Martin è un maturo professore e poeta che si è ritirato a vivere ai margini di un bosco: è una nuova stagione della vita, vissuta con consapevolezza e arricchita dai ricordi e dalle conversazioni che Martin intrattiene con il cane Ombra e con molti altri animali bizzarri e filosofi. In questa solitudine coltiva la sua passione di studioso per la poesia giocosa e per il Catena, un misterioso poeta locale morto in manicomio. Questa tranquillità, che nasconde però strani segreti, è turbata dall'arrivo di una coppia che viene a vivere in un casale vicino: un mercante d'arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e biondissima compagna. L'apparizione di Michelle, simile a una donna conosciuta da Martin nel passato, gonfia di vento, pensieri e speranze i giorni del buon vecchio professore. Il ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità imprevista. Una velocità che una sera, a una festa di paese, innesca il vortice di un fantastico giro di valzer. Leggende, sogni, canzoni, versi di un poeta che la tradizione vuole folle e suicida, telefonate attese, contattisti rock, cinghiali assassini, visite di colleghi inopportuni, comiche sorprese, goffi corteggiamenti e inattese tentazioni: tutto riempie di nuova linfa una stagione che si credeva conclusa, e che si riapre sul futuro come un'alba. Martin e tutti quelli che lo circondano sembrano chiusi in un bozzolo di misteri: si tratta di attendere la farfalla che ne uscirà.
Stefano Benni (Bologna, 1947 – Bologna, 2025) è stato uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo italiano.
Stefano Benni (1947-2025) was an Italian satirical writer, poet and journalist. His books have been translated into around 20 foreign languages and scored notable commercial success. He sold 2,5 million copies of his books in Italy.
He has contributed to Panorama (Italian magazine), Linus (magazine), La Repubblica, il manifesto among others. In 1989 he directed the film Musica per vecchi animali.
Crepuscolare lavoro di Benni, cui secondo me non basta il mestiere, qualche consueta e apprezzata invenzione linguistica e qualche sapido quadretto sulla vita di provincia, per costruire un romanzo solido. Tutto è molto leggero e abbozzato, con un tono quasi favolistico, anche se si parla di temi impegnativi, con un approccio che vorrebbe essere introspettivo e filosofico: giovinezza e vecchiaia, rimpianti e ricordi, aspirazioni e amori perduti, malinconia e rassegnazione. Le duecento pagine scorrono in fretta (per qualcuno è già un merito non da poco), senza scossoni e sussulti, inframezzate da poesiole e filastrocche di senso e qualità variabile, senza lasciarsi dietro un granché.
Se affronti le tue letture con l’atteggiamento e la spocchia del critico, poi è quasi automatico che non ti piaccia nulla o quasi di ciò che leggi.
Probabilmente finirai con il considerare ogni testo come fosse un collage di stereotipi e di cose già sentite, ad esempio mentre leggi l’ultimo romanzo dello scrittore famoso ti verrà l’acidità di stomaco pensando che che il libro è stato pubblicato solo grazie al nome dell’autore e che se fosse dipeso dalla qualità del suo contenuto…ciccia.
Allo stesso tempo però, dovresti essere così onesto con te stesso da riconoscere che altrettanto probabilmente il romanzo di un esordiente avrà più o meno le stesse caratteristiche e quindi l’eterno dibattito delle case editrici sulla scelta di pubblicare un esordiente o un nome conosciuto, lascia il tempo che trova.
Approcciare una lettura con un minimo di distacco senza avventurarsi troppo nel tecnico, invece, può garantire certamente più soddisfazioni.
Di tutte le ricchezze è esattamente un test per capire con quale predisposizione e con quale stato d’animo ci si avvicina ad un libro; molto del giudizio finale sarà infatti figlio delle aspettative che a priori si sono via via accumulate.
