Un grande pianista, noto per la sua eccentricità, scopre un manoscritto della quarta Ballata di Chopin, una delle più importanti opere per pianoforte mai composte. Questa versione differisce da quella conosciuta nelle sue ultime pagine, dedicate a una giovane donna di nome Solange. Da qui inizia un racconto a ritroso che dal 1849, anno della morte di Chopin, segue il cammino iniziatico del manoscritto dalla Parigi di fine secolo alla Berlino nazista, fino alla Mosca di Stalin. Attraverso queste note che nessuno conosce si specchiano e convergono le passioni del protagonista del romanzo, quasi fossero ordite da un dio musicale che guida ogni accadimento. Presto con fuoco, premio Selezione Campiello 1996, è un libro un unicum nel panorama della letteratura italiana di questi anni, un viaggio nella musica romantica, un giallo che attraversa i decenni e rivela segrete passioni dentro una nitida architettura musicale. Alla fine il protagonista – ultimo interprete di un’epoca destinata a estinguersi con lui – troverà una risposta ai suoi tormenti e un senso alla sua vita interrogando quelle note di Chopin, scritte come fossero una miracolosa “calligrafia delle passioni”.
Sono nato ad Alessandria il 10 maggio 1961, dopo gli studi di filosofia e pianoforte ho iniziato giovanissimo la carriera giornalistica. Prima sull’Europeo e poi dal 1987, chiamato da Giovanni Valentini alla redazione del settimanale L’Espresso, giornale dove ho lavorato per 16 anni. Dal 1993 al 2001, sotto la direzione di Claudio Rinaldi, sono il responsabile delle pagine culturali e per più di un decennio uno dei critici letterari del settimanale. Sono stato editorialista di Panorama e dell’Unità. Tra il 1988 e 1989, con lo pseudonimo di Mamurio Lancillotto ho scritto stroncature letterarie per l’inserto culturale del Sole 24 Ore. Ho condotto per alcuni anni la Mezzanotte di Radio Due, e nel 2010 il programma sul cinema indipendente de La7: La 25ª Ora. Dirigo la Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss di Roma, e i master creativi della Luiss (Luiss Writing School, Master of Art, Master of Music). Ho una rubrica settimanale su Sette del Corriere della Sera, “Blowin’ in the Web”, e pubblico recensioni sul Messaggero. Vivo a Roma e ho due figli.
Indecisa...molto colto e ben scritto, descrive con maestria la storia avvincente del ritrovamento di una versione diversa di un manoscritto di Chopin e la personalità complessa del pianista che ne viene in possesso. effettivamente, Arturo Benedetti Michelangeli? Però, ci sono numerosi punti in cui si perde il filo e la lettura risulta un po' difficile.
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Per me leggere un romanzo è un viaggio. Per scoprire mondi lontani, in India o in Sudamerica, o dovunque ci siano personaggi apparentemente distanti che mi portino a conoscere il loro mondo di vita e pensieri e, nonostante tutto, farmelo sentire vicino. Stavolta il mio viaggio, però, non è stato geografico ma culturale e ha portato, me così profano, nel mondo della musica classica e del pianoforte, di Chopin in particolare ma non solo.
In un viaggio parallelo al racconto, mi sono ritrovato dopo ogni capitolo ad ascoltare le tante opere citate per viverlo con i sensi necessari e facendo magari finta di poterle seguire sul pentagramma e a godere delle esecuzioni di pianisti di altri tempi come Cortot, Arrau e Gould, o Rubinstein. A confrontare quadri di Delacroix e di Ingres, a leggere della vita romantica e delle opere di Nerval, e naturalmente delle vite di George Sand e della figlia Solange. E persino ad ascoltare l'enorme Orchestrion 'Ohio' o a seguire le vicende della nascita e della fine della Repubblica dell'Ossola.
