Η Λουίζα είναι διευθύντρια λογιστηρίου σ' ένα εργοστάσιο παιχνιδιών. Εξήντα χρονών, δραστήρια και γλυκιά. Ολοι την εκτιμούν για το χαρακτήρα και τις ικανότητές της. Ζει μόνη, μ' ένα καναρίνι, σ' ένα μικρό διαμέρισμα, στο κέντρο της πόλης. Η μοναξιά της (είναι χωρισμένη, χωρίς παιδιά) γεμίζει με σκέψεις και αναμνήσεις, καλές και κακές. Είναι ήρεμη, αγαπάει τις συνήθειές της και γενικά πιστεύει πως η ζωή της δεν ήταν άσχημη. Ξαφνικά όλα ανατρέπονται. Κάτι παράξενο συμβαίνει στη Λουίζα. Νοιώθει αδύναμη, κάνει λάθη στο γραφείο, στο σπίτι την κυνηγούν εφιάλτες, οι θόρυβοι του δρόμου την τρελαίνουν. Δεν ξέρει τι συμβαίνει. Περήφανη όμως και θαρραλέα, αποφασίζει ν' αντιμετωπίσει μόνη την κατάσταση, την όποια κατάσταση. Αποσύρεται στον εαυτό της, δεν δέχεται καμιά βοήθεια και αφήνεται στο πεπρωμένο της μ' ένα είδος καρτερικής ηρεμίας, έτοιμη για τη δοκιμασία της σιωπής.
Claudio Piersanti, nato nel 1954, ha pubblicato romanzi e racconti, tra cui: Casa di nessuno (Feltrinelli, 1981; Sestante 1993), Charles (Transeuropa, 1986; Feltrinelli, 2000), Gli sguardi cattivi della gente (Feltrinelli, 1992), L’amore degli adulti (Feltrinelli, 1989; edizione ampliata in UE, 1998), Luisa e il silenzio (Feltrinelli, 1997, premi Viareggio Rèpaci per la narrativa, Vittorini-Siracusa, “diario della settimana”), L’appeso (Feltrinelli, 2000), Comandò il padre (Pequod, 2003), Il ritorno a casa di Enrico Metz (Feltrinelli, 2006, premi Napoli, Campiello, Alassio 100 libri - Un autore per l’Europa, Frontino Montefeltro), I giorni nudi (Feltrinelli, 2010), Venezia, il filo dell’acqua (Feltrinelli, 2012) e La forza di gravità (2018).
Il silenzio è parte di Luisa, della sua vita quotidiana, della sua esistenza di sempre. Il silenzio avvolge Luisa, dentro e fuori, la circonda, e la pervade.
Il silenzio è metafora della sua solitudine, e metafora della malattia che insorge a un certo punto del racconto. Quando la malattia inizia a manifestarsi, il silenzio esterno diminuisce, e cresce il rumore: il chiasso dei ragazzi per strada, il telefono che squilla senza che nessuno parli, una finestra che sbatte. Perfino una tenda che si gonfia fa rumore nel silenzio di Luisa.
Eppure nella vita di Luisa c’è il lavoro, il datore di lavoro (il commendatore) che la stima e le propone perfino di rivedere i suoi conti economici familiari, le chiacchiere coi colleghi in macchina verso e dalla fabbrica. Ma Luisa è fatta di silenzio. Silenzio è il suo stato esistenziale.
Luisa ha sessant’anni, un matrimonio finito alle spalle, va in pensione. Cresce il silenzio interiore - diminuisce, come ho detto, quello esterno. Il primo cresce anche come corollario della malattia: che Luisa vive, appunto, in silenzio, nascondendola a tutti, ai quei pochi che le stanno intorno. Luisa progressivamente rifiuta contatti col mondo esterno, fino a smettere di rifornire il frigo di casa.
La malattia che se la prende e porta via non è così ‘naturale’. D’altronde, quale malattia può davvero essere considerata naturale, o normale? Cosa può esserci di normale nella malattia?!