Nello specifico, se tali aspettative sono diventate troppo alte, allora può anche essere il caso di sorvolare e mettere da parte per un momento il volume per poi riprenderlo in mano quando la curiosità non sarà più quella di vedere che cosa abbia scritto il famoso Stefano Benni nel suo ultimo libro, ma semplicemente quella di leggere una storia in serenità, magari davanti al camino acceso che non guasta mai.
Perché dico questo? Perché se si vuole fare a tutti i costi una critica letteraria a Di tutte le ricchezze si rischia di cadere nel gioco di chi vuole vedere una cosa in più a tutti i costi; si rischia cioè di passare come il più estremista dei sommelier che elenca una serie infinita di retrogusti in qualsiasi vino che assaggia…ops..scusate…degusta.
Immagino un dibattito tra due critici dove uno parla degli stereotipi del libro: un anziano intellettuale eremita fuggito in qualche modo dal passato che viene raggiunto nel suo eremo da una coppia giovane che lo coinvolge suo malgrado. Questa invasione di campo mette in dubbio tutta una serie di sicurezze che il vecchio ha così faticosamente messo assieme e tutto torna in discussione, con lui che vede nel nuovo arrivato molti aspetti del giovane se stesso e nella nuova arrivata una reincarnazione della musa giovanile così ben tenuta a bada fino a quel momento seppur con molti rimpianti.
E l’altro ( critico ) che invece cerca di portare l’attenzione su tutto quanto può esserci nei sottintesi e in altri piani di lettura più profondi, ma anche meno certi.
Ovvero: possiamo ascoltare tutti i critici del mondo, ma non sapremo mai con certezza ciò che un artista volesse dire a meno che non sia lui stesso a chiarircelo.
Il consiglio è dunque ancora una volta lo stesso:
prendere il libro in mano con la voglia di leggere una storia, punto.
Perché in buona parte il godimento di un libro sta nello stato d’animo del lettore: affrontando una lettura con serenità e curiosità, sarà più facile cogliere anche aspetti più profondi, quei piani di lettura paralleli che accompagnano quasi ogni libro e che costituiscono ciò che permette magari ad un semplice passaggio di rimanere nella memoria del lettore a differenza di tutto il resto.
Da piccolo a Natale aspettavo un regalo Un pacco dorato, sotto l’abete luminoso Quando aprii il pacco, non era quello atteso Lo tirai contro il muro piangente, iroso. Quanti regali ho rotto, ho respinto Nella mia vita, dopo quel giorno? Ora di questi ho rimpianti Accettare i doni è difficile Perché sempre ne aspettiamo un soltanto. Impara a amare ciò che desideri Ma anche ciò che gli assomiglia Sii esigente e sii paziente E’ Natale ogni mattino che vivi Scarta con cura il pacco dei giorni Ringrazia, ricambia, sorridi.
Iniziare e finire un libro in un pomeriggio: era tanto che non succedeva. Ma il Lupo, il prezioso Stefano, è capace anche di questi miracoli. Perché questo libro è così, una specie di miracolo squisitamente umano. Umano negli equilibri strappati a forza dalla trama delle solitudini e delle amarezze, nel mantenere viva l'ironia a dispetto del mondo e delle sue gabbie, nel creare piccoli stellati universi di vicinanze, nella beffa gagliarda a quei risibili porcelleschi goffi imitatori della verità, nel custodire l'amore, che avvampa e brucia e anche si riposa e gode della quiete di una notte d'autunno. Nel credere che laddove le nostre forze non arrivano, ci salva la poesia. Accade davvero, anche a nostra insaputa. Quando abbiamo la sensazione di avercela fatta per un pelo, che un altro minuto sarebbe stato troppo da sopportare, quando abbiamo la consapevolezza che abbiamo sfiorato, ancora una volta, il baratro senza cadere e non ce lo sappiamo spiegare... ecco, proprio lì ci salva la poesia.
