"Ma plus jeune sœur Verdun est née toute hurlante dans La Fée Carabine, mon neveu C’Est Un Ange est né orphelin dans La petite marchande de prose, mon fils Monsieur Malaussène est né de deux mères dans le roman qui porte son nom, ma nièce Maracuja est née de deux pères dans Aux fruits de la passion. Les voici adultes dans un monde on ne peut plus explosif, où ça mitraille à tout va, où l’on kidnappe l’affairiste Georges Lapietà, où Police et Justice marchent la main dans la main sans perdre une occasion de se faire des croche-pieds, où la Reine Zabo, éditrice avisée, règne sur un cheptel d’écrivains addicts à la vérité vraie quand tout le monde ment à tout le monde. Tout le monde sauf moi, bien sûr. Moi, pour ne pas changer, je morfle." Benjamin Malaussène.
Daniel Pennac (real name Daniel Pennacchioni) is a French writer. He received the Prix Renaudot in 2007 for his essay Chagrin d'école.
After studying in Nice he became a teacher. He began to write for children and then wrote his book series "La Saga Malaussène", that tells the story of Benjamin Malaussène, a scapegoat, and his family in Belleville, Paris.
His writing style can be humorous and imaginative like in "La Saga Malaussène", but he has also written essays, such as "Comme un roman", a pedagogic essay."La Débauche", written jointly with Jacques Tardi, treats the topic of unemployment, revealing his social preoccupations.
M.Pennac, no, così non si fa.....ora, sicuramente mi fionderò a comprare la prossima "puntata" della saga Malaussène, ma l'avrei fatto in ogni caso . Non si fa: non si conclude una romanzo in medias res, lasciando il lettore ignaro della sorte dei personaggi. Detto questo, ho trovato Malaussène un po' stanco ed invecchiato, ma d'altra parte anche io non sono più la giovane donna che divorava i primi romanzi che lo vedono protagonista. La narrazione è sempre godibile, ironica, divertente, irriverente, quindi arrivederci a presto (speriamo), famiglia Malaussène.
E pensare che ho scoperto Malaussene per puro caso! Non è che non avessi mai sentito parlare di Daniel Pennac e del suo celeberrimo decalogo del lettore (che mi ha portato a leggere con moderata soddisfazione il suo "come un romanzo"), solo che a parte quello, il ciclo del Signor Malaussene davvero non mi attraeva. visto dal di fuori mi sembrava la versione francesizzata del fantozziano impiegato anni 70 che ha popolato troppi dei nostri film di serie B dell'epoca.
Poi da qualche tempo è nata questa (per me lodevolissima) iniziativa di Feltrinelli che propone a prezzi estremamente bassi titoli di alta qualità ma non recentissimi e che vanno comprati in coppia: questo insieme al fatto che molti di quei titoli sono disponibili in formato audio, mi ha portato a Malaussene. Ed è stata una scoperta formidabile.
Un fuoco tambureggiante e spassosissimo di eventi, situazioni, intrighi uno più strampalato dell'altro, che colpisce senza pietà una sequenza di personaggi una più strampalata dell'altra, e che tutti insieme compongono una satira bruciante ed efficacissima del sistema contemporaneo. Di recente ho fatto la considerazione che se si vuole marcare a tinte molto forti le distorsioni e le perversioni della nostra classe dirigente bisogna stare attenti, perchè si rischia di cadere nell'effetto veronica castro. Soprattutto se si cerca di darsi un'aria di serietà e di importanza che forse non ci spetta, come nel caso di "La ferocia" di Nicola Lagioia.
Con il Signor Malaussene ed il suo clan Pennac ci mostra che la risposta giusta è, ovviamente e come sempre, una satira intelligente. Come se fosse facile. Ci vuole un talento immenso e la capacità di ridere di se stessi, cosa che gli scrittori italiani ho l'impressione abbiano sempre meno.
La cosa negativa è che per forza maggiore ho cominciato la saga dall'ultimo capitolo, ed anche se "mi hanno mentito" può essere letto come un libro a se stante, per forza di cose un po' di spoiler su cosa accade negli episodi precedenti c'è. Poco male, mi rimbocco le maniche e mi preparo a ripartire dal primo volume.
Quel plaisir mais quel plaisir de retrouver Malaussène !
