Tra i partecipanti a una festa sfrenata che si conclude con un suicidio collettivo, Massimo è l’unico a non premere il grilletto. Eppure la fine è vicina, per tutti. La guerra incombe, e i Naufraghi stanno arrivando. In pochi mesi, quello che inizialmente sembrava soltanto un gruppetto di invasati è cresciuto in modo inarrestabile, tanto da sovvertire l’intero ordine globale. L’unica caratteristica che lega i suoi componenti è l’abbandono di ogni comunicazione verbale. I Naufraghi si esprimono mediante le loro azioni, azioni che sono violente, distruttive, definitive. Per uccidersi o farsi ammazzare, un posto vale l’altro, Massimo lo sa bene. Ma all’ultimo momento decide di trascorrere il poco tempo che gli rimane con Piero, suo padre, confinato all’Hospice San Giuda, un sanatorio incastonato tra le valli di un entroterra che somiglia molto a quello ligure. Massimo non è mai riuscito ad accettare la malattia del padre, ma ora, sentendosi ugualmente spacciato, è lui ad avere bisogno della sua presenza. Un analogo cambio di prospettiva consentirà anche agli altri abitanti dell’Hospice di resistere al peso della disperazione. Che si tratti del Dottor Malandra, timido chirurgo morfinomane; di Guido, infermiere, alcolista, ultras; di Olga, suora in lotta contro la felicità e contro il proprio passato, tutti comprenderanno l’ultima, possibile verità: che ci può essere speranza senza speranza. Con uno stile potente e attraverso continui sconfinamenti nel fantastico, Orso Tosco riesce a darci una rappresentazione quanto mai reale delle motivazioni segrete che ci spingono a vivere, fino all’ultimo respiro. E, forse, persino dopo.
La perdita di un genitore è uno di quei momenti che non può che coglierci impreparati. Ogni tipo di retorica perde di senso quando ci troviamo ad affrontare una situazione così importane della nostra vita, anche quando davanti ad una malattia di lunga data, magari siamo convinti di poter affrontare razionalmente la dipartita come un semplice elemento naturale e inevitabile dell’esistenza. Ma in quel momento di dolore, in quella sorta di apocalisse interna che proviamo e che ci destabilizza, l’unica realtà concreta diventa quella che ci ricollega ai ricordi che abbiamo condiviso con i nostri cari, gli ultimi momenti in vita, i piccoli anedotti che un tempo ci sembravano insignificanti e che improvvisamente assumono un ruolo centrale, costituendosi a patrimonio da preservare alle insidie del tempo. Ed è come se si manifestasse in noi una a speranza quasi infantile: quella di poter riabbracciare i nostri cari anche solo per un attimo, quasi a non volersi arrendere alla realtà.
È partendo probabilmente da questa riflessione che Aspettando i Naufraghi, romanzo d’esordio di Orso Tosco per i tipi di minimumfax, ci regala uno spaccato di un particolare rapporto padre-figlio ambientato in uno scenario distopico e apocalittico in cui la fine è oramai prossima.
Il romanzo si apre con Massimo, il protagonista, unico sopravvissuto ad una festa caratterizzata da eccessi di ogni tipo e culminata in un suicidio di massa. Sedici persone, sedute attorno a un tavolo nero, si puntano una pistola alla testa in quello che appare come un rito di liberazione prima dell’arrivo dei Naufraghi.
Tra queste persone Massimo è l’unico ad avere un ripensamento, a non premere il grilletto sottraendosi al suicidio. Il motivo del ripensamento si delinea ben presto in una presa di coscienza in cui decide di non arrendersi al destino e di lottare contro il tempo per poter ritrovare suo padre prima che i Naufraghi possano raggiungerlo.
Ma chi sono i Naufraghi?
I Naufraghi sono un gruppo di persone indefinito e indefinibile che in qualche modo, davanti all’incapacità di opporsi alla fine, ad un’apocalisse sempre più prossima e inesorabile, si sono arresi diventando legione, sovvertendo l’ordine sociale ed esprimendosi solo attraverso le loro azioni e utilizzando la violenza come unica forma di comunicazione a discapito di ogni tipo di interazione verbale.
