Chi è l'Artiglio del diavolo? Nei carruggi si parla di lui sottovoce, con orrore. Quando cala la notte le donne tremano al pensiero di incontrano e fare la stessa fine delle altre disgraziate che sono cadute sotto la sua bestiale ferocia. Tutta la città lo cerca. E quale presenza diabolica si aggira tra i carmelitani scalzi di Sant'Anna e profana la casa di Dio sgozzando i preziosi maiali del convento e incidendo una croce sui loro corpi? È come se il Cielo avesse scagliato contro i genovesi due pesti allo stesso tempo, ma il guaritore di maiali, che ama le bestie più degli uomini, è convinto che il Signore abbia faccende più importanti di cui occuparsi e che si debba invece dubitare delle persone. Di tutti, proprio tutti.
Una folla affamata che divora una balena su una spiaggia. La calca, i morsi frenetici, la carne che sviene staccata a brandelli, lo sciame dei ragazzini sugli intestini fumanti. Il romanzo si apre così, con quest’immagine putrida e carnale, che evoca tutto il fascino del luogo e del tempo in cui si svolge, la Genova del 1589. E tale fascino lo ritroveremo ovunque, fra i carruggi della città, dove un assassino, denominato l’Artiglio del Diavolo, massacra giovani donne, e nel convento di Sant’Anna, dove una diabolica presenza sgozza i maiali incidendo una croce cristiana sui loro corpi. Un doppio mostro si aggira dunque fra le ombre di questa città insanguinata, dove tutto trasuda sudore e paura. A risolvere il mistero del convento è chiamato Pimain, soprannominato “il guaritore di maiali”, un ex soldato, personaggio ambiguo e intelligente, dal passato oscuro e dalla strana capacità di comunicare e comprendere gli animali, coi quali è vissuto a stretto contatto, soprattutto i maiali, appunto. Pimain svelerà entrambi i misteri che avvolgono la città, uno con una risoluzione apparentemente banale, l’altro condito da maggiore effetto e colpi di scena. Il libro di Beccati è impeccabile ed estremamente affascinante come romanzo storico, flebile in alcune parti e non pienamente credibile come romanzo thriller. In entrambi i casi, però, molto godibile nella lettura. Tra l’altro non comprendo le tante critiche che ho letto un po’ ovunque riguardo alla superficialità della scrittura dell’autore, mi para una sintassi chiara come quella di tantissimi altri autori. Quattro stelle piene.
Secondo me un paio di difetti ci sono sicuramente: Vabbè che il mondo è piccolo ma il nostro protagonista entra in contatto “fortuitamente” proprio con ogni singola persona coinvolta nei delitti, dopotutto stiamo parlando di una città (intendo al di fuori del convento); Altra cosa i colpevoli, quando si arriva al dunque sembra di assistere a Branduardi che si esibisce in “Alla fiera dell’est”. Però tolto questo è stato davvero un gran bel giallo medievale. Pimain, il guaritore di maiali, è un indagatore che mi ha convinto. Il suo passato, le metodologie d’indagine, persino il legame coi suini… il tutto in un ambiente suggestivamente ricostruito, con un nutrito gruppo di personaggi riccamente descritti, e casi macabri (quanto l’ottima copertina) in grado di stimolare il lato investigativo del lettore. Ottima prova del genovese, è il primo libro che leggo di questa serie ma non sarà certo l’ultimo.
Una storia ironica e divertente, un impasto di Agatha Christie, “il nome della rosa” e i film di “er monnezza”, scritta da uno sceneggiatore televisivo( e si vede). Piacevole lettura.
Genova, anno del Signore 1589. Due serie di crimini, in apparenze differenti ma ugualmente scellerate e orripilanti, flagellano la città: da una parte, nel convento di Sant’Anna, qualcuno sta uccidendo maiali in maniera oscena; dall’altra, un omicida senza volto assassina donne squarciando loro la gola. Pimain, ex soldato e investigatore, si ritrova a indagare suo malgrado su entrambi i casi.
Con Il guaritore di maiali, Lorenzo Beccati dà vita a una thriller storico con un protagonista d’eccezione: Pimain, ex soldato e ora investigatore e chiamato anche “guaritore di maiali” per via della sua particolare attitudine: l’uomo riesce a stabilire una forte connessione fra lui e gli animali, quasi leggesse loro nel pensiero. Così Pimain, grazie alle sue singolari doti, si trova a studiare due casi controversi, quello dell’assassino di maiali del convento di Sant’Anna e quello di un assassino di giovani donne denominato da tutti l’Artiglio. I suoi metodi sono però fuori dal comune, non sembrano seguire alcuno schema prestabilito, e sorprendono chiunque gli stia accanto per la precisione e la lucidità delle sue osservazioni e scoperte. Allo stesso modo, Pimain non nasconde ai monaci di possedere un lato oscuro nel suo passato, vecchi ricordi che non smettono di tormentarlo ogni notte nei suoi sogni.
Il guaritore di maiali è un romanzo avvincente, con personaggi ottimamente caratterizzati e uno spaccato storico ricco di dettagli sorprendenti e che sembrano voler omaggiare grandi classici delle letteratura nostrano come Il nome della rosa di Umberto Eco. La figura di Pimain domina la scena dall’inizio alla fine della storia, con intermezzi perfettamente inseriti e bilanciati dal punto di vista dell’assassino chiamato l’Artiglio. I colpi di scena e le rivelazioni relative ai casi da risolvere si susseguono a ogni capitolo, tenendo sempre viva l’attenzione dei lettori fino alle battute finali lungo una spirale di violenza e segreti figli di un Male che solo la luce della verità può debellare.
Purtroppo questo romanzo rispetto per esempio alla duologia dedicata a Pietra non mi è piaciuto per niente. Intanto non mi piacciono quei romanzi, come questo, con la doppia narrazione, una dell'indagatore e una del criminale, perché rovina la suspense, l'indagine stessa e la sorpresa; poi ho trovato il personaggio di Pimain, il guaritore di maiali, poco approfondito psicologicamente e caratterialmente, ma pennellato con qualche tratto del tutto superficiale, che mi lascia insoddisfatta e con la voglia di saperne di più; infine l'indagine stessa l'ho sentita anch'essa troppo superficiale, senza elementi concreti che mi aiutassero a indagare assieme al protagonista, a volte senza capo né coda: solo nelle ultime pagine Pimain dà delle spiegazioni che però secondo me non sono tutte coerenti con il percorso narrativo. Altro elemento che alla fine non è stato spiegato come ci si aspetterebbe è il motivo per cui l'Artiglio, che aveva affermato che mai avrebbe colpito gli uomini perché non erano nel suo interesse, vada invece a colpire Pimain stesso. Ecco, tutto questo insieme di elementi mi portano ad un giudizio per nulla positivo, quasi quasi sono pure pentita di aver acquistato questo libro anche se l'ho pagato pochissimo, avendo approfittato di un'offerta.
Io sono l'artiglio... Questo libro mi ha stupita, non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto! Il protagonista è davvero particolare... I colpi di scena poi non mancano. Davvero un bel romanzo per gli amanti dei thriller storici