Alors oui comme quand on n'a pas vu une personne depuis très longtemps, on ne sait pas trop quoi se dire au début, surtout que Pennac fait souvent, trop souvent, des références aux personnages pour lesquels il fait un recap en fin de livre, du coup on a du mal à se plonger vraiment dedans. Mais que nenni, après les quelques minutes de reniflages comme on dit, les retrouvailles se font et on se retrouve très vite emporté à nouveau dans les histoires toujours aussi loufoques de Malaussène.
La plume de Pennac n'a pas changé et c'est toujours aussi délectable de suivre son histoire que j'ai lu très vite car j'avais toujours très envie de me plonger dedans. Savant mélange entre roman, policier, tirage de cheveux et humour. Bref du Malaussène comme on l'aime.
I know it was supposed to be in 3 parts but...a cliffhanger? Daniel! How am I supposed to wait until I-don't-know-when now?
------------ This book will mainly speak to my french GR friends, I don't know if you all had the pleasure to read one of Pennac's books? I don't even know in which language they're translated or even if they are...
Anyway, having this one is my hands is a tiny bit like holding the Holy Grail. Just so you know. Imagine one of your favourite authors going back to his emblematic characters years and years later, when you didn't even think about getting more books with them. Imagine that you only read 20 pages but you already love it. And I imagine it will stay that way or get even better. Today was a good day.
…Oh, regolate un po’ l’Amplifon, che i giovani vi stanno parlando! Ho scoperto Pennac nei primi anni ’90, con il suo Il paradiso degli orchi. Lì ho scoperto Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, e già allora, giovane e ingenuo io ho perso la testa ... e mi sono lasciato irretire dal professor Pennacchioni. «Di colpo, un interrogativo: che uomo di legge sarebbe stato Benjamin? Ah, questa sì che è una domanda interessante. Risposta: un disastro. Avrebbe confuso diritto, giustizia, morale e sentimento. Avrebbe sofferto al posto di tutti – ma sarebbe rimasto sempre lui.». Oggi è bastato che Daniel schioccasse le dita perché io piombassi nuovamente in mezzo alla sua variopinta e sgangherata tribù. Non più forse lo smalto di una volta, forse meno intrigante. Ma come non considerare che tutto è cambiato; il mondo è profondamente cambiato, noi siamo invecchiati e siamo persone profondamente diverse. Trent’anni non passano invano. Ma ciò nonostante … io falso, io vero, io genio, io cretino … con Malaussène ho fatto … le quattro del mattino!
Premetto di aver incontrato Daniel Pennac alla presentazione di questo libro a Icrea in occasione della Grande Invasione e rimasi piacevolmente sorpresa dal suo garbo, dalla sua ironia che si può percepire anche in questo suo nuovo romanzo. Ne Il caso Malausséne ritroviamo la maggior parte dei personaggi che ci hanno accompagnato nelle sue opere: da Verdun ne "La fata carabina" sino a Maracuja ne "La passione secondo Thérèse", a tantissimi altri che il lettore ha imparato ad amare e apprezzare. Con questo romanzo, lo scrittore non ha voluto o meglio non intende essere una operazione nostalgia, è molto di più. Leggerlo significa ritrovare vecchi amici che, con il passare del tempo, sono cresciuti e andati avanti con le proprie vite e quando li ritroviamo, è come se non si fossero mai allontanati da noi. Pennac ci porta nel suo mondo in una storia condita dalla modernità odierna con i social o meglio soscial, come li chiama lui. Un mondo di cui è bene non perdersi nulla fino alla prossima vicenda che prevede un continuo.
Ho letto tutto il ciclo della bizzarra famiglia Malaussene ormai dieci anni fa. Non ne sentivo propriamente la mancanza, ma ho voluto capire cosa Pennac avesse tirato fuori dal cilindro.
Non ho più le copie degli altri libri (regalate? vendute? forse semplicemente disperse nei traslochi), e non ricordo se fosse usanza aprire con l'elenco dei personaggi. Qui la cosa mi ha spiazzato un po', perché ovviamente ricordavo poco o nulla, e la lunga lista, invece di aiutarmi, mi ha mandata nel panico! In realtà una volta iniziata la lettura i tasselli sono andati al loro posto, più o meno. Anche se non ricordo con precisione molte cose, non ho mai avuto la sensazione di essermi persa nella storia.
Proprio la storia, però, è il punto dolente: vuota, spenta. Pennac si prende in giro da solo, mettendo in bocca ad Alceste le critiche all'assurdità delle vicende di Benjamin & co, ma le trovate geniali non sono sufficienti a risollevare una narrazione che sa di già visto, o meglio già letto.
