Un innegabile bisogno di diritti e di diritto si manifesta ovunque, sfida ogni forma di repressione, innerva la stessa politica.
Poteri privati forti e prepotenti sfuggono agli storici controlli degli Stati e ridisegnano il mondo e le vite. Ma sempre più donne e uomini li combattono, denunciano le diseguaglianze, si organizzano su Internet, sfidano regimi politici autoritari. La loro azione è una planetaria, quotidiana dichiarazione di diritti, che si oppone alla pretesa di far regolare tutto solo dal mercato, mette al centro la dignità delle persone, fa emergere i beni comuni e guarda a un futuro dove la tecnoscienza sta costruendo una diversa immagine dell’uomo. È nata una nuova idea di cittadinanza, di un patrimonio di diritti che accompagna la persona in ogni luogo del mondo.
Giurista. Professore emerito di Diritto civile all’Università di Roma La Sapienza. Politico. Eletto alla Camera come indipendente di sinistra nel 1979, 1983, 1987, ex presidente del Pds (1991-1992), ex garante per la privacy (1997-2005).
Scrivere due parole su un testo del genere è difficilissimo. Questo perché, nonostante credo sia un libro fondamentale come i diritti di cui parla, è anche estremamente complesso e non credo sia alla portata di tutti. Nonostante i miei studi siano dello stesso ambito è stata una lettura sofferta, ma arrivare alla fine ti fa sentire davvero arricchito dentro. C'è tanta complessità in questo libro, argomenti e questioni che spesso parlano del futuro ed è quindi faticoso assimilare. Rodotà era un grande pensatore, e qui sono concentrate quasi tutte le problematiche di cui si è occupato nella vita , dai diritti di internet, ai diritti procreativi, il concetto di identità e dignità, il problema dell'autodeterminazione nei trattamenti sanitari e nel fine vita. Insomma, un concentrato di argomenti delicatissimi, che messi insieme fanno di questo libro una vera perla e allo stesso tempo una lettura troppo ostica da poter consigliare a cuor leggero.
Trovarsi a leggere questo libro proprio al momento della morte di Stefano Rodotà. E' una di quelle coincidenze che è difficile non vedere come un segno del destino, quindi lo faccio e dico che "Il diritto di avere diritti" è il testamento spirituale che un grande uomo del Ventunesimo secolo ci lascia, da tenere come orientamento nel cercare di capire e di vivere meglio questo mondo impazzito ed in crisi. Ma come, un uomo vicino ai Novanta uomo del ventunesimo secolo? Proprio. perchè nessuno come questo vecchio combattente dei diritti ha saputo smascherare il Nulla che si nasconde dietro il mito del capitalismo consumista, i meccanismi che sembrano renderlo necessario, le insidie della globalizzazione, i rischi ma anche le potenzialità delle nuove tecnologie. Questo libro racconta a tutto il mondo il modo di saper restare uomini anche in questo tempo. Occorre rinnovare e rinvigorire il concetto di diritto. Se le singole nazioni non riescono più a produrre leggi che stiano al passo con tempi sempre più frenetici, se il luogo delle decisioni si sta spostando dalla nazione al Mondo, se la finanza e l'economia stanno prendendo il posto della politica, il nuovo riferimento devono essere le costituzioni ed i principii generali: che spetta poi al giurista trovare il modo di applicare alla vita presente, come già sta succedendo. Perchè se una legge può diventare obsoleta in poco tempo, i principii che ispirano le costituzioni ed i diritti che nel loro nome vengono pretesi, quelli sono eterni. Ed allora all' uomo consumatore, alla persona ridotta a ciò che possiede ed a ciò che consuma, occorre contrapporre un Homo Constitutionalis, che fa della sua dignità, della sua autodeterminazione, della sua conoscenza, in una parola dei suoi diritti la sua vera natura. Per fare spazio a questi nuovi concetti occorre superare quello di proprietà come concetto esclusivo, per far spazio a quello di bene comune, che è invece un concetto inclusivo. Ogni cittadino del mondo ha diritto di accedere a ciò che gli è necessario per vivere e per svilupparsi spiritualmente e socialmente, ma questo accesso non è un possesso che esclude tutti gli altri, ma una condivisione di un bene che è e deve essere di tutti. Da qui sorgono alcuni degli obiettivi è politici dei nuovi movimenti del nostro tempo, quali l'acqua pubblica (proprio in questi giorni ci rendiamo conto di quanto preziosa sia!), l'accesso universale alla rete, il reddito di cittadinanza. Dignità significa autodeterminazione, riconoscimento dei diritti dell'umanità in tutte le sue forme e tutti i suoi sviluppi. Le carte dei diritti (che lo stesso Rodotà ha contribuito a scrivere nei decenni) per aver titolo di esistere nel ventunesimo secolo devono riconoscere l'umanità prescindendo dalle scelte sessuali o sul fine vita o da qualsiasi altra, anche arrivando a convivere con un post uomo, un homo tecnologicus che tecnologie come la robotica sta facendo nascere. Perchè