Sul segno ə, proposto per evitare di usare il genere grammaticale (ritenuto offensivo), si scrive e si dice molto. Ben poco di ciò che si scrive e si dice è però supportato dalla piuttosto è sostenuto dalle dichiarazioni di influencer, attivisti e sedicenti esperti in cerca di consensi. I fautori del linguaggio inclusivo sembrano dare per scontato che la lingua influenzi il pensiero e plasmi la società; ugualmente, sembra che non ci sia discussione sul fatto che la lingua sia sessista e renda quindi sessisti anche i suoi parlanti. In realtà, all’interno della comunità scientifica, il dibattito è tutt’altro che chiuso, e queste affermazioni sono lontane dall’essere l’intento di questo volume è di fornire ai lettori una difesa dalla disinformazione continua da cui sono bersagliati.
Mi interessava molto questo argomento di cui ultimamente si parla e straparla, quindi da studentessa di linguistica ho apprezzato parecchio questo saggio, che spiega in modo chiaro e conciso l'impraticabilità della proposta dello schwa. Purtroppo chi lo sostiene difficilmente proverà anche solo a considerare la prospettiva scientifica anziché quella ideologica.
È un argomento molto interessante anche per me, che ho imparato l’italiano come seconda lingua sia per motivi personali che per motivi linguistici. A me sembrava sempre strano lo schwa usato in questo modo, non solo perché non si pronuncia facilmente ma anche perché non serve (come spiega l’autrice). L’argomento si tratta solo dei motivi linguistici per respingere lo schwa (secondo me una buon’idea non perdersi nella politica che alla fine di per sé non deve essere respinta in toto in quanto lo schwa non è la sola soluzione al problema della lingua inclusiva).
Strumento indispensabile per rispondere, con cognizione di causa e con il supporto della scienza, ai fautori di questa "e" rovesciata. Essa non è che una trovata di marketing. Se la lingua la fanno i parlanti, perché allora decidere a tavolino, e sui social network, l'inserimento di un simbolo sconosciuto e non appartenente all lingua italiana? Yasmina ci aiuta a capire. Libro tecnico e conciso. Consigliato.
Questo volumetto prova a spiegare come funzionano la lingua e il mutamento linguistico e, citando e contraddicendo studi più o meno noti, dimostra perché non è praticabile l'introduzione dello schwa nell'italiano e perché non è neanche necessaria. Utile, divulgativo e di semplice lettura e comprensione (anche per chi non ha studi in linguistica alle spalle).
Preciso, conciso ed approfondito allo stesso tempo. Approfondito con amplia bibliografia. E' un saggio davvero straordinario, chiuderebbe tutta la polemica sull'uso della schwa, se non fosse così ideologicamente connotato. Spero solo abbia il grande successo che si merita.
Un'interessante critica basata su dati scientifici e non su opinioni, idee e filosofia. Una guida contro la narrazione monodirezionale portata avanti da una piccola fetta di persone e che ha ricevuto fin troppa visibilità da parte dei media tradizionali, schiavi della notizia e poveri di informazione.
Questo piccolo saggio è veramente illuminante! Scritto bene e in modo dettagliato (in certi passaggi anche troppo, per i non addetti ai lavori). Dal punto di vista scientifico, non posso che trovarmi d'accordo con la dottoressa Pani, tuttavia, forse il tono utilizzato non è propriamente quello adatto. Leggendo il testo, l'ho percepito molto ostile, non mi è sembrata una persona veramente interessata a trovare una soluzione per il linguaggio inclusivo, più che altro voleva dimostrare di avere ragione. E ne aveva tutto il diritto, sia ben chiaro, ma forse utilizzare un linguaggio meno "serrato" e più indirizzato all'ascolto, mantenendo la sua scientificità, avrebbe reso questo lavoro veramente un gioiello prezioso della linguistica.
Se è vero che la lingua è di tutti, non potrà allora essere decisa da un pugno di attivisti con molto tempo libero. Yasmina Pani
L’autrice spiega perché secondo lei lo schwa non ha senso: - il maschile è il non marcato perché è stato dall’inizio il genere di base per i referenti animati non è per via del sessismo della società - Una delle più studiate con il femminile come default è la lingua Maasai della famiglia nilotica. Nella società Maasai il potere economico è detenuto dagli uomini, di cui le donne sono una proprietà acquistabile; questo esempio può sembrare banale, ma è semplicemente un’indicazione del fatto che non necessariamente la struttura della lingua rispecchia la società. - Non è dimostrato che la lingua cambia la mentalità: “Una panoramica sugli studi in questo ambito si trova in Samuel, Cole & Eacott (2019): dall’analisi condotta dagli autori emerge che il 32% degli studi offre sostegno al relativismo linguistico, il 24% mostra risultati contraddittori, e il 43% lo contraddice. In ogni caso, quando una correlazione tra genere grammaticale e concettualizzazione emerge, questa dipende strettamente dal contesto e dal tipo di compito assegnato ai soggetti dello studio, come abbiamo già detto.”
Il libro contiene informazioni interessanti e condivisibili. Non mi è piaciuta la forma. L’autrice sembra abusare di terminologie complesse come per dimostrare che è una persona colta. La struttura dei capitoli l'ho trovata un po' caotica.
Un libricino snello ma ricco di tutti gli strumenti per comprendere la questione. Per quanto la proposta della ə sembri quasi una barzelletta, è necessario controbattere con spiegazioni tecniche e rigorose. Alla scienza delle buone intenzioni e dei sentimenti dobbiamo opporre la logica, lo studio, la complessità.
Bravissima Yasmina Pani. Il pamphlet è sia divulgativo che tecnico, e senza ombra di dubbio illuminate e rigoroso nella trattazione. Rigore e scientificità, quello che manca aə promotorɜ della schwa.