E' una storia di ferite, di segreti troppo spesso taciuti e mai svelati quella che Benni ci racconta nel suo nuovo libro. E' la storia di Martin, un ex professore che, abbandonate le aule universitarie, decide di ritirarsi a vivere nella tranquillità e nella pace di un bosco di montagna. La sua pace e la sua tranquillità verranno sconvolte dall'arrivo di un mercante d'arte e la sua compagna Michelle, che ricorda a Martin una donna amata del passato e con la quale vivrà emozioni che credeva dimenticate per sempre. Con la solita ironia, anche surreale ( si vedano i dialoghi che Martin intrattiene con i vari animali del bosco) e la semplicità che lo contraddistingue, Benni ci accompagna nella vita di quest' uomo ferito, ma capace ancora di provare emozioni e sentimenti, ricco "di tutte le ricchezze" ( scusate il gioco di parole) che ci rendono unici e veri.
Ho scoperto Stefano Benni durante il liceo, quando una mia compagna di classe ha "rubato" dalla libreria scolastica "Il bar sotto il mare". Ricordo i suoi occhi luminosi mentre diceva che un libro così non lo avrebbe mai più restituito. Volevo capire e perciò me lo sono comprata (tanto la scuola non lo aveva più e lei non lo avrebbe mai ceduto volentieri). Ho capito quello che provava mentre lo leggevo ed ero contenta pure io di avere la mia copia che non avrei dato a nessuno. Effettivamente è ancora nella mia libreria, insieme a tanti altri libri di Benni. Due sono pure autografati da lui. L'ho ascoltato incantata durante due presentazioni, ci ho trascinato padre e sorella e ho contagiato anche loro con il mio amore libresco per Benni.
Quando ho saputo della sua scomparsa, l'ho cercato su Storytel e ho trovato questo gioiellino che chissà come, manca dalla mia libreria. Ho sentito "Di tutte le ricchezze" dalla diretta voce di Benni, ed è stato meraviglioso. La lettura è impeccabile, ogni personaggio ha corpo nella voce sicura e soffice, se ne vedono gesti, andature nelle intonazioni e perfino gli animali quando parlano hanno il loro bel carattere. Gli effetti sonori e la musica che dà avvio ad ogni capitolo, sono la ciliegina sulla torta. La storia ha invece la delicatezza, la forza, l'incanto, il mistero, di una favola che vede protagonista un Professore mite, solo, studioso di un Poeta Maledetto, la cui esistenza ha uno scossone quando arrivano i nuovi vicini. Tra loro, Michelle, bella, bionda, eco di una leggenda che parla di una principessa sfortunata e i cui capelli brillavano cone grano dorato. Il professor Martin, con i suoi incubi perturbanti, gli studi sui matti e disperati, le confidenze scambiate con il cane, ne rimarrà colpito, stregato, e una nuova giovinezza lo sveglierà dal torpore di una vita solitaria.
Consiglio la lettura di questo romanzo e ne consiglio soprattutto l'ascolto. Ricchezza tra tutte le altre ricchezze lasciate da Benni.
Purtroppo (e dico purtroppo perché ho molto amato questo autore) a me questo libro non è piaciuto, non lo definirei brutto quanto piuttosto inutile, una storia che non aveva nessuna urgenza di essere raccontata, noiosa e banale. Non mi ha emozionata, non mi ha fatto ridere né sorridere (a differenza di molti altri romanzi di Benni) e sinceramente non ci ho trovato neanche degli spunti di riflessione. L'ambientazione è sempre la stessa trita e ritrita, ma questo me lo aspettavo, quello che mi ha deluso è la costruzione dei personaggi: decisamente approssimativa, vengono lasciati sempre su un piano di superficialità (nonostante piccole epifanie in cui si confessano dei segreti che però della profondità hanno solo la pretesa). I protagonisti sono dei cliché sbattuti là senza prendersi la briga di dargli mezza sfumatura in più. Uno dei pochissimi libri in cui non ho sottolineato neanche una frase degna di essere ricordata o, un giorno, riletta.
