Uno sguardo liberatorio sull'essere donne e madri.
Ogni martedì la psicoterapeuta Stefania Andreoli tiene sul suo profilo Instagram una rubrica di domande e risposte. Qui trovano spazio storie, attualità e tanti dubbi di genitori. Mamme, perlopiù. Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. Giuste, sì, ma per chi? Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia "lo faccio per mio figlio". "Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna per una madre. Le ragioni sono storiche, culturali, legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una distorta interpretazione del famoso istinto materno. La pressione è forte: a lasciare il lavoro; a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia; a sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. In questo libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni e propone l'idea che l'esperienza della maternità possa aggiungere, e non togliere, ricchezza all'identità femminile. Soltanto "facendolo per sé", trovando ciascuna il suo personale modo di fare la mamma – diverso dagli altri perché frutto della propria storia in quanto persona – sarà possibile liberare la maternità, rendendola sana, contemporanea e davvero utile per la crescita di un figlio e per il futuro della società.
La Andreoli va fortissimo sui social, seguita e “spinta” da quasi tutte le influencer più in voga in questo periodo, vanta tantissimi follower su Instagram e altrettanti fan che la seguono in radio e televisione. È quindi se vogliamo dirla in termini contemporanei “il personaggio del momento” sopratutto per chi si affaccia alle tematiche legate alla maternità/paternità ma in generale al “parenting”. Trovo quindi importante e necessario che abbia scritto questo libro, non starò a dirvi di cosa parla è abbastanza scontato già dal titolo e dalla quarta di copertina. Nel libro non c’è MOLTO di più, e per me questo è il problema. Trovo che sia un libro che va benissimo per fissare dei concetti, ma se si vuole andare più a fondo e capire da dove arrivano i dogmi della Dott.ssa Andreoli questo libro è incompleto, e quindi non lo definirei un manuale come spesso lo definisce lei. Più volte durante la lettura ho avuto la sensazione di stare leggendo opinioni, non teorie con basi scientifiche, ed è sicuramente una sensazione errata perché la Andreoli è una psicoterapeuta lei ci lavora con queste tematiche da 20 anni quindi avrà semplicemente reso sue e interiorizzato le nozioni studiate…. Ma…. Ma il lettore medio no. Questo libro secondo me pecca di superficialità. È un libro furbo secondo me con tante frasi a effetto da sottolineare e pubblicare sulle storie di Instagram. Detto questo, va comunque bene, va bene che qualcuno l’abbia scritto e sono contenta se qualche mamma lo leggerà e ne trarrà giovamento, semplicemente però da una psicoterapeuta che pare essere molto competente mi aspettavo qualcosa di più.
Tema interessante, trattato anche da altre fonti. Lo stile dell'autrice però mi respinge, mi dà anche l'impressione di essere un po' troppo piena di sè.
Ho letto questo libro perché mi è stato consigliato, non conoscevo l'autrice. Ho cominciato a leggere velocemente e con gusto, ma poi a un certo punto mi è diventato insopportabile e l'ho dovuto abbandonare. La scrittura è precisa e coinvolgente, l'approccio vorrebbe essere plurale e fino a un certo punto lo sembra davvero! La tesi che porta avanti ("lo faccio per me") è un punto di vista interessante, tanto che ho consigliato il libro ad alcune amiche, cosa che faccio raramente. Ci sono alcuni elementi però che mi hanno portato all'abbandono precoce. Il primo è che quando si arriva alla parte sui figli adolescenti, a differenza della bellissima parte sui figli "minuscoli" e sui bambini, l'impressione è che l'autrice non sappia davvero di che cosa sta parlando, ma ci può stare, non è un libro specifico sull'adolescenza, e immagino rifletterà alcune specifiche realtà (e può fornire ancora qualche spunto). Quando poi sono arrivata al capitolo sulle madri dei "giovani adulti", anch'essi apparentemente tutti giovani bocconiani intrappolati fuori tempo massimo nelle grinfie di madri con disturbi psichiatrici e senza una vita propria, ho avuto l'impressione di stare guardando un fiction. Ho trovato il libro classista in più punti. Sostiene una tesi plurale totalmente condivisibile, però poi sembra parlare solo di mamme lavoratrici quarantacinquenni di Milano con uno stato economico-sociale ben definito. Certo, prova a parlare CON tutte, e non si può che apprezzare lo sforzo, noi ma non parla certo DI tutte. Ammette la possibilità di tante visioni ed esperienze materne alternative, ma quasi non prende in considerazione che spesso le visioni diverse sono OBBLIGATE perché poche madri (ma probabilmente tutte le sue pazienti) vivono nel privilegio. Ci sono una class-blindness e una serie di malcelati pregiudizi che a un certo punto diventano insopportabili.
