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"L'ho uccisa perché l'amavo": Falso!

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Delitto passionale. Raptus. Gelosia. Depressione. Scatto d’ira. Tragedia familiare. Perché lei lo ha lasciato, chattava su Facebook, non lo amava più, non cucinava bene, lavorava, o non lavorava. Nascondendo la vittima, le cronache finiscono con l’assolvere l’omicida: una vecchia storia, nata in tempi lontani e ancora viva fra noi. Per questo bisogna imparare a parlare di femminicidio. Tutti, non solo i media. Dobbiamo farlo noi. Dobbiamo trovare le parole.

96 pages, Paperback

First published April 18, 2013

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Loredana Lipperini

44 books63 followers

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3 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 41 reviews
Profile Image for metempsicoso.
419 reviews482 followers
August 6, 2024
Questo libro testimonia una delle battaglie più importanti portate avanti da Murgia - qui anche grazie alla collaborazione con Lipperini: quella contro il sessismo nel linguaggio. In L'ho uccisa perché l'amavo: falso! il focus è sulla scrittura, la quale di frequente non è vigilata abbastanza, per ignoranza o pigrizia, seppur al di fuori dell'immediatezza dell'oralità. Spesso, infatti, nonostante il tempo disponibile per la riflessione, la cultura patriarcale filtra nelle parole e contribuisce a creare, nell'inconsapevolezza sia di chi scrive che di chi legge, narrazioni misogine (e, più in generale, a danno di qualsiasi minoranza, miserabili).
Il focus, come esplicitato subito dal titolo, è sulle scelte linguistiche e lessicali di giornalisti e titolisti per raccontare i femminicidi. [Il maschile sovraesteso è pensato: questo pamphlet risale al 2013, oltre dieci anni fa, quando, come poi con la sua rassegna domenicale Murgia ha testimoniato negli anni a venire, le principali firme della carta stampata erano uomini. Presumo che, in tal senso, si parli ancora oggi di percentuali schiaccianti. Per certo, se è vero che le giornaliste hanno più spazio, spesso sono comunque relegate ai pezzi culturali e a quelli sui femminicidi. Cose, e cito Stai zitta, "da donne".]
Molto, per fortuna, è cambiato nell'ultimo decennio. È proprio questo intervallo, questo pezzo di storia trascorsa tra la pubblicazione e la mia lettura, che mi permette d'affermare la rilevanza dell'agire di Murgia in questo campo. Certo non da sola, ma negli anni la sua vigilanza costante, con tanto di denunce pubbliche e conseguenti tempeste di merda, ha portato l'attenzione su questa tematica e ha causato un cambiamento. Sono state istituiti gruppi di lavoro, commissioni di vigilanza e corsi di formazione per ripulire il linguaggio giornalistico dalla violenza di genere.
Dove non è arrivato il buonsenso di chi scrive si sono alzate le voce indignate di chi legge e così, purtroppo, continuerà ad essere fino a quando questo problema non sarà risolto.
Dico "purtroppo" perché il problema delle parole magari verrà arginato, ma sembra, oggi come dieci anni fa, che non si esaurirà la necessità di doverle usare, quelle parole.
Le donne continuano a morire. Nessuno sano di mente, oggi, avrebbe il coraggio di negare la specificità dei femminicidi: di quante storie terribili siamo stati, tutti e tutte, testimoni?
Eppure, nonostante le tante pagine scritte, nonostante questa prima presidente del consiglio, poco viene fatto per evitare questa strage. Sì, si inaspriscono le pene e si tenta di velocizzare la macchina giudiziaria, ma non si va mai a cercare di sanare alla fonte. Si pota qualche ramo mentre le radici affondano in un terreno insalubre.
Del resto, quante cose andrebbero ridiscusse, se qualcuno avesse il coraggio di portare la conversazione dove sta davvero la soluzione? Quando potere andrebbe svuotato, quante dinamiche andrebbero rivoluzionate, quanti principi andrebbero ridiscussi?
Serve tanto coraggio per il cambiamento. Mi sembra che, come dieci anni fa Murgia e Lipperini constatavano con questo libro attualissimo, non lo abbiamo ancora trovato.
Nel mentre si muore.

[3,5 stelle]
Profile Image for MsElisaB.
214 reviews21 followers
April 17, 2024
Antonella Riotino, 21 anni, il fidanzato le taglia la gola perché voleva lasciarlo. Stefania Migali, 39 anni, viene trucidata insieme alla madre ed alla figlia bambina dal marito che non voleva accettare la separazione. Sharna viene strangolata con una sciarpa dal fidanzato geloso. Leda muore dopo due mesi di agonia, perché il convivente le aveva dato fuoco. Domenica si prende 4 colpi di pistola per aver lasciato il partner. A Rosanna spara il marito da cui si era separata. Il cuore di Antonia viene trafitto da una stilettata da parte dell’ex compagno. Edita viene soffocata per gelosia, Gabriella per un SMS trovato dal marito sul cellulare. Una pistola per Esmeralda, perché la storia era finita, una corda per Rita, una pallottola per Concetta ed una per Annamaria dai mariti. Il coltello per Ane, un martello per Camilla, il fucile per Giacomina, i pugni per Enza.