Un Benni introspettivo, un po' poeta e un po' filosofo, che parla del potere e dei modi di esercitarlo, della vecchiaia che porta saggezza, ma non nel modo che ci si attende, e dell'amore, che non ha età. Ci sono molti saggi in questo libro, e tutti escono dal bosco, ed anche un serpente tentatore, che fa la fine che si merita. e molta, molta poesia, che è la parte migliore del libro. Il linguaggio è meno pirotecnico del solito, ma questo si sposa con la generale pacatezza del libro.
Questo volume attendeva sullo scaffale da Natale 2012 che venisse il suo turno, non so davvero perche' non era ancora arrivato, ma sono sinceramente contento di averlo letto ora. Me lo sono gustato, e anche se sono piuttosto lontano dall'eta' del professore protagonista della storia sono riuscito ad apprezzarlo. Un Benni introspettivo, malinconico senza essere triste, con un gusto agrodolce per le provocazioni, e qualche strizzata d'occhio piaciona ai suoi affezionati lettori, come il dodecalogo del buon cane, e il complesso dei Mama Put Me Down che richiama quei MammaMettimiGiu' che scalavano le classifiche ne La compagnia dei Celestini.
Di tutte le ricchezze che ho viste Una sola io vorrei davvero I tuoi occhi di acqua celeste
Non so bene cosa mi aspettassi da questo libro, ma sicuramente questo Benni mi ha sorpresa. Ho incontrato un professor Martin nel pieno della sua vecchiaia, che talvolta lo tradisce fisicamente, ma che non può molto contro la mente ancora brillante, ma soprattutto desiderosa di non lasciarsi andare alla routinaria e annichilente vita del pensionato. A dispetto della apparente noia che può trasparire dalla trama, ho trovato questo libro pieno zeppo di emozioni, sia che emergono nel privato del professore, ma soprattutto che vengono sperimentate (e splendidamente riportate su carta da Benni) nelle relazioni e nei dialoghi che intercorrono tra Martin e i vari personaggi e nei vari accadimenti.
Grandissima nota di merito all’onestà del pensiero del professore e ai suoi acuti e divertenti scambi di idee con il cane Ombra e i saggi animali del bosco. Forse sarebbe stato interessante indagare un po’ più profondamente i personaggi di Michelle, il Torvo e Umberto, e anche il passato del professore. Solita nota di demerito (ma se leggi Benni o te ne fai una ragione o cambi libro) il sessismo, neanche così velato, che traspare dalla scrittura.
e 1/2 * Crediamo di sapere cosa scriveremo sulle pagine dei giorni futuri, oppure crediamo addirittura di essere già alla fine del libro….. ma c’è sempre una pagina che ci sorprende.
A seguir la storia di Martin, il vecchio professore settantenne, solo fra le montagne dell'Appennino, a parlare col cane e con la civetta, col serpente e con il riccio e poi con la mucca e la capretta colta, mi sono vista io fra qualche anno. Parlerò anch’io col cane, che segue il dodecalogo, e magari col gufo e con il riccio, con la capretta no ma la mucca sì, e mi chiederà se sono vegetariana e invece non lo sono… Ecco tutto è perduto e adesso mi metto a piangere…..Ma invece no, perché non ci sarà Michelle ma, potendo scegliere, ci sarà Brad Pitt o Andy Garcia, che mi ricorda un antico amore, e con lui andrò alla sagra del paese che ha l’orchestra d’archi di San Pietroburgo, e ci sarà anche il fisarmonicista che suona il Bel Danubio blu…. e ballerò, e ballerò fino allo sfinimento…. e mi verrà la sciatica…. E quando mi sveglierò dal sogno sarò di nuovo sola, a parlare col mio cane che segue il dodecalogo, col gufo e con il riccio, con la capretta no, ma la mucca sì…. Benni, Benni….. mi sei piaciuto, Benni…
Impara ad amare ciò che desideri Ma anche ciò che gli assomiglia Sii esigente e sii paziente E’ Natale ogni mattino che vivi Scarta con cura il pacco dei giorni Ringrazia, ricambia, sorridi.