Sicuramente vi sono degli spunti interessanti, ma ciò che non mi ha fatto apprezzare totalmente il titolo si suddivide in due categorie: in primo luogo, il linguaggio utilizzato ha delle nette e scoordinate modifiche nel corso del libro, che lo fanno diventare illeggibile dal punto di vista stilistico; in secondo luogo, sembra rivolto solo a una determinata classe di madri, quelle che si possono permettere di dire di no, ad esempio, o quelle che comunque vogliono/devono tornare al loro lavoro originario. Non sono presi in considerazione aspetti molto più delicati, come la povertà o le minoranze sociali.
Scorrevole e di facile lettura. Manca a mio avviso di una struttura dei concetti, ho trovato invece una raccolta di storie di pazienti e di opinioni personali della scrittrice oltre che del continuo rimando a come lei ha deciso di essere madre, un continuo evidenziare dell’importanza del suo lavoro per lei. Mi aspettavo più riferimenti scientifici e maggior oggettività
Bello e molto utile, ma a mio modesto parere è scritto in un linguaggio troppo aulico con costrutti e termini talvolta troppo complessi, senza che ce ne sia motivo
Libro utile per le madri, le non madri, i padri e anche i figli. Interessante, ben scritto. 4 stelle perché le sue parole, giuste e lettura che dovrebbe essere quasi obbligatoria, non hanno risuonato in me andando oltre la ragionevolezza di ciò che ho letto.
Non conoscevo l'autrice, ma ho scoperto essere molto seguita sui social! Tematica molto interessante, approfondita dal punto di vista psicoterapeutico. Nel mondo della maternità ognuno si sente autorizzato a dire la sua, qui viene offerto un altro punto di vista, che cerca di sfatare il mito del sacrificio.
C'è veramente un gran bisogno di compiere quello che Andreoli descrive bene nel suo libro: il passaggio a un modello femminile svincolato dal sacrificio alla maternità e alla devozione incondizionata verso la famiglia e i figli. Discorso centrale, ben equilibrato, di buon senso. Troppo pesante, a mio avviso, il ricorrere così frequentemente alla formulazione di elenchi, che soprattutto nella prima parte del libro sembrano la cifra stilistica che contraddistingue lo stile di questa autrice.
Non conoscevo l’autrice in quanto influencer, ho comprato il libro in aeroporto attratta dal titolo. Credo che ci siano molte buone intenzioni, e qualche spunto interessante. Ma in alcuni tratti ho trovato la scrittura respingente e forse confusa. Come lanciare un sasso e nascondere la mano. Non credo Lo consiglierei. Ci sono oggi alcune letture sul tema della società della performance e sul femminismo che avrebbero fatto « bene » a questo libro
Scritto in maniera molto elaborata. Il che non sarebbe un problema, se non avesse specificato più di una volta di quanto l'italiano medio sia un'analfabeta funzionale: non capisco l'utilità di scrivere un libro in un modo che probabilmente la maggior parte delle persone avrà difficoltà a comprendere. Inoltre esplica concetti che io avevo già interiorizzato da un considerevole periodo di tempo, quindi per me è stata una lettura poco profiqua.
Libro molto bello srotola tutti i preconcetti le frasi fatte e i falsi miti sulla maternità, sul ruolo della donna che è arrivato a noi e su ciò che può invece essere. Lo consiglio a tutti indipendentemente dal fatto di avere o meno figli perché non solo generare un figlio ti rende mamma, e quando dico tutti intendo proprio tutti quindi lettura consigliata a uomini e donne a 360°.