Mi stupisco sempre della leggerezza della scrittura di Pennac, come se per lui fosse la cosa più facile del mondo. Il libro si legge con una scorrevolezza rara, di getto.
3 stelle perché il modo in cui è scritto è perfetto per il contenuto, ma quest'ultimo lascia un po' il tempo che trova.
Ma che stai a scherza'?!? Cioè, veramente? No, vabbè, 'n ce la posso' fa'... confesso che quel Continua... mi ha fatta sentire come l'omino de Lagostina quando Cavandoli gli cancellava la linea dell'orizzonte! XD
Quanto mi eri mancato Ben! Per essere recisi, tutta quella massa di disadattati in grado di combinare casini esponenziali nota come ‘la famiglia Malaussene’ mi era mancata. Io non so come faccia Daniel Pennac, ma io quando leggo i suoi romanzi mi diverto un mondo. È un narratore eccezionale di tipi umani, un incantatore di serpenti esistenziali, un pettinatore di meandri filosofici, un poeta epico di capri espiatori, un dispensatore di sarcasmo sociologico, un parcheggiatore di situazioni paradossali perfettamente credibili, un poieuta di ombre cinesi tridimensionali dalla infinita profondità filosofica. Sì, sarà un po’ arrugginito nelle prime pagine perché deve fare il sommario di quel che è successo dall’ultimo capitolo della saga in poi - e parliamo dei Malaussene, hai voglia quante cose possono aver combinato in un lasso temporale così lungo quelli là -. Però, quando entri di nuovo nel romanzo e ti ritrovi nella tua disadattatissima famiglia (tua perché ormai è anche del lettore) è bellissimo. Riassunto di quello che penso di queso romanzo: grazie, Daniel Pennac. La famiglia è una speranza per l’umanità.
Il legame inscindibile con gli illustri precedenti dell’opera Malaussène ne fa un prodotto quasi esclusivamente riservato ai conoscitori, e amanti, della saga. http://www.piegodilibri.it/recensioni...
Dopo anni ritornano le vicende della famiglia Malaussène, e il tempo è passato, infatti ritroviamo Verdun, È Un Angelo (detto Nange), Signor Malaussène (detto Sigma) e Maracuja (detta Mara), rispettivamente sorella, nipote, figlio e nipote del protagonista, cresciuti. Il libro si apre sul rapimento di Georges Lapietà, ex ministro e uomo d'affari, mentre stava andando a ritirare un assegno ottenuto chiudendo le filiali del gruppo LAVA (fornitore di acqua potabile) e licenziando tutti i suoi dipendenti. Benjamin, intanto, si trova nelle Prealpi del Vercors a trascorrere le vacanze con la sua compagna, Julie, ed il suo cane. La Regina Zabo, direttrice delle Edizioni del Taglione e datore di lavoro di Ben, sta pubblicando autori controversi e Benjamin viene incaricato della loro protezione. Uno degli autori più famosi, Alceste, è quindi rinchiuso in un capanno degli attrezzi nel fitto della foresta del Vercors dove sta scrivendo il nuovo libro sorvegliato notte e giorno dagli amici di Benjamin. Verdun si è sposata con un panettiere dal nome Ludovic Talvern ed è diventata giudice istruttore, mentre Mara, Nange e Sigma sono a fare volontariato ai tre angoli della terra. L'ispettore Titus, incaricato delle ricerche di Lapietà, scopre che Lapietà ha bisogno di cateterismo urinario. Titus quindi, con il giovane collega Manin, setaccia le registrazioni di videosorveglianza delle farmacie per trovare qualcuno che chiedesse cateteri senza ricetta. Intanto i rapitori promettono di liberare Lapietà se i suoi soci del gruppo Lava consegneranno quella domenica davanti a Notre-Dame l'intero importo dell'assegno al Reverendo Coursoun de Loir.
Ritrovare l'umorismo di Pennac resta sempre un piacere. Scrivendo questo ulteriore capitolo della saga Malaussène si sente che è permeata di nostalgia dei bei vecchi tempi, e riportandoci nelle vicende sgangherate di questa particolare famiglia ci fa dire: caspita, ci sei davvero mancata, tribù Malaussène!