Di tutte le ricchezze era il mio primo e iniziale approccio con questo scrittore contemporaneo e (nuova scoperta!) perfino conterraneo, dopo tutto il pressing da parte di chi aveva già letto i suoi romanzi. La sua ultima produzione, dunque; non voglio dire minore rispetto ai suoi (a quanto dicono) capolavori di fine secolo, ma non l'ho iniziato con grandi aspettative. E non ne sono rimasta affatto delusa, anzi, è un libro adorabile nel vero senso del termine, simpatico e leggero, che porta alla luce tutta la saggezza e la cultura di un vecchio professore che "parla con gli animali e sente voci". Benni riesce a illuminarlo come un vecchio padre (forse proprio controfigura di uno Stefano maturo?) contrapponendolo a una nuova coppia che vanno a vivere a cento passi da lui e gli ricordano molto — lui, sé stesso da giovane; lei, (ah, lei!) il suo unico vecchio amore. L'intera narrazione è come un circolo: si inizia con la routine di un vecchio lupo solitario che, dopo le vicende di due settimane che gli portano 1) nuovi vicini, 2) via i suoi vecchi amici, si conclude con un pugno di mosche, ritornando nella normalità iniziale. E, per coronare il tutto, abbiamo la poesia dell'oggetto di studio del professore (questo tale suicida in manicomio) che ci accompagna come un rituale in ogni nuovo capitolo, fino alla fine. Non male come prima impressione.
Lettura piacevolissima. Ho apprezzato molto lo stile, tuttavia non mi ha lasciato molto a livello emotivo. Si tratta di un libro molto carino, però so già che difficilmente lo rileggerei. Ecco quindi spiegate le 3 stelline.
Molto bello. Mi ha appassionata molto, però ho trovato il finale un po' frettoloso e il personaggio di Berenice poco sviluppato. Comunque, lettura consigliatissima!
Ho chiuso "Di tutte le ricchezze" con un senso di dolce malinconia. Forse perché Stefano Benni non c’è più, e leggere un suo libro ora ha qualcosa del dialogo con un amico perduto: riconosci la voce, i ritmi, i sorrisi improvvisi, le pause, i silenzi, ma tutto è attraversato da un velo di distanza, come se quella voce, o la sua mancanza, ti arrivasse da un’altra stanza.
Benni è stato, per molti della mia generazione, una scuola di ironia e di immaginazione. Nei suoi libri trovavo rifugio e ribellione insieme: la libertà di inventare mondi e la gioia di smascherare i potenti con una risata. Ma "Di tutte le ricchezze" è un’altra cosa. È un libro da adulti, scritto da un uomo che ha imparato la fragilità del tempo e il silenzio delle assenze.
Martin, il professore protagonista, vive in un bosco, tra poesie, sue e del Catena, poeta presunto suicida, memorie e ironie sulla vecchiaia. Il suo incontro con Michelle non può essere una storia d’amore, ma è anche quello, e insieme una meditazione sull’amicizia, sul desiderio e sul modo in cui la vita, anche alla fine, continua a sorprenderci con una luce gentile. Michelle è come la luce delle ultime pagine, quella che, a tarda sera, accompagna e permette la lettura in penombra delle ultime pagine, la luce coraggiosa di una candela che sta per spegnersi mentre lo scrittore posa lentamente la penna dal libro che sta scrivendo.
Ma qui Benni abbandona la satira più tagliente per un tono più contemplativo. Lo so è capito da come ne parlo. Eppure, dietro le pagine, resta il suo sguardo giocoso, quell’umanità tenera e disincantata che sa unire Leopardi e il bar sotto casa, Socrate e i gli animali del bosco (da Ombra, il suo cane, al serpente malevolo, all'istrice cafone, al vecchio lupo o al tasso filosofo dall'enorme sedere). Ed è una filosofia lieve, quella di Benni: non si impone, non predica. Ti invita solo a guardare meglio il mondo, come chi si ferma a metà di una corsa e si accorge che, più bella ancora della corsa, è la sosta.