Libricino che vuole rispondere idealmente alla posizione: “Il femminicidio non esiste, la violenza è un problema generale”. Molto chiaro, si inserisce in un filone di attivist* che, tramite opere scritte, dibattiti, manifestazioni e social media, intervengono sul fenomeno - qua su Goodreads ho riportato Vagnoli, con “Poverine”, e Fonte, con il suo “Ne uccide più la lingua”, ma fortunatamente sono in tant*. La breve analisi di Murgia e Lipperini copre anche la (spesso terribile) narrazione mediatica con cui si rappresentano questi casi. Il punto focale di questa mia lettura, però, che non mi lascia pace, è che questo sia un testo del 2013 (che prende in considerazione i numeri del 2012): sono passati 11 anni e la situazione non è cambiata, anzi, le statistiche testimoniano un aggravarsi della brutalità; non è migliorata in maniera significativa la trattazione pubblica (come si possono sentire, nel 2024, politici che negano l’esistenza stessa della violenza di genere?) e gli strumenti concreti per contrastare questa strage sono limitati. Non è giusto che si debba ancora oggi ribattere alle stesse osservazioni idiote e che non si stia facendo niente per cambiare una cultura che uccide donne e ragazze per la colpa di essere nate femmine; le autrici chiedevano più di un decennio fa le stesse misure che vengono richieste ora, cosa si aspetta ad agire per controllare questo RECENTE fenomeno?
Profile Image for Ilaria Bersani.
45 reviews3 followers
September 29, 2022
Importantissimo continuare a parlare di femminicidio e spiegarne le cause. Un Manuale veloce e facile da leggere, con indicazioni su come dovrebbe essere raccontata a livello giornalistico una storia di femminicidio.
107 reviews8 followers
July 3, 2013
Loredana Lipperini, Michela Murgia, “L’ho uccisa perché l’amavo” Falso, Laterza 2013