La vita di Luisa sembra scorrere perennemente all’interno del suo piccolo appartamento della sua stanza, come in una ‘opera da camera’: anche se esce per andare a lavorare in una fabbrica di giocattoli, Luisa sembra vivere quella sua vita solo all’interno dei suoi spazi personali e privati. Il romanzo si svolge per tre quarti all’interno di questo spazio: per il resto, il lavoro, di cui s’è detto, qualche rara gita alle terme o da una lontana cugina non troppo amata.
Si può chiamare solitudine la sua se Luisa è serena, a suo modo contenta? Eppure, vien voglia di definirla devastante la sua solitudine, esistenza dimenticata mentre è ancora in corso di svolgimento. Per lei nessun premio di consolazione.
E quindi, gesti che si ripetono in automatismo, ma anche in semplicità. Fino al momento in cui si è costretti a dire addio a tutto. E allora, come un vecchio pellerossa, con discrezione, senza clamore, senza colpi di scena, è il momento di chiudere. Luisa si prepara, e toglie il disturbo, se ne va. È il momento del silenzio assoluto.
Un piccolo gioiello letterario di misura, sobrietà, sincerità. Triste, certo, nel tema e nell’atmosfera, ma anche una lezione imperdibile sulla dignità di fronte all’ultima stagione della vita. E al silenzio della morte, che la chiude. Una dignità che viene dall’orgoglio. Saper morire, come saper raccontare la morte, forse è solo un fatto di semplicità.
A good pyschological book but it has a very slow tempo. The main character is not very likeable but she is a very interesting character with conflicting feelings and thoughts.
il libro in se mi è piaciuto molto, così come lo stile di scrittura dell'autore, tanto che mi ha invogliato a voler comprare altri suoi libri. tuttavia do solo tre stelle perché ci sono state cose che mi hanno dato fastidio. ci sono due cose in particolare nella vita che mi danno tanto fastidio una di queste è l'ipocrisia e nel racconto ne ho trovata davvero tanta, l'altra la scrivo nella parte spoiler. Attenzione, se non lo avete ancora letto da qui partono gli Spoiler. come dicevo sopra, ci sono due cose particolari che mi danno fastidio: 1) L'incoerenza e da parte di Luisa ne ho trovata davvero tanta, in parecchi momenti. la seconda è il: giustificare un omicidio. questa è la cosa peggiore che io possa ritrovarmi davanti, ho trovato davvero disgustoso il fatto che lei giustificasse l'omicidio di un giovane ragazzo che aveva l'unica colpa di essere Giovane e voler fare qualsiasi cosa voglia fare un giovane, io da ragazza di 26 anni posso capire che a volte alcuni giovani possano mancare di rispetto facendo determinate cose, facendo schiamazzi ecc... ma Questo Non deve mai giustificare un omicidio, Mai e poi mai. questa è una cosa che io non tollero in nessuna occasione e alla ennesima volta che leggevo ciò, mi veniva voglia di chiudere il libro, perché questo giustificare una cosa del genere facendo passare oltretutto l'assassino solo come un povero disgraziato stanco che voleva solo riposare e far passare La vittima come la persona cattiva che se l'era cercata la trovo bruttissima e Lo è. oltre a ciò ho trovato una grande incoerenza da parte di Luisa in molte cose. aggiungiamoci tutte le altre varie idee strambe di questa donna (anche la sua riluttanza verso la medicina) e abbiamo peggiorato solo le cose, diciamo che lei è sicuramente un personaggio che (se fosse una persona reale) Non frequenterei nella mia vita. Un'altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che per Lei Tutte le altre donne che lavorano dove lavora lei, siano galline senza cervello, mi ha dato molto fastidio il fatto che tutte quelle donne vengano rappresentate in questo modo. Perché? perché rappresentarle così? perché etichettarle come galline, solo perché sono più giovani o belle o perché sculettano e portano i tacchi? l'ho trovata una cosa molto irrispettosa e rende secondo me Luisa solo una donna molto frustrata, che la rende antipatica agli occhi di molta gente che legge questo romanzo. Detto questo, il romanzo mi è piaciuto è molto bello, ma secondo me alcune cose dette e fatto ed alcuni pensieri di luisa sono troppo estremi e la fanno risultare più Cattiva di quanto in realtà sia. cosa che influenza tutta la storia.