"Di tutte le ricchezze" che Benni ci ha lasciato, forse la più grande è proprio questa: la capacità di sorridere con intelligenza, senza smettere di pensare; di pensare con profondità, senza smettere di sorridere.
Alla fine del libro, e ora più che mai, mi è venuto da ringraziarlo. Perché crescere con i suoi racconti è stato, a suo modo, un privilegio. E leggerlo da adulto, ora, è come ritrovare un maestro che non sapevi di avere: uno che ti saluta con una battuta, ma ti lascia in mano una domanda che ti seguirà per giorni. O forse per tutta la vita, come è successo a me.
Ammetto di avere un debole per Benni e ammetto di aver ascoltato l’audiolibro interpretato proprio da lui. Credo che questo gli abbia dato quel quid in più. Romantico e coinvolgente, si discosta dai soliti libri di Benni, lo trovo molto maturo! Martin è tutti noi. Martin è malinconico e curioso, ha trovato in Michelle quello spiraglio di aria pura che non trovava da tanto, ma soprattutto ha trovato la forza di confessarle il più grande rimpianto che ha! E chi di noi non ne ha? Consigliato soprattutto se si ha l’occasione di ascoltare l’audiolibro letto da Benni stesso!
Mi è piaciuto molto. La capacità di descrivere la percezione del mondo, della natura, dei sentimenti di un intellettuale ormai non più giovane che può permettersi perciò un disincanto rispetto alle ansie della vita. Eppure l'amore scardina ogni porta. Si legge benissimo. Consigliato.
Per Benni ho avuto una vera e propria folgorazione leggendo Elianto nel 2009, adorato, ma già i successivi avevano il sapore della minestra riscaldata, con l'eccezione dei geniali racconti del Il bar sotto il mare. Una decina d'anni dopo, grazie a qualcuno che si è liberato di una collezione di 5 suoi volumi negli scaffali del bookcrossing, ho voluto riprovare. Li ho portati a casa, li ho letti, e li ho riportati dov'erano, perché il sapore di minestra riscaldata è peggiorato. Credo che Benni e io abbiamo chiuso qui, al massimo, tra molto molto tempo, rileggerò Elianto.
Un viaggio a tratti malinconico, sicuramente romantico ed estremamente poetico. Da fare, senza aspettative, per il piacere di perdersi e magari di ritrovare parti perdute.
E' sempre un dolore, o almeno lo è per me, arrivare a fine romanzo insoddisfatta e doverne parlare male, soprattutto quando l'autore è un autore che stimo e, come nel caso di Benni, che amo profondamente, che mi ha accompagnato fin dall'adolescenza e che ha scritto alcune delle pagine a mio parere più belle della letteratura italiana contemporanea, e di certo alcune delle opere che mi sono rimaste più dentro in tutta la mia carriera di lettrice. Tant'è, però, non tutti i romanzi di Benni possono essere Achille Piè Veloce, non tutti possono essere Spiriti, non tutti possono essere Margherita. Di tutte le ricchezze, però, si posiziona ben lontano anche dal Benni "medio" delle Beatrici, è anni luce da tutto il resto della produzione dell'autore. Ne riprende quasi tutte le caratteristiche principali (personaggio maschile che incarna la saggezza, personaggio femminile che incarna la freschezza della gioventù e della voglia di vivere, il tocco fantasy che mai può mancare - qui, con gli animali parlanti -, le leggende popolari dei piccoli paesi, la critica sociale e politica - nel contesto specifico, peraltro, contrariamente al solito, un po' forzata e male amalgamata col resto), ma non regge il confronto col narrato degli altri romanzi, forse perché si tratta di una storia più semplice rispetto al solito complesso e articolato mescolarsi di storyline ed esperienze umane diversificate. Anche le varie riflessioni che puntellano il testo, sulla gioventù, sulla vecchiaia, su quanto si possa e si voglia sacrificare per amore, sono in realtà riflessioni che chiunque abbia già letto gran parte della produzione di Benni ha già trovato sviscerate, e in maniera molto più convincente, sottile e meno banale, in svariati romanzi precedenti. Insomma, è stata una bella delusione. E un gran dispiacere. :(
Am primit cartea asta cadou de la editura Nemira, la o altă comandă. M-a atras coperta, titlul, și am sfârșit suficient de curioasă încât să o încep înaintea oricărei alte cărți, chiar și înainte de a o termina pe cea pe care o citeam deja.