Molto difficile parlare di questi argomenti, molto. Ciò che mi fa più male è rendermi conto che il mondo è maschilista e misogino e che non gliene frega nulla a nessuno della violenza sulle donne! Sembra che ci siano sempre questioni più importanti da affrontare e che si possa sempre far finta di nulla. Le donne per prime non si sono mai veramente ritrovate in una battaglia comune per difendere i loro diritti. Non solo nei paesi economicamente meno evoluti, ma anche in Occidente molte donne (penso la maggioranza) sembrano non credere neppure che esistano dei diritti che esse non hanno e per cui esse si debbano battere. Dopo la spinta iniziale, i movimenti femministi si sono arenati. La sperequazione è evidente e dimostrabile in campo professionale, dove le donne a parità di mansioni e di responsabilità sono ovunque pagate meno degli uomini e hanno meno possibilità di carriera. Anche la politica non le vede pareggiare gli uomini in nessun paese e anche in quelli diciamo più democratici e liberali. Quello che avviene nelle relazioni personali e familiari tra i due generi è alquanto difficile da dimostrare. I dati raccolti a livello internazionale [fonti: WHO, LONDON SCHOOL OF HYGIENE & TROPICAL MEDICINE, SOUTH AFRICAN MEDICAL RESEARCH COUNCIL] ci dicono però che la violenza sulle donne - esercitata sia dagli uomini che da altre donne - è molto comune ed è ovunque perpetrata ad opera di chi ha avuto o ha una relazione intima con la vittima.
E’ in questo contesto generale che possiamo collocare il libro di Loredana Lipperini e Michela Murgia. Nel libro si parla del femminicidio cioè della morte di quelle donne uccise dai loro ex compagni, mariti, conviventi perché volevano lasciarli o li hanno lasciati sottraendosi così con questa decisione, alla visione comune e ancora condivisa tanto da non essere mai messa in discussione, che le donne debbano giocare un ruolo subordinato, di minor valore e profilo rispetto a quello maschile. Secondo le autrici ci sarebbe un filo che lega tutte le morti di donne per opera dei loro ex compagni riconducibile al fatto che queste donne hanno avuto l’ardire di ribellarsi appunto all’idea che le donne debbano tacere, sopportare e giocare un ruolo subordinato e dimesso. Questo filo che accomuna, lega tanta violenza anche psicologica nessuno lo vuole vedere e la cultura tende a giustificare questi omicidi come azioni eccezionali di uomini malati.
Di seguito fra virgolette le frasi del libro che ho sottolineato. Non ho aggiunto nessun commento. Sono d’accordo con le autrici e come loro penso che ci sia ancora tutto da fare anche se onestamente penso che non abbiamo neppure una vaga intuizione di cosa fare.
“Femminismo è battersi perché le donne usufruiscano di pari diritti cosa che al momento non avviene. Invece la presunta inesistenza dei femminicidi viene usata di frequente proprio per colpire al cuore ogni rivendicazione che riguardi i diritti”
“Bisogna imparare a parlare di femminicidio. Dobbiamo imparare a riflettere per far passare il messaggio giusto. Non dobbiamo semplificare per nessun motivo perché il rischio è quello che la semplificazione cannibalizzi e annienti quanto è stato fatto e il moltissimo che resta da fare. Dobbiamo trovare le parole”
“Continuano a morire a decine e centinaia per lo stesso motivo: ti lascio, ti lascerò, vorrei lasciarti, ti ho lasciato ma accetto di rivederti”
“qualche mezzo di informazione ospita talvolta l'opinione di chi avanza l'idea che dietro alla morte delle donne non ci sia per niente l'amore, ma una cultura che assegna loro un minore valore umano e un ruolo sociale subordinato normalizzando la loro soppressione quando se ne discostano, ma questa lettura non è mai presente nelle pagine di cronaca in cui vengono date le notizie dei femminicidi e la loro ipotetica spiegazione. L'editoriale controcorrente lo leggeranno in pochi ma la storiaccia in cronaca invece la leggeranno tutti, convincendosi ulteriormente che la prima causa della morte violenta delle donne sia di volta in volta l'amore di uomini malati oppure la malattia di uomini innamorati”
“Piace però a molti pensare che l’amore abbia anche una faccia oscura, viscerale parente e sfrenata parente più dell’istinto che del sentimento, che non ammette rivali, nè dinieghi e che non può essere governata dalla ragione. Quella faccia dell’anima certamente esiste ma non si chiama amore”
“In questo quadro semantico gli uomini che picchiano le donne sono compagni innamorati che sbagliano linguaggio. Perché alla fine dipende tutto da che nome scegli tu di dare alle cose. Chiamare relazione il dominio della vita del partner, chiamare gelosia l’ansia del controllo perso, e soprattutto chiamare amore il rifiuto violento di accettare la libertà dell’altra persona, è un’ insopportabile manipolazione del significato reale delle parole”
“C’è una responsabilità anche nel centellinare alla donna uccisa il nome proprio e continuare a definirla come la moglie, la compagna, la fidanzata o la ex del suo assassino. Le donne sono persone non funzioni. Chi ti uccide non lo fa perché ti ama ma perché non riesce a concepirti fuori dalla tua funzione. Il fatto che tu voglia provare a farlo scatena odio, non amore”
“L’assoluzione del colpevole va di pari passo con la colpevolizzazione della vittima. Un effetto che viene ottenuto cercando di comunicare l’idea che i fatti siano avvenuti per concorso di colta e che sia quindi necessaria una distribuzione di responsabilità”
