– Non fai mai le domande giuste, Caterina. Dovevi restare lì dentro. Così doveva andare. – Non volevo morire. – Tu non sai cosa vuoi. Guardati adesso, ti ostini a vivere e non sai come si fa.
Caterina cammina nella vita con il passo insicuro e storto delle persone rotte. È una donna in fuga, scappa dal dolore e da un passato che non riesce a elaborare. Un fantasma le segna la pelle, traccia indelebile che persiste a guastarle quei pochi attimi di felicità che il presente si ostina a offrirle.
Un giorno qualunque Caterina fa i bagagli mentre il marito è lontano, prende la figlia con sé e lascia casa per rifugiarsi nella vecchia dimora di campagna dov’è cresciuta. Giunta sul ponte che divide la città in due, si troverà con la sua bambina a lottare per la sopravvivenza nell’ultimo giorno del mondo.
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Alessia Principe Nata a Cosenza, Alessia Principe è una giornalista professionista. Ha pubblicato i romanzi Stelle meccaniche (Moscabianca edizioni, 2023) e Tre volte (Bookabook, 2018). Suoi racconti sono apparsi su Risme, Malgrado le mosche, Biblon, Carie e nell’antologia Come salmoni .
Basta un momento e finisce la felicità. È tutto qui.
Caterina è una donna rotta, spezzata, storta. Combatte con un fantasma che la perseguita da quando è bambina. Ogni tanto il fantasma dorme e Caterina è contenta, ma ha paura che la sua felicità lo svegli e che torni a bruciare, pizzicare la sua cicatrice. Caterina sa che oggi è l'ultimo giorno, l'ultimo giorno del mondo. Scappa, scappa da Lui che la ama troppo, scappa con Andrea, la sua bambina.
I ponti crollano, vengono saccheggiati i supermercati, la gente si nasconde nei cinema abbandonati. Più nulla ha importanza, la pazzia dilaga, ma la pazzia di chi? Perché tutto sta finendo?
Alessia Principe in poche pagine ti prende il polso, ti tira verso il fuoco, ti fa male, stringe, non vuole che lasci Caterina ed Andrea da sole, sa che hanno bisogno che Tu arrivi alla fine, che forse la fine non è.
Io lo so che mi crogiolo nel dolore, che sia scritto o reale, me lo hai detto anche tu che mi piace farmi male però sono così.
“Ci mettono così poco le cose a decadere, rovinarsi. Non serve usarle troppo, a volte basta usarle troppo poco.”
Vale per tutte le cose. Vale per i sentimenti, per l’infanzia, per il presente e per il futuro. Vale per una casa che diventa scomoda perché troppo piena di ricordi e vale anche per un intero pianeta. Che decade, che si rovina. Perché usato troppo o perché compreso poco. E vale anche per la felicità. Che non si può consumare cercandola a tutti i costi ma che non si può nemmeno ignorare, come se non esistesse. Questo si trova ad affrontare Caterina mentre lascia la sua casa insieme alla figlia Andrea. Fugge, Caterina. Scappa da un passato le cui cicatrici non si vogliono rimarginare. Scappa da un presente che non vuole meritare. E mentre lei e Andrea scappano, tutto inizia. E tutto finisce. Non è solo l’Apocalisse a minacciarle. Non è solo una fine del mondo travestita da terremoti e cataclismi. C’è un intera vita che le rincorre. Una vita usata troppo. O troppo poco.
“Se salvi la vita a qualcuno gli fai una promessa e poi non puoi non mantenerla più.”
Eppure è di promesse che si nutre Caterina. Promesse di dolori mai dimenticati. Promesse di sofferenze a venire. Promesse di ricordi a cui aggrapparsi “quando nulla avrà più importanza” Così Alessia Principe traccia le geografie del viaggio di Caterina. Un viaggio tra gli orrori fisici di un mondo che sta per spegnersi, un viaggio che diventa insieme fuga e salvezza da tutte quelle cose - usate molto o troppo poco - che hanno spezzato la vita di Caterina incidendole sul ventre il tormento dell’infelicità.
