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Suicidio occidentale: Perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori

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Se un attacco nel cuore dell'Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell'Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L'ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. L'aggressione di Putin all'Ucraina, spalleggiato da Xi Jinping, è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli.

Sta già accadendo in America, culla di un esperimento estremo. Questo pamphlet è una guida per esplorare il disastro in corso; è un avvertimento e un allarme.

Gli europei stentano ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti, eppure il contagio del Vecchio continente è già cominciato. Nelle università domina una censura feroce contro chi non aderisce al pensiero politically correct, si allunga la lista di personalità silenziate, cacciate, licenziate. Solo le minoranze etniche e sessuali hanno diritti da far valere; e nessun dovere. L'ambientalismo estremo, religione neopagana del nostro tempo, demonizza il progresso economico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l'Apocalisse imminente.

I giovani schiavizzati dai social sono manipolati dai miliardari del capitalismo digitale. L'establishment radical chic si purifica con la catarsi del politicamente corretto. È il modo per cancellare le proprie responsabilità: quell'alleanza fra il capitalismo finanziario e Big Tech pianificò una globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio, creando eserciti di decaduti. Ora quel mondo impunito si allea con le élite intellettuali abbracciando la crociata per le minoranze e per l'ambiente. La questione sociale viene cancellata. Non ci sono più ingiustizie di massa nell'accesso alla ricchezza. C'è solo «un pianeta da salvare», e un mosaico di identità etniche o sessuali da eccitare perché rivendichino risarcimenti.

In America questo è il Vangelo delle multinazionali, a Hollywood e tra le celebrity milionarie dello sport. In Europa il conformismo ha il volto seducente di Greta Thunberg e Carola Rackete. Le frange radicali non hanno bisogno di un consenso di massa; hanno imparato a sedurre l'establishment, a fare incetta di cattedre universitarie, a occupare i media. Possono imporre dall'alto un nuovo sistema di valori. La maggioranza di noi subisce quel che sta accadendo: non abbiamo acconsentito al suicidio.

245 pages, Kindle Edition

First published March 29, 2022

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About the author

Federico Rampini

77 books166 followers
Federico Rampini è un giornalista italiano, scrittore, docente, storyteller e analista dello scenario politico economico nazionale. È stato vicedirettore de Il Sole 24 Ore e dal 1997 è corrispondente estero per La Repubblica. Dal 2000 risiede negli Stati Uniti ed ha acquisito la cittadinanza statunitense, senza rinunciare a quella italiana.

Federico Rampini is an Italian journalist, writer, and lecturer. Since 1997 he has been a foreign correspondent for La Repubblica. He resides in the United States and has acquired US citizenship, without giving up the Italian one.