Un interessantissimo percorso all'interno della psicanalisi offerto dall'autrice,Stefania Andreoli. Tappa per tappa ci accompagna nelle varie tappe evolutive della coppia madre/figli, cominciando dalla nascita, passando per l'ingresso al nido, la scuola, l'adolescenza, i primi amori e primi distacchi. L'Andreoli ci fa ragionare su come possa rivelarsi potenzialmente"pericoloso"per il futuro della coppia genitore figlio un eccessivo e morboso attaccamento nei confronti dei nostri pargoli. Ci pone poi delle domande fondamentali, che sono poi il filo conduttore del libro, chiedendoci quante scelte facciamo per i nostri bambini e quante invece ne facciamo per noi, convinti di fare il volere del bambino? Molto interessante!
Ascoltato su audible per curiosità dato che ne avevo sentito parlare sul bookstagram. DNF al 27% perché giustamente non sono io la vera destinataria del libro, o meglio è interessante leggerlo e in alcune parti mi posso ritrovare però non sono ancora nella fase della mia vita in cui vorrò/avrò dei figli. Ad ogni modo interessante!
Pur non essendo madre è un libro che da pace su molti temi: come essere donne in primis e capire come si è stati figli. Lo consiglio a chi cerca di fare pace con se stessi e a chi non sa di doverlo fare.
Scade un po' nell'auto-propaganda verso la fine, ma nel complesso un bel libro pieno di idee interessanti di riflessione. Non approfondisce mai troppo dettagliatamente i temi che tratta, quindi potrebbe leggerlo davvero chiunque.
"Qualunque cosa faremo da madri verrà scannerizzata. Dalla società, dagli amici sleali, dalle altre mamme del calcio, dai suoceri...ma soprattutto dai nostri figli. E se quest'ultimo giudizio fa parte del gioco ed è bene che sia così (perché nell'intercapedine in cui contesti tua madre, tu ti fai persona), tutte le critiche altrui invece sono permeate da una perversione di fondo, che trascende le madri e riguarda ancor più e da sempre le donne: non andiamo mai compiutamente bene."
La dottoressa Stefania Andreoli fa un viaggio nel mondo della donna e della maternità, smontando la teoria che essere madre è un mestiere e come tale debba essere giudicato nella sua performance. Non c'è un unico modo per fare la mamma, perché ognuna è diversa, ciò che conta è farlo per sé: una donna viva e consapevole, che esiste al di là della propria famiglia, senza togliere parti a sé, egoista nella lingua della psicologia, ovvero "prendersi cura di se stessi".
Seguo da tempo Andreoli e ormai il martedì delle parole è per me un appuntamento fisso, pieno di spunti di riflessione e di screen che tengo come reminder sul telefono. Ero, quindi, super curiosa ed entusiasta di leggere il suo libro: all'inizio sono rimasta un po' spiazzata, soprattutto per lo stile di scrittura, a mio avviso, non sempre immediato, ma pian piano sono entrata nella struttura del libro e del suo ragionamento di fondo e ne sono uscita più carica e sicura di me.
"Sono una ferma fautrice della maternità come propagatore di esperienze e di occasioni, non come imbuto di scelte obbligate fino a non averne che una. Penso che essere madri sia qualcosa di faticoso e di complesso perché debba essere preso dannatamente sul serio, ma penso altrettanto che raccontare la maternità come un avvizzimento delle versioni di noi che saremmo state se non fossimo state mamme sia offensivo tanto per noi quanto per i nostri stessi figli."
Ho trovato nel libro più di qualche spunto di riflessione interessante e illuminante, ma non così potenti come mi aspettavo. È anche vero che non può bastare un libro a scardinare preconcetti vecchi di secoli… È comunque un testo che stimola il ragionamento e il cambio di prospettiva, perciò è valido anche solo per questo motivo. Non mi è piaciuta l’immagine di super donna che, a mio avviso, traspare dall’auto narrazione dell’autrice, nonostante tutti i disclaimer del caso. Infine il lessico: molto ricercato, in generale l’ho apprezzato, ma a volte risulta un po’ artificioso, utile più alla ri condivisione sui social delle frasi ad effetto che alla narrazione in sè.
