In our modern day and age, when satellite imagery and GPS services like Google Maps, offer strikingly accurate images of the world, we can easily forget that for most of human history the world was an unknown tabula rasa on which cartographers, scientists, men of god, and kings imprinted their own dreams and ideals. In our modern day and age, when satellite imagery and GPS services like Google Maps, offer strikingly accurate images of the world, we can easily forget that for most of human history the world was an unknown tabula rasa on which cartographers, scientists, men of god, and kings imprinted their own dreams and ideals.. We will juxtapose 18th century Buddhist cartography in Japan with European mercantile maps of the same period. We will travel with speculative cartographers and they argue in the scientific academies of Paris, London, and St. Petersburg over theories about what 'must' fill the great unknown. We will observe the emergence of the modern world view through the cartographic lens. We will see how, much like reading a long lost childhood diary, old maps are touching earnest reminders that our former selves' knowledge and perception of the world are rich and limited at the same time.
Piano dell’opera: 2 mappe allegate a ciascun volume 1. L’alba della cartografia da Peutinger a Keplero – 6/10/2017 2. Il secolo d’oro olandese e la nascita delle mappe moderne – 20/10/2017 3. I francesi e l’immaginario cartografico positivista – 3/11/2017 4. La prospettiva dell’estremo Oriente – 17/11/2017 5. La cartografia scientifica – 24/11/2017 6. Cartografia fantasiosa e di propaganda – 1/12/2017 7. Gentiluomini viaggiatori ed esploratori in poltrona nel XIX secolo – 8/12/2017 8. La fantasia e i mondi che non esistono – 15/12/2017
Un viaggio quanto mai affascinante nel tempo, su come gli uomini hanno immaginato e visto la Terra, il nostro miserioso pianeta. Quello era il loro "mondo". Oggi questa parola sappiamo essere quanto mai impropria. Il mondo che conosciamo oggi è ben altra cosa da quello che questi artisti, cartografi, studiosi, mercanti e viaggiatori hanno disegnato in tutte le immaginazioni possibili, con i mezzi che avevano a loro disposizione. Artisti, pittori, disegnatori si mescolano con avventurieri, politici, scienziati e studiosi nel tentativo di conoscere quello che in quel tempo era il "mondo", ma che oggi sappiamo essere soltanto uno dei tanti pianeti, galassie ed universi che questi cartografi non avrebbero mai potuto immaginare ...
"Nel 1554 in occasione della fiera del libro che già all'epoca, dopo l'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, si teneva con grande successo a Francorforte, un celebre professore, poco più che quarantenne, Gerardus Mercator, incontrò un giovane di Anversa, Abrahamus Ortelius. I due erano molto diversi e non solo per via dell'età o dell'aspetto fisico. Mercator, matematico e astronomo oltre che geografo, corrispondeva all'idea del «dotto» rinascimentale. Univa cultura umanistica e ricerca scientifica e non disdegnava la sperimentazione tecnologica. Era nato da una famiglia tedesca trasferitasi nelle Fiandre e aveva imparato a lavorare materiali metallici nonché, in particolare, a incidere su ottone e rame. Aveva realizzato due splendidi globi complementari, l'uno terrestre e l'altro celeste, che ancora oggi suscitano l'ammirazione di chi li osserva nel Palazzo Ducale di Urbania. Ortelius, invece, che apparteneva a un'altra generazione (aveva 16 anni meno di Mercator) proveniva anch'egli dagli studi umanistici e scientifici, nutriva una enorme passione per la geografia, ma, grande viaggiatore, aveva avviato una sua fortunata attività di librario.
Quell'incontro fu importante, anzi fondamentale, per la storia della cartografia. Mercator convinse il giovane Ortelius, ambizioso, intellettualmente vivace, a occuparsi di geografia e di cartografia in maniera scientifica. Non si era ancora nel pieno di quello che gli storici avrebbero chiamato il «secolo d'oro» della civiltà olandese ma se ne assaporavano le premesse. Dall'incontro fra Mercator e Ortelius nacquero gli atlanti e i portolani che si sarebbero rivelati essenziali per il futuro delle esplorazioni, dello studio della geografia e, anche, della storia. Mercator, che aveva inventato un nuovo sistema di proiezione rimasto legato al suo nome, negli ultimi anni della sua vita pubblicò un Atlas che recava nel frontespizio l'immagine del mitologico Atlante e che conteneva mappe relative ai Paesi Bassi, alla Francia, alla Germania, all'Italia, alla Grecia. Dal canto suo, l'amico-rivale Ortelius riuscì ad ottenere il monopolio della pubblicazione degli atlanti. Le sue mappe, divenute ben presto famose, le redigeva raccogliendo informazioni attraverso una fittissima rete di corrispondenti amici sparsi per l'Europa, una rete che comprendeva persone di ogni genere, matematici e cartografi, navigatori e finanche corsari e occultisti: da Francis Drake a John Dee.