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Displaying 1 - 30 of 36 reviews
Profile Image for Yupa.
774 reviews128 followers
May 1, 2022
Il libro si batte su due fronti, nel descrivere questo presunto "declino occidentale". Sul secondo fronte, quello della situazione politica internazionale, poco da dire, viene affrontato nella seconda parte del libro, e nonostante mi sembra che a volte pecchi di eccessive semplificazioni, la causa che perora, quella di un minore impegno militare americano nel resto del Mondo, con conseguente maggior assunzione di responsabilità da parte europea, è a suo modo è condivisibile, anche considerando gli eventi degli ultimi due mesi.
I grossi problemi, secondo me, sono sul primo fronte, che occupa una prima metà abbondante del libro, ovvero il fronte interno, l'analisi della tendenza che avrebbero i paesi occidentali e soprattutto gli Stati Uniti, ad autoflagellarsi, autoannientarsi, appunto a suicidiarsi.
Intendiamoci, le bastonate che l'autore riserva prima al politicamente corretto che infesta buona parte della sinistra e poi a certo ambientalismo sono doverose: il primo, il politicamente corretto, è un vero flagello ed è pericoloso nelle sue derive più intolleranti, fanatiche e (giustamente chiamate così dall'autore) illiberali; il secondo, cioè certo ambientalismo, è spesso prigioniero di derive irrazionali, disinformate, tecnofobiche e antiscientifiche che mettono a serio rischio la possibilità di affrontare i grandi problemi dello sviluppo (in testa il riscaldamento globale) senza riprecipitare il Mondo nella miseria e nell'oppressione politica che precedeva la rivoluzione industriale.
Fin qui tutto bene, dunque.
Il problema non è tanto dunque nella pars destruens del libro, ma in quella construens. Tra le righe ma a tratti anche esplicitamente l'idea dominante il libro, dalle prime pagine sino alle ultime, è che l'occidente si sarebbe rammollito, quasi (la parola non è questa, ma ci potrebbe stare) svirilizzato, e questo per colpa di un'alleanza tra quella che l'autore chiama sinistra illiberale e una non meglio identificata "élite globalista" ai danni della popolazione, in particolare della classe operaia bianca. Non sfuggano questi termini e questi concetti, perché sono tipici del discorso di certa destra complottara, quella che se la prende coi poteri forti o con la finanza internazionale. E in effetti gran parte delle soluzioni propugnate dall'autore, che pure sottolinea il proprio passato da comunista gramsciano, sono talmente in fuga dall'estrema sinistra antioccidentale da superare il centro per finire a destra. Se l'autore accusa la sinistra antioccidentale di fomentare, con le proprie posizioni estreme, il voto di destra, in realtà lui stesso è un esempio di questo spostamento in senso fortemente conservatore.
È un esempio dello spostamento a destra il capitolo sull'immigrazione, che l'autore osteggia con vigore perché andrebbe a comprimere i salarî, a rovinare il mercato del lavoro a danno degli autoctoni, e tutto questo sarebbe orchestrato dalle summenzionate "élite globaliste" del capitalismo a proprio vantaggio. Il capitolo sull'immigrazione si conclude con un elogio, molto emotivo, del confine patrio, dell'idea di nazione, dei confini chiusi insomma.
Sono un esempio dello spostamento a destra i capitoli sulla gestione dell'ordine pubblico. Qui l'autore accusa la sinistra americana di essere lassista, di voler abolire la polizia, di essere responsabile, con questo atteggiamento e conseguenti politiche, dell'incremento dei tassi di criminalità in determinate città e regioni degli Stati Uniti. E poi se la prende a più riprese con lo spaccio e il consumo di stupefacenti. Il realtà il problema è ben più complesso di come lo pone l'autore, il problema carcerario negli Stati Uniti, che l'autore liquida con una sola riga, è grosso e reale, ed è generato (guarda un po') proprio dalla decennale guerra alle droghe e da un sistema giudiziario sempre più punitivo e draconiano (altroché lassismo). Stupisce che un autore, che si presenta come (dopotutto) progressista, non sappia come siano proprio i sistemi giudiziarî non punitivi a produrre i migliori risultati in termini di riduzione della recidiva, e per questo basterebbe un confronto tra il sistema USA e quelli invece di diversi paesi europei, con leggi meno punitive (specie riguardo agli stupefacenti), tassi di incarcerazione molto bassi e, di conseguenza, molti meno problemi di ordine pubblico.