“L’effetto sul lettore è quello di indurlo a credere che la facile e frequente morte delle donne non sia frutto sistematico di una cultura del possesso e della sopraffazione ma di casuali gesti singoli compiuto da soggetti labili, vulnerabili e in definitiva irresponsabili delle loro azioni.
Malati d’amore malato”
“L’idea che una cultura del possesso e della sopraffazione esista ancora non va giù a moltissimi”
“A lungo nel nostro paese è mancato il collegamento, sono anzi mancate le parole che tenessero insieme morti atroci quanto ritenuti isolate e non ripetibili”. “Per anni dunque a tenere il conto delle donne uccise per lo stesso motivo, possesso e gelosia, gelosia e possesso e la convinzione che entrambe fossero la legittima espressione di qualcosa che veniva chiamato amore, sono state le attiviste, le donne dei centri antiviolenza in primo luogo e giuriste come Barbara Spinelli che al femminicidio ha dedicato il primo studio italiano, le blogger di Bollettino di guerra e Femminismo a sud. Nonostante il loro lavoro e quello di tante altre associazioni, un motivo comune, un filo che legasse tutte le morti non veniva accettato dai più, e neanche ora viene accettato”
“Il delitto d’onore è stato abolito il 5 agosto 1981, il tempo trascorso è troppo poco perché l’area sia stato ripulita perché il rapporto fra le donne e gli uomini siano mutati fino in fondo, giù fino al lato oscuro. Bisogna intanto trovare le parole”
“c’è una dissoluzione fin troppo evidente ormai nell’identità maschile che quel gesto di troppi uomini giovanissimi non ci permette più di non dire. Fino a quella conclamata del principio di autorevolezza di cui la politica maschile dovrebbe essere modello. Mancano i padri, mancano gli uomini di riferimento nelle famiglie. Anche le donne non hanno dato spesso in questi anni esempi positivi dell’utilizzo delle loro libertà. Modelli deteriorati, spesso televisivi e politici e di tutti i giorni. Modelli che per anni hanno contrabbandato l’urlo, l’aggressione come la modalità per vincere e hanno vinto infatti”
“L’incapacità maschile di immaginare un sistema di relazione fra i sessi che non si basi sulla fuga tattica e sull’inseguimento istintivo scatena una frustrazione che parte sempre dall’insulto ma può arrivare rapidamente allo stalking, alla molestia attiva e talvolta alla violenza sessuale”
“Quello che sconcerta in questa dinamica è la percezione sociale della gravità relativa della morte di una donna per mano di un uomo. In ciascuno di questo epiloghi, insulto, violenza, stalking e morte c’è la traccia di una sottocultura che addossa alla donna un concorso di colpa nella perdita dell’autocontrollo maschile. Questa traccia culturale normalmente velata, di quando in quando viene alla luce in modo più esplicito”
“così funziona la caccia se hai davanti una preda e non ti comporti da cacciatore, quello che non va sei tu”
“In centinaia, migliaia di racconti e romanzi e poemi le donne vengono legate nude ai cavalli, massacrate su talami funebri, violentante e poi accoltellate in un giardino, annegate giustiziate, incatenate agli scogli, messe al rogo stuprate dai pirati e sempre bellissime sia pur livide nella morte”
“Ma l’idea che le donne siano responsabili dell’aumento della sofferenza del mondo esattamente perché cercano di sottrarsi alla propria, è un pensiero portatore di un’ingiustizia non misurabile. Non accettiamo di considerare naturale un mondo che costruisce la sua armonia sulla sofferenza volontaria di un intero genere”
Profile Image for Giovanna Tomai.
401 reviews5 followers
November 26, 2023
[Io ti ho capita, sai? Sei una gattamorta. Ti sei messa la minigonna perché io ti guardi le gambe: se ti dico che mi eccitano non dovrebbe infastidirti. Se avessi voluto essere ignorata ti saresti messa i pantaloni. Quelle come te io le conosco: sono le più zoccole. Si mettono la scollatura e poi si offendono se gli si dice che hanno delle belle tette. Sei ipocrita: se non avessi voluto che te le guardassi ti saresti messa un abito più accollato. Sei tu che provochi. Questo fate sempre voi donne. Provocate e poi quando uno diventa scemo vi tirate indietro e gli date del maiale per un semplice complimento. E colpa vostra se poi uno fa le cose che fa, perché l’uomo non è mica di legno, a scherzare col fuoco prima o poi succede quello che deve succedere.]
Profile Image for Adriano Pugno.
Author 2 books22 followers
January 8, 2024
La cosa che fa rabbia è che questo libro è stato scritto dieci anni fa e fosse stato scritto oggi non ci sarebbe bisogno di cambiare una virgola.
Profile Image for Matilda.
181 reviews3 followers
May 29, 2024
Un testo di infarinatura e introduzione generale. Bello!
Ciao Michela ❤️
Profile Image for Gabinka Ricciocornia.
103 reviews
March 20, 2025
La narrazione tossica del femminicidio è un problema che ci riguarda fin da quando abbiamo iniziato a interrogarci sul femminicidio stesso. È angosciante pensare che questo libro, che è stato scritto circa 10 anni fa, non sia invecchiato per niente, e che il modo in cui parliamo dei femminicidi non abbia ancora fatto sostanziali passi avanti.
Qualcosa è cambiato, certamente, ma non abbastanza.
C'è ancora troppa gente che non capisce (o finge, consapevolmente, di non capire) che il problema di fondo non è che vengono uccise le femmine, ma il fatto che vengano uccise a causa dell'incapacità di accettare che le femmine possano essere indipendenti, interrompere una relazione, o addirittura intraprenderne un'altra. Quando un maschio ha una relazione extraconiugale, le strade sono due: il perdono, o la separazione. Quando una femmina ha una relazione extraconiugale, le strade sono tre: il perdono, la separazione, oppure l'omicidio.