Il tutto per seguire, comprendere e immedesimarmi nei pensieri e nel dramma (naturalmente ipotetici) di Arturo Benedetti Michelangeli, ultimo sublime 'esecutore' e forse uno degli ultimi esempi (ed 'eroi') di eccellenza grazie alla serietà e l'impegno di una vita, e infine anche di dignità nella sconfitta e nell'esilio, per un popolo che ha perso da molto tempo la sua strada. Una vicenda umana che mi ha molto colpito.
E il romanzo è un viaggio intimo, drammatico e affascinante che, a partire da una singola vicenda circoscritta, ti porta a rivivere tutta la vita e i pensieri più intimi del protagonista, alla ricerca inconsapevole di una dissonanza tollerabile, di un impercettibile fruscio di un feltro su una nota del pianoforte, che lo porti a comprendere l'imperfezione come parte del viaggio, piccolo timido cenno di libertà. E ne risulti infine (ma proprio infine) sollevato.
Un pianista virtuoso detestabile entra in possesso di un manoscritto di Chopin, che riscrive la parte finale della Quarta Ballata di Chopin. Fine. Cotroneo è un autore colto, che sa fare ricerca e che scrive in maniera convincente. Però, almeno in questo caso, la noia attanaglia il lettore in più di un punto: le digressioni su aneddoti passati del protagonista non sempre sono funzionali allo svolgimento della trama, e in quei luoghi il ritmo della lettura rallenta parecchio. Davvero inverosimile la parentesi partigiana che si incontra in uno dei tanti flashback del protagonista, talmente fuori luogo da tradire subito la propria natura: una lasciva strizzata d'occhio a quell'odiosa fetta di Italia intellettuale radical chic e naturalmente sinistrorsa. Completamente inutile e stucchevole. Lo stile rimarrà questo anche nei libri successivi, anche se alcuni di essi saranno sicuramente superiori a questo primo lavoro.
La parabola del genio musicale più assoluto, il racconto della sua quotidianità, di come molto spesso ci si può sentire soli e incompresi quando si possiede un talento di tale portata. Consigliato ai musicisti (per il rapporto con il proprio strumento e con la musica, qui descritto magistralmente) e in particolare ai pianisti. Forse un po' troppo intriso dell'ossessione che svilupparono certi romantici verso la piena comprensione dei sentimenti e della musica. Il protagonista ad un certo punto sviluppa un attaccamento e una curiosità morbosi verso i suoi miti.
Una storia avvincente narrata dagli occhi di un celeberrimo pianista che spiega al lettore come il ritrovamento di un manoscritto di Chopin gli abbia cambiato la vita. Parte una narrazione a ritroso che va dalla vita di Chopin a quella del pianista e emergono moltissime analogie e misteri, alcuni svelati dall’autore e altri lasciati all’interpretazione del lettore.
Ciò che colpisce di più di questo romanzo è la musica, che non è un semplice sottofondo ma è la protagonista della storia, infatti il pianista non smetterà mai di paragonare i suoi stati d’animo a brani famosi di Debussy, Chopin, Bach e altri. Tutti questi compositori sono descritti in maniera eccellente, la loro musica sembra viva, capace di colpire tutti e in tutti i modi, e non è facile considerando che si tratta di un libro.
Purtroppo non ho potuto apprezzare a pieno il romanzo perché non conosco la differenza fra una nota e l’altra, e gli aggettivi con cui vengono descritti accordi, brani o compositori li sento più lontani di come potrei se ne avessi esperienza diretta. Tuttavia devo ammettere che anche per uno completamente inesperto come me, il romanzo fa capire molte cose della musica e credo di aver capito più cose da questa lettura che in tutta la mia vita.
Consiglio assolutamente a chi suona uno strumento in particolare il pianoforte, vorrei imparare a suonarlo solo per rileggerlo, ma purtroppo adesso mi sento incapace di capirlo a fondo.
Sono completamente d'accordo con l'autore: la ballata op. 52 n. 4 di Chopin è la composizione più importante della storia della musica. Libro originale, trama scarna ma credibile in quanto argomentata con intelligenza.