È inoltre molto semplificatorio presentare l'estrema sinistra attuale come lassista, permissivista e perdonista, quando sì, lo è forse con determinati segmenti di popolazione che afferma di voler proteggere (minoranze razziali, etniche, sessuali, ecc.), ma verso i proprî nemici ha un atteggiamento estremamente punitivo che non esita a cooptare tutti gli strumenti dello Stato repressivo, a cominciare dal codice penale, per schiacciare senza pietà chi non si allinea, che viene di volta in volta additato come omofobo, sessista, razzista, ecc. D'altra parte se lo stesso autore parla più volte (e in questo caso a ragione) di "sinistra illiberale" ci sarà un motivo... ma allora come fa a sostenere al contempo che questa sinistra sarebbe la fautrice del rammollimento e del permissivismo occidentale? Per me il politicamente corretto è un problema non perché incoraggerebbe licenza e anarchia (magari!), ma al contrario proprio perché tende a imporre più rigidità, più regole, più disciplina.
E infine il libro è un esempio dello spostamento a destra coi paragrafi sul sistema educativo, in famiglia come a scuola. Anche in questo caso l'autore lancia i suoi strali contro permissivismo e lassismo, arrivando quasi a confrontare a favore dei secondi i nostri metodi con quelli dei paesi asiatici in ascesa, in particolare quello cinese, dove l'educazione è dura e severa, in grado di educare, insomma, dei veri uomini (o, mi chiedo io, dei veri sudditi?). Ora, io il sistema educativo cinese o coreano o di Taiwan non li conosco, ma ho seguito da vicino quello giapponese, dove le scuole sono gestite come delle caserme e dove, se forse ci sono ottimi risultati in quanto a voti (ma con un sistema d'istruzione quasi solo nozionistico), il prodotto secondario sono dei tassi di bullismo che dir preoccupanti è ancora poco. Forse gli studenti asiatici crescono patriottici e con la schiena dritta, come piace all'autore, ma a che prezzo? Siamo sicuri che sia il loro il modello da emulare?
Il libro si conclude, nell'epilogo, affermando esplicitamente che "la decadenza include degrado morale, edonismo ed egoismo, nonché l’incapacità di sacrificarsi per difendere la civiltà dai suoi nemici esterni." Insomma, non ci sono più i sani(?) valori di una volta e nessuno è più disposto a morire per la patria. Discorsi che forse non starebbero male in bocca a un qualunque prete nostalgico del ventennio... o a un autore che non sa decidersi se i "valori occidentali" in pericolo e da difendere siano davvero quelli di libertà nel senso più ampio (che per me non sono nemmeno valori occidentali, ma universali) oppure quelli di un ritorno alle gerarchie, alla disciplina, alle politiche di legge e ordine.
Profile Image for italiandiabolik.
260 reviews13 followers
April 19, 2022
Si può essere d’accordo o meno con le tesi presentate da Rampini in questo libro, tuttavia non lo si può certo accusare di essere un rappresentante dei conservatori o comunque di una destra reazionaria. Presenta molto bene gli errori compiuti a sinistra, una volta forza politica che difendeva i diritti dei lavoratori, ed oggi forza che sostiene le elite contro la popolazione di ceto basso, di cultura limitata, con scarse potenzialità di successo nella vita.
L’estremizzazione ed il fondamentalismo di certi presunti diritti imprescindibili sembrano andare contro il buon senso in primis, e favoriscono il rafforzamento di Paesi che non garantiscono alcun diritto non solo alle minoranze ma nemmeno alla popolazione generale.
Profile Image for Corrado.
31 reviews
April 11, 2022
Un j'accuse acuto e coraggioso perché osa raccontare le conseguenze nefaste del politically correct di cui si fa mandante il progressismo globalista per condurre il mondo occidentale verso il proprio suicidio. La quarta stellina se l'è meritata perché leggere un testo del genere da parte di un giornalista marxista gramsciano la dice lunga... Riporto un estratto: "[...] Per una crudele ironia della sorte, proprio quegli europei che più disprezzano l'America oggi ne stanno importando i peggiori difetti in casa propria: dalla censura politically correct nelle università inglesi all'odio per l'Occidente di Carola Rakete, all'ambientalismo pauperistico e antiscientifico di Greta Thunberg".
Profile Image for Nicomedes E..
22 reviews
December 29, 2023