Gli unici ad opporsi, pertanto, ad un certo fatalismo, sono i rifugiati dell’Hospice di Santa Guida, un sanatorio occupato da personaggi di ogni tipo e caratterizzato in particolare dal Dottor Malandra, Guido e da Olga, rispettivamente: chirurgo morfinomane, infermiere alcolista e suora dal passato turbolento. Tra gli occupanti troviamo pure Piero, il padre di Massimo, ricoverato per la malattia che per troppo tempo il figlio non è riuscito ad accettare e che paradossalmente diventerà quasi il pretesto del loro riavvicinamento.
In uno scenario in cui non sembra più esserci via d’uscita, e in cui i Naufraghi sembrano sempre più vicini, la speranza di poter condividere gli ultimi momenti della loro vita assieme, diventerà per entrambi, quel valore aggiunto in una lotta per la sopravvivenza segnata in partenza.
Orso Tosco ci regala senza dubbio un esordio potente, un’opera prima caratterizzata da una forte personalità. Aspettando i Naufraghi si colloca, infatti, di diritto in quella che potremmo quasi considerare la nouvelle vague del romanzo distopico italiano. La prosa a tratti lirica e scevra da ogni stucchevole sentimentalismo riesce a rendere al romanzo quel senso d’inquietudine che si respira a partire dall’incipit.
Le cose che non vanno (secondo me): 1. I personaggi: sono troppi, non suscitano alcun interesse e, alla fine, di loro si sa veramente poco (più volte i personaggi si trovano tra la vita e la morte, in situazioni di dolore e pericolo, ma rimane sempre un distacco incolmabile: non basta dire al lettore che deve affezionarsi ai personaggi perché ciò accada). 2. Lo stile di scrittura. È pesante, ripetitivo, i dialoghi suonano falsi o fuori luogo. Alcune pagine e alcune immagini sono molto belle, ma l'insieme non è positivo. 3. La trama, che ho capito, ma allo stesso tempo non ho capito. E questa è stato anche il mio sentimento costante durante la lettura.
Aspetti positivi: 1. L'idea alla base, molto interessante e ingegnosa.
Per motivi che dipendono essenzialmente dal caso e un pochino dall'irresistibile attrazione che provo per i romanzi distopici, mi è capitato di infilare una bella doppietta nel giro di quattro giorni.
A cominciare da Miden, bella storia imbastita da Veronima Raimo, ambientata in un paese (forse una città, forse una stato) in cui si sono rifugiati cittadini del mondo in fuga dal Crollo, una crisi (probabilmente) economica che sottintende già nel nome una caduta - crollo, appunto - dei valori. A Miden vive un professore con la compagna incinta, che riceve la visita di una alunna con cui il docente ha avuto, due anni prima e quando ancora era definibile single, una storia. Storia in cui adesso l'ex studentessa intravede tutti gli elementi di una violenza, come in un #meetoo a scoppio ritardato. E' così che si incrina l'Eden ed è così che emerge un interrogativo interessante e ferocemente inquietante allo stesso tempo: quando e quanto una società, anche idilliaca e utopicamente formatasi, può affrontare una crisi di coscienza individuale, e come? Giova certamente la forma narrativa scelta, con una alternanza fra le testimonianze dei due protagonisti, decisamente funzionale al romanzo: un testo che funziona - anche se ne ho letto critiche terribili - e che ha il merito di sollevare degli interrogativi.
Salutata la Raimo, ho preso tra le dita uno degli esordi letterari più convincenti del 2018: Orso Tosco con il suo Aspettando i naufraghi, che avevo adocchiato grazie a una presentazione su La Lettura e che ho avuto finalmente l'occasione di affrontare. Anche in questo caso non è chiaramente definito l'inizio della fine (e, se ci pensate, non lo è neppure in quel capolavoro che è La strada di McCarthy, quasi che l'indefinito abbia il potere di rendere più realistiche le nostre paure). Il romanzo di apre con una sorta di semi-orgia seguita da un suicidio collettivo e intreccia la vita di diversi personaggi, tutti ottimamente rappresentati, sullo sfondo del terrore suscitato dall'arrivo dei naufraghi (che, si facciano pace i salviniani di ferro, non sono gruppi di migranti in fuga). Con un finale che può sorprendere e - ancora - alcuni interrogativi aperti, su quanto è accaduto e su come potrà essere superato. Il pathos è al giusto livello, alcuni passaggi forse discutibili, ma il romanzo si fa leggere e trascina fino all'ultima pagina.