Había pensado en calificar esta lectura de placer culpable, pero, ¿culpable de qué? Llevo 25 años disfrutando de las aventuras de la tribu Malaussène y esta nueva entrega no me ha decepcionado. Sí, es una vuelta a lo mismo, sí, puede ser explotación de un producto que funciona, pero, ¡qué narices! ya quisieran la mayoría de las series (narrativas o televisivas) tener la mitad de la capacidad de enganche que tiene la de Pennac. Eso sin contar con la carga crítica social que siempre llevan implícitas. Incluso detecto una especie de enmienda a la sobrevalorada Black Mirror, ya que de series se trata. No se trata de ficción desmesurada, sino de ficción que se ajusta a nuestra realidad social. Verdad verdadera. He disfrutado mucho. Espero la continuación. Toma mi dinero, Pennac.
Toujours aussi fun, toujours aussi bien écrit, regorge de petites phrases tueuses (sur les auteurs de la littératures de la Vérité Vrai, sur les ONGs, sur la politique française, etc etc), Pennac n'a rien perdu de sa verve et ses personnages ont sut vieillir. Ce que j'admire, c'est que bien que les premiers tomes de la saga datent, Pennac ne se complait pas dans le "c'était-mieux-avant" et ce bouquin-là est bien ancré dans notre 2016.
Vraiment, c'est très cool.
(maintenant je doute un peu de l'utilité de faire plusieurs tomes 1-ils m'ont menti 2-leur très grande faute.... ç'aurait pu tout tenir un seul non ? non ?)
Ho letto il suo ultimo libro dopo aver riletto tutti i precedenti della serie di Belleville. Devo dire che questo non mi ha convinto. I precedenti sono conclusivi, non si cercano risposte nei successivi, ognuno è un libro completo e a sè stante che potrebbe essere letto anche senza andare avanti nella serie. Qui no e non capisco perché scrivere un libro sui Malaussène dopo così tanto tempo e in questo modo, La storia è piuttosto labile, non ha un filo logico, si intrecciano più storie ma nessuna di queste è conclusiva, quasi alla fine del libro si inseriscono personaggi non caratterizzati di cui non si capisce perché ci siano, chi siano e che cavolo ci facciano. Il solito arresto di Benjamin è assurdo, tirato per i capelli, senza senso. L'unica cosa decente è leggere come siano cresciuti i fratelli di Benjamin e i figli della tribù. Il libro è ben scritto e sono affezionata a Pennac, altrimenti non avrei dato più di 6 (che è quel che si merita).
Ho aspettato questo momento per più di un anno, da quando ad aprile dell'anno scorso la mia amica Irene è arrivata con questo regalo di compleanno anticipato (la motivazione: "non volevo nessuno potesse regalartelo prima di me"). Per una volta sono stata paziente: ho riletto prima tutta la saga per rinfrescare tutto l'entusiasmo che solo Pennac è capace di darmi, ho aspettato il momento giusto per gustare "Il caso Malaussene" in un sol boccone.
Cosa dire? La penna di Pennac è riuscita per l'ennesima volta nel miracolo: la famiglia Malaussene mi ha travolto e conquistato come fosse la prima volta. Personaggi vecchi e nuovi si avvicendano, ritroviamo Titus e Silistri, la regina Zabo ma anche i bambini diventati adulti. Pennac in questo libro ci fa sentire forte il tempo che passa (chi l'avrebbe mai detto che Benjamin avrebbe mai usato Skype, lui che non aveva la televisione), ma non disorienta i suoi amanti.
Ma c'è un ma... sto chiaramente già soffrendo e mi chiedo: ma il prossimo quando arriva? (e sì che ho lasciato passare un anno..) Daniel non farmi soffrire troppo.
Che dire... Malaussène è Malaussène. Sono proprio contenta che Pennac abbia deciso di tornare su questa saga (che per fortuna io avevo recuperato da poco e quindi non ho dovuto aspettare molto per quest'ultimo libro). Forse non è allo stesso livello di genialità dei primi 4 libri, ma mi ha comunque tenuta incollata alle pagine e divertito un mondo, e poi ormai sono affezionata a ogni singolo membro della "tribù", per cui non riesco a trovare proprio nulla da ridire. Nulla, tranne che... speravo fosse autoconclusivo come gli altri della serie, e invece no! Termina nel bel mezzo dell'azione e lascia tutto in sospeso! Non resta che aspettare il seguito, sperando non si faccia attendere troppo a lungo...
On retrouve dans cette saga bis de Malaussène, un humour, une ambiance, et les personnages un peu déjantés, qui ont grandi, ça fait plaisir, bien sûr, MAIS, j'y sens comme un vieux fond réac qui me hérisse un peu le poil. Et puis il y a beaucoup de personnages, d'histoires dans tous les sens, sans qu'on puisse bien y voir une logique claire - et non capillotractée.