Rispetto ad altri libri di Rampini ho trovato questo, in particolare in alcuni suoi capitoli, piuttosto confuso e con argomentazioni un po' tirate per i capelli; emblematico secondo me, il capitolo legato all'ambientalismo e alla presunta concezione di quest'ultimo come una nuova religione pagana o nuovo paganesimo. Su quali basi Rampini sostiene che non ci sia un'emergenza climatica in corso? Su quale basi può sostenere che gli incendi della California siano solo colpa dell'inadeguata rete elettrica californiana? Sostiene che chi fa allarmismo sul riscaldamento globale non segua la vera scienza mentre lui invece ha i contatti giusti e sa chi la fa veramente... non è forse che per sostenere le sue teorie sia andato a cercare coloro che la pensino esattamente come lui? Così mi pare sia molto facile poi sparare sentenze e giudizi. Un cercare di andare fuori dal coro ma stonando completamente.
E lo stesso approccio viene usato per altri argomenti... traspare una sorta di dichiarazione per cui "quello che vi sto dicendo io è giusto", una feroce critica nei confronti dei nuovi valori che stanno emergendo e che una parte della sinistra si è fatta carico di portare avanti. Capisco che una persona possa non condividerli ma demonizzarli come sta facendo lui, tacciandoli di essere i germi del futuro collasso della civiltà occidentale mi sembra alquanto pretestuoso.
No, questo libro non mi è piaciuto per niente. Non lo consiglio.
Profile Image for Maldifassi Giovanni.
213 reviews6 followers
March 28, 2024
Non so come ma quando era uscito questo libro di Federico Rampini nel 2022 mi era sfuggito, peccato, perché oggi che l’ho letto rimediando al ritardo l’ho trovato veramente fondamentale per capire la deriva integralista dei democratici americani.
E’ singolare ma questo fenomeno che condiziona in modo pesante la strategia degli Usa e che impatta quindi in modo altrettanto pesante sulla nostra politica è conosciuto molto poco da noi, forse perché le nostre forze politiche di orientamento progressista semplicemente sono vittime della medesima deriva ideologica che proviene da oltre oceano.
Stranamente, sull’argomento mi aveva suonato la sveglia il libro di Francesco Costa sulla California e poi i suoi interventi successivi su tutti i canali che usa con molta abilità.
Forse proprio l’abilità e la freschezza del modo di comunicare di Costa mi avevano fatto considerare Rampini, validissimo inviato, ma di un altra generazione, come un matusa.
Leggi di più :
https://gmaldif-pantarei.blogspot.com...
Profile Image for SilverMoon.
112 reviews1 follower
Read
April 19, 2022
"Nel costume,nella vita di tutti i giorni,respira a pieni polmoni ciò di cui non ci rendiamo più conto.La libertà.
Vorrei che sentissimo un centesimo di quel che provano i popoli a cui i nostri valori sono proibiti."
Profile Image for Comparsa.
110 reviews1 follower
September 1, 2022
Durante la lettura ho vergato un gigantesco pippone contrastando sistematicamente le astruse teorie di questo geronto(pseudo)giornalista, un ex comunista convertito al capitalismo sulla via di Wall Street. Una critica molto lunga, appunto, molto figa e molto arguta (modestia è il mio secondo nome). Ma, quasi alla fine del tomo, mi sono reso conto dell’inutilità della cosa: per misurare il personaggio è sufficiente un minuto di una sua presenza in video e anche minor tempo di lettura di questo libro. Qui ribadisce la malafede e la superficialità che lo contraddistingue, in tutto, soprattutto in geopolitica estera e ambientalismo, la vergognosa e subdola aspirazione guerrafondaia, il ribaltamento carpiato sulle motivazioni della guerra in Ucraina, la scriteriata fiducia nel nucleare. Il giudizio finale è impietoso: Rampini si limita a osservare la superficie, ignorando le cause sottostanti, e travisando la maggior parte dei sintomi, confonde cause con effetti e giunge a considerazioni sballate, peggio ancora: versa lacrime amare rimpiangendo un’America che non riesce più a svolgere il proprio ruolo di egemone, quindi poliziotto mondiale, sorvolando su tutti i danni che le politiche estere americane hanno combinato. Certo, il futuro ci riserva lo stesso ruolo affidato a un mix di cinesi e russi, prospettiva oggettivamente non molto allettante.
Per concludere: un testo di una tristezza infinita: carta straccia e tempo perso. Tipico esempio di fauna da poltroncina riscaldata per talk show. Un tempo avevamo un quotidiano Pasolini sulle pagine del Corriere, oggi ci meritiamo Rampini. Ecco, su questo ha ragione l’autore, siamo proprio in piena decadenza.
Profile Image for Giulia 🐉.
73 reviews
August 29, 2023
Una prospettiva insolita, ma a mio parere quasi pericolosa.
In un mondo in cui gli estremismi stanno tornando alla carica, evidenziare i difetti del politically correct è un atto dovuto, ma dev’essere fatto in buona fede, e non strumentalizzato.