si può fare? Perchè un uomo è tale se conosce, se ha coscienza di sé, se ha una vita sociale, prescindendo da orientamenti e pensieri che riguardano solo lui. Internet. E' curioso che sia un uomo così avanti negli anni a riconoscerne la potenzialità ma anche i rischi. La rete è rischiosa perchè diventa un feroce strumento di riduzionismo capitalista: presentandoci nel mondo telematico non nella nostra corporea interezza ma solo come accounts, prestiamo il fianco alla minaccia di essere visti solo come consumatori. lo si vede bene proprio in questi mesi, in cui la vita telematica è caratterizzata dall'azione di algoritmi sempre più complessi in grado di prevedere i nostri gusti e le nostre tendenze consumistiche, appiattendoci solo su di questi. E' stato detto che Google è un tiranno più potente di qualsiasi nazione, e Google non lo ha eletto nessuno. Ma non solo: se la vita in rete diventa ogni giorno più essenziale per capire il mondo ed anche per confrontarci con le istituzioni, l'accesso alla rete diventa un diritto imprescindibile della condizione umana e quindi deve essere universale e gratuito, pena la nascita di un classismo assai più feroce di quello Ottocentesco. Sempre più servizi vengono portati avanti esclusivamente online, e non potervi accedere significa veder decurtata la propria cittadinanza. L'epoca del Web 3.0 deve diventare l'epoca di nuovi diritti fondamentali mai visti prima (Internet Bill of Rights) pena l'annientamento della persona umana, che occorre tutelare dall' appiattimento commerciale ma anche dal suo sbriciolarsi di fronte alle continue notizie anche false di cui possiamo potenzialmente essere oggetto in miliardi di siti diversi. Diritto alla privacy telematica, diritto all'accesso, diritto alla conoscenza online, diritto all'oblio. Sembrano sogni giovanili di qualche cyberpunk, sono i paletti che un giurista insigne alla soglia della sua morte ci consegna da conficcare per tutelare il nostro restare uomini in questo secolo brevissimo. Quella rellativa alla rete è solo la parte che mi ha colpito di più, ma molti altri sono gli aspetti trattati. Il libro è diportata epocale per numero di argomenti trattati, per l'approfondimento, per il numero di riferimenti (Centinaia!). E' impossibile per un profano arrivare a fondo di tutto quello che Stefano Rodotà ci lascia, ma è facilissimo uscire arricchiti e consapevoli da questo testo. Non mi stupisce che qualche anno fa il grande giurista cosentino sia stato il riferimento proprio di un movimento politico nato in questi anni come il movimento 5 stelle. E non mi stupisce aver ritrovato in questo libro ciò che sulle prime mi aveva attratto di quel movimento, oltre che le pericolose devianze che successivamente mi hanno allontanato da loro. Su tutte: se è in mano al giudice la discrezionalità assoluta di tradurre i principii costituzionali in decisioni giuridiche, la carica di magistrato non dovrebbe essere elettiva? L'accesso alla conoscenza attraverso la rete non è un pericolo troppo grave, in quanto mette nelle mani di ciarlatani una autorevolezza che non meritano? Il caso dei vaccini ma anche quello della sismologia a buon mercato sono esempi di pericolosissime bufale generate da un uso troppo semplicistico della autorevolezza online. Ancora. L'idea dell' Homo Constitutionalis e la definizione della persona umana attraverso i suoi diritti è grandiosa ed attuale, ma trascura completamente la sua fattibilità in tempo di risorse decrescenti. Il caso dell'acqua è lampante, in questo periodo in cui il dramma del cambiamento climatico ci sta mostrando il suo vero volto. Chi si farà carico della spesa di costruire un sistema idrico efficiente, della generazione del diffondersi di una cultura del risparmio energetico e tutto il resto, se in quanto bene comune l'accesso all'acqua deve essere gratuito? Sono domande difficili ma attuali come nessuna, e sono un utilissimo strumento per cominciare a ragionare sui tempi nostri. Non ho mai perdonato al PD di Pierluigi bersani di non aver votato Rodotà quando il M5S lo propose per la presidenza. Il motivo non lo avevo presente in modo chiaro allora, ma adesso si. Grazie della tua lotta e del tuo pensiero, Stefano. Riposa in pace.
ottimo testo sul diritto e i diritti. Complesso esaustivo poco farraginoso. L'unico finora a coprire l'intero arco dei diritti in maniera divulgativa. Imperdibile
Il dono di Rodotà è saper portare la discussione di temi complessi su un livello comprensibile a tutti. Stavolta, però, la lettura di alcune pagine mi è risultata difficoltosa, anche a causa della mia ignoranza in giurisprudenza. In questo libro, tocca uno per uno i temi di attualità, confrontando il modo in cui un aspetto è stato affrontato nei diversi periodi storici e nei diversi paesi. E' un libro che apre la mente e prepara ad una discussione approfondita sui temi più scottanti che dovranno essere affrontati nell'immediato futuro.