Alcuni concetti anche interessanti ma a volte ripetitivo. Certi passaggi poco chiari, con giri di parole irragionevolmente complicati. E un po’ troppi riferimenti personali raccontati pure con un po’ di spocchia. Meh.
"Lo faccio per me. Essere madri senza il mito del sacrificio" di Stefania Andreoli è un'opera rivoluzionaria che invita a riflettere sul ruolo della maternità nella società moderna, liberandola dai cliché del sacrificio totale e del mito della madre perfetta. Andreoli sottolinea l'importanza di riconoscere e valorizzare le esigenze personali delle madri, proponendo un cambio di prospettiva che non vede l'amore materno e l'autorealizzazione come concetti mutualmente esclusivi.
Attraverso un'analisi approfondita che include riferimenti culturali, situazioni vissute e studi scientifici, il libro sfida i pregiudizi radicati e offre una nuova visione della maternità come un percorso di crescita condiviso, dove madre e figlio si evolvono insieme, ma dove la felicità e il benessere personale della madre giocano un ruolo centrale nel determinare un ambiente familiare sano e armonioso.
La scrittura di Andreoli unisce la rigorosità accademica alla calda comprensione delle dinamiche familiari quotidiane, offrendo non solo una guida per le madri ma anche una riflessione più ampia sul ruolo della donna nella società. Questo approccio, che pone la donna al centro della propria vita, anche in presenza di figli, vuole essere un invito a tutte le donne a riconsiderare le proprie priorità senza sensi di colpa, promuovendo l'idea che solo una madre felice e appagata può offrire il meglio ai propri figli.
In conclusione, "Lo faccio per me" non è solo un libro per madri, ma un testo profondamente femminista che invita donne e uomini a ripensare i modelli di genitorialità e le relazioni familiari in chiave moderna e consapevole, dove il rispetto delle esigenze individuali è fondamentale per la costruzione di rapporti sani ed equilibrati.
Un saggio molto interessante, che esplora soprattutto il tema della maternità (ma non solo) attraverso gli occhi di una psicoterapeuta. Nella prima parte l’autrice fornisce una panoramica delle tappe di sviluppo del bambino, per contestualizzare il ruolo genitoriale (soprattutto materno), legandolo ai bisogni del bambino. In seguito il discorso si amplia e il punto centrale è il sacrificio che viene ancora molto spesso associato al ruolo materno e al conseguente senso di colpa che suscita in molte madri quando decidono di dedicarsi a loro stesse o di prendersi del tempo per loro. Oltre a questo viene toccato anche il tema di chi la maternità non la desidera (anche se questo aspetto non viene molto approfondito). Un altro aspetto che non viene considerato è che spesso disporre di supporto alla maternità non è appannaggio di tutte le donne e questo può cambiare notevolmente le possibilità materiali di poter disporre del proprio tempo (si pensi alla carenza di nidi d’infanzia). Sicuramente un libro che consiglierei più alle mamme per rivedersi e per capire quanto sia importante il loro valore personale ma, in fondo, un libro per tuttə per capire i nostri ruoli e l’importanza di esserci comunque (genitori e non) per le generazioni future.