Qui sembra che l’autore non veda l’ora di sminuire qualunque tipo di progresso: le idee dei giovani, l’ambientalismo e l’ecologia, la libertà di esprimere la propria sessualità, bollando tutto come “esagerato” o “estremista” o ancora “guardate cosa accade in California, se non stiamo attenti accadrà anche qui”;
non da ultimo, la palese assenza di fonti in alcune parti del libro, o la presenza di argomentazioni sostenute da “la vera scienza” (??!) o “quando io sono stato in America..”, affermazioni di nessun valore scientifico o statistico, ma basate solo sulla realtà esperienziale.

Ho ascoltato con piacere un punto di vista diverso dal mio, ma la narrazione intrinseca di paternalismo e un malcelato elogio del capitalismo come forma di governo (non solo di espressione economica di un paese) non mi hanno entusiasmato.
Profile Image for Kernel Panic.
43 reviews29 followers
October 11, 2024
Un libro che ha la parvenza d'essere un attacco rivolto esclusivamente all'estrema sinistra, ma che in ultima analisi si rivela essere un attacco all'intera sinistra, sia radicale che moderata. Per un giornalista che si definisce "marxista-gramsciano" e che si è unito "al popolo di sinistra come membro del Partito comunista italiano appena compiuti i 18 anni, nel 1974", è evidente come gli anni trascorsi a scrivere per Il Sole 24 Ore, in seguito, abbiano inevitabilmente influenzato la sua capacità di mantenere una visione imparziale delle cose. Lavorare per un giornale con un forte orientamento economico e legato agli interessi del mondo imprenditoriale lo ha chiaramente portato a una visione che risente di quella meccanicistica, deumanizzante realtà.