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Luisa, impiegata modello in un'azienda di giocattoli, si ritiene soddisfatta della sua vita. Si alza presto ogni mattina, fa la doccia si veste velocemente, poi va a lavorare. La sua è un’esistenza vissuta in solitudine, popolata da pensieri semplici, da ricordi belli e brutti. Nel complesso è convinta di aver avuto una bella vita, seppur ordinaria Ma anche una vita ordinaria ha i suoi momenti straordinari e Luisa a sessant'anni sta per cominciare a vivere i suoi. Alcuni sono piacevoli, come quelli trascorsi a tenere la contabilità personale del suo capo nell'atmosfera confortevole della sua villa , dove arriva a bordo di un’auto con autista. Ma i momenti più straordinari diventano spiacevoli, come quando si rende conto di aver commesso un grosso errore nei conti aziendali, o quando non riesce più a ignorare quel neo che le sta crescendo sul petto, o ancora il panico che la scuote quando risponde al telefono che squilla e non c'è nessuno. Questi momenti si accumulano uno sull'altro fino a quando Luisa lotta per negare lo straordinario e le paure che l'accompagnano, e tornare all'ordinario.
Nessuno nota la voragine che la sta inghiottendo, nemmeno quando sta male in ufficio o viene sostituita sul lavoro da una giovane laureata.
“Se si resta a lungo nello stesso posto di lavoro gli altri non ti notano più.”
E mentre il suo spazio vitale si restringe ( non esce più rifiuta di curarsi) il rimuginare ossessivo dei pensieri si allarga e Luisa si lascia cullare dall’inedia ,come se che il suo lento congedo sia una risposta drammatica a quel mondo diventato a lei ostile e chiassoso È il suo modo per far quadrare i conti. La sua liberazione.
Piersanti ha dipinto una donna la cui battaglia per rimanere normale è lentamente persa a causa dell'età, della pensione, del declino della salute, dai bilanci esistenziali che non tornano
“Il cielo e le nuvole, o la luna, le stelle, non le dicevano niente di speciale. Un bicchiere o una stella erano la stessa cosa.”
Scritto totalmente dal punto di vista di Luisa, il libro ,un piccolo gioiello, è il ritratto della brutalità della vita moderna, fatta di stupidità e indifferenza, dove il silenzio della protagonista è la reazione paradossale all’ accontentarsi, all’inutilità del credersi indispensabili.
Salt ses çıkardıkları için insanlardan nefret eden bir Luisa'nın öyküsü. Şehir hayatının getirdiği gürültüyle huzursuzlanan, daha aralık ayındayken "Yaz gelecek, insanlar dışarı çıkacak ve televizyon sesleri..." diye dertlenen biri. Şehir hayatının üstüne üstüne gelmesinin ardından eski sevgilisinin bir başkasıyla yaşadığını öğenmesi, bedenininin ona karşı verdiği savaş ve yaşlılığın da getirdiği hassasiyetle yavaş yavaş yok olur Luisa. (Ya da kendi kendini mi yok etmektedir?) Yok olmaya doğru artık onu mahveden tek duyu duyma duyusu değildir. Artık kokladıkları, dokundukları ve tattıkları da onu rahatsız etmektedir. Ve tebii eski sevgilinin bir zamanlar anlatmış olduğu bir fıkra... "Bostanda kırmızı domatesler sıraya girmiş şarkı söylüyormuş: 'Ben bir domatesim, ben bir domatesim.' En arkadan gelen bir hayvan boku da neşeyle şarkıya katılmış: 'Ben bir domatesim, ben bir domatesim...' Derken sıranın sonundaki domates ona dönmüş ve 'Ne domatesi be, sen bokun birisin,' demiş. O zaman bok, 'Ya sen?' demiş, 'eğer domatessen, neden bokluk yapıyorsun?'"
Luisa and the Silence gets off to a good start, but then peters out. Luisa's character just does not gel for the most part, although her descent into depression after a life lived on the sidelines (for the most part) is nicely done by the author.
A lovely gently told short novel of a woman who lets go of her life. Beautifully translated from the Italian, it has a universality about it that makes for a compelling read. I surprised this book is not more widely known; it deserves a wide audience.