Ho intitolato "distopie", ma forse quello che accomuna le fatiche letterari di Tosco e della Raimo è il non inquadrarsi in un genere: anni fa avremmo forse fatto riferimento alla New Italian Epic, oggi buttiamo un occhio a dopodomani e attendiamo di scorgere nuovi bagliori di letteratura nazionale.
Aspettando i Naufraghi è un romanzo pregno di vita e di morte, ma silenzioso. I personaggi si muovono e le loro azioni sì che fanno rumore, ma rimane un libri in cui a farla da padrone è assolutamente il silenzio. L'ansia prima dell'Apocalisse, in uno scenario tanto realistico quanto desolato, si avvicendano i destini di Massimo, che si sottrae a un suicidio di massa anti Naufraghi per restare vicino al padre malato terminato; del Dottor Malandra dell'Hospice San Giuda per malati terminali, chirurgo assuefatto dalla morfina; di Guido, infermiere alcolizzato e di suor Olga, che compatti a denti e stretti e pugni chiusi contro la felicità altrui a causa di un fardello troppo grande che si porta sulle spalle dal suo passato. Leggi la recensione completa qui: http://illunedideilibri.it/aspettando...
🅡🅔🅒🅔🅝🅢🅘🅞🅝🅔 . Stanno arrivando. Fuggire? Ma dove... Unirsi a loro o suicidarsi in massa per salvarsi. Un paradosso? No. Morire é non farsi travolgere dall'imminente violenza, morire è vivere. . Finestre spalancate, case abbandonate. Solo vento, paura. "loro" non parlano, agiscono. "loro" non hanno nomi, inutili per identificarsi. L'istinto? Il comune denominatore. Basta moralità, classi sociali, nazionalità, proprietà! . E mentre i naufraghi si avvicinano, Massimo sceglie di non spararsi e abbracciare la vita attraverso il respiro e gli occhi del padre, il Dottor Malandra, morfinomane, cerca di portare avanti l'Hospice San Giuda insieme all'alcolizzato infermiere Guido e alla diffidente Olga. . L'apocalisse è imminente. Un nuovo inizio inevitabile. Resistere? Una folle speranza. . @orso.tosco riesce a fondere perfettamente dettagliate descrizioni e suspence. . Un consiglio: guardate attentamente la realtà in cui vivete: potrebbe presto essere solo un ricordo.
Sinceramente sono stata molto indecisa sul voto da assegnare a questo romanzo. Credo appartenga ad una fascia di narrazione non classificabile in maniera netta, siamo nella distopia? Siamo dell'horror? Siamo in una storia di romanzo di formazione?
Dal mio punto di vista il romanzo ha molte carenze, quello di avere personaggi si cui non si capisce il ruolo effettivo, una storia che ci viene narrata come se noi dovessimo sapere tutto o quasi, il puntare alla laicità dello stile piuttosto che a creare qualcosa di comprensibile. Insomma, l'idea di base credo sia molto interessante ma credo ci siano dei lavori da fare per rendere meno criptico questo romanzo.
Nonostante sia un romanzo che attira perché comunque si vuole sapere che fine facciano i protagonisti, ma l'aspetto mistico religioso io non l'ho compreso in questo contesto.
Un romanzo che necessita di maggiore chiarezza, indubbiamente.
Storia interessante e apocalittica, scritta in modo molto lirico e con registro a volte troppo alto per riuscire a seguire la storia, peró sicuramente in grado di delineare una atmosfera definita, e delle sensazioni captabili. Lo definirei particolare e parzialmente riuscito.