Basti leggere alcune sue frasi: "L’America continua ad avere l’economia più ricca del mondo, e fino a prova contraria questo significa che il capitalismo funziona ancora". Poco importa se milioni di americani vivono in povertà o in condizioni precarie, se l'accesso a beni essenziali come la sanità, l'istruzione e l'abitazione è spesso insufficiente per le fasce più vulnerabili della popolazione, se la mancanza di una sanità universale ha lasciato milioni di persone senza assicurazione sanitaria, esponendole a gravi rischi finanziari in caso di malattia, se molti americani sono fortemente indebitati per pagare l'istruzione, la casa o le cure mediche. Per Rampini tutto funziona come dovrebbe. Uno oserebbe dire che si è bevuto la propaganda del sogno americano fino all'ultima goccia.

C'è una cosa, in particolare, che ho trovato intellettualmente disonesta. Rampini sembra volerci convincere, come lui stesso sembra essersene convinto, che la gente sia intrinsecamente malvagia, non perché questo corrisponda alla realtà - ci sarebbero anzi prove scientifiche dell'opposto - ma perché conviene pensarlo. Questa convinzione solleva dall'obbligo di indagare le cause profonde e, in fondo, permette di mantenere il proprio stile di vita. Per Rampini, se un afroamericano commette un reato, spaccia droga o ruba in un supermercato, o rompe le vetrine di un negozio per impossessarsi della merce, non lo fa perché il sistema vigente ignora le sue richieste di ascolto, né perché tutti danno per scontata (normalizzandola) la sua condizione di disagio o perché è cresciuto in un ambiente difficile creato/causato dal sistema vigente. Secondo Rampini, lo fa perché è attratto dal crimine e ha una propensione a delinquere. Tutto qui. I criminali delinquono perché sono criminali e non c'è niente che si possa fare per fermare il fenomeno. Qualsiasi tentativo, da parte di quella che lui definisce "sinistra illiberale", di affermare il contrario viene additato come il risultato di una pericolosa omologazione di pensiero che addirittura spalleggerebbe il crimine - perché ne minimizza la severità.

Rampini sostiene che concetti come la disuguaglianza economica, la marginalizzazione sociale, l'educazione insufficiente, la cultura del consumo, la stigmatizzazione e l'etichettamento, le politiche pubbliche inefficaci e la corruzione non abbiano alcun impatto o responsabilità nel causare il crimine. Secondo lui, il crimine esiste semplicemente perché ci sono i criminali, per di più agevolati da certe politiche di sinistra che promuoverebbero "una cultura permissiva e di disprezzo della legalità". Si riferisce chiaramente a specifici movimenti radicali di sinistra anti-establishment e anti-autorità, ma non ne nomina nessuno nello specifico, limitandosi a fare convenienti (per lui) generalizzazioni che coinvolgono semplicemente "la sinistra". Perché il problema è che, approfondendo le idee alla base di alcuni movimenti, si finisce per comprenderli e persino, in alcuni casi, sostenerli, e questo è qualcosa che Rampini non desidera (non può desiderarlo?) per sé stesso.