È difficile mettersi in salvo quando il fantasma che ci assilla ci vive dentro, quando "basta un movimento e finisce la felicità". Caterina, voce narrante in prima persona, ci parla di questo, di un terremoto che scuote dentro e fuori, e lo fa in un modo irrazionale e lucido allo stesso tempo. Sono tante le tematiche che ruotano attorno a questa novella scritta da Alessia Principe - per la collana 42 Nodi curata da Elena Giorgiana Mirabelli per Zona42 Edizioni -, ma quello più lucente è la precarietà dell'equilibrio mentale: impazzire è facilissimo, basta uno strappo sghembo della patina emotiva per lasciare che reale e irreale si mescolino. Caterina mi ha fatto pensare tantissimo alla precarietà della percezione, alla necessità di restare aggrappati a qualcosa che ci salvi, che nel giorno della sua personale Apocalisse, è la figlia Andrea.
"Gli adulti affogano sempre la paura dei bambini nel latte."
La scrittura di Alessia Principe è altissima, avvolgente, quasi lirica. A Caterina trema la terra sotto ai piedi e la scossa la si avverte perfino da qui.
"Mai camminare fra le canne, è pericoloso come inoltrarsi in una foresta di roverella o remare in una laguna senza qualcosa di blu indosso o guardare un coniglio se sei incinta".
Se avete mai avuto un amico, un parente, un conoscente, che soffrisse di un disturbo mentale e sentite di non averlo mai compreso fino in fondo, per favore leggete questo libro. Fatelo.
“Sta venendo giù il mondo, la vita, la montagna che è sempre stata lì e ora dice basta, è finita. La capisco, non si può essere sempre montagna, si può essere anche frana e andare in frantumi. Non è così male.”
Ci sono pensieri e sogni indicibili che possono tormentarci a lungo, sui quali ci soffermiamo nei momenti meno opportuni, che vengono a galla a tradimento quando sembrano ormai alle spalle. Ti colpiscono facendo rilucere dentro parti meno amate di te stesso, facendo leva sulla sofferenza, sui disturbi mentali. Cosa ci può essere di più terribile se tutti questi grumi di pentimenti e parole indicibili ti si addensano dentro la testa nell’ultimo giorno del mondo?
Alessia Principe con una scrittura pregna di metafore suggestive, prosa in forma di poesia, tratteggiando “un’infelicità incrostata nell’anima”, ci accompagna in questo viaggio al limite tra l’orrore e l’onirico, raccontandoci della vita di Caterina, in fuga con la figlia Andrea. Caterina “stalkerata” dal fantasma di Klaus, che la fa sentire in colpa per qualsiasi cosa faccia o pensi. Fantasma che da quando era dodicenne ha impresso la sua presenza sul suo corpo, un segno sul suo ventre, una specie di cicatrice che solo lei può vedere, come un demone interiore.
“Non ho avuto nemmeno il tempo di soffrire l’estinzione di sensazioni anguste e familiari, che amavo: la tristezza che affonda in mezzo agli occhi e mi rosicchia i denti di notte, o la voglia di morire che scende piano, come nevischio sulle spalle, prima di sera, così da non fare rumore. L’abitudine ti devasta anche il gusto”.
Caterina nell'evolversi dell’apocalisse, mentre tutto va in frantumi, lei che si è sempre sentita storta, rotta, sbagliata (e poi chi decide cosa è storto e cosa non lo è?), fa i conti con i propri peccati, il proprio passato, affondando nei ricordi, nei traumi, nella paura e nel desiderio della maternità, nella paura dell’abbandono, nella paura di scoprire di non essere capace di amare, di essere inadeguata. Alessia Principe le dona una voce costellata di frasi e pensieri intensi e profondi che lacerano l’anima come i tuoni di fulmini in una notte che sbriciola il cuore. Fino ad un finale visionario. Leggetela, amatela.
"Le lacrime salgono dalla pancia e inondano tutti i pensieri." Questa è una delle tante frasi sopra il rigo. Mi è piaciuto l'ultimo capitolo però, tenero e inaspettato dopo tutto quel diluvio melodrammatico.