ET comble du tout, ce n'est pas une histoire indépendante - contrairement aux tomes de la saga précédente - ça se termine sur un cliffhanger, et ça, c'est impardonnable. Non, vraiment, c'est nul. Et ça ne me donne même pas spécialement envie de lire la suite. Na.
Un po' non ci credo di avercela fatta. Dopo la rilettura, ammetto che il mio giudizio critico sulla saga Malaussène in qualche modo si è ridimensionato; ma questo non ha intaccato per niente il mio affetto (risalente alla prima lettura da adolescente) e quella sensazione di "what a time to be alive" che ho provato riprendendo in mano di volta in volta un nuovo, croccante volume con la firma di Pennac in copertina. Che tra l'altro è appena un prologo, quindi bene, che altro c'è da dire? Aspetto, soddisfatta e serena.
Pennac è ironico, scrive in modo scorrevole e piacevole ma, tutto qua. Il libro è pieno di personaggi, già conosciuti nei precedenti romanzi della serie (meglio averli letti prima di affrontare questo), che qui perdono buona parte del loro potere di stupire. La storia è inconsistente e a tratti noiosa, oltretutto non termina dato che ci sarà un seguito.
Il caso Malaussène, mi hanno mentito Daniel Pennac Traduzione: Yasmina Melaouah Editore: Feltrinelli Pag: 277 Voto: 2,5/5
Pennac ensayista es una cosa, Pennac novelista es otra, pero Pennac en modo Malaussène es un estilo, una voz. Impacta la manera en que el autor logra ser fiel a lo que fue tiempo atrás, cuando escribió la primera saga de la Tribu Malaussène, y en esta nueva entrega parece haber recogido una posta dejada veinte años atrás. La caótica narrativa, la confusa polifonía, las pausas poéticas, las licencias del escritor a través de reflexiones sarcásticas, el absurdo lógico... todo ello vuelve en el primer título de una trilogía (aún no asegurada en su continuación) que, a pesar del espacio-tiempo actual en que se desarrolla, no rehúsa a la atmósfera anacrónica que creó Pennac para la saga inicial. Tal vez algunos personajes no sobreviven bien a su inevitable proceso de crecimiento, pero la narrativa de Pennac se acomoda a la perfección al advenimiento tecnológico, la masificación de la estupidez que traen de regalo las redes sociales y otros cambios que ha traído el nuevo Siglo.
Hay elementos geniales como la aparición de Julius, el perro, como símbolo absoluto de lo inmutable. Otra joya que deja el autor, casi sin querer, es una reflexión sobre la premura de la juventud por condenar, la inmediatez de la información y la obsesión por cerrar temas, más allá de lo que es real. Lo que hace Pennac con la referencia ficcional a sus obras pasadas, sumado a los metatextos que componen esta entrega, es una maravilla en cuanto a la circularidad narrativa, a la contraposición de mundos.
Es entendible que lo de Pennac con Malaussène se vea como una fórmula repetida que le ha traído éxito (a la larga de eso se trata el Pop), pero mantener esa fórmula con la calidad, la irreverencia, el riesgo y la fluidez con que Pennac lo logra, me parece a mí que logra convertirse es en un estilo, en una voz propia.
Lo siento, creo que no he entendido el libro. No le he pillado el punto. A veces pasa. Me explico. Conocía a Pennac de haber leído en su momento, hace bastantes años, dos ensayos que me parecieron buenísimos: "Como una novela" y "Mal de escuela". Hace un año Pennac pasó por Madrid y tuve la oportunidad de asistir a la presentación que hizo de este libro. Estuvo muy bien y quedé con ganas de leerlo. Nunca había leído a Malaussène, y me pareció que podía estar divertido. Craso error. En mi opinión el libro tiene dos problemas serios para aquellos que no conocíamos a Malaussène anteriormente: 1. Nada más empezar el libro, observas que todos los nombres propios del texto llevan un asterisco, que te lleva a un glosario que hay al final del mismo. Hay puede haber del orden de ciento veinte nombres/personajes. Entiendo que para los que hayan leído los ocho libros anteriores de Malaussène esta información puede ser superflua. Para el neófito es imprescindible, aunque a las pocas páginas la situación cambia porque te encuentras absolutamente perdido y casi te da igual. Estás más perdido que el Doctor Livingstone. 2. Últimamente se llevan mucho las trilogías. Parece que una característica de éstas debiera ser que cada libro pueda leerse independientemente del resto de la historia. Pues bien, en este caso no es así. Este libro -el primero de una trilogía que está escribiendo Pennac con el título "El caso Malaussène, en la que el segundo libro ya tiene título- acaba con un lacónico "Continuará". Para mi esto no es de recibo, esta trilogía no continuará. Se ha acabado con este primer volumen. Me quedo con el Pennac ensayista. Para leerme libros de 150 personajes, prefiero "La Colmena". Y para trilogías, me quedo con "El señor de los anillos". A este "Caso Malussène" no le he pillado el punto. A veces pasa.