Un altro problema è che sembra non apprezzare le motivazioni dietro quello che definisce "il processo ai valori che furono i nostri", che, a suo dire, sarebbe una delle cause della "decadenza dell’Occidente" a cui staremmo assistendo. Secondo lui, si starebbe esagerando nel denunciare, o meglio nell'auto-denunciare, cinque secoli di colonialismo e sfruttamento delle popolazioni indigene, imperialismo e guerre, imposizione di confini arbitrari, violazioni di diritti umani, degrado ambientale causato dall'industrializzazione e dal consumismo, e politiche di chiusura nei confronti dei migranti e dei rifugiati. Per Rampini l'autodenuncia, l'esame di coscienza è un demerito, non un merito, perché induce al pessimismo. E' "la febbre estremista dell’autodenigrazione, che imperversa oggi nelle università americane, nelle redazioni dei giornali, a Hollywood". Insomma, che se ne parli va bene, ma che se ne parli troppo no. Rampini non vuole assolutamente che l'Occidente perda la sua posizione di dominio egemonico.

Passiamo ai meriti. Va riconosciuto che è abbastanza lucido nell'individuare alcuni episodi di estremismo legati a certi esponenti e gruppi di sinistra, come anche mancate denunce e omissioni. È doveroso ammettere che, in effetti, alcune affermazioni e posizioni di esponenti di sinistra hanno a volte esagerato nei toni e nelle risoluzioni e continuano a farlo. "Alle fake news della destra, la sinistra risponde con le sue", scrive correttamente, e aggiunge, un po' meno correttamente: "che hanno sempre in comune l’avversione per l’Occidente". Uno dei capisaldi del libro sembra essere proprio questo: gli estremismi non sono presenti solo a destra, ma anche a sinistra. Ma questo lo sapevamo già, non l'abbiamo certo dimenticato. Difficile non notare, però, come Rampini, nel denunciare i difetti di una certa sinistra estrema e partendo da quella che definisce una posizione centrale e imparziale, finisca per spostarsi un po' troppo verso destra nello spettro politico, adottandone retoriche tipiche, ideologia e luoghi comuni. Non è un caso, infatti, che questo libro sarà particolarmente gradito dai lettori di destra, e un po' meno da tutti gli altri, ai quali consiglio comunque una lettura per avere un quadro il più ampio possibile della realtà che stiamo vivendo.
Profile Image for Stefano.
320 reviews10 followers
October 3, 2022
Assegno due stelle perché trovo il saggio una strana via di mezzo tra due antipodi, tralasciando il fatto che mi trovo d'accordo in molte delle conclusioni presenti.
Da un lato, trovo intriganti le idee riportate e generalmente ben espresse. Anche l'approfondimento delle cause non manca, dando a tutto un tono originale ma curato.
D'altro canto, però, frequentemente l'esposizione di Rampini risente degli stessi difetti che sembra biasimare a tutte quelle tendenze estremiste di moda al giorno d'oggi.
In particolare, il suo linguaggio è spesso capzioso e indirizza la lettura in un modo che rasenta la malafede. Utilizzare determinati aggettivi o preferire particolari esempi a discapito di altri, sopratutto quanto si parla di tendenze sociali, è anch'esso a mio parere un estremismo intellettuale, altrettanto subdolo degli altri contestati nel saggio.
Profile Image for Cardo .
7 reviews
July 25, 2025
Lui incazzato come un mostro e convinto di avere la verità in tasca, ma la sua lettura della società occidentale e della sua crisi ha diversi punti interessanti
45 reviews1 follower
May 15, 2022
Lettura obbligatoria che ai fan del pensiero politically correct, dell'ecologismo religioso, potrebbe non piacere
Profile Image for Fabio.
51 reviews1 follower
May 18, 2022
Bellissimo! Attualissimo! una lezione di Geopolitica e analisi della societa’ Lucida e chiara! Rampini e’ sempre una garanzia nella lettura. Andrebbe fatto leggere alla nostra classe dirigente!
Profile Image for Chiara F..
589 reviews47 followers
February 3, 2023
Da leggere. Subito. Tutti, nessuno escluso. Apriamo gli occhi sui dati di fatto!
Profile Image for José González.
7 reviews1 follower
November 27, 2024
La mirada de Federico Rampini, italiano y europeo, sobre la democracia norteamericana es muy interesante para los que estamos a este lado del Atlántico y que no comprendemos los desplazamientos tectónicos en las elecciones americanas, siempre dramáticas, y que en estas últimas ha llevado a Donald Trump a ganar ampliamente a Kamala Harris. En el ensayo se percibe que hay a nivel de élites de todo tipo, incluidas universitarias, tecnológicas, cinematográficas, etc, etc, una confluencia con la extrema izquierda y los movimientos radicales afroamericanos violentos, en cuando a considerar Estados Unidos como un país machista, racista, homófobo, e imperialista cuya historia está marcada desde los orígenes por el esclavismo. Esta visión de América destruye cualquier consideración positiva de la evolución del país a lo largo del tiempo y el orgullo de ser americano, algo que Trump ha levantado en sus mítines reclamando una visión aleccionadora de América para que vuelva a ser grande. Rampini no es trumpista e igualmente critica los bulos de la extrema izquierda como los de la derecha, pero, leyéndolo, se percibe un sincero aprecio por un país que lo ha acogido y que él siente que se está suicidando y dando una visión al mundo antiamericana, de una nación en decadencia y con un agudo sentimiento de culpabilidad. Si los americanos piensan eso de ellos mismos, ¿qué van a pensar los demás? El desprecio de Xi Jinping y de Putin sobre Estados Unidos como un país débil, desunido y culpabilizado es evidente.
Profile Image for Marco Sessi.
10 reviews
November 1, 2022
che l’integralismo, di qualsiasi colore o religione, porta a repressioni, non c’è dubbio. Che il politically correct, pontificato da miliardari, spaparanzati in un attico, mentre degustano bollicine, è uno strumento di cancellazione della storia dell’umanità, è assodato. Che sulla terra ci siano diseguaglianze è una realtà vecchia come il nostro pianeta. 😔 Fare una disamina, oggi, sugli errori del passato è quasi come leggere un libro di ricette. Che l’uomo non impara dalla storia, che ciclicamente ritorna, è drammaticamente vero. Quindi perché leggere questo pamphlet?🤔 (breve scritto polemico o satirico – dizionario Treccani)