8! Una raccolta di storie, di esperienze, un libro sulla liberazione della donna, e non solo della madre, dall’assoggettamento a credenze e abitudini passate. Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna, ma e’ una frase che ha un potere salvifico. Solo essendo soddisfatti di sé stessi e della propria vita possiamo avanzare qualcosa da dare agli altri. Donne, mamme, disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. Giuste, sì, ma per chi? La risposta dovrebbe essere per se’! Una donna che prima di tutto pensa al compimento di sé stessa, alle proprie passioni, relazioni, una madre dalle molte sfaccettature è ciò che di meglio possa capitare a un figlio: non una madre che lo possiede, ma una madre che intesse una relazione con lui. “Ai figli non serve una mamma perfetta, che sappia sempre cosa fare. Ai figli serve una mamma consapevole, che sappia perché – e per chi – fa quel che fa”
Mi trovo, con dispiacere, a dare ragione alle molte recensioni che sottolineano come questo libro non sia affatto un manuale, come invece più volte sottolinea l’autrice. Lo definirei più un rifugio sicuro per le mamme di ogni dove, che sono affaticate dallo svolgere un ruolo gravoso, scelto o no, bello o no, migliore del previsto o no. La voce di ogni donna e madre può qui trovare spazio. Il libro per me si ferma qui. Nel tentativo di dare voce a tutti, si perde la guida che dovrebbe essere fornita. Va bene che il messaggio vuole essere “fai come è giusto per te”, ma due consigli devi darli, altrimenti è solo un insieme di esperienze diverse. La sensazione è che io non ne sappia affatto più di prima. L’autrice, che reputo molto competente ed empatica, usa un registro di comunicazione troppo complesso anche per me, che questi argomenti li mastico, figuriamoci per chi compra il libro con zero conoscenze di base o una comprensione del testo semplice. Ci sono parole davvero poco accessibili.
Diciamo che dai 2/3 in poi l’ho letto con solo la voglia di portarlo a termine per dovere.
Andrebbe fatto studiare a memoria nei corsi preparto, reso accessibile a tutte le donne incinta e alle madri di tutte le età e, soprattutto, di ogni ceto sociale. A tratti risulta un po’ ripetitivo, ma penso che sia una scelta voluta per rimarcare i concetti di cui si fa promotore. Per me personalmente non è stata una lettura rivelatrice, non mi ha cambiato la mente e non mi ha aperto a nuovi scenari psicologici. Ma io, probabilmente, non sono il target specifico a cui si riferisce. Io so di essere prima di tutto una donna, una persona, una lavoratrice, una figlia, un’amica, una moglie, una sorella, una collega, prima di essere “solo” una mamma. È stato comunque molto d’aiuto sentirsi ripetere, da una persona competente e del mestiere, che che non devo mettere in pausa la mia vita e annullarmi completamente per mio figlio, che come faccio e farò è abbastanza, se va bene per me e la mia famiglia . Sono sicura che a molte donne sarebbe estremamente di aiuto, per vivere più serenamente.
Se potessi dare 10 stelle di rating, lo darei. Un libro concreto, diretto, immediato, semplice ma non semplicistico, efficace, un libro che offre le competenze della sua autrice e si pone ben distante dalle migliaia di prodotti da imbonitori da social network. Un libro scritto prima di tutto da una donna che poi è anche una professionista, una moglie e una madre e cerca di spiegare - senza pretese di onnipotenza e senza imporre nessun punto di vista - come si possa essere tutto quanto sopra eppure evitare di perdersi il nucleo centrale che è il proprio Sè e la compiuta realizzazione dello stesso nella dinamica della vita e degli eventi che la caratterizzano, in continua evoluzione e movimento. Un libro che tutte le donne - madri e non - dovrebbero leggere per darsi la possibilità di un punto di vista sano e scevro da condizionamenti: il proprio.
Un genio spocchioso Stefania Andreoli, e dopo aver letto questo libro sono certa al 100% che il secondo aggettivo lo uso per gelosia, perché lei é esattamente quello che scrive nel libro senza la presunzione che il suo modo sia il migliore, mentre io un modo ancora non l ho trovato (e chissà se mai lo troverò). Un equilibrio del genere, il suo, si ha dopo anni e anni di lavoro con sé stessi, e questo libro potrebbe porre le basi proprio per un percorso in tal senso. Questo libro inoltre mi ha dato tantissimi punti da cui prendere spunto per crescere, tantissimi input per riflettere, per cercare di capire come essere donna (e madre) senza senzi di colpa e senza il peso che la società mi mette addosso. Come essere una figlia? Come essere una lavoratrice? O meglio: chi sono? Cosa mi serve e cosa voglio? Buona lettura!