È stato un piacere ritrovare la penna di Pennac, che si riconferma ancora una volta il mio scrittore preferito. Il romanzo, ennesimo capitolo del ciclo Malaussène, presenta il classico stile firmato Pennac, rapido, senza fronzoli, ironico, senza la tradizionale attenzione per la punteggiatura e per la suddivisione in paragrafi, capitoli, sezioni… I personaggi (mio personale elemento preferito di tutto l’universo che crea Pennac scrivendo) sono i soliti e intramontabili di sempre, seppur con qualche anno in più. L’autore è stato inoltre abilissimo ad adattare a dovere il tempo della storia al tempo reale, introducendo concetti come Internet e Skype in maniera totalmente naturale e facendo esprimere i giovani rampolli della famiglia nel modo esatto in cui si esprimerebbero giovani della loro età. Qui mi viene spontaneo fare un elogio sentito anche al/alla traduttore/traduttrice.
Nota dolente di questa tappa del ciclo è, a mio avviso, la storia in sé, che non ho trovato particolarmente avvincente. Nella maggior parte dei casi una storia noiosa compromette il romanzo definitivamente, ma nel caso di Pennac a fronte di una penna simile tutto può essere perdonato.
Torna la famiglia Malaussène dopo tanti anni. I personaggi sono cambiati, le cose sono cambiate, la situazione sociopolitica francese è cambiata, Pennac è cambiato, ma una cosa possiamo confidare non cambierà mai: la sfiga immane di Benjamin, emblema dell'innocenza che gli attira addosso i peggiori sospetti (con relative conseguenze). Il capro espiatorio, insomma. Una vera vocazione, la sua... Tornano tutti i nomi a cui ero affezionata nella mia adolescenza e post adolescenza, alcuni sullo sfondo (cosa che mi è molto spiaciuta), altri che vivono il loro momento di personaggi chiave delle vicende. Forse sono poco obiettiva perché amo moltissimo questa saga, ma l'ho letto davvero con piacere, anche se chiaramente non è un libro da prendere senza prima avere letto tutti i precedenti. Inoltre non è autoconclusivo e questo, considerando quanto costa il volume, non è certo il massimo.
Torna alla ribalta il caleidoscopico universo della Saga dei Malaussene, con il protagonosta invecchiato ma non certo stanco. A farlo preoccupare ormai sono il figlio e i nipoti in giro per il mondo presso ONG, mentre tra Parigi e il suo ritiro montano del Vercor tutto sembra andare per il meglio. Ovviamente si ritroverà incastrato suo malgrado in quello che sembra essere il rapimento del secolo. Per sapere come finirà, però, dobbiamo attendere la seconda parte del libro. Il nuovo lavoro di Pennac non delude un vecchio fan come me, nonostante il tempo passato e l'intento dell'autore di far diventare i personaggi consapevoli di essere parte narrante e narrata, una storia nella storia.
Il piacere impagabile di ritrovare la tribù Malaussène, un po' cresciuta, certo, allargata, ancora un po', ma sempre vibrante e imprevedibile e folle, come Pennac ce l'ha fatta amare. Forse non il più brillante della saga (d'altronde Pennac ci ha abituati bene...!), ma non per questo meno riuscito o valido. Attendo impaziente la continuazione!
J’adore Daniel Pennac 🎈Pour le le lecteur qui n’a pas lu ses livres précédents, ce doit être difficile de comprendre… beaucoup de personnages se sont accumulés au fil de ses histoires et Pennac n’en n’oublie aucun dans cette histoire. Mais pour les habitués, l’humour de Pennac est toujours aussi efficace et il a très bien réussi à faire vieillir ses personnages de façon crédible 😀
Retrouver des amis demande un peu de temps lors des retrouvailles mais quel bonheur ensuite. Vais je relire l ensemble de la saga Malaussene pour patienter jusqu'au suivant ?