Mi-a plăcut. Nu e de mirare, din moment ce păstrează ceva din stilul lui Nabokov iar Lolita e cartea mea favorită probabil din toate timpurile. Cu toate că la începutul cărții sunt date două citate (dintre care unul din Foc Palid), fiind evident că autorul nu ascunde niciun adevăr privind sursa lui de inspirație, n-am putut să mă abțin din a crede că "Din toate bogățiile" este o încercare nereușită de a atinge eleganța lui Nabokov. Poate de asta i-am și dat cu o stea mai puțin.
Cartea are un umor simpatic, mi-a plăcut noutatea faptului că Martin vorbește cu animalele și că ele îi răspund (conversații imaginare, desigur, dar haioase și relevante în contextul poveștii). Unele poezii din deschiderea capitolelor m-au lăsat indiferentă, pe când altele, dacă nu m-au fascinat în întregime, tot au avut o strofă, o pereche de versuri, un element care mi-a atins o coardă sensibilă. Aveau frumosul soldatului căzut, pictat într-un colț al unui tablou imens cu războinici pe cai, așa ar fi văzut Martin situația.
"Din toate bogățiile" nu are o acțiune ieșită din comun. În mare parte este o rememorare, fie a poveștii proprii, fie a unei legende sau a poveștii unui autor celebru inventat. Este o carte liniștită, presărată de tumultul noilor vecini, dar care mi-a făcut plăcere și pe care am primit-o cu foarte mult entuziasm :)
E o carte ciudata,insa intr-un mod placut;te atrage si citind incepi sa asociezi ,vrei nu vrei, personajele cu persoanele din viata reala. E o poveste interesanta,care te tine cumva in priza si nu te lasa in pace,te macina si te face sa vrei sa o termini ,sa ajungi la o concluzie,sa gasesti un raspuns la intrebarile pe care personajul principal si le tot pune . In alta ordine de idei,structura textului in sine este interesanta si anume ca :Fiecare capitol incepe cu un poem (bineinteles ,care are legatura cu ceea ce simte personajul in urma unei experiente,sa zic asa) ,dupa care urmeaza verificarea emailului ,descrierea diminetii sau a zilei respective ,intalnirea cu Michelle ,descrierea camerei,a serii si nu in ultimul rand ,un dialog cu un animal din padure,diferit de la un capitol la altul (dupa parerea mea ,cu care se identifica el in urma experientelor din ziua respectiva) .
' Din toate bogatiile pe care le-am vazut Una singura mi-as dori cu adevarat: Ochii tai de apa cereasca.'
The most important thing to be said about this book is that it is a funny book with some intersting observations, particularly if you know the ins and outs of Italyan society and culture. Less positive in my opinion is the fact that the story itself lacks profundity. For example,the many references to interesting intelectuals remain at the surface. The story itself remains very thin and rather artificial. In sum this book isn't high literature but first and formost relaxing reading.
Benni sa scrivere. Belle le voci degli animali, più realistico del vero il paese immaginato sull'Appennino, terribili le figure esagerate fino alla parodia dei ricchi paesani avidi, suini, bestiali. Il libro si manda giù tutto d'un fiato, come un dissetante bicchierone d'acqua fresca. E allo stesso modo, dopo una rapida sosta in bagno, non ne rimane traccia.