Lo si può leggere per curiosità, per capire dove potrebbe andare il mondo, per farsi del male o per aggiornarsi sul livello di stupidità che ha raggiunto il genere umano.
Konrad Lorenz ci ha paragonati ai topi, con i quali abbiamo in comune un’aggressività simile. L’unica differenza è che i topi, per ammazzarsi si devono affrontare muso a muso, noi razza intelligente possiamo sparare un missile e poi autoflagellarci, su quello che è avvenuto duemila anni fa.
Profile Image for Andrea Pighin.
Author 6 books14 followers
June 7, 2022
Questo libro di Rampini è un libello d'accusa a quelle forze occidentali che, senza rendersene conto, stanno minando la credibilità dell'Occidente nel mondo. La critica al politicamente corretto, all'ecologismo alla Thunberg che è ormai diventato una religione antiscientifica, l'imposizione moralistica del pensiero di alcune minoranze, che non chiedono solo diritti, ma una svolta sociale che forzi la cultura della maggioranza: sono solo alcuni dei punti toccati dall'Autore, che individua soprattutto nella sinistra illiberale una sorta di setta raccolta intorno ai cosiddetti 'gigacapitalisti', preparati a fare il buono e il cattivo tempo delle tendenze socio-politiche.
Una lettura valida e - con un termine ormai molto abusato - attuale.
Profile Image for Lugra.
88 reviews
January 8, 2023
Rampini offre spunti di riflessione molto interessanti, sostenendo la tesi che è l’occidente (ovvero l’America) che ha avviato in autonomia un processo di decadenza interna.
Sorgono due domande, rispetto ad alcuni punti da lui toccati:
1) cosa ha spinto la sinistra a diventare illiberale e ad estremizzare il politically correct? Personalmente credo che sia un terreno di voto più fertile, essendosi arresa alle battaglie tradizionali (lavoro in primis)
2) sicuro che ridurre la presenza militare nel mondo sia un segno di debolezza da parte USA e non un segno di visione di lungo periodo ridistribuendo risorse, che sono scarse, in altri campi?
Profile Image for Les75.
490 reviews6 followers
August 15, 2022
È un bel saggio che indaga la cause della decadenza del modello occidentale. In balia di influencer antiscientifici, di micro caste intoccabili e governato dal pestilenziale "politically correct", l'Occidente è percepito dalle grandi potenze rivali (Russia e Cina su tutte) in caduta libera. il punto di non ritorno sembra davvero superato questa volta. E in effetti, non è una visione avulsa dalla realtà...
Profile Image for Lorenzo Cornia.
29 reviews1 follower
September 18, 2023
Lo tsunami culturale e sociale del fanatismo politically correct commentato senza pietà da un autore di indubbia fede progressista.
Lo scetticismo è d'obbligo nel valutare le prese di posizione dell'autore, perché il condizionamento ideologico è sempre dietro l'angolo, ma si tratta comunque di un'analisi molto utile per inquadrare adeguatamente l'attuale momento storico e l'influenza di movimenti a capo dell'ideologia woke, come il femminismo, l'ambientalismo o l'antirazzismo.
Profile Image for Andrea Lorenzoni.
34 reviews1 follower
January 6, 2024
Stimo moltissimo l’autore come giornalista e come opinionista. Sono molto d’accordo su ciò che scrive in questo libro, ma la lettura è davvero pesante e nelle varie pagine il messaggio è molto ripetitivo. Inoltre serve in alcuni passaggi una cultura personale sullo storia degli Stati Uniti che non tutti hanno e che l’autore non spiega fino in fondo. Preferisco altre letture di attualità.
Profile Image for Lorenzo.
106 reviews2 followers
March 18, 2024
Un libro che mette in crisi l'idea che l'Occidente debba fare mea culpa per i danni creati agli altri popoli l. Non perché non ne abbia commessi di errori, ma perché anche altri popoli hanno compiuto malefatte. Insomma chiede all'Occidente di tirarsi su, perché una società in ritirata è una società che ha già perso in partenza.
Profile Image for Andrea Davini.
86 reviews
January 25, 2025
Rampini non brilla esattamente per originalità, i temi sono sempre un po' quelli e la qualità un po' ne risente. In generale però, al di là di alcuni fatti che riporta che potrebbero essere un po' ingigantiti, l'analisi che pone ha un suo senso. Diciamo che alcune cose scritte qua dentro possono tornare utili, nel complesso si salva.
36 reviews
March 7, 2025
Federico Rampini es un periodistas progresista de izquierdas que lleva todo el siglo XXI reportando las noticias desde EEUU como corresponsal. Como desgrana la sociedad estadounidense es alucinante. Cualquiera que quiera entender por qué volvemos a tener a Trump en La Casa Blanca debe leer este libro
Profile Image for Andrea.
1,135 reviews55 followers
April 24, 2022
Fra i più efficaci lavori di Rampini degli ultimi tempi: passa in rassegna alcune fra le peggiori declinazioni del politically correct, nel solco del processo di revisione ed autocritica della cultura liberal americana.
Profile Image for Andrea Premoli.
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May 22, 2022
Un mezzo voto in più per la lucidità e l'onestà intellettuale con cui l'autore analizza rischi e lacune di un suicidio occidentale fondato sul policamente corretto a qualunque costo. A fare le spese dell'enfasi narrativa di Rampini, però, è la forma, non sempre all'altezza dei saggi precedenti
Profile Image for Stefano_MI.
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October 26, 2022
Decandenza del mondo occidentale ossessionata dal "culto del politically correct".... >
Profile Image for Aurora.
45 reviews2 followers
October 30, 2022
A volte è piacevole leggere anche un libro controverso, se ben argomentato.
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