La storia della cartografia è, naturalmente, molto più antica degli atlanti di Mercator e di Ortelius come dimostrano i volumi curati da un noto collezionista di mappe e autorevole studioso della materia, Kevin J. Brown, e proposti in una bella edizione speciale da Il Giornale. È una storia che comincia con i primi documenti cartografici provenienti dall'antichità classica. Uno di questi che apre il primo dei volumi di Brown e che mi ha particolarmente colpito è la cosiddetta Tabula peutingeriana che offre una prima rappresentazione del mondo romano antico in età imperiale e che mette in risalto strade e vie di comunicazione. Si tratta di una rappresentazione che, letta in controluce, offre una spiegazione, da un punto di vista storico, delle vicende che resero grande Roma e ne favorirono l'ascesa e l'espansione e cioè la combinazione fra vocazione mercantilistica e capacità militare: una combinazione resa possibile dalla costruzione di strade e ponti. Di quella mappa il cartografo fu un personaggio eccezionale: Marco Vipsanio Agrippa, amico e fidato collaboratore di Ottaviano Augusto.
Più in generale, la storia delle mappe, delle carte geografiche, dei portolani, degli atlanti, dei mappamondi consente di cogliere il succedersi delle epoche storiche. Qualche esempio. All'età d'oro della cartografia fiamminga, quella di Mercator e di Ortelius per intenderci, funzionale alla grande espansione commerciale dell'Olanda, succedette, con la nascita dello Stato assoluto propiziata da Richelieu e Luigi XIII e con il consolidarsi dello stesso ad opera di Luigi XIV, una nuova fase che vide lo spostamento a Parigi dei centri di produzione dell'attività cartografica e vide persino la creazione della carica di «primo geografo del Re» ricoperta da Guillaume Delisle. Questi fece scomparire dalle rappresentazioni cartografiche quelle terre immaginarie di cui si favoleggiava molto nella letteratura filosofica, utopistica e fantastica. Eppure, a ben vedere, anche le mappe che riproducevano territori inesistenti popolati da esseri semiselvaggi e strani animali ovvero da comunità ideali e felici, avevano una loro consistenza «storica» perché riflettevano aspetti della speculazione filosofica del tempo e talune mode intellettuali, come l'esotismo e l'orientalismo che affascinarono l'Europa. E che dire, poi, del nuovo trasferimento del centro di produzione e di irradiamento della cartografia da Parigi a Londra nel XIX secolo se non che esso fu effetto di un evento epocale come la Rivoluzione francese?
Sul rapporto fra storia e geografia c'è una battuta, celebre e calzante, di un geografo francese dell'Ottocento, noto per le sue idee anarchiche, Elisée Reclus: «la geografia non è altro che la storia nello spazio come la storia è la geografia nel tempo». Mappe e carte geografiche costituiscono un tramite concreto e percepibile fra le due discipline. E hanno, comunque, un grande fascino: quel fascino visionario del quale furono preda tanti intellettuali come Italo Calvino e Jorge Louis Borges. Il quale ultimo legò il proprio nome a un delizioso frammento che, citando una cronaca apocrifa del XVII secolo da lui inventata di sana pianta, raccontava di un'epoca e di un impero nei quali l'arte della cartografia aveva raggiunto una perfezione tale che i cartografi avevano voluto creare «una Mappa dell'Impero, che uguagliava in grandezza l'Impero e coincideva puntualmente con esso»: una mappa che le generazioni successive, non senza empietà, avrebbero abbandonato alle «inclemenze del sole e dell'inverno»."
A fascinating overview of some of the most groundbreaking and beautiful maps of the world of all time. The book provides an insightful (if sometimes a bit brief) trip through the history of cartography, pointing out key moments in maps' evolution as well as providing outstanding examples of both expected and unexpected functions of maps, including their persuasive or propagandistic use. Highly recommended to anyone with any kind of interest in cartography and/or history.
Poranna kawa z błądzeniem palcem po mapie - ale tej starej, przedrukowanej w pięknie wydanym albumie. Nie sądziłam, że kartografia może być taka interesująca. Każda mapa ma przy sobie krótki opis - dlaczego była ważna, jak zmieniła postrzeganie, co przełomowego odkryto. Połączenie tego albumu z reportażami o odkrywcach było niezwykle interesujące i na pewno powodowało chęć na więcej.
I can't believe how little praise there is over this book O_O I saw it in the bookstore today and went through EVERY page! The amount of info it gave me in such a short time was insane. Unfortunately, I didn't have enough money on me. I'd buy it instantly otherwise! Will leave a better review when I do and am done reading it. :,3 Please give this book more love and attention!