Il problema è questo.
Profile Image for Federica.
87 reviews171 followers
October 6, 2013
Intervista a Loredana Lipperini: http://dustypagesinwonderland.blogspo...

Partendo dal presupposto che la violenza è tale a prescindere dal genere, dall'orientamento sessuale o dalla nazionalità - puntualizzazione indispensabile in un momento in cui il femminismo è tacciato di prevaricazione - parlare di femminicidio in Italia sta scatenando una dura polemica: se da una parte si continua a sottolineare l'urgenza del problema, avallata da una massiccia - e strumentale - campagna mediatica e talvolta politica, dall'altra una grande porzione dell'opinione pubblica considera l'esistenza stessa del termine una discriminazione di genere (maschile, in questo caso).
Con dati alla mano, L'ho uccisa perché l'amavo - Falso dimostra invece l'infondatezza del negazionismo imperversante, che rigetta l'allarme e lo ridimensiona - lo banalizza - rivendicando la sostanziale stabilità del numero dei femminicidi degli ultimi anni. Dimenticando, però, che

nel rapporto sulla criminalità in Italia si scopre che le donne uccise sono passate dal 15,3% del totale, nel triennio 1992-1994, al 26,6% nel 2006-2008 [...]. In poche parole, se il numero cresce, ed è sempre quel tipo di omicidio, la crescita è il fenomeno, e non il numero, che è effettivamente tra i più bassi del mondo. Significa, per essere più precisi, che se le morti per criminalità organizzata passano da 340 nel 1992 a 121 nel 2006 e quelle per rissa da 105 a 69, i delitti maturati in famiglia o "per passione", che sono in gran parte costituiti da femminicidi, passano da 97 a 192. In altre parole ancora, mentre gli omicidi in Italia sono calati del 57% circa, i delitti passionali sono cresciuti del 98%. [...] Ancora. Nel Rapporto sulla criminalità e sicurezza in Italia 2010, curato da Maurizio Barbagli e Asher Colombo [...] i risultati sono così sintetizzati: Rispetto alla fase di picco del tasso di omicidi, negli anni Novanta, oggi la quota di donne uccise è straordinariamente cresciuta. Nel 1991 esse costituivano solo l'11% delle vittime di questo reato, mentre oggi superano il 25%. [...] La crescita dipende da una relazione ben nota agli studiosi, per la quale la quota delle donne sul totale delle persone uccise cresce al diminuire del tasso di omicidi. Questo accade perché [...] gli omicidi di famiglia - la categoria in cui le donne sono colpite con maggiore frequenza - è invece più stabile nel tempo e nello spazio.

In Italia si contano circa 150 omicidi l'anno perpetrati da uomini verso le loro compagne. Nonostante questo, leggiamo nel capitolo 5, sono sostanzialmente tre le reazioni al fenomeno: il negazionismo, come già detto; la risposta positiva costruita su un percorso di lotta culturale e politica; la convinzione che il femminicidio sia la conseguenza funesta della guerra ideologica aperta dal femminismo a favore della parità, che avrebbe causato un conflitto tra sessi sfociante nelle violenza sulle donne.
Le ideologie sottintese in tale posizione sono facilmente deducibili: gli uomini non sarebbero in grado di affrontare le spinte verso la sovversione di quello che è definito un "ruolo naturale", e le donne sono colpevoli del loro stesso genocidio, ostinandosi a cercare una parità e una libertà che non si addice - e per questo vengono punite.
Il concetto di "naturalità" è parte di un background testimoniato non solo dalla cultura popolare, ma anche da molte opere letterarie. I luoghi comuni più fuorvianti, prova di un sistema di pensiero ben radicato, sono dati dai titoli giornalistici: amore, raptus, gelosia sono le inconsce (?) giustificazioni che il linguaggio mediatico tributa a chi si macchia di femminicidio. L'azione violenta viene attribuita a un comprensibile attimo di irrazionalità e a un eccesso di "amore" verso la vittima - essendo gelosia e controllo, nell'immaginario comune, legati inevitabilmente all'amore.
Entrambi i casi derivano invece non solo dal possesso che l'uomo esercita sulla donna ma, ancor prima, dal pensiero che questo possesso sia giustificato dal ruolo naturalmente sottomesso a cui la donna deve attenersi. La pericolosità di una simile concezione - diffusissima, ripeto, e provata dal modo in cui si parla di femminicidio - si rispecchia nella giustezza della punizione sulla donna, che non può permettersi di sviare dal percorso precostituito. Non, quindi, raptus, ma cultura maschilista che sfocia nell'omicidio. Non follia, non irrazionalità - attribuita alla natura dell'uomo, ennesima giustificazione che lo svaluta come essere pensante e lo riporta ai livelli di una istintività ferina - ma lucida prevaricazione e annientamento finale della vittima.
"Certo che l'omicidio ha un sesso" affermano coraggiosamente Lipperini-Murgia - che non risparmiano riflessioni sulla retorica errata delle donne buone sempre e comunque - "ma è difficilissimo ammetterlo, perché se per le donne è difficile mettere in crisi i poteri del materno, per gli uomini è difficilissimo incriminare il potere della forza fisica e l'idea che quella forza garantisca, dal fondo del proprio cervello rettile, un dominio".
Profile Image for Veronica Palomba.
386 reviews3 followers
April 15, 2024
Meraviglioso trattato sul
falso femminismo che la
nostra società ci propina e
sul modo in cui le donne
sono trattate dai mas
media e dagli uomini, una dura critica verso la società patriarcale che nega i femminicidi o peggio li giustifica dando la colpa alle donne
19 reviews
August 25, 2024
È un po' datato, oramai i dati di femminicidio sono peggiorati. Utile per capire parole e fatti.
Profile Image for ariarmania.
5 reviews
December 12, 2024
Ancora tristemente attuale.
Talvolta addirittura troppo avanti per il livello di intelligenza emotiva ed educazione sentimentale che vedo, anche tra i giovani e giovanissimi.
Giusto un paio di anni fa mi sono ritrovata a discutere con un amico (24 anni) che non capiva il senso dell’utilizzare la parola “femminicidio”: «esiste la parola omicidio, a che serve?».

