Ecrivain ayant vécu entre Paris et l'Afrique, Maxence Fermine est l'auteur de plusieurs romans et recueils de nouvelles. En 1999, il se lance en publiant 'Neige' qui est une agréable surprise. Fort de ce premier succès, l'auteur se consacre pleinement à l'écriture. Toujours en 1999, il dévoile son deuxième roman, 'Le Violon noir'. En 2000, il écrit 'L' Apiculteur' qui reçoit le Prix del Duca et le Prix Murat en 2001. La même année, il co-écrit 'Sagesses et malices de Confucius le roi sans royaume' avec Olivier Besson. Véritable bourreau de travail, il enchaîne avec 'Opium' en 2002, 'Billard blues', 'Jazz blanc' et 'Poker' en 2003. En 2004, il décroche le Prix Europe 1 grâce au roman 'Amazone'. S'en suit les romans 'Tango Massaï' en 2005 et 'Le labyrinthe du temps' en 2006. En 2007, Maxence Fermine publie 'Le Tombeau d'étoiles'.
Tre storie delicate, scritte da una penna (o tastiera) che si fa trasportare dal cuore, ma anche dalla mente. Ed è proprio lì il problema: i racconti mi sembrano troppo studiati a tavolino, con una struttura narrativa troppo pensata e poco trascinata dai sentimenti, che trasudano in alcuni angoli del testo. Il primo racconto, Neve, è sicuramente il migliore.
Divorato in un unico viaggio in treno, libro potente, che parla di umanità, di passione, di amore e bellezza, tre storie così diverse per cultura ed epoca e incredibilmente uguali allo stesso tempo, come legate da un filo che si nasconde tra le trame di colori e suggestioni. Mi ha emozionato.
Sicuramente una scrittura interessante, poetica e delicata, tre storie che ti rimangono appiccicate alla pelle come dei colori, in questo caso il bianco, il nero e l’oro. Ho apprezzato la coerenza di raccontare situazioni che non sempre vanno per il verso giusto, come è normale che sia la vita, immagino!
In ogni caso ho trovato le varie trame un po’ assurde e sconnesse, con dei salti azzardati: tre racconti originali, ma che si risolvono con finali un po’ scialbi.
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Tre letture sospese tra il sonno e la veglia, tra l'incredulo e il reale. I personaggi danzano vorticosamente con la morte, la sfiorano, la corteggiano, ne sono inevitabilmente attratti: da Yuko, che non riesce a liberarsi del candore bianco e niveo che riposa in fondo al suo cuore; a Johannes che, con il suo violino nero, tramuta l'anima delle persone in musica per alleviare le sofferenze dei soldati moribondi; infine a Aurélien, che fa dell'oro del miele il leitmotiv della sua vita. Tre storie ricche di simboli che si ripetono e accomunano i racconti in maniera un po' ridondante: il numero sette ("numero magico, si avvicina all'equilibrio del quadrato e alla vertigine del triangolo"), la rivelazione onirica del cammino da seguire, la salvezza trovata in una donna. Arrivata all'ultima parte, il fatalismo che permea le pagine con frasi a effetto mi è risultato alquanto stucchevole. Per il resto, una bella avventura. Fugace come un sogno. Lascerà qualche traccia al "risveglio"...?
Queste tre breve storie ti penetrano sotto pelle, con la loro delicatezza, poesia, amorevolezza, ma anche con tristezza, sconforto e drammaticità. Lasciano il segno e le emozioni si sovrasteranno in modo contrastante. Stile di scrittura quasi divino tanto da non riuscire a staccarti dalle pagine.
Neve: La delicatezza poetica di tale racconto vi trasporterà con leggerezza celestiale. Il violino nero: tanto drammatico quanto bello il destino dei protagonisti sarà segnato dalla stessa sorte. L'apicoltore: alla ricerca di qualcosa dei molto prezioso, arrivando quasi in capo al modo per poi scoprire che il vero tesoro lo si ha sempre molto vicino, più di quanto una persona possa credere.
Il libro che mi è piaciuto di meno è stato quello del L'apicoltore, ma Neve e Il violino nero sono piccole perle di poesia.
Tre storie, un'anima. Questo ho percepito leggendo il libro di Fermine, un'anima dolce e inquieta alla costante ricerca di serenità, di pace, di bellezza. Quella pace che, come emerge dal racconto "L'apicoltore", a volte abbiamo già al nostro fianco ma non ce ne rendiamo conto e, come il protagonista della storia Aurelien, ci mettiamo in viaggio per cercarla, insieme alla felicità. Poi, come la storia del figliol prodigo, torniamo indietro e, dopo tutte le esperienze, le sofferenze, i viaggi, gli occhi incrociati pieni di dolore e spensieratezza, capiamo, prendiamo consapevolezza di ciò che già abbiamo. Tra i tre racconti è senza dubbio quello che mi ha emozionata di più, non mi è piaciuto invece "Il violino nero".
"Chi sei? Da dove vieni?" Aurélien sospirò. I suoi capelli biondi, bagnati da mille goccioline d'acqua, erano più luminosi di un sole. Mormorò, col cuore pesante: "Io sono un sogno. E vengo da un sogno." Rimase a lungo in silenzio, poi soggiunse: "Un sogno di cui non possiedo più la chiave."
Se non vi si sono cariati i denti leggendo queste quattro righe potete affrontare serenamente questa trilogia impastata come il miele, diafana come la neve e improbabile come un violino nero. Se amate il Baricco di Oceanomare, le favole con sentimenti a secchiate a scapito del minimo realismo, se stereotipi insostenibili non vi turbano, se volete personaggi perfetti ben oltre il limite dello stucchevole, ve lo consiglio. Altrimenti beh.
Un'opera simbolica, evocativa, poetica ma realistica, una metafora della vita e dell'amore con le loro mille sfaccettature. Un sottile filo conduttore unisce questi racconti, rendendoli suggestivi ma a tratti anche poco originali a causa della ripetitività di alcuni espedienti narrativi che si snodano nel susseguirsi delle pagine secondo uno schema ben preciso. Tra tutti i racconti, però, spicca sicuramente "Neve" per la sua trama delicata e onirica: una piccola coccola per l'anima.
Tre racconti in equilibrio fra l’onirico e il realistico, i quali narrano le vicende di protagonisti ossessionati da una passione che li avvince per tutta la vita. Passione che ha insita un colore predominante: il biancore della neve; il nero corvino degli occhi e dei capelli dell’amata e l’oro del miele. Sono storie raffinate e intrise di eleganza, raffinatezza e poeticità. Peccato per la prima in cui trovo sia stato creato un epilogo forzato, precoce e prematuro. Siffatta opera è una lettura gradevole e graziosa, ma non va oltre le tre ✨
Tre racconti, molto particolari. Con situazioni diverse sottolineano quanto la speranza, l'amore e la dedizione sono importanti per ciascuno, quanto condizionano le scelte di ognuno, ma soprattutto quanta importanza danno a ciò che si fa.. Insomma rappresentano i nostri perché! ✨️
Dei tre racconti il mio preferito è Neve, ma anche gli altri meritano. Ognuno arriva ad una sua morale anche se forse tutti e tre alla fine arrivano ad insegnarti che nel viaggio per ritrovare te stesso alla fine poi scopri che la felicità era davanti a te #latrilogiadeicolori #maxencefermine