sempre evitato di indurmi il vomito perché mi fa senso, vi ho trovato parecchi spunti e collegamenti con la mia storia personale. Certamente da rileggere e mettere in pratica
la mai essenza incisa in queste pagine la Giusy Piccola e la Giusy Grande non si parlavano più ma il potere della lettura le ha fatte rincontrare. termino la lettura con il cuore più pesante e l’anima più leggera: ho conosciuto e ritrovato pezzi di me andati oramai persi. voglio assolutamente rileggerlo tra qualche anno, con la speranza di leggere le note ai bordi delle pagine e ritrovare in esse solo un puerile ricordo.
a volte è così scontato, poi però dice qualcosa che mi fa chiudere il libro e passare ad altro. lo devo leggere soltanto quando a fine giornata ho mangiato bene e senza atti compulsivi.
Post lettura: meglio la seconda parte della prima. Deve ingranare e lo fa contemporaneamente alla sua "protagonista" ;)
Un collega Specializzando, "fan" del mio metabolismo veloce, mi ha fatto questo ironico regalo per Natale. Il saggio che ho appena terminato associa il classico "case report" psicanalitico incentrato su una paziente bulimica, Anna K, alla dissertazione sul rapporto madre-figlio, con particolare riferimento alla primissima infanzia. Se vi affascinano i meccanismi della psiche, e in particolare quelli sottostanti i disturbi alimentari, e siete profani in tal campo, questo libro fa al caso vostro.
Ho acquistato questo libro per ampliare il mio punto di vista sui disturbi alimentari, essendo l'autrice di formazione diversa alla mia. Il caso di Anna è molto interessante ed è utilizzato per esemplificare le parti teoriche esposte. Forse sarebbe stato interessante inserire altre situazioni; forse è stato evitato perché il libro si rivolge a un vasto pubblico e pertanto deve essere comprensibile e immediato. Lo stile è scorrevole: nella prima parte traspaiono le difficoltà e le "messe a punto" che si riscontrano all'inizio di una psicoterapia. Anna e la sua terapeuta di stanno conoscendo e questo processo richiede spazio e tempo. La seconda parte è decisamente più fluida. Anna non può guarire nell'arco di cento pagine ma può iniziare a capire le motivazioni che l'anno spinta verso la sintomatologia bulimica. Ho trovato molto interessanti i collegamenti con le figure genitoriali, anche nella vita relazionale di Anna. Consiglio questa lettura sia agli operatori del settore, che a tutti coloro i quali sono interessati ad approfondire la loro conoscenza sull'argomento.
"Ogni volta che c'è un distacco qualcuno rimane solo. Restare soli significa dovere di nuovo provvedere a se stessi. Ogni distacco, ovvero ogni volta che si lascia andare, inevitabilmente segna un piccolo passo verso l'autonomia. Separarsi e lasciare andare non devono necessariamente riferirsi a grandi eventi. Anche sostenere una propria opinione, per esempio, può rappresentare un distacco".
Sulla stessa scia di "donne che amano troppo", utile ai professionisti ma anche ai pazienti.
Il capitolo pieno di domande l'ho trovato troppo cervellotico, mentre per il resto, pur non potendo applicare a se stessi il caso di Anna, in esso vi sono spunti notevoli.
Report in forma narrativa della terapia psicoanalitica di una paziente bulimica. Non mi sono immedesimata (non ci sono molti elementi in comune tra me e la donna in questione) ma ho trovato interessante l’analisi che mette in rapporto alcuni aspetti della relazione madre-figlia/o durante i primissimi mesi dopo la nascita con l’insorgere di disturbi alimentari in età adulta. Interessante anche la parte sulla mania di controllo. Molta parte è dedicata ai concetti di formazione dell’autostima e di carenza affettiva. Il testo appare talvolta un po’ datato riguardo all’immaginario femminile rappresentato.
Inquetante, crudo e pieno di spunti di riflessione. Non è un libro di auto aiuto grazie al cielo. È un saggio sui disturbi alimentari,incentrato soprattutto su un caso clinico di bulimia,ma avendo i disturbi alimentari alcuni punti e radici comuni,non si parla solo di bulimia,il dialogo è molto più ampio. Lettura difficile,non è un' autrice che "indora la pillola", va dritta al punto senza mille giri di parole e se deve essere franca lo è. Per me una delle letture più interessanti,che ho fatto quest' anno.
Un libro che contiene molti spunti interessanti ma che purtroppo è tutto incentrato su uno specifico caso clinico. Si fa fatica a staccarsi da Anna per capire in generale come poter intervenire su certe problematiche.
Un saggio interessante che getta un fascio di luce sulla quotidianità dei disturbi alimentari e su come questi influenzino la vita dei pazienti in ambiti che trascendono quello prettamente culinario.