Michi proteggici sempre da lassù perché i tempi sono bui.
Profile Image for Wonderp.
40 reviews5 followers
October 28, 2022
Ho iniziato a leggere questo libro per distrarmi da un libro che mi stava annoiando.
Questo invece mi ha fatto innervosire.

L’ho iniziato e finito in un giorno. In circa 80 pagine ci sono tantissimi spunti sui quali riflettere.
È un libro scritto ormai qualche anno fa, quindi non ci sono esempi “aggiornati”. E questo fa rabbia. Fa rabbia perché il fenomeno del femminicidio non va scemando, anzi. Vuol dire che ancora oggi le donne vengono uccise “per amore”, che amore non è.
Questo libro è un buon inizio per parlare di questa tematica, perché bisogna continuare a parlarne e informarsi su questo tema.
Profile Image for Sorairo.
896 reviews1 follower
June 28, 2015
Un'analisi approfondita quanto basta per farci capire che femminicidio non è una parola inventata a caso. Usata a sproposito si, strumentalizzata pure, ma creata per dare nome ad un'emergenza. Ieri era il delitto d'onore, poi abolito. Ma anche d onne uccise per altri motivi che fanno comunque capo all'amore. Ma come può l'amore uccidere? Questo breve "saggio" (?) ci spi e ga infatti che l'omicidio passionale in tutte le sue declinazioni non è amore. È frutto di arcaismi, disinformazione, ignoranza, tradizione e molto altro. Dovremmo parlarne di più e fare di più. Basta negare o ignorare.
Profile Image for Gabriella P.
266 reviews10 followers
October 6, 2024
Questo è un piccolo pamphlet potente e provocatorio con cui le autrici smascherano con grande efficacia le narrazioni tossiche che spesso circondano i casi di femminicidio.

Uno degli aspetti più incisivi è la critica alla banalizzazione della violenza attraverso termini come "raptus" o "gelosia", parole che non solo minimizzano la gravità dei crimini, ma perpetuano una cultura che giustifica la violenza contro le donne. È molto importante riflettere profondamente su quanto sia cruciale il linguaggio che usiamo e come possa influenzare sia la percezione pubblica che le decisioni giudiziarie.

Inoltre, il libro mette in luce come il concetto di "delitto d'onore", sebbene abolito legalmente, continui a influenzare la mentalità collettiva. Questo è un richiamo potente alla necessità di un cambiamento culturale profondo per affrontare efficacemente la violenza di genere: è un concetto fortemente patriarcale radicato nella nostra cultura.

Personalmente, penso che questo manuale sia un invito urgente a rivedere le nostre convinzioni e a impegnarci attivamente per un cambiamento, un promemoria di quanto sia necessario continuare a parlare di questi argomenti e a lavorare per un cambiamento culturale. È importante che opere come questa continuino a essere lette e discusse, perché solo attraverso la consapevolezza e l'educazione possiamo sperare di cambiare le cose.

Il libro ha anche una sezione dedicata ai media e alle narrazioni tossiche che contribuiscono a perpetuare stereotipi e narrazioni distorte sulla violenza di genere. Spesso, i titoli sensazionalistici e le descrizioni superficiali possono influenzare negativamente la percezione pubblica, minimizzando la gravità dei crimini e, in alcuni casi, quasi giustificandoli.

Le autrici sottolineano l'importanza di un giornalismo responsabile che utilizzi un linguaggio preciso e rispettoso. Questo è fondamentale per evitare di alimentare pregiudizi e per promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione del fenomeno del femminicidio. È un tema che fa riflettere molto su quanto sia potente il ruolo dei media nella formazione dell'opinione pubblica e nella lotta contro la violenza di genere.

Un altro punto che ritengo fondamentale è la mancanza di coscienza politica a riguardo, laddove le politiche e le leggi non riescono a tenere il passo con la realtà della violenza di genere, e questo può portare a una mancanza di protezione e supporto per le vittime.

Per quanto riguarda l'educazione delle nuove generazioni, è cruciale. Educare i giovani a una nuova cultura del sentimento, dell'amore e del sesso può fare una grande differenza. Questo significa insegnare il rispetto reciproco, la parità di genere e la consapevolezza emotiva fin dalla giovane età. Insegnare ai giovani a riconoscere e rifiutare le narrazioni tossiche e a costruire relazioni basate sul rispetto e sull'uguaglianza può contribuire a creare una società più giusta e sicura per tutti.

Le scuole, le famiglie e i media hanno tutti un ruolo importante in questo processo.
Profile Image for beesp.
386 reviews50 followers
November 29, 2018
La collana Idòla di Laterza continua a sfornare ottime e interessanti letture. "'L'ho uccisa perché l'amavo' Falso!" nasce nel 2012, quando per la prima volta nella coscienza nazionale nasce il termine femminicidio. Da lì pare che qualcosa si sia smosso, a testimonianza che davvero dare il nome giusto alle cose è un passo nella direzione giusta per combatterle, ma le testimonianze raccolte da Lipperini e Murgia sono una fotografia spaventosa del nostro paese.
E sì, i femminicidi sono ancora in aumento e c'è ancora qualche giornalista che non ha cambiato il suo modo di raccontarli: forse perché ci marciano, forse lo sanno che la gente vuole leggere di noi donne come se fossimo vittime che se lo meritano, forse l'italiano medio ci odia e non è che voglia che moriamo, ma gli fa piacere che paghiamo.
Io non lo so se è davvero così, il livore - in tutto il paese - sono anni che s'inasprisce. Verso le donne, verso gli extracomunitari, verso le persone omosessuali, verso tutto ciò che non è facilmente riconducibile all'immagine dell'uomo cattolico, eterosessuale cisgender e bianco. Ma poi, se ci mettessimo tutti insieme, saremmo davvero meno forti di questi uomini privilegiati e potenti che lottano per conservare i loro privilegi, le loro posizioni di potere? Se ci mettessimo tutti insieme a combattere, davvero non riusciremmo a cambiare la narrazione, a includerci nel racconto che ci facciamo del mondo?
Io penso di no. Ed è per questo che ci attaccano da tutte le parti, tutti insieme, perché è più difficile unirci. Ma prima o poi, presto o tardi, il mondo lo cambieremo. Ci siamo prese il voto, ci siamo prese il diritto all'autodeterminazione, ci prenderemo anche l'uguaglianza, ma non da sole, e non solo per noi. Per tutti.
Profile Image for Veronica Cogotti.
50 reviews
March 4, 2022
Attraverso articoli di giornale, letteratura e cinema Loredana Lipperini e Michela Murgia ricercano le origini culturali del femminicidio.
Pur essendo passati 9 anni dalla pubblicazione di questo breve saggio la situazione al riguardo di stampa e opinione pubblica è rimasta pressoché identica: la vittima è colpevole, l'assassino è follemente innamorato, il delitto è un raptus, l'estremo gesto d'amore di un povero disperato.
Una lettura imprescindibile per qualunque italiano, perché solo analizzando e riconoscendo quanto la nostra vita sia impregnata di cultura patriarcale potremo costruire una società più equa, nella quale la vita della donna avrà un suo valore individuale e non solo funzionale a quella dell'uomo.
Profile Image for Marina.
313 reviews3 followers
April 6, 2024
In questo breve saggio viene tratteggiato il quadro del fenomeno del femminicidio. Portando esempi dalla letteratura, dalla musica ma anche dalla cronaca nera, le autrici mettono in luce la disinformazione e l’errata comunicazione che viene data del femminicidio. Dal delitto passionale alla patologizzazione di chi uccide, alla colpevolizzazione delle vittime. Un saggio fluido che, pur essendo del 2013, purtroppo è ancora tristemente attuale. Ascoltato in audiolibro nell’introduzione ha una dedica a Michela Murgia, il cui stile di scrittura si sente molto nel testo. Forse essendo molto breve non vengono approfonditi alcuni aspetti ma questo lo rende un testo fruibile a un pubblico più ampio.

⭐️⭐️⭐️1/2
Profile Image for Ruppe.
486 reviews45 followers
December 27, 2021
4 stelle e mezzo.

Leggendo le prime pagine ho temuto che fosse un testo poco attuale, perché scritto quasi 10 anni fa e perché sappiamo che - negli ultimi anni - la sensibilità comune, quella sociale e quella femminista si sono evolute molto velocemente e in maniera consistente.

Conserva invece un’ottima efficacia, chiarezza e mordente.
Sicuramente molto è cambiato negli ultimi anni, ma il problema persiste e numerosi punti su cui focalizza il saggio (dalla mentalità da cui prende origine, alle problematiche sottese al linguaggio che definisce e spesso nega il femminicidio) lo rendono un ottimo memorandum per approcciarsi alla discussione.
Profile Image for Irene Burricco.
82 reviews4 followers
August 4, 2024
"Le morti esistono.
Le morti pesano."

È nostro dovere continuare a parlare di femminicidi al fine di contrastare e (spero, un giorno) eliminare questa brutalità. Le uccisioni sono sempre dovute a gelosia, possesso e/o abbandono, le uccisioni esistono e le vittime sono sempre più spesso le donne.

Consiglio fortemente la lettura o l'ascolto di questo saggio e penso che se ne dovrebbe parlare tantissimo anche nelle scuole, perché è tristemente uno dei luoghi in cui si formano gli assassini di domani.
Profile Image for arianna.
148 reviews4 followers
June 17, 2025
Un libro che chiaramente si porta i suoi 12 anni e che in alcuni passaggi si sente, ma non come un difetto… in realtà fa riflettere ancora di più, parla di come nel 2012/3 si iniziasse a parlare di femminicidio e di come questa parola risuonasse ancora, nelle orecchie di molti, come una forzatura… e pensare che ad oggi, 12 anni dopo, tutto ciò non sia cambiato, ma anzi, si sia rafforzato ha reso questa lettura ancora più forte. Consiglio assolutamente
Profile Image for Andrea Ramploud.
90 reviews
March 17, 2019
Incredibile!
Lipperini e Murgia riescono a "spiegare" in pochissime pagine il femminicidio.
Una lettura quasi obbligatoria per ogni Donna, ma anche per gli uomini.
Libro pazzesco che non usa giri di parole ma che va diritto al centro della questione.
Abbiamo bisogno di Donne come loro! Grazie!
Meraviglioso! Chiare e concise!
Profile Image for Alice Raffaele.
301 reviews31 followers
September 5, 2021
Un saggio breve imperdibile, purtroppo ancora così attuale nonostante sia del 2012.
Il fenomeno del femminicidio non può essere giustificato, ignorato, o addirittura negato.
Sarebbe interessante se Lipperini e Murgia scrivessero un'appendice, o una postfazione a una nuova ristampa, confrontando quanto riportato con i dati disponibili degli ultimi anni.
Profile Image for Jessica.
8 reviews1 follower
September 13, 2021
Un'analisi profonda per capire cosa sia il femminicidio e perché se ne parli come un fenomeno a sé stante, attraverso uno sguardo che muove dai luoghi comuni e gli stereotipi culturali alle narrazioni mediatiche. Un buon pamphlet per imparare a riconoscere e smascherare le "red flags" quando si tratta di violenza di genere.
Profile Image for Valeria.
46 reviews
March 13, 2025
Libro ascoltato in audiolibro. Molto interessante, si vede che sono passati più di 10 anni dalla pubblicazione perché i concetti espressi nel libro adesso fanno parte più o meno del vivere quotidiano. Però lo consiglio soprattutto per l'ultimo capitolo sui dati e quello sul linguaggio dei media riguardante i femminicidi che pur essendo vecchi rispecchiano in parte la realtà attuale.
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Profile Image for Francesca Licari.
52 reviews3 followers
February 9, 2020
un bel libro, tratta un tema difficile come quello dei femminicidi e della narrazione dei femminicidi. un libro che fa arrabbiare per le tante ingiustizie e che anche per questo val la pena di essere letto.
Profile Image for Arianna  Proserpio .
39 reviews
July 9, 2025
Un saggio breve ma necessario che parte da una frase che conosciamo fin troppo bene e la smonta pezzo per pezzo. Lipperini e Murgia analizzano il linguaggio con cui i media raccontano i femminicidi, mostrando come parole e titoli contribuiscano a giustificare o attenuare la responsabilità dell’aggressore.

Il libro affronta un tema fondamentale in modo chiaro e diretto, senza giri di parole e portando esempi pratici. È una lettura scorrevole ma densa di significato, pensata per provocare una reazione immediata, per farci riflettere su quanto il linguaggio contribuisca alla cultura della violenza.
Profile Image for Su Ro.
60 reviews1 follower
February 2, 2021
"Gli uomini uccidono, quando un rapporto va in pezzi, perché non trovano le parole. "
Displaying 1 